sabato 14 giugno 2014

Il Cardinale di Richelieu, di Michele L. Straniero

Diversi anni fa lessi, per la prima volta, la biografia di Richelieu. Probabilmente lo feci in un momento in cui la mia mente era occupata da tanti pensieri perchè in linea di massima non ricordavo niente oltre il fatto di aver già letto il libro.
Così qualche giorno fa, mentre sceglievo nella mia biblioteca il libro che mi avrebbe accompagnato per una settimana, imbattendomi sulla vecchia copertina in finta pelle della biografia del Cardinale, non ho avuto dubbi, avrei riletto un libro, come se fosse la prima volta!

Richelieu, al secolo Armando Giovanni du Plessis, duca di Richelieu, nasce a Richelieu, nel Poitou, il 9 settembre 1585. Nei primi anni il giovane Richelieu, era un ragazzo di salute cagionevole. Fu istruito a casa fino all'età di nove anni, poi frequentò il collegio di Navarra e quindi l'Accademia militare. Qualche anno dopo il fratello Alfonso, rifiutò il vescovado di Lucon, da tempo appannaggio della famiglia Richelieu; Armando, allora diciassettenne, prese la palla al balzo e si buttò nello studio della teologia per diventare vescovo. All'età di ventun anni diviene vescovo, conclude anche gli studi accademici e si reca a Roma a fare scuola di vita. Grazie alla sua intelligenza entra velocemente nelle grazie del papa Paolo V.
L'incontro casuale tra Richelieu e il nobile Francesco Leclerc du Tremblay (che sarà conosciuto come eminenza grigia), diventato cappuccino nonostante il volere della famiglia, diede vita ad una coppia inseparabile e vincente, che avrebbe affrontato assieme le vicissitudini del tempo guidando la Francia di Luigi XIII attraverso le guerre e gli intrighi di corte per portarlo verso la creazione di una nuova Francia.

La vita di Richelieu e gli intrighi di corte sono magistralmente raccontati nel libro anche facendo spesso parallelismi con il più famoso libro "I tre moschettieri" di Dumas e con precedenti biografie tra queste una sicuramente interessante che spero di riuscire a leggere di Aldous Huxley.

Un'ultima frase di Richelieu mi ha colpito per la sua forza e per il valore che ha mantenuto nel tempo: "Essere rigoroso verso i privati che si fanno una gloria di disprezzare le leggi e le ordinanze dello Stato, vuol dire fare il bene pubblico".

Bellissima biografia, da leggere per chi vuole capire meglio le origini della Europa dei nostri giorni.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 6 giugno 2014

Churchill , di Martin Gilbert

Chi non ha sentito parlare di Churchill?
Chi non ha visto qualche sua immagine, magari col sigaro in bocca e il pastrano tutto sdrucito?
Winston Churchill mi ha sempre affascinato e il desiderio di conoscerlo meglio mi ha portato a leggere la sua biografia, scritta da Gilbert, suo biografo ufficiale.
Winston Leonard Spencer Churchill nasce il 30 novembre 1874 nel palazzo di famiglia, Blenheim Palace, a Woodstock, nei pressi di Oxford, il nome altisonante dovrebbe far capire che la sua sarà un vita ricca e interessante ma il piccolo Winston era un po ribelle e il padre non lo considerava all'altezza dei compiti che avrebbe dovuto affrontare in qualità di membro di una importante famiglia quale la loro era. A scuola era irrequieto e il rendimento generale non era elevato anche se col tempo imparò ad essere più disciplinato. La famiglia era sempre lontana e lui crebbe nei vari istituti scolastici con brevi visite presso la famiglia.
Entrò al Royal Military College di Sandhurst dove scopre come incanalare le sue energie in un lavoro faticoso quale è quello del militare. Nel mentre scrive per i giornali del luogo e tiene comizi politici per il partito cui fa il tifo partecipando a pieno titolo alla vita sociale e politica del Paese.
Nel 1895 Churchill diviene Ufficiale di Cavalleria e viene assegnato al 4° Ussari, dove inizia la sua carriera militare, che amerà per tutta la vita e alternerà alle attività di politico, giornalista e scrittore.
La vita militare lo entusiasmava, partecipò a diverse guerre, la Gran Bretagna gliene dava l'occasione grazie all'Impero sempre in subbuglio. Durante i suoi viaggi conobbe tanti militari cui resterà sempre affezionato. La sua carriera politica lo porterà comunque a incontrarli ancora.
Il periodo in cui visse, con le due guerre mondiali, fece di Churchill un eroe della resistenza antinazista in Europa e, forse, il maggior artefice della sconfitta di Hitler, che lo temeva per la sua acutezza e forza di volontà.
Churchill, nonostante i suoi incarichi importanti, non dimenticò mai di parlare con i suoi uomini, civili o militari che fossero, per incitarli in ogni occasione a fare del loro meglio e questo forse fu il suo più grande merito.
 
La biografia di Churchill non può mancare nella biblioteca di casa e la sua vita andrebbe sempre tenuta ad esempio per le giovani generazioni, non solo inglesi!

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

domenica 1 giugno 2014

Anteprima: Storia della Sardegna antica

Cari amici, penso sia arrivato il momento di cominciare a parlare del mio prossimo libro, Storia della Sardegna antica, che dopo anni di ricerche sto terminando di scrivere.
Oggi, vi voglio regalare un capitolo, anche perchè vorrei avere vostri suggerimenti.
Ma non voglio farvi perdere tempo, ecco il capitolo che parla della storia dei nomi della nostra amata isola, la Sardegna, sperando sia di vostro interesse e che possiate trovare parte delle radici della nostra terra.
Sardegna... storia di un nome

Prima di passare la parola agli storici vorrei parlare brevemente del nome "Sardegna".

Tutti i sardi sanno che l'isola in passato ha avuto altri nomi, uno dei più famosi è Ichnusa1, ma non è l'unico e non è neanche il più antico.

Francisco de Vico, nel suo testo "Historia generale de la Isla y Reyno de Sardeña"2ci dice che il primo nome che ebbe l'isola gli fu dato dai suoi primi abitatori, gli ebrei, che la chiamarono "Cados Sene" il cui significato sarebbe "Calzare Sacro", probabilmente per la sua forma simile all'impronta di un piede o calzare. I greci diedero poi il nome di Ichnusa che vuol dire la stessa cosa, calzare santo.

Sempre De Vico ci dice che secondo Beroso, sacerdote babilonese del terzo secolo a.C. (perché poi un babilonese si sia occupato della Sardegna è tutto da capire!), il termine Sandaliotes era stato attribuito all'isola dagli abitanti che avevano preceduto i greci, a detta sua questi furono i principi vetuloni o toscani, gli etruschi. Poi arrivò in Sardegna Ercole che chiamò l'isola Iolea, per alcuni dal nome di Iole sua moglie,secondo un'altra versione dal nome di Iolao, suo nipote. Dopo Iolao, un figlio di Ercole di nome Sardo divenne Re e da lui l'isola prese il nome che porta ancora oggi: Sardegna.

Qualche secolo dopo De Vico, nell'anno 1792, l'abate gesuita Matteo Madao nelle sue “Dissertazioni Storiche e apologetiche critiche delle Sarde Antichità” scrive: “Assai più forte congettura che le sposte non sono, per provar e chiarire il nostro argomento, e per mostrare l'antidiluviana popolazione di quest'isola, pare che sia un'altra, che qui addurremo, la quale si tira dal primo e prisco nome Cadossene, onde, secondo Beroso, Solino, Plinio, Annio di Viterbo, Pineda, Albertino, ed altri storici autori, la Sardegna fu chiamata sin dal principio dell'antichissima sua fondazione: nome ebraico, composto di due vocaboli, i quali uniti significano pianella, o sandalo santo e divino (epperò Cados valesanto, e Sene pianella, o sandalo in lingua ebrea, o aramea), che per trovarlo i Greci, antichissimi abitatori d'essa Sardegna, assai proprio e significante, e adattato alla di lei figura di uman vestigio, il voltaron poi nel greco Sandaliothis, affatto corrispondente a Cadossene, non meno nel significato che nel congiungimento dei due vocaboli, i quali al pari de' due suddetti ebrei esprimono in greco la forma della stess'isola dacchè Sandalion significa sandalo, o pianella, e Theion, forma neutra di theios, santo e divino”.

Il nostro Madao riporta anche i commenti di Francesco Sansovino al testo di Beroso: “Cadossene, che i Greci dicono Sandalioti, i Latini Sancta Crepida, e noi Sardigna”...

Poco avanti, nello stesso libro, il padre gesuita, parlando della discendenza di Adamo e del significato dei primi nomi dati alle regioni del mondo dai colonizzatori ebrei, aggiunge: “Cadossene, onde l'isola di Sardegna da' primi di lei abitatori fu chiamata, ed al quale poi nei secoli postdiluviani altri nuovi nomi via via succedettero per appellarla, come Sandaliotis, Icnusa, Munivia3,Sardon, Sardinia, inventati da' Greci, da Fenicj, e Romani”.

Ed ecco così ancora due nomi, Sardon e Munivia, che riemergono dal passato e dai testi di autori antichi ormai dimenticati. Procopio invece dice che “Sardò è il proprio nome di questa che chiamasi ora Sardegna".

Come avrete notato non sempre gli autori concordano sull'origine dei nomi, questa è una cosa molto comune quando si parla dei tempi antichi, ed essendo la Sardegna terra antichissima, purtroppo è soggetta a questo problema.

Come comportarsi allora, vi chiederete.

Se volete, fate come faccio io, raccogliete tutte le testimonianze e fatevi una vostra idea della cosa più probabile, senza pretendere di arrivare alla verità, probabilmente persa per sempre nelle nebbie del passato più remoto.

Riassumendo, la terra che oggi è conosciuta col nome di Sardegna di oggi ebbe diversi nomi nel tempo e a seconda delle lingue dei popoli usate per descriverla: Cados Sene, Iolea, Munivia (e forse, Gadyla), Ichnusa, Sandaliotis, Sardon, Sancta Crepida e infine Sardegna, probabilmente ve ne sono altri che non conosco e ciò mi spinge a proseguire le ricerche.

Note:

1Ιχνουσσα in greco antico, traslitterato come Hyknusa o Icnussa.

2 Testo pubblicato a Barcellona nel 1639.

3 Sulla "Revue des deux mondes. Sept. 1836, tomo 7, pag. 543-564", in un testo di natura controversa, ho trovato anche il nome di Gadyla, ma di questo non sono certo. Vedi: Sulla scoperta d'un manoscritto contenente la traduzione di Sanchuniathon, di Filone di Biblos. sul mio sito, all'indirizzo http://tuttologi-accademia.blogspot.it/2013/07/sulla-storia-dei-fenici-secondo.html.


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO