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domenica 27 marzo 2016

Pasqua

Ricordo con piacere i preparativi pasquali di quando, bambino, appena mi affacciavo alla vita.
Era tutta una festa! Il paese di Seui eera come scosso dai preparativi.
La settimana prima di pasqua tutti noi partecipavamo con gioia alla messa cercando di accaparrarci la palma più bella e intrecciata. Poi spesso, con in mano solo poche foglie intrecciate alla meno peggio e un rametto d'olivo, tornavamo a casa di corsa.
I dolci, le uova (vere) dipinte, il pane coccoi con l'uovo al centro, l'uovo di cioccolato, uno per tutta la famiglia, da rompere rigorosamente il giorno di pasqua...
Tante cose sono cambiate oggigiorno, se in bene o in male non saprei dirlo. Sicuramente la famiglia era più unita e trovarsi a tavola con i parente era qualcosa  di piacevole, ormai sempre più raro.
E allora, per concludere, un augurio a tutti: che possiamo ritrovare i valori di un tempo con il benessere di oggi. 
Buona pasqua 2016 a tutti!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Visita a Sulmona

Ancora una splendida giornata di marzo, in quest'anno senza inverno, ci spinge a ridosso del parco nazionale della Majella, fino a Sulmona, piccola cittadina abruzzese in provincia dell'Aquila. 
Due cose colpiscono immediatamente: il profumo dello zucchero e delle mandorle dei suoi confetti, che aleggia per ogni dove,


e il ricordo del suo più noto concittadino, Publio Ovidio Nasone.

 

E' giorno di mercato, la piazza è gremita di persone che comprano frutta e verdura, dolci, pane, bocconotti e fiadoni... questi ultimi assaggiati anche da noi!


La cittadina è animata di turisti, diverse lingue si mescolano ai profumi per dare un non so che di esotico.
Lungo le strade tantissimi negozi di confetti, ce n'è per tutti i gusti. Confezionati, singoli, in buste di varia dimensione o in forme di fiore, ape, coccinella... senza dimenticare le esigenze dei numerosi tifosi di calcio.

Lo stemma della città riporta una sigla: SMPE, il cui significato deriva dalle iniziali di una frase di Ovidio: "Sulmo mihi patria est, gelidis uberrimus undis,
milia qui novies distat ab Urbe decem", ovvero: "Sulmona è la mia patria, ricca di gelide acque, dista da Roma novanta miglia". 


La città, secondo Ovidio e Silio Italico, è di origine troiana. Il nome deriva da quello del suo fondatore Sòlimo, compagno di Enea, fondatore di Roma. La città fu chiamata Solimon, poi col tempo divenuta Sulmo, oggi Sulmona.


Le chiese, numerose e stupende, ricordano a tutti il suo passato. Al papa, seppure per poco, Celestino V, ha dato i natali la città. Il Duomo ce lo ricorda.




Il sole ci accompagna piacevolmente risplendendo sulle nevi delle vette circostanti, per le strade della città. 

L'olfatto ci guida invece nella scelta del ristorante. Un tagliere di affettati e formaggi misti con bruschette calde all'olio extra vergine d'oliva ci intrattiene. Trofie e ceppi dai sapori tipici abruzzesi, quindi arrosticini di pecora, annaffiati da vino rosso locale chiudono il pranzo, Ottimo!E' ora di rientrare a Roma. Ci mettiamo in viaggio consapevoli che ciò che abbiamo visto, ed assaggiato, non sia che un centesimo di ciò che c'è, sperando di avere nuove occasioni per tornare, voltiamo le spalle alla città e partiamo...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 19 marzo 2016

Visita a Rapallo

Siamo a Rapallo, piccola cittadina della Liguria.
Piccola, ma non per questo meno affascinante...
E' una piacevole giornata di "quasi" primavera.   
Nel golfo si staglia sull'acqua un piccolo castello in pietra.
E' il castello cinquecentesco di Rapallo, costruito dalla cittadinanza per combattere le incursioni dei pirati.
La gente è simpatica, la cucina è ottima!
Il tempo è bello e il sole, non filtrato dallo smog cittadino, ci abbronza piacevolmente. 
Belle le chiese, San Francesco, tra tutte, non la più grande, ma ricca di splendide vetrate.
Splendido anche il chiosco della musica, dono degli emigranti rapallesi dell'America Latina.
Qualche chilometro più a ovest si può visitare Santa Margherita Ligure e Portofino.
Lungo la strada imponenti ville e castelli in pietra costellano le ripide scogliere e fanno pensare a quando, tempo fa, la costa doveva essere appannaggio di pochi.
Portofino è ancora deserta... ci godiamo il silenzio e la pace, passeggiando nel borgo.
Le ombre della sera coprono il cielo e ci invitano a tornare a Rapallo, a godere del cibo e del buon vino. Focaccia con stracchino, tipica di Recco, cima genovese, farinata fritta, pansotti alle noci, trofie al pesto genovese, stoccafisso allettato... 
Chiudiamo la serata con una bella passeggiata digestiva nel lungomare Vittorio Veneto...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 12 marzo 2016

Il libro di biologia, di Isaac Asimov

Era da tempo che cercavo i libri di divulgazione scientifica di Asimov.
Credo di aver letto quasi tutti i suoi romanzi, non solo di fantascienza, ma ancora non avevo letto niente della sua immensa produzione scientifica.
Qualche settimana fa al mercatino dell'usato, mentre cercavo qualche fumetto di Tex per la mia collezione, mi sono imbattuto nel "libro di biologia" che si è quindi aggiunto alla mia piccola collezione.
Ho impiegato alcune settimane a leggerlo e non
so quanto ricorderò, ma per mia colpa.
Il libro è interessantissimo, ricco di particolari, di aneddoti e di storia della scienza. Ogni termine è introdotto, spiegato sin dalla sua origine. 
Avrei voluto avere a scuola un libro fatto così, stimolante e chiaro allo stesso tempo.
Cos'è la biologia?
Cosa sono le sostanze organiche e inorganiche? Come si distinguono, se veramente si distinguono?
Cos'è una molecola? 
Chi ha inventato le prime molecole sintetiche e a che scopo?
Cosa sono le proteine, gli amminoacidi, gli acidi nucleici, cos'è la vita?
Cose sono i batteri, i virus, di quali malattie sono responsabili e come l'uomo le ha sconfitte?
A cosa è dovuto il cancro?
Quali sono gli elementi fondamentali per l'alimentazione umana? Cosa sono le vitamine, i lipidi, le proteine, i minerali. In che quantità devono essere presenti nel corpo umano?
A cosa servono gli ormoni? Da cosa sono regolati? Come funziona il sistema nervoso centrale?
Queste sono solo alcune delle domande che trovano risposta nel libro di Asimov, con la chiarezza di un grande divulgatore e il coinvolgimento di un grande romanziere. 

Asimov ripercorre gli ultimi secoli di scoperte, partendo dai concetti alla base della chimica organica per giungere ad un argomento a lui caro, i robot.
Non voglio dilungarmi in questo momento sul libro che penso proprio che d'ora in poi utilizzerò come guida per approfondire la storia e la vita dei principali scienziati, però non posso fare a meno di notare come tante delle più grandi scoperte sono avvenute "quasi" per caso.
Con ciò non intendo negare agli scienziati i loro meriti, ma solo sottolineare come spesso, mentre l'uomo cercava qualcosa, ne abbia trovato altre.

Grazie Asimov, ancora una volta.

A rileggerti presto!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO


Di mare e di guerra, di Giuseppe Sfacteria

Chi è l'autore?
Il Comandante Giuseppe Sfacteria dice di sé: “Sono ligure e penso da ligure, mi comporto da ligure. Il ligure è armato di una sola vera arma: la concretezza.”
E di lui non dirò altro perché chi, come me, lo conosce, non ha bisogno di descrizioni, chi invece non lo conosce da queste poche parole penso possa farsene un'idea.
Allora spenderò qualche altra parola per parlare di un altro Comandante, Giuseppe Aonzo, anch'esso ligure, Medaglia d'oro al Valore Militare nel corso della Grande Guerra.
Del Comandante Aonzo, Giuseppe ha fatto la voce narrante di un collage di storie di pura fantasia. “Nelle pagine che seguono non c’è nulla di vero, se non la descrizione, sommaria e colloquiale, dell’azione che ha portato Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo a meritarsi la medaglia d’oro.”
Azione ricordata nella prefazione di Andrea Tirondola.

Il MAS, ovvero Motobarca Armata SVAN”, dove SVAN è la sigla del cantiere veneziano che produce queste motobarche, è il mezzo usato da Aonzo e Rizzo per la loro impresa. MAS è anche la sigla che D'Annunzio aveva associato alle parole Memento Audere Semper, ovvero “ricorda di osare sempre”.
In queste pagine, i “ricordi” del Comandante Aonzo si frammischiano alle storie e realtà e fantasia si confondono, indistinguibili.
“Su questa terra, per quel che mi riguarda, considero il grado una scala di misura crescente dei doveri. So bene di essere anticonvenzionale, ma so anche di non essere il solo a pensarla così e spero tanto che un giorno tutti i figli di questa Patria amatissima mantengano questa regola.”
Il pensiero di Aonzo, è anche il mio!
Mi vien voglia di dire a voce alta ripensando anche al sacrificio di tanti italiani in uniforme.
Così, il racconto prosegue sul treno che da Ancona conduce Aonzo a casa, a Savona.
Il nostro Aonzo racconta al piccolo Egil l'avventurosa ed eroica impresa che lo vide coprotagonista, al comando del suo MAS 21, con il Comandante Rizzo,dell'impresa di Premuda contro le corazzate Santo Stefano e Teghetoff.
E leggendo, anche io ne apprendo la storia! Non è mai troppo tardi.
Poi è la volta dei ricordi dei commilitoni, Capo Esposito, Mulargia, Salvi, Capo Izzico, Mistretta, veri o inventati che siano, sono comunque soldati. Lo si capisce dalle parole che l'autore ci presenta, lo si capisce dallo spirito cameratesco, dallo spirito di servizio, dalla descrizione di momenti che seppure di fantasia, fanno riferimento a fatti che ogni comandante di uomini non può, almeno una volta nella vita, non aver vissuto.

Grazie Giuseppe, grazie per il tuo libro. Grazie per averci dato l'opportunità di conoscere, o ricordare, un pezzo di storia d'Italia.
Grazie per avermi concesso qualche ora di interessante e piacevole lettura.
E per finire, Giuseppe, ti saluto, attendendo il Tuo prossimo libro...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 6 marzo 2016

Il cimitero di Praga, di Umberto Eco

Nel terzo ripiano dal basso della mia libreria (una delle tante), si trovano i libri di Umberto Eco, tra questi, due giorni fa, ho trovato "Il cimitero di Praga", non ancora letto da me!
Si tratta di un bel volume rilegato, con la copertina rigida, e la sovraccoperta lucida con una scalinata in primo piano e al di sopra, l'immagine scura di un uomo contro luce avvolto in un mantello e con in testa una cappello a cilindro.
Prendo il libro tra le mani e lo osservo da vicino cercando di capire se val la pena cercare di leggerlo nei restanti due giorni di ferie. 
Mi torna alla mente la mia ultima lettura di Eco, "Il pendolo di Foucault", iniziato tre volte e finito una sola, dopo dieci anni almeno dal primo tentativo di lettura, certo, da allora sono passati altri dieci anni e centinaia di libri letti... ma con Eco il rischio di imbattersi in qualcosa di non semplice comprensione c'è sempre, ed è molto elevato!
Accetto il rischio, con piacere direi, mi piacciono le sfide.
Inizio a leggere... mi imbatto subito nel protagonista, il capitano Simonini. Un personaggio strano che aiuta l'autore a ripercorrere parte della storia dell'Italia, Francia e Europa... o forse del mondo intero. Le vicende raccontate, tutte realmente accadute (o quasi!) si sviluppano nell'arco temporale della seconda metà dell'800, e gettano le basi dell'odio verso gli ebrei cavalcato con tanto successo dagli stati europei.
Realtà o finzione, direte?
Realtà... ma anche finzione, storia ma anche romanzo. Personaggi reali e inventati si alternano al centro della scena conducendo il lettore per mano attraverso le vicende dell'unità d'Italia ad opera di Garibaldi, la morte (accidentale?) di Ippolito Nievo, gli scandali della chiesa, l'affare Dreyfus... ma anche la buona cucina, dalla Sicilia a Parigi.
Un grande Umberto Eco, storico prima di tutto ma sublime romanziere, mi ha accompagnato negli ultimi due giorni di ferie, fino a qualche minuto fa, con il suo cimitero di Praga, che dopo essere stato letto per diletto ora deve essere letto diversamente, come oggetto di studio, come un libro di storia, per capire dove termina il romanzo e comincia la Storia...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 14 febbraio 2016

Un anno sull'altipiano, di Emilio Lussu

Chi è Emilio Lussu?

Forse qualcuno può rispondere: uno scrittore; forse i meglio informati risponderanno: uno scrittore, l'autore di "Un anno sull'altipiano". 
Ma poi? Che altro?
Inizierò col dire che Emilio Lussu nacque nel 1890 ad Armungia, un paesino della provincia di Cagliari di circa cinquecento abitanti. 
Emilio era in primo luogo un militare, Ufficiale di fanteria nella Brigata Sassari, per la precisione nel 151° Reggimento fanteria. 
Prese parte alla prima guerra mondiale come Ufficiale di complemento, venne decorato diverse volte al valor militare e raggiunse il grado di Capitano.
Emilio Lussu è stato un uomo politico, fondatore del Partito Sardo d'Azione, subito dopo la grande guerra. 
Antifascista da subito, subì diversi attentati. Nel 1926 fu oggetto di un attacco squadrista nel corso del quale uccise un fascista. Fu arrestato e processato ma riconosciuto innocente.
Con la soppressione di tutti i partiti (1926) fu incarcerato e confinato a Lipari, da dove fuggì nel 1929 assieme ad alcuni compagni di prigioni. Raggiunse Tunisi e poi Parigi. Nello stesso anno è tra i fondatori del movimento antifascista "Giustizia e libertà".
Nel 1936 prese parte alla guerra civile spagnola, con il fronte antifranchista. Contrasse probabilmente in quegli anni la tubercolosi e si recò in Svizzera per curarsi. Di quel periodo è il suo libro più noto: "Un anno sull'altipiano", ma anche un manuale sulla "Teoria dell'insurrezione".
Dopo la seconda guerra mondiale fu ministro con diversi governi, nell'ala socialista.
Emilio Lussu è stato anche uno scrittore. 

Ecco, in breve, la biografia di un uomo, purtroppo dimenticato!

Dopo queste poche righe biografiche dell'autore mi dilungherò un poco sul suo libro più famoso: un anno sull'altipiano. Pubblicato per la prima volta in Francia, a Parigi, nel 1938. In Italia viene pubblicato nel 1945.
Il libro non è altro che una serie di ricordi personali dell'autore relativi alla prima guerra mondiale. Nel libro alcuni nomi sono stati modificati, lo dice l'autore nell'introduzione "... i miei compagni d'arme, anche attraverso qualche nome trasformato, riconosceranno facilmente uomini e fatti". Emilio Lussu, come sappiamo, prestò servizio nel 151° Reggimento della Brigata Sassari, ma nel libro lui parla del 399° e 400° Reggimento e non cita mai il  mome della sua Brigata di appartenenza, ciò non toglie che  nel libro si parli di ciò che è accaduto negli anni della grande guerra sull'altipiano di Asiago.

Il racconto della vita di trincea e delle operazioni di guerra è trascinante. Si intuisce la sofferenza degli uomini. La voglia di farla finita con la guerra è palpabile.
Nelle parole dell'autore i militari di carriera e tutta la gerarchia, fino ad arrivare al Duca d'Aosta, Comandante d'Armata, non fanno certo una bella figura. I personaggi che si incontrano nel libro sono descritti come incapaci, spesso bevitori (per dimenticare la loro situazione?), sicuramente poco amati dai loro militari che in talune occasioni cercano di liberarsene, altre volte patetici.

"Io mi difendo bevendo. Altrimenti, sarei già al manicomio."
Dice un Tenente Colonnello al giovane Lussu... "Non è l'artiglieria che ci tiene in piedi, noi di fanteria. Anzi, il contrario [..] Abolisca l'artiglieria, d'ambo le parti, la guerra continua. Ma provi ad abolire il vino e i liquori [..] nessuno di noi si muoverà più. L'anima del combattente di questa guerra è l'alcool...".
 
Diverso è per i giovani Ufficiali, di massima amati dai loro soldati, spesso complici. Emilio Lussu era uno dei giovani, amato dai soldati, seguito e rispettato da tutti. La fame, la paura e la morte in trincea accomuna tutti!
La guerra in trincea è cruenta ma gli assalti al nemico sono quanto di più terribile vi sia. I morti quasi non si contano. Giovani soldati si alternano ai veterani e, se sono fortunati, li sostituiscono.

La guerra di trincea è anche occasione per sperimentare nuove attrezzature e armamenti. Esperimenti che portano alla morte di altri militari.



Un libro che non può mancare nella biblioteca personale.
Un libro su cui riflettere, un libro che non si può non leggere!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO