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martedì 30 giugno 2009

Il biscione di Milano... tra storia e leggenda!

Talvolta capita, quasi per caso, di scoprire o pensare di aver scoperto qualcosa da tempo dimenticato...
Talvolta si sbaglia, altre volte si ha ragione!
Non sono certo io a poter dire se la cosa sia o meno fondata ma posso sicuramente far notare ciò che ho in qualche modo riscoperto... e come la cosa sia accaduta!

Tutti, per averlo visto almeno in Tv, sappiamo che uno dei simboli di Milano é il biscione, il drago con in bocca un uomo... tale simbolo, di origine più o meno ignota, fu utilizzato da importanti famiglie del passato, tra queste i Visconti e gli Sforza.

Il simbolo araldico di queste famiglie è un serpente o drago che ingoia un bambino o uomo.
Tra le spiegazioni che vengono date ve ne sono alcune legate alla religione e altre legate a leggende antiche. Il serpente per alcuni è il Basilisco o "re dei serpenti", capace di uccidere con il solo sguardo.

Girando per la Lombardia e il Piemonte é possibile trovare il simbolo, con alcune lievi varianti, in tantissimi gonfaloni dei comuni.
Visitando l'Isola di San Giulio, sul lago d'Orta, in Piemonte, mi é capitato di notare lo stesso simbolo e l'Isola stessa veniva raffigurata come un covo di serpenti, liberata da San Giulio nel 390 d.C..
Sull'isola venne costruita una basilica... ricca di simboli di tutti i tipi!

Ma torniamo ancora indietro nel tempo, come in un viaggio alla ricerca del passato dimenticato da tutti o talvolta semplicemente nascosto tra le righe di un libro...
Euripide (Salamina 480-Pella 406 a.C.), autore tra l'altro della tragedia "le Fenicie", tragedia scritta per non dimenticare il dramma della lotta fratricida tra i figli di Edipo, Eteocle e Polinice, compiutosi a Tebe. Senza raccontarvi la tragedia, che potete trovare in lingua italiana su internet, voglio però far notare un punto in cui si descrive lo scudo di Adrasto, Re di Argo, che per essersi legato con Polinice avendogli dato in sposa una delle figlie, lo aiuta nella lotta contro il fratello.
Ecco la descrizione dello scudo di Adrasto:

"Alla settima porta era schierato
Adrasto: a lui lo scudo empieano cento
vipere impresse, e col sinistro braccio
l'idre reggeva, onde Argo insuperbisce.
E con le fauci, di mezzo alla rocca,
i figli dei Cadmèi rapian quei draghi."

Come é possibile vedere, il drago/serpente era presente nello scudo e presumibilmente stava ingoiando un bambino Cadmeo, cioè di Tebe. Cadmo era infatti il mitico fondatore di Tebe.

Forse non é niente altro che la mia immaginazione, ma a me tutto ciò fa pensare...

E se il simbolo del drago fosse, dunque, molto più antico di ciò che comunemente si crede?
E se si trattasse di un simbolo di una popolazione esistente 1300 anni a.C. e forse prima?
E se fosse proprio il simbolo di Tebe, costruita secondo la leggenda da una razza di uomini generata dai "denti di un drago", seminati da Cadmo per volere degli Dei? Sul fatto che il drago fosse simbolo di Tebe a dar retta sempre alle Fenicie di Euripide, non vi possono essere dubbi:

"O Terra, fra i barbari udii raccontar nella patria che tu la progenie generasti che nacque dai denti del drago crestato di porpora, pasciuto di belve, che fregio fu di Tebe".

La guerra tra Eteocle e Polinice, se mai vi fu, doveva essere avvenuta prima della guerra di Troia in quanto lo stesso Omero ne parla nell'Iliade (Libro IV, 375-381) quando, parlando di Tideo, dice:

"Così dissero quelli che l'han visto combattere; io mai l'ho incontrato ne visto: ma dicono fosse migliore di tutti. Egli venne una volta a Micene, però non in guerra, ospite, col divino Polinice, raccogliendo soldati; essi allora movevano in campo contro le mura sacre di Tebe, e supplicavano molto che dessero scelti alleati..."

Il riferimento é chiaramente diretto alla guerra tra Polinice ed Eteocle!

Occorre poi considerare che una delle popolazioni che partecipò alla guerra di Troia era conosciuta come "Eneti" che già dall'antichità sta ad indicare i nostri "Veneti"!

Dunque, per concludere, mi sembra corretto dire che ciò che ho scritto é frutto di mie considerazioni basate su libri "non riconosciuti come storici" e su fatti che non é garantito siano mai avvenuti... l'unica certezza è che ancora oggi é possibile ammirare il biscione con in bocca un bambino... che fosse uno dei figli dei Cadmei?!?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 27 giugno 2009

Riflessioni sui Fenici

Rifletto...
L'oggetto della riflessione?
I Fenici...
Qualche tempo fa un amico studioso della storia della Sardegna mi ha invitato a riflettere sui Fenici e sulla loro realtà storica!
Risposi che non sapevo se i Fenici fossero esistiti realmente o meno ma che ero convinto, come lo sono tutt'ora, che quella parte di storia antica e in particolare la civiltà Fenicio-Punica aveva qualcosa di strano... forse una storia differente da quella nota e che magari un giorno sarebbe venuta a galla!
Diverse volte o ripensato ai Fenici e oggi, per caso, durante una delle mie solite visite in libreria, mi sono fermato a leggere un libro dal titolo "Le Fenicie" di Euripide...
Conoscevo l'esistenza di questo testo e fa parte della lista dei libri che devo comprare per la mia biblioteca... ma, tornando al discorso, apro alla prima pagina e leggo...

"oh, come infausto
sopra Tebe quel dí scagliasti i raggi,
quando, lasciata la fenicia terra
cinta dal mare, a questo suolo giunse
Cadmo"

Giocasta, rivolgendosi al Dio-Sole parla di Cadmo e di quando egli lasciò la sua terra, la Fenicia circondata dal mare...
Circondata dal mare?!?
Come é possibile?
E allora comincio la ricerca su internet...
traduzioni diverse dicono cose diverse, come sempre...
Per alcuni la terra Fenicia é vicino al mare, per altri é circondata dal mare...
Anche questa volta devo combattere con l'ambiguità di testi diversi...
Alla fine niente di fatto, occorre chiedere supporto a chi conosce il greco!

La domanda é la seguente: la Fenicia é circondata dal mare oppure lambita dal mare?
Seppure la cosa possa sembrare irrilevante, così non é... se infatti fosse circondata dal mare, la Fenicia sarebbe un'isola... e non una striscia di terra del Mediterraneo Orientale!

Poco più avanti nel testo si dice ancora più chiaramente che

" Lasciando il Tirio pelago,
dell'isola Fenicia, al Nume ambiguo,
primizia di vittoria
venni, ministra al tempio
di Febo"

Sembra dunque appurato che, secondo Euripide e quanto scrisse nella sua opera, la Fenicia sia proprio un'isola...

Allora, per tornare alla riflessione... i Fenici furono realmente un popolo oppure no?!
E se si, quale fu la loro terra d'origine? Una striscia di terra ad est del Mar Mediterraneo o un'isola da qualche parte nel Tirio pelago?

Ancora non sono in grado di rispondere...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 24 giugno 2009

Passato, presente e futuro...

Io credo che si debba pensare al passato come ad un buon, severo, maestro di vita,

si debba vivere il presente quanto basta per non aver rimorsi,

si deve preparare il futuro per consentire ai nostri figli di vivere meglio di noi...

e questo é il punto più difficile!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 10 giugno 2009

UTOPIA... di Thomas More

"Ovunque infatti si possono trovare creature orribili che divorano esseri umani, mentre non é così semplice trovare esempi di sani ordinamenti civili".

Chi ha letto Utopia di Thomas More (Londra 1478-1535), famoso statista e umanista inglese certamente non si stupisce di fronte alla frase che ho riportato poco fa... a ben pensarci anche chi non ha letto Utopia ha comunque ben poco da stupirsi di fronte a questa frase!

Ma siccome penso che i lettori di un libro dal titolo così particolare non siano poi tanti allora cosa posso fare se non intervistare il grande statista?
Sempre che egli sia disponibile chiaramente...

Eccellenza, posso farle alcune domande per i nostri lettori?

Alessandro, chiamami pure Tommaso, per voi italiani penso sia meglio...

La ringrazio Eccell.. ehm, Tommaso!
Posso farti alcune domande, dunque?

Dipende... non troppo compromettenti sai, non vorrei dover pagare per ciò che dico...

Mi prendi in giro Tommaso? Credo che tutti sappiano ciò che ti é accaduto...

Alessandro, la gente dimentica... soprattutto chi e scomodo!

Chissà... forse hai ragione!
Ma possiamo parlare del tuo libro?
Cosa é Utopia?

Domanda scontata... dovevo immaginarlo! Utopia... vediamo, potrei risponderti con "un luogo che non é".

Risposta scontata, dico io! Seriamente, cosa é Utopia? Cosa ci volevi dire tra le righe del tuo libro?
Da chi hai preso spunto?

Dai, lo sai anche tu... ho preso spunto, come dici tu, da tante letture che ho fatto nel tempo! La Repubblica di Platone... per esempio. L'hai letta?

Si... tempo fa. Ma poi? Mi sembra che per certi aspetti tu ti sia rifatto anche ad altre opere di Platone... il Timeo per esempio, il Crizia forse. Ma anche altri autori posteriori hanno scritto su questi argomenti!

Si, hai ragione, sono in tanti ad aver cercato di capire e descrivere l'organizzazione sociale perfetta. Quasi sempre con scarsi risultati... ma, cosa ancora peggiore, talvolta qualcuno ha cercato di mettere in pratica le proprie idee relative alla società perfetta e i risultati sono stati ancora più disastrosi, non pensi?

Credo di si. Hai ragione. Ma perché é così?
Cercherò di spiegarmi meglio... perché è così difficile creare una società equa, in cui l'uomo possa vivere a suo agio e in pace col prossimo?

Alessandro... la risposta é semplice, il problema é l'Uomo... infatti al contrario di quello che talvolta si dice, la verità é che la realtà umana non sarà mai perfetta, almeno fino a quando non lo saranno gli esseri umani, cosa che non si realizzerà mai!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 6 giugno 2009

La steganografia da Erodoto a Bin Laden di Nicola AMATO


Che dire di più?
Il titolo dice tutto direte voi!
Forse é così, ma forse é meglio spendere qualche parola... sia perché Nicola é un amico, sia perché il suo libro merita di essere letto anche da chi non é assolutamente interessato alla steganografia!
Ma entriamo subito nel vivo e immaginiamo di intervistare l'autore...
Nicola, o forse dovrei chiamarti "Professore", posso farti alcune domande?
Certo Alessandro, chiedi pure...
La prima é una domanda semplice, cosa é la steganografia?
Bene, non perdiamo tempo allora, devi sapere che la parola steganografia deriva dall'unione di due vocaboli greci, stèganos che vuol dire nascosto e gràfein che significa scrivere...
La steganografia é dunque l'insieme delle tecniche che consente a due o più persone di comunicare tra loro in modo tale da nascondere l'esistenza della comunicazione agli occhi di un eventuale osservatore, cosa diversa dalla crittografia!
Ma per cosa viene utilizzata la steganografia?
Esistono vari utilizzi, leciti e illeciti.
La steganografia può essere impiegata per permettere di riconoscere la proprietà intellettuale su un file, una foto o altro come può essere impiegata per inviare messaggi tra terroristi della stessa rete... magari quella di Bin Laden...
Ma dimmi, da quanto tempo si conosce e si usa la steganografia? Perché non si tratta certamente di tecniche recenti sviluppate con la nascita del computer e di internet...
Hai perfettamente ragione, stiamo parlando ti tecniche antiche, anzi antichissime...
Possiamo trovare traccia della esistenza della steganografia già in Erodoto nella sua opera "Storie". Durante la guerra tra greci e persiani vennero usate delle tavolette per la scrittura in modo particolare, la scrittura infatti venne incisa direttamente sulla tavoletta e poi ricoperta di cera così da far sembrare di aver a che fare con tavolette ancora non utilizzate (normalmente si incideva la cera asciutta!). In questo modo Demarato riuscì a far arrivare notizie dei preparativi di guerra di Serse.
Interessante...
Si, molto... la storia della steganografia é interessantissima... uno dei personaggi più interessanti é forse l'abate tedesco noto come "Trithemius", nel 1500 scrisse un trattato dal titolo "Steganographia" in cui tra le altre cose dice che condurrà il lettore a inviare messaggi a qualunque distanza senza ausilio di testi scritti, oggetti, segnali o messaggeri.
Oggi si può fare con l'uso delle onde radio, ma allora per quanto ne so nessuno le aveva ancora studiate... anche se anche Galileo accenna a qualche cosa di simile...
Sai Nicola mi piacerebbe farti altre domande ma va a finire che poi annoiamo chi legge... dunque grazie!
Ho letto il libro con interesse e lo farò ancora più avanti... dopo aver approfondito con la lettura degli antichi testi...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 24 maggio 2009

La scrittura ai tempi della guerra di Troia

Spesso si sente dire che Iliade ed Odissea siano state tramandate oralmente e poi solo molti secoli dopo raccolte e pubblicate...
Ma cosa c'é di vero in questo?
E per quale motivo gli antichi avrebbero dovuto tramandare questi poemi oralmente, senza scriverli?

Di solito si dice che la scrittura, a quei tempi non esisteva (ricordo che attualmente si pensa che la guerra di Troia sia avvenuta intorno al 1280 a.C.), ma siamo sicuri che ciò sia vero?

A me risulta che le cose siano ben diverse...

Troia é situata in Asia Minore e se andiamo a vedere le popolazioni che confinavano con la Troade in quei periodi vi troviamo senza fatica popoli che la scrittura la conoscevano eccome!
Forse non conoscevano la scrittura greca... teoricamente venuta dopo, ma sicuramente conoscevano la scrittura cuneiforme e geroglifica!
Ad est della Troade si trovavano le terre di Hattusa, le terre del popolo che noi conosciamo col nome di Ittita. Di questo popolo abbiamo testimonianze scritte anche antecedenti al 1300 a.C.!
Esistono anche testi che parlano di una città di nome Wilusa che da alcuni studiosi é identificata con Ilios/Troia!
La vita in quel tempo era probabilmente molto più globalizzata di quello che oggi normalmente si pensa... ma questa é solo una mia opinione!

Torniamo all'argomento iniziale... la scrittura ai tempi della guerra di Troia.
Esiste almeno una testimonianza diretta dell'esistenza della scrittura all'interno delle opere attribuite ad Omero, ma vediamo subito di che si tratta:

[Iliade, libro VI, 160-170]
Con lui bramava la donna di Preto, Antea gloriosa, unirsi furtiva d'amore; né quello davvero persuase, poich'era saggio Bellerofonte magnanimo. Essa allora parlò mentendo al re Preto: "Preto, che tu possa morire, se non ammazzi Bellerofonte; a me volle unirsi d'amore, ma io non lo volli!"
Disse, e il furore s'impadronì del re, tal cosa udiva. Ma si guardò dall'ucciderlo, n'ebbe scrupolo in cuore, e lo mandò nella Licia, gli diede dei segni funesti, molte parole di morte tracciando su duplice tavola, e ingiunse, per farlo perire, che la mostrasse al suocero.

Ora, senza perdere troppo tempo anche per evitare di annoiare il lettore che può, se interessato, leggere tutto il brano direttamente dall'Iliade, sembra abbastanza chiaro che il re Preto mandò al re della Licia, che era un suo parente, una doppia tavoletta incisa che portava delle informazioni a chi era in grado di leggerla, vi si chiedeva la morte del latore, Bellerofonte!

Dunque, la scrittura era sicuramente nota al tempo della guerra di Troia (1280 a.C.) e non solo, doveva essere nota anche la crittografia...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 23 maggio 2009

Prime

Versi di fine millennio
Raccolti tra i sassi
Di luoghi remoti
Ove l’anima nera diventa
Fatta di sogni e bugie
Il ritorno dal viaggio
Una nuova partenza.

Versi del terzo millennio
Speme di pace e sconfitta
Raccolta di altre parole
Città diverse vissute
O intraviste soltanto
Non ho ascoltato esperanto
Ho guardato di nuovo le guerre.

Giuseppe MARCHI