Traduttore automatico - Read this site in another language

domenica 16 aprile 2017

Il crepuscolo degli Dei - Parte VIII - Suicidio?

Maria si sentiva rassicurata dalla presenza del commissario Sterling. Troppe cose erano accadute negli ultimi tempi e lei era cresciuta. Non si fermava più in superficie, ad osservare i capelli unti, non sentiva più la voce stridula, di un’ottava al di sopra del normale del suo interlocutore. Il commissario Sterling ora rappresentava un’ancora di salvezza, l’unico legame con il passato, e con suo padre, che le restava.

- Maria – disse il commissario interrompendo i suoi pensieri – se ora sta meglio io devo andare. Vorrei interrogare il giovane e visto che l’ospedale si trova a poche miglia da qui pensavo di farlo subito, prima di rientrare in ufficio.

- La prego commissario, non mi lasci sola… 
Le parole erano uscite spontaneamente dalla sua bocca. Come le accadeva un tempo, da bambina, con suo padre. Lui era sempre stato il suo punto di riferimento, l’unica certezza della sua vita, fino a quando… Ma ora era tutto diverso. Sentiva la necessità di trovare un appoggio, un aiuto, una figura forte e rassicurante che le potesse dare il conforto di cui aveva bisogno e il commissario era li, a due passi da lei e non l’avrebbe fatto andar via.

- Posso venire con lei? La prego, non credo che riuscirei a stare sola in questo momento.
Non c’era stato bisogno di parlare. Il commissario si alzò e la prese a braccetto. Uscirono di casa assieme e presero la macchina. L’ospedale Orsett si trovava poche miglia a est. Non più di quindici minuti di strada.
Maria conosceva bene quelle strade. Percorsero un tratto della West Thurrock per poi girare sulla Stifford, lasciandosi sulla destra il parco naturale di Chafford Gorges. Da bambina il padre la portava spesso a passeggio lungo le rive del laghetto. Passavano delle ore ad osservare le anatre selvatiche o ad inseguire farfalle. Una volta era scivolata in acqua e si era bagnata fino alla vita. Il padre l’aveva afferrata al volo e tenendola sospesa per aria aveva cominciato a ridere e lei aveva fatto lo stesso. Chissà perché in certi momenti ti tornano in mente ricordi che non sapevi più di avere.

- Maria, tutto bene? Mi sembra soprappensiero. Vuole che mi fermi? La devo riportare a casa? - La voce del commissario interruppe i suoi pensieri e la riportò alla realtà. Cosa stava facendo? Dove andavano? Poi, lentamente, tornò alla realtà!

- No commissario, sto bene. Dovremmo essere quasi arrivati all’ospedale, deve girare li, in fondo alla strada a destra c’è il parcheggio.

Nel parcheggio si trovava un’auto della polizia con le luci accese. Forse qualche collega aveva pensato di interrogare subito il ragazzo. Probabilmente si era ripreso e il medico di servizio aveva chiamato la centrale.
Un giovane agente dalla faccia preoccupata ci venne incontro.

- Commissario, buongiorno. La stavo per chiamare. Il ragazzo, si è ripreso…

- Bene, giusto in tempo, mi accompagni, agente. Voglio vedere se riesco ad interrogarlo…

- Non è possibile commissario. Il medico l’ha trovato pochi minuti fa. Il ragazzo è morto. Sembra abbia ingerito un qualche medicinale. 
Si è suicidato...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO


Puntate precedenti:

 
1 ->>     2->>    3 ->>    4 ->>    5 ->>   6 ->>   7 ->>

sabato 15 aprile 2017

Il crepuscolo degli Dei - Parte VII - Un misterioso giovane


Quella sera non aveva voglia di uscire.
Si era alzata presto la mattina e aveva lavorato sodo.
Non era un granché come lavoro ma le aveva permesso di essere indipendente! 
Certo, ogni giorno doveva alzarsi presto, percorrere quindici miglia nella periferia di Londra, per strade di campagna sempre umide e fangose, per raggiungere i suoi datori di lavoro. Per poi...

Un rumore sordo la risvegliò dal torpore che la avvolgeva e interruppe la linea dei suoi pensieri. Chi poteva essere a quell’ora?

Si alzò dalla comoda poltrona posizionata di fronte al piccolo camino del salotto e si diresse senza fretta verso la porta d’ingresso. 
Il rumore le era parso provenisse dalla veranda antistante la casa. 
Qualcuno doveva aver inciampato in uno dei vasi di fiori e probabilmente era finito carponi di fronte alla porta d’ingresso. A lei era capitato tante volte. 
Aveva preso tutto dal padre…

Aprì la porta.

In terra, sul tavolato della veranda si trovava, disteso per terra, un uomo… un giovane privo di sensi. 
Quando Maria si chinò per cercare di svegliarlo si accorse che un filo di sangue gli rigava il volto. Doveva aver sbattuto la testa contro la parete. Il ragazzo era svenuto...
Maria chiamò subito un’ambulanza che arrivò in pochi minuti.

- Signorina, può dirmi il nome del paziente? Chiese uno degli infermieri.

- Mi spiace, non so chi sia. Non ho mai visto prima quel ragazzo. Ho sentito un rumore, sono uscita a vedere cosa era stato e l’ho trovato li disteso per terra… deve aver sbattuto la testa, forse ha inciampato...

- Inciampato? Non credo… vede, in quell’angolo, in terra? Quel bastone è insanguinato. Qualcuno deve averlo colpito alle spalle e poi è scappato via… dovremo avvisare la polizia. Furono le ultime parole dell'infermiere, pronunciate mentre portava via il ragazzo.

Maria rimase senza parole! 
Eppure tutto tornava… i rumori, come di qualcuno che cade a terra, il bastone insanguinato… poi si rese conto che anche quello che era appena accaduto doveva essere lo strascico di ciò che era accaduto ormai due mesi prima a suo padre. Quando sarebbe finito tutto ciò?

Mezz’ora dopo arrivò il commissario Sterling. Impeccabile, come al solito… con i suoi capelli unti e il sorrisetto ammiccante.

- Cos’è accaduto? Chiese con apparente distacco professionale.
- Signorina Maria… disse poi con gentilezza, rendendosi solo allora conto che la ragazza seduta sui gradini della veranda ancora sconvolta, piangeva nascondendosi il viso tra le mani.
- Venga con me. Disse, prendendola per le mani e accompagnandola dentro casa.

Solo allora si rese conto che la ragazza tremava come una bambina. 
Forse era il freddo della sera, più probabilmente lo stress accumulato negli ultimi due mesi…
Era la prima volta che pensava a Maria come ad una ragazza fragile e sola. 
Lui, in fin dei conti, era la persona che aveva frequentato di più negli ultimi mesi. Sapeva bene che Maria aveva pochi amici e che negli ultimi tempi non aveva frequentato nessuno, mentre invece avrebbe avuto bisogno di sostegno, della presenza di una persona amica… era la prima volta, dopo tanti anni, che sentiva il respiro di una donna così vicino al suo viso e la cosa gli piaceva.

- Maria, su, cerchi di riprendersi.

La fece sedere nella poltrona vicino al camino e si diresse verso la piccola cucina. Aprì il frigorifero da cui trasse una bottiglia di succo d’arancia. Riempì un bicchiere e lo porse alla ragazza.

- Beva lentamente e stia tranquilla, ci sono io ora. Quando starà meglio mi racconterà cosa è successo. Non si preoccupi.

Maria gli porse il bicchiere e lo ringraziò con lo sguardo. Poi si lasciò andare sulla poltrona, sfinita…
Il commissario Sterling prese una sedia e si sedette vicino a lei, in silenzio.

- Commissario… - disse Maria con un filo di voce – come sta il ragazzo? E’…?

- No, non si preoccupi. Il ragazzo sta bene. Ha ricevuto un colpo in testa ed è ricoverato con un trauma cranico ma non corre alcun pericolo. Ora si trova in una comoda camera d’ospedale. E’ stato portato all'ospedale qui vicino. Più tardi andrò a trovarlo, magari potrà raccontarmi qualcosa di utile. Mi ha chiamato il medico di turno dall’ospedale raccontando di una presunta aggressione. 
Lei come sta ora? Se la sente di dirmi cos’è successo?

- Si ,ora sto meglio… e alzò lo sguardo fissandolo negli occhi, con gratitudine. Per la prima volta la presenza del commissario le faceva piacere e anche la sua voce sembrava diversa, più profonda, rassicurante...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO



Puntate precedenti:

1 ->>     2->>    3 ->>    4 ->>    5 ->>   6 ->>   

venerdì 14 aprile 2017

Vincenzo Tiberio, Ufficiale medico della Regia Marina, primo italiano scopritore degli antibiotici.


Il ruolo della fortuna, più o meno casuale (serendipity) od orientata dalle competenze non è appannaggio solo del gioco o di tutte quelle azioni umane o sociali in qualche modo ad esso collegate.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda l'informazione e la fama soprattutto se correlate con il Potere!
Anche in ambito scientifico, spesso, la più brillante competenza nella ricerca, pure dimostrata dalle scoperte conseguite, nulla può, nonostante i migliori risultati, contro l'oblio generato dalla ignoranza o superficialità dei contesti accademici o dalla insignificanza relativa delle Istituzioni o dei Paesi in cui le scoperte stesse vengono conseguite e segnalate! Così i Ricercatori e i loro lavori rimangono ignoti al grande pubblico, e addirittura alla comunità scientifica. Così le loro fatiche non solo non vengono premiate, ma non hanno nemmeno le positive ricadute che pure avrebbero dovuto avere, talora per tutta l'umanità!
E' questa la sorte, neanche a dirlo, di un brillane medico e biochimico italiano che fu, anche, Ufficiale Medico della Regia Marina: Vincenzo Tiberio. Egli nacque a Sepino in Molise il 1° maggio 1869 e dopo brillanti studi classici si iscrisse alla Facoltà di Medicina nella R. Università di Napoli. Prima ancora di laurearsi si dedicò con passione alla ricerca microbiologica nell'ambito dell'Igiene e della Microbiologia che continuò per tutta la vita.
Nel 1895, sulla Rivista scientifica “Annali d'Igiene sperimentale dell'Università di Roma”, pubblicò un articolo con il titolo “Sugli estratti di alcune muffe” come resoconto del suo lavoro in cui individuò per la prima volta il potere battericida di alcune particolari muffe: “L’autore ha osservata l’azione degli estratti acquosi [di vari tipi di muffe] su alcuni [microrganismi] patogeni... trovandoli forniti... di notevole potere battericida... Le proprietà di queste muffe sono di forte ostacolo per la vita e per la propagazione dei batteri patogeni.”
Nonostante la estrema esattezza e replicabilità della ricerca ed i suoi evidenti risultati terapeutici, la scoperta non ebbe alcuna diffusione né seguito in ambito universitario. Deluso nelle sue aspirazioni accademiche e cliniche, entrò nel 1896 nella Regia Marina Militare come Ufficiale medico.
Fu imbarcato su diverse Regie Navi e prese parte a numerose missioni anche in Mari lontani. Nel corso di queste operazioni ebbe modo di studiare, curare e risolvere diverse problematiche di natura infettivologia ed igienica.
Nel 1905 sposò la cugina, Amalia Teresa Graniero dalla quale ebbe tre figlie.Durante le attività di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto di Messina (1908) il suo impegno gli fece meritare la menzione d'onore “per essersi segnalato in operosità, coraggio e filantropia”.
Nel gennaio 1913 fu inviato a Tobruk, nella Libia appena conquistata, come Direttore della locale infermeria della Regia Marina. Sulla pubblicazione “Patologia libica e vaccinazione antitifica” riportò i risultati ottenuti con la sua lotta antitifica e l'uso della vaccinazione: in tutto il 1913 nella base di Tobruk ci furono solo due casi di paratifo di lieve entità. Per questo ricevette un elogio dalla Direzione della Sanità militare e la promozione a Maggiore.
Venne trasferito alla fine del 1914 a Napoli come Direttore del Gabinetto di Igiene e Batteriologia dell'Ospedale della Marina. Sperava di riprendere gli studi sulle muffe, a cui, durante gli anni di servizio nella Marina Militare, non aveva potuto dedicarsi in maniera costante e prolungata, ma non ebbe il tempo di farlo poiché un infarto cardiaco lo stroncò il 7 gennaio del 1915, all'età di soli 45 anni.
Nell'ultima decade dell'800 in cui Tiberio frequentò la Facoltà di Medicina e Chirurgia a Napoli, questo Ateneo non era solo luogo di istruzione, ma anche e soprattutto di ricerca, specie in campo batteriologico. In quel periodo, infatti, il professor Eugenio Fazio pubblicava un lavoro sulla Concorrenza vitale tra i batteri della putrefazione e quelli del carbonchio e del tifo e il professor Arnaldo Cantani sperimentava una terapia per la tubercolosi, applicando il principio dell'antagonismo di Louis Pasteur, e ottenendo interessanti risultati.
In questo ambiente, Tiberio, ancora studente in Medicina, iniziò a frequentare i laboratori di Igiene, per verificare alcune sue intuizioni. Nel cortile della casa di Arzano, dove viveva, vi era una cisterna per l'acqua piovana utilizzata anche per bere. Sul bordo della cisterna crescevano muffe che venivano, per ovvi motivi igienici, periodicamente eliminate. Ebbene, Tiberio notò che quando le muffe non c'erano si manifestavano infezioni gastrointestinali a carico degli utilizzatori dell'acqua, quando invece c'erano l'uso dell'acqua era innocuo.
Egli intuì un collegamento tra la presenza delle muffe e la crescita di batteri patogeni per l'organismo umano. Sottoposta a verifica sperimentale tale intuizione, Tiberio riuscì a dimostrare come l'azione terapeutica delle muffe fosse legata ad alcune sostanze presenti in esse. Riuscì inoltre ad isolare alcune di queste sostanze ed a sperimentarne l'effetto benefico fino ad arrivare alla preparazione di una sostanza con effetti antibiotici.
I risultati della sua ricerca, raccolti nella già citata pubblicazione, gli consentirono di osservare che: “Nella sostanza cellulare delle muffe esaminate sono contenuti dei principi solubili in acqua, forniti di azione battericida.”Nel lavoro suddetto sono descritti il metodo di preparazione del terreno di coltura e di prelevamento del liquido dalle piastre, le caratteristiche chimiche ed organolettiche del liquido e le tecniche di studio. La capacità di stimolare la risposta dei Globuli bianchi alle infezioni (chemiotassi), e il potere battericida di vari ceppi della muffa Aspergillus sul bacillo del tifo furono successivamente confermati da diversi ricercatori. 
Quasi contemporaneamente anche Bartolomeo Gosio, a Roma, in una specie di muffa, scoprì una metabolita con delle proprietà antibiotiche, e la purificò.
L'acido micofenolico (MPA) è stato il primo vero antibiotico della storia!
L'attività scientifica di Tiberio, che completò, alla fine dell'800, l'intero ciclo sperimentale dall'osservazione, alla verifica dell'ipotesi iniziale, fino alla preparazione delle sostanza antibiotica, era assai più progredita di quella di Alexander Fleming nel 1928/29. Quest'ultimo, conosceva probabilmente le ricerche di Tiberio e sicuramente quelle di Gosio nonostante la scarsadiffusione delle stesse al di fuori d'Italia, e arrivò alla scoperta della
penicillina, come egli stesso riferì, a causa di un errore: “la contaminazione involontaria di una capsula contenente colonie di Staphilococcus aureus con colonie fungine”, che aveva poi prodotto “un'inibizione della crescita batterica nelle colonie di Staphilococcus aureus”. Tuttavia, Fleming non riuscì poi a preparare sperimentalmente il farmaco, non chiudendo così il ciclo di ricerca, come avevano invece fatto a Napoli, Tiberio ed a Roma, Gosio.
Nel 1947, due anni dopo il conferimento del Premio Nobel ad Alexander Fleming, venne ritrovato il fascicolo degli Annali di Igiene sperimentale dell'Università di Roma del 1895, in cui era stato pubblicato il lavoro Sugli estratti di alcune muffe.
I risultati e le metodiche della ricerca furono diffusi su riviste scientifiche nazionali, ma, ovviamente, non ebbero la risonanza meritata.
Oggi la verità è ben nota, ma la fama di Tiberio è, nonostante tutto, conosciuta solo dai cultori appassionati della Storia della Medicina ed ignorata dai più!





Enzo Cantarano


Bibliografia

Benigno P, Un precursore delle ricerche sugli antibiotici, in Minerva Medica, no 37, II (1946).
Bentley R, Bartolomeo Gosio, 1863-1944: An Appreciation. In: Advances in Applied Microbiology. Vol 48, 2001, p. 229-250
Bucci R, Galli P, Vincenzo Tiberio: a misunderstood researcher, in Journal of Public Health, vol. 8, no 4, IX (2011), pp. 404-406.
Cantarano E, Carini L, Storia della Medicina e della Assistenza per le Professioni Sanitarie. UniversItalia 2013, pag 174.
Corcella R, La penicillina? Una scoperta italiana, in Corriere della Sera, 9 febbraio 2011.
De Rosa S, Aruta S (a cura di), Atti della conferenza Vincenzo Tiberio: il "vero" scopritore della penicillina, Napoli, Associazione Agrippinus, 2007.
Il caso Tiberio, su minerva.unito.it. URL consultato il 19 maggio 2014.
Sterpellone L, I grandi della Medicina. Le scoperte che hanno cambiato la qualità della vita, Roma, Donzelli Editore, 2004, p. 191.