venerdì 29 agosto 2008

Pausania il periegeta (110-180 d.C.)e la storia della Sardegna

La lettura del libro di Ettore PAIS, "Storia della Sardegna e della Corsica" e di "Le colonne d'Ercole un'inchiesta" di Sergio FRAU, mi hanno spinto alla ricerca del testo di Pausania "Periegesi della Grecia"...
Pausania (Παυσανίας / Pausanías)) fu uno scrittore e geografo greco del II secolo dopo Cristo, nato probabilmente a Magnesia di Sipile nella Lidia, detto il periegeta in quanto si occupava, diremo noi, di scrivere "guide turistiche".
La sua opera più importante è, per l'appunto, "Periegesi della Grecia", da lui visitata in lungo e in largo e descritta con dovizia di particolari anche storici. L'opera è articolata in dieci libri. L'Attica (libro I), Corinto (Libro II),Laconia, (Libro III), Messenia (Libro IV), Elide (Libri V e VI), Acaia (Libro VII), Arcadia (Libro VIII), Beozia (Libro IX) e la Focide (Libro X). Perché questo interesse? Direte voi...
Perché è un testo antico, in primis, e dunque mi interessa... perché il libro X parla della Sardegna antica (perché poi ne parla se il titolo è Periegesi della Grecia?) e dunque ancor più interessante! Tanto interessante che mi reco in alcune librerie a Roma, e non le più piccole per vedere cosa riesco a trovare... cerco tra i libri ed ecco che salta fuori Pausania, quasi subito... Certo che potrebbero fare anche una edizione completa, invece che costringere il lettore a comprarsi tutti i singoli volumi... io sono interessato al volume decimo, vediamo se c'è...
Niente da fare... i volumi arrivano fino all'VIII! Gli ultimi due non ci sono! Stessa storia poco lontano, in un'altra grossa libreria di Roma... ed è uguale anche nella terza! Mi arrendo. Torno a casa e cerco su internet,Wikipedia di solito non mi delude... ed è così infatti! Basta un po di pazienza e la conoscenza di alcune lingue oltre l'italiano e di solito si trova tutto!
Seguo il link per una edizione completa in doppia lingua, francese e greco, e riesco così a leggere il X libro... L'indice mi indica che la Sardegna è trattata alcap. XVII e così... inizio la lettura... perdonate la traduzione "barbara" ma il mio francese è abbastanza maccheronico...

[1] "I Barbari che abitano la Sardegna, isola situata ad ovest, hanno inviato a Delfi la statua in bronzo di colui dal quale hanno presso il nome..."

Dunque i Sardi della Sardegna si chiamano cosi dal nome del loro fondatore... o Re, presumibilmente si doveva chiamare "Sardo"... ma andiamo avanti...

"La Sardegna, per la sua estensione e la sua fertilità, può essere comparata alle isole più rigogliose... "

ci dice Pausania... e ciò mi fa piacere, non come ne parlava Cicerone...

"Io non so quale fosse l'antico nome con cui la Sardegna è chiamata dai suoi abitanti, ma i Greci che vi navigavano per il commercio, la chiamavano Ichnusa perché essa ha assolutamente la forma del piede d'un uomo; essa è lunga 1120 stadi e 470 stadi di larghezza."

[2] Si dice che i Libici furono i primi che vi arrivarono con i propri vascelli: il loro capo si chiamava "Sardus"...

Ecco, lo sapevo...

"... figlio di Maceris, chiamato Ercole dagli Egiziani e dai Libici"

Ercole... ecco che si comincia a parlare di Ercole... un nome ed un mito, anzi, un nome e tanti miti...

"il viaggio più celebre che ha compiuto questo Maceris è stato quello di Delfi. Sardus aveva il comando dei Libici che si erano stabiliti a Ichnusa, così l'Isola cambiò nome e prese da lui quello di Sardegna."

Libici e isolani vissero assieme dividendosi l'Isola... poi arrivarono i Greci:

[3] "Diversi anni dopo, Aristeo e i Greci che erano con lui, approdarono nell'Isola. Aristeo, a quel che si dice, era figlio di Apollo e di Cirene..."

Aristeo decise di stabilirsi in Sardegna...

"e c'è chi dice che Dedalo in quello stesso periodo si trovasse obbligato a lasciare "Camicus" a causa della spedizione dei Cretesi e così si sia associato ad Aristeo per questa colonia.

[4] Ma non è per niente probabile che Dedalo, per la colonia o per altri fatti, avesse potuto associarsi ad Aristeo sposo di Autonoe figlia di Cadmo; Dedalo in realtà visse all'epoca del regno di Edipo a Tebe. Del resto, coloro che arrivarono con Aristeo non fondarono alcuna città, non essendo, per quel che io credo, ne forti ne numerosi per poterlo fare.

[5] Dopo Aristeo, gli Iberici passarono in Sardegna guidati da Norax (
Νώρακι), ed essi fondarono la città di Nora (Νώρα), che fu, a quel che si dice, la prima città dell'Isola. Norax era, si dice, figlio di Mercurio e di Eritia, figlia di Gerione.
La quarta spedizione, composta da Tespiesi e Ateniesi, arrivò in Sardegna agli ordini di Iolao (
Ἰόλαος)..."

Lo Iolao da cui ebbe origine il popolo degli Iolei o Ilienses di cui parla il Pais, sicuramente.

"e fondarono la città di Olbia (
Ὀλβίαν)."

Pare che tra gli Ateniesi ci fosse un tale "Grillus" dal quale deriverebbe una località chiamata "Ogryllé"... ma non sono sicuro di aver capito bene...

"Si possono trovare ancora in Sardegna, dei luoghi chiamati Iolai, e gli abitanti di quest'Isola rendono gli onori a Iolao..."


[6] Quando Troia fu conquistata molti Troiani fuggirono ed alcuni di questi , scappati assieme ad Enea, furono scaraventati in Sardegna dai venti, e qui si mescolarono con i Greci che vi si erano stabiliti in precedenza; i Barbari non fecero mai la guerra contro i Greci e i Troiani siaperché le forze militari erano pressoché le stesse sui due fronti, sia perché nessuno osava attraversare il fiume Thorsus ( Θόρσος) che separava i loro territori.

[7] Molti anni dopo, i Libici passarono nuovamente nell'Isola con forze considerevoli e cominciarono a fare la guerra contro i Greci che morirono pressoché tutti in questo periodo o comunque ne sopravvissero ben pochi. I Troiani si rifugiarono sulle alture dell'Isola, nelle montagne inaccessibili a causa delle pareti di roccia e dei precipizi e portano ancora oggi il nome diIliensi, nonostante assomiglino in tutto ai Libici dei quali hanno adottato le armi ed il genere di vita..."

Ecco tutta la spiegazione secondo Pausania... e perché mai non dargli retta? Sono forse meglio le Carte di Arborea (che non conosco... ancora) o il "nulla" che si dice contraddistingua la storia dei Sardi?

[8] "Di seguito alla Sardegna c'é un'Isola, chiamata Cyrnos (
Κύρνος) dai Greci e Corsica (Κορσική) dai Libici che vi abitano. Una grossa parte della popolazione a causa di disordini civili passò in Sardegna e si impadronì della parte di montagne in cui si stabilì. I Sardi chiamarono questi abitanti Corsi (Κορσοί) dal nome della loro patria."

[9] "I Cartaginesi (
Καρχηδόνιοι), nel periodo della loro massima potenza sul mare, soggiogarono i popoli della Sardegna, ad eccezione degli Iliensi e dei Corsi, che ritiratisi nelle loro montagne, fuggirono dalla schiavitù. I Cartaginesi fondarono anche essi nell'Isola due città, Caralis (Κάραλίν) e Sulcis (Σύλκους). Alcuni alleati dei Cartaginesi, Libici o Iberici, entrarono in discussione per la spartizione del bottino, li abbandonarono in un momento di collera e si spostarono a vivere nella parte più elevata dell'Isola equi presero il nome di Balari che, nella lingua dei Cyrniensi (Corsi) significa "fuggitivi"."

Caspita! Così i Balari, secondo Pausania, erano un popolo che arrivò da fuori assieme ai Cartaginesi... Peccato che Pausania ci abbia riferito il significato di Balari ma non faccia cenno del significato di Caralis e Sulcis, chissà...

[10] "Queste sono le razze che abitano la Sardegna ed è così che vi si stabilirono.
Sul lato Nord e dalla parte del continente dell'Italia quest'Isola è bordata di montagne inaccessibili... Seguendo la costa troverete dei porti per ivascelli, ma dei venti irregolari e molto violenti soffiano perennemente dall'alto delle montagne verso il mare."

[11] Nel centro dell'Isola si trovano delle altre montagne meno alte; l'aria, in questi luoghi è per la maggior parte del tempo carica di vapori e malsana, a causa di concrezioni saline e di un vento del sud, sporco e violento. che vi domina: le montagne sul lato dell'Italia impediscono ai venti del Nord di penetrarvi e di rinfrescare l'aria... Altri pensano che l'Isola diCyrnos (sempre la Corsica!) che è separata dalla Sardegna per mezzo di un tratto di mare di circa otto stadi e che è montagnosa e molto elevata per tutta la sua estensione, impedisca ai venti del nord ed allo Zefiro di farsi sentire

[12] I serpenti di quest'Isola non sono pericolosi per l'uomo in quanto non sono velenosi, non si vedono lupi. Gli arieti selvatici non sono più grandi che altrove ma hanno la stessa forma degli arieti che si possono trovare nelle opere di fabbricazione Egineta. Essi hanno il tronco più villoso e le corna si ricurvano di colpo verso le orecchie, essi sorpassano in velocità tutti gli animali selvatici."

[13] "In tutta l'Isola non c'è che una sola specie di pianta il cui veleno è mortale. Assomiglia al sedano e chi ne mangia muore, a quanto si dice, ridendo: è perciò che Omero e quanti l'hanno seguito, hanno chiamato "riso sardonico" quello causato da qualcosa di sgradevole... "

Ed ecco il significato di "riso sardonico"...

"Questa pianta cresce particolarmente attorno alle fontane senza per questo comunicare all'acqua qualità velenifere."

E così Pausania ci lascia, dopo queste righe di storia della Sardegna, spiegandoci i motivi che l'hanno spinto a scrivere sulla Sardegna... "principalmente perché quest'Isola è molto conosciuta dai Greci..."

Quanto mi avrebbe fatto piacere sentire questa storia quando, ragazzino, frequentavo la scuola in un piccolo paese della Sardegna...

Meglio tardi che mai!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Canto di Sarajevo

Il tram colorato sfida il viale

Che fu dei cecchini

Attraversa rumoroso la strada

Calda di primavera a Sarajevo.

Il giorno duemila significa... continua...

Giuseppe MARCHI

lunedì 25 agosto 2008

Visita a Caprera

Ultima domenica di Agosto... e ultima domenica di ferie.
Abbiamo già deciso da tempo di visitare l'Isola di Caprera...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 23 agosto 2008

Dalla nebulosa all'uomo...

Questa non è una recensione!
L'idea di scrivere la recensione di un libro mi spaventa sempre... è una cosa impegnativa, bisogna cercare di portare il "possibile lettore" a diventare "lettore" del libro che si recensisce... oppure il contrario!
Ma io non voglio fare nulla di tutto ciò, ognuno di noi lettori è perfettamente in grado di decidere cosa leggere senza che qualcuno glielo dica... magari facendogli un sunto ad uso e consumo. E allora ecco che vi presento un libro che mi è piaciuto, non attraverso una recensione ma semplicemente parlandovene come farei ad un amico...
"Mi è veramente piaciuto!"
Ecco cosa direi ad un amico...
"Perché?" Potrebbe essere la sua domanda...
"Perché è scritto in modo semplice... lineare... percorre i miliardi di anni che ci separano dalla nascita dell'universo ai giorni nostri ed oltre... in due ore di lettura tutta d'un fiato!"
"Certo, dice cose risapute... ma le dice bene, comunque qualcosa di nuovo la si trova sempre da approfondire!"
E allora veniamo alle cose da approfondire.
L'ipotesi delle cause della distruzione di Tunguska, per esempio... meteorite? Meteorite di antimateria? O che?
Che dire poi della stella Sirio e della sua gemella... che cosa potrebbe accadere alla Terra se Sirio diventasse una supernovae?!? Meglio non pensarci...
E poi, che Saturno avesse un satellite a forma di anello? Mai sentito... vedrò di scoprire qualcosa di più!
Cosa provocò la glaciazione fulminea che circa 40-50 mila anni fa creò il permafrost del nord Europa e della Siberia , inglobandovi interi Mammut?!?
Bene, cose da approfondire ve ne sono tante... sta a voi, se siete interessati, cercare il libro "Dalla nebulosa all'uomo" di Piero PASOLINI.
Io l'ho già letto!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 22 agosto 2008

Porto Torres e il club del ponte...

Salve a tutti!
Ancora un'intervista al club del ponte...
Oggi è la volta di Giorgio Secchi, "con due c" come tiene a sottolineare...

Giorgio è nato a Pozzomaggiore ma è sempre vissuto a Porto Torres
"E' più di quaranta anni che frequento lo scoglio..." ci dice con orgoglio, "lo scoglio è bello per tanti motivi, a me piace tutto il tratto di costa... vista dal mare è bellissima, tutta piena di piccole grotte... e poi qui il mare è talmente bello e pulito che vien voglia di raccogliere i frutti di mare... le patelle, i ricci, le cozze...", (che poi finiscono saltate con gli spaghetti... aggiungo io!)
E così ci racconta che un po di anni fa avevano chiuso gli allevamenti di cozze ad Olbia e al largo dello scoglio si era riempito di cozze... "ce n'erano così tante che ci venivo con tutta la famiglia a mangiarle... allora la strada per Platamona ancora non esisteva, c'era solo un viottolo...".
Certo, ora le cose sono cambiate ma il mare è ancora bellissimo!
Gli chiediamo cosa ne pensa del posto, al di la del mare... cosa si potrebbe fare per valorizzare la costa. Giorgio è amante del ballo e così propone un po di divertimento, la sera per esempio si potrebbero organizzare delle serate danzanti...
L'anno scorso allo scoglio Giorgio ha tenuto delle lezioni di Latino-Americano...
A questo punto però interviene Gavino che prega e spera che le cose stiano come stanno oggi... altrimenti addio scoglio!
Lo scoglio è anche un luogo di socializzazione, si parla del più e del meno, ci si scambia le ricette e si trascorre un'oretta ad imparare qualcosa dagli altri...
Oggi essendo Giorgio al centro dell'attenzione, si parla di chimica applicata alla produzione industriale e così tra una formula chimica ed una risata si fa l'ora del pranzo ed ancora una volta è arrivato il momento di salutarci...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Il club del Ponte si riunisce ancora...

Cari amici, oggi conosciamo meglio un altro pinguino del ponte, emigrato a Milano per motivi di lavoro (ma solo in inverno!) cerca di passare più tempo possibile allo scoglio ma siccome è allergico alla roccia resta sempre in acqua!
Il pinguino di oggi è Giovanni Soru (il meneghino), portotorrese di nascita ma residente a Milano dove lavora...
Giovanni frequenta lo scoglio da almeno otto anni. Vi si trova bene per tanti motivi, c'è pace e tranquillità, a differenza di Stintino, e l'acqua non ha nulla da invidiare alla più nota località vacanziera...
Giovanni arriva tutti i giorni in bicicletta, per lui lo scoglio è il giusto compenso per un anno di nebbia...
Gli chiediamo se abbia mai pensato di tornare in Sardegna... la risposta la sappiamo già... "Si, mi piacerebbe, ma Milano offre molto per il lavoro e per il tempo libero... tutte cose che in Sardegna non si trovano!"
Ce lo dice con tristezza... da vero sardo amante della sua isola e del bel mare...
Per concludere gli chiediamo di dirci qual'è il suo piatto preferito... e così scopriamo che adora i gamberi ai ferri e come primo i ravioli di formaggio o gli spaghetti col sugo di gamberi... sarà l'ora, sarà l'argomento, di colpo il club si scioglie e le voci in coro dicono "buon appetito... e a domani!".

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 21 agosto 2008

Mostra "Gli Etruschi e la Sardegna"

Siete in Sardegna e volete passare una giornata diversa dal solito, lontano dal mare?
Se è così, non avete che da visitare il museo de "sa corona arrubia", lungo la strada Lunamatrona-Collinas...
La mostra di quest'anno è sugli Etruschi...





Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Osilo: contro i temporali...

Paese che vai usanze che trovi,

a Osilo per esempio, contro i temporali, si recitava così:

Santa Aivara de campu,

sailvanoso dae tronoso e lamposo.

Che tradotto significa:

Santa Barbara di campo,

salvaci dai tuoni e dai lampi...

Poi si recitava per tre volte il Credo...

Anche in questo caso c'è di mezzo Santa Barbara... chissà...

magari non serviva a niente ma tanto male non fà!


Paola SABA

mercoledì 20 agosto 2008

Porto Torres: il Club del Ponte e i proverbi sardi



A volte per ingannare il tempo, tra un bagno e l'altro, capita di ricordare i termini antichi dialettali. Così si sentono termini in Portotorrese, in Sassarese, in Campidanese e così via...
Poi talvolta spuntano fuori dai meandri della memoria frasi intere, proverbi...
E' Gavino che ci racconta, con il suo accento tipico, un detto antico del paese di Sorso, che qui vi scrivo:

"Lu zerragu naddu allu guggiu e
battixadu all'invessu e senza sari
e megliu dallu a un'animali
chi no a eddu a ricattu pessu"

Che tradotto dovrebbe suonare circa così:

"Il bifolco nato al buio
e battezzato al rovescio e senza sale
è meglio darlo ad un animale che non a lui,
anche se sono solo i resti del mangiare, da buttare"

Certo, forse per capirlo è il caso di mettere le frasi in ordine, e dunque:

"I resti del mangiare, anche se sono da buttare,
è meglio darli ad un animale
piuttosto che ad un bifolco,
nato al buio e battezzato al rovescio e senza sale"

Ecco, forse ora è più chiaro...
E allora, che dire se non che per non essere bifolchi si deve studiare?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 19 agosto 2008

Gesico: tradizioni popolari per proteggersi dai temporali

E' il diciassette agosto e domani partiremo per lasciare il paese di Gesico alla volta di Porto Torres. Torneremo l'anno prossimo, come tutti gli anni, in estate. Anche questa volta non sono riuscito a fare che un decimo delle cose che mi ero ripromesso, ma anche questa è una costante. Mancano poche ore all'ora di cena, se sono fortunato faccio ancora in tempo a salutare zia Nina e zio Lucio... chissà... ma si, proviamo!
Zia Nina è la più vecchia rappresentante della famiglia Schirru a Gesico, sorella di mia nonna Cenza, e quando posso vado sempre a salutarla con piacere.
Passo a prendere mia madre e con lei andiamo da zia...
Ai saluti seguono le interminabili chiacchierate sui parenti e sull'albero genealogico di famiglia... e poi zia inizia a raccontare quelle cose che più mi piacciono... piccole filastrocche,muttettus e preghiere in lingua sarda campidanese! Che memoria...
Le credenze popolari della Sardegna attribuivano ai santi il compito di proteggere le persone da eventi naturali che potevano essere pericolosi. Come già abbiamo visto per il malocchio,"is brebus ", le parole pronunciate per proteggere o per curare erano spesso alternate ai nomi dei santi che avrebbero dovuto fungere da protettori o intermediari. Ebbene, anche per proteggersi dai temporali i santi avevano la loro importanza, Santa Barbara e San Giacomo in particolare. Chi voleva proteggere i suoi cari dai pericolosi temporali e dai fulmini non aveva che da eseguire un antico rito durante il quale venivano recitate queste parole:

Santa Brabara e santu Jaccu,
bosu pottaisi is crai de lampu
bosu pottaisi is crai de celu
non toccheisi a fillu allenu
ne in domu e ne in su sattu,
santa Brabara e santu Jaccu.

La traduzione è circa questa:

Santa Barbara e san Giacomo,
voi avete le chiavi del fulmine
voi avete le chiavi del cielo
non colpite i figli degli altri
ne a casa ne in campagna,
santa Barbara e san Giacomo.

A mio parere questa è solo una piccola parte della preghiera ma al momento non sono in possesso di altre versioni che mi consentano paragoni. Posso solo dire che è abbastanza strano che si chiedesse la protezione per i figli degli altri ma non si accennasse ai propri.
In ogni caso devo ringraziare per questi versi mia zia Nina che nonostante i suoi 89 anni possiede ancora una memoria di ferro.
Grazie zia e alla prossima!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO


Leggi gli altri articoli sulle Tradizioni popolari della Sardegna

lunedì 18 agosto 2008

Visita al nuraghe Losa



11 agosto 2008, ancora una volta mi trovo alle prese con la civiltà nuragica... questa volta armato di macchina fotografica digitale, mi appresto a riprendere il nuragheLosa... Continua

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Coqì Beach

Chiudo la mia email a un'amica con la 'notizia' che vado a fare una seduta di docciaterapia. Prima però si accende un interruttore da qualche parte e telefono a mia sorella Marica sul portatile: "Sei al mare?" le chiedo. "Sì, sono al mare" mi risponde. Qualche altro bla-bla e poi ciao-ciao. Vado in cucina e lavo le poche cose della sera precedente (ho una cucina ordinatissima). Poi doccia. Poi roba del mare. Nel cassetto dell'armadio non c'è. Ma dove capperi l'ho messa? Ah sì, l'ho messa in ordine da qualche parte, ma non ricordo dove, forse lassù in una borsa-valigia. Prendi la sedia, tira giù la borsa, eccola! Mi ci vuole uno zainetto, ce l'ho, ma ci sono accessori informatici, svuota lo zainetto, metti asciugamano-costume-ciabatte, indossa costume, indossa pantaloncino sopra costume, scarpe, maglietta, sistema borsetto, tira giù le tapparelle, verifica finale, chiave, porta, chiudi porta.

Imbocco la Braccianese; all'altezza di Osteria Nuova, a sinistra; la strada l'ho già fatta una volta, è stretta e piena di curve, ma suggestiva; in un punto si passa in un tunnel di alberi; incrocio, az! è proprio pericoloso, bisogna stare attenti; proseguo e seguo le indicazioni stradali come mi ha suggerito Marica; supero Maccarese e arrivo alla rotonda di Fregene; a sinistra; dopo il Riviera trovo il cartello del Coqì Beach; il parcheggio è gratuito; entro; all'ingresso un signore, che scoprirò dopo essere il proprietario. "E' la prima volta che vengo e non conosco le procedure, cosa devo fare?" gli domando. "Lei è con la signora?" mi domanda indicando una bella signora non molto distante da me. "No, ma mi piacerebbe" rispondo (la signora sembra molto lusingata e sorride, ricambio). "Allora guardi, vada da quella signora alla cassa e dica di cosa ha bisogno". "Grazie-Prego".

Alla signora alla cassa chiedo un lettino: "Otto euro, se ha i tre euro..." mi risponde. Infilo la mano nel borsetto e ne tiro fuori cinque di carta; poi la mano va all'altro scomparto (quello degli spiccioli) e tira fuori una manciata di metallo, compreso un portachiavi con medaglietta della madonna di Lourdes: "Con questo non posso pagare, immagino". La signora sorride. Con la ricevuta in mano mi avvio verso la riva. Mi viene incontro un giovanotto con pantaloncini e maglietta. "Immagino che mi debba rivolgere a lei" gli dico. "Ce stò solo io" mi risponde. Gli dò il biglietto del lettino e lui ne lacera un pezzo: "Dove glielo metto?" (accipicchia che esempio di comunicazione). "Sto cercando mia sorella, signora bionda con bambino e lettino vicino al bagnino". Vicino al bagnino una signora bionda con lettino c'è, ma mi dà le spalle e non vedo il bambino. Sono abbracciati.

Quando Marica mi vede le si illumina il volto: "Luciano, guarda chi c'è, che bello!" esclama. Quando mi levo maglietta e pantaloncino, il suo pensiero di sorella-madre va alla crema: "Ho la protezione quattro, quindici e trenta, quale vuoi?". "Non lo so, non ho mai usato creme". Decide per la quindici. Viene dietro di me, che sono seduto sul lettino, col flacone e invece di aprirlo come previsto, svita il tappo. Non so quanta crema mi cola per la schiena. "Ho, scusa, mi sono emozionata e ho svitato il tappo" si rammarica. Alla fine del trattamento sono bianco di crema. Ci vuole un bagno. Entro in acqua: è calda, non limpida e c'è qualche ondina.

Vado avanti, ma cammino-cammino e l'acqua mi arriva al massimo all'ombelico. Alla fine mi fermo e decido di fare finta di non toccare. Mi immergo. Calda, piacevole, rilassante. Non lontano da me due signore di piacevole aspetto che mi sembra che parlino spagnolo, ma sono poche le parole che giungono alle mie orecchie e non mi danno la certezza della lingua. Dopo un po' mi avvicino a un signore di mezza età che sta smucinando con una mano nella sabbia. "Cerca vongole o telline?" gli chiedo. "No 'e vongole nun ce stanno, bisogna annà allargo; pijo 'e telline". Chiacchieriamo per un po'. Dopo mia sorella mi dirà: "Eri appena entrato in acqua che già parlavi con qualcuno".

Il signore mi dice molte cose interessanti e ha una voglia di parlare indiavolata. Parla praticamente sempre lui. Io cerco di inserirmi nel discorso in quegli attimi che riprende fiato. Ma mi viene concesso poco spazio. Abitiamo anche relativamente vicini: lui a Prima Porta, io vicino all'Olgiata. Dopo un po' vedo Marica in acqua con Luciano e decido di raggiungerli. Stanno giocando con una palla-mela. Sì, proprio una mela che usano come palla e si lanciano a vicenda. La mela galleggia; non lo sapevo. Marica rientra a riva e io resto con Luciano a fare lo stesso gioco. Ma lui non misura la forza né la direzione, quindi tutte le volte che tira la palla-mela mi copro il volto con le mani. Per fortuna non mi centra. Ah, basta bagno; torno sulla spiaggia. Mi è venuto un languorino allo stomaco. Quasi-quasi mi faccio un panino.

A metà della spiaggia c'è un gazebo con bar. "Cornetti, panini, tramezzini?" chiedo al giovanotto con coda di cavallo. "Abbiamo panini, baguette, con prosciutto crudo e mozzarella, prosciutto cotto e mozzarella, pomodoro e mozzarella" risponde. "Ma la baguette non me la dà mica intera, spero" osservo, accompagnando le parole con il gesto del braccio destro allungato e la mano sinistra alla spalla destra. "No, la tagliamo in tre parti" mi rassicura. "Bene, allora prosciutto cotto e mozzarella e acqua minerale; se mi viene voglia del caffè glielo dico dopo" è la mia decisione. Prendo anche il caffè - lungo-lungo come piace a me - e mentre lo sorseggio vedo Marica che sta parlando con una delle signore che avevo visto in acqua.

Le raggiungo; si stanno salutando. Marica, che conosce le buone maniere, ci presenta: "Questo è mio fratello Giovanni" dice rivolta alla signora. "Piacere-piacere, Giovanni-Anna". Dall'aspetto e dalla pronuncia un po' esotica mi sembra [...] e azzardo: "Sei brazileira?". "Sì" risponde. Una bella signora portatrice di sorriso. Marica poi mi dirà che è separata e il giudice le ha affidato la bambina e il padre può vedere la figlia per due ore ogni due settimane alla presenza della madre. Accipicchia che brutta separazione! Una separazione giudiziale è il quanto-di-peggio possa esistere: due persone, che pensavano di amarsi e diventano nemiche. Anche se non mi ha mai riguardato, mi rattrista. Scambiamo qualche battuta di convenevoli e poi la mia solita battutaccia: "Vi avevo viste parlare e ho pensato: Marica deve fare proprio così, intercettare belle signore e presentarmele". Per fortuna ridono tutt'e due. Io mi aggrego.

Alle 15.00 andiamo a prendere il gelato per Luciano e il caffè per Marica. Alle 15.30 partenza. Intanto, siccome quel signore che avevo conosciuto in acqua mi aveva parlato di uno stabilimento dell'Esercito (avevo infatti visto unTricolore sventolare e mi era venuto il sospetto), al rientro (3-400 metri dal Coqì) mi fermo in quello stabilimento per chiedere. Al botteghino ci sono un giovanotto e una bella ragazza. Tutti e due sorridenti. "Ho una domanda" esordisco. "Prego" è la risposta della ragazza.

"Il mio nome è Giovanni Bernardi e sono generale di divisione del ruolo d'onore dell'Esercito, quindi in pensione; non ho la tessera AT che conferma la mia appartenenza alle Forze armate, perchè non mi è mai servita; cosa devo fare per poter accedere a questo stabilimento dell'Esercito?" spiego. "Questo non è Esercito, ma Ramdife (Reparto autonomo ministero della Difesa) - mi risponde la ragazza - ed è lo stabilimento del ministero della Difesa; se vuole le facciamo la tessera come socio aggregato".

Az - penso - non ho mai visto una burocrazia meno burocratica. Presento la patente, dove sono ritratto in divisa e che ha la residenza aggiornata oltre alla abilitazione alle patenti A-B-C-D-E, e mi viene rilasciato il tesserino con il quale posso accedere allo stabilimento con prezzi militari. Ma domani non ci andrò, perché sarò con Marica al Coqì.

Giovanni Bernardi

Una sola ragione

Abbiamo ucciso per il bene
e non abbiamo avuto dubbi
avremmo di certo osato
senza vedere l'anima almeno
seduto tra le stelle l'uomo
guarda la sua piccola terra
azzurra di cielo coperto di nubi
accapigliate in guerra sempre
e avrebbe ascoltato il vento
in uno supporre il domani
una sola ragione ci muove.
E' quella che magnetica spinge
la terra lontana dal sole e poi torna
e la marea va e viene alla luce
della luna che da qui sembra viva
ma è l'illusionista della morte
a farci vedere un'altra possibilità.

Giuseppe Marchi

domenica 10 agosto 2008

Ovidio: le metamorfosi e il Diluvio...

Nel precedente articolo sulle Metamorfosi ho concluso parlando dell'età del ferro, l'era delle guerre.
Giove, stancatosi di vedere e sentire gli uomini riunì il concilio degli dei per decidere sulla punizione da dare alla razza umana e dopo aver valutato attentamente decide di usare l'acqua per distruggere questa razza malvagia. I fulmini, sua arma preferita, avrebbero potuto dar fuoco al "sacro etere" e causare distruzioni incontrollabili. Si sarebbe potuto infiammare e bruciare il lungo asse terrestre, ci riporta Ovidio! E dunque é meglio distruggere "la stirpe dei mortali con un'inondazionee mandare un diluvio da ogni parte del cielo".
E così l'acqua sommerse il mondo, trascinando via tutto "e le torri strettedall'acqua restano invisibili sotto i gorghi; ormai non c'era nessuna separazione tra mare e terra: tutto era mare ma al mare mancavano i lidi...
Solo in due si salveranno, Deucalione e la moglie, Pirra. Su una fragile barca sopravvissero ed approdarono sul monte Parnaso e, resisi conto di essere soli al mondo si rivolgono agli dei perchè li consiglino su come ripopolare la terra con la stirpe degli uomini. Temi, interpellata dai due sopravvissuti risponde: "Allontanatevi dal tempio e copritevi il capo, sciogliete le vesti e buttate dietro le spalle le ossa della gran madre..."
Deucalione, figlio di Prometeo, interpreta come "pietre", le ossa della gran madre "Terra" e così, ubbidendo alla dea, inizia il lancio delle pietre... e "le pietre lanciate dalle mani di Deucalione assunsero l'aspetto di maschi, mentre le femmine ripresero vita con il lancio effettuato dalla donna"...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 8 agosto 2008

Pratica di Mare

Pratica Di Mare, Giornata azzurra 2008...

Continua...

Barbara Ghetti e Sandro Ammassari



Storia della Sardegna e della Corsica... le antiche popolazioni

Una delle domande che mi sono posto relativamente ai nomi delle popolazioni sarde riguarda il significato e la provenienza del termine "Barbagia", utilizzato per indicare la parte centrale della Sardegna, e "barbaricini" riferito ai suoi abitanti. Nel corso delle mie letture non mi era mai capitato di trovare riferimenti al significato. L'assonanza con il termine "barbaro" mi aveva fatto pensare che potesse avere un significato simile... ma niente di certo fino a ieri.
Nel libro "Storia della Sardegna e della Corsica" di Ettore Pais ho trovato risposta alla domanda.
I termini derivano effettivamente dal termine "barbaro" e furono utilizzati dai romani per descrivere le popolazioni rozze e "vestite di pelli" (da cui anche il termine "Pelliti") responsabili di atti vi brigantaggio condotti contro le popolazioni delle pianure sarde. I romani, dopo aver sconfitto le forze cartaginesi presenti sull'isola nel corso della prima e seconda guerra punica e nei periodi successivi, furono impegnati in continue lotte con le popolazioni interne, eredi degli antichi popoli conosciuti come Iolei o Ilienses, talvolta considerati due popoli distinti. La Sardegna era diventata una provincia di Roma ma la povertà delle terre spinse Cesare Augusto a darne il comando ad Ufficiali di grado equestre (inferiori rispetto ai magistrati), chiamati prefetti.
Da allora i popoli interni non ancora domati vennero chiamati "barbari" o "barbaricini" e gli antichi nomi pian piano furono dimenticati, al pari delle loro origini che, a quanto sembra, gli antichi storici greci facevano risalire a popolazioni di origine ellenica forse stanziatesi in Sardegna ai tempi del mitico eroe greco Ercole...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 7 agosto 2008

Porto Torres: ancora al mare...


Come promesso, eccomi ancora con voi... in diretta dallo scoglio di Porto Torres, sede del Club del Ponte...
Oggi, prima di passare a presentarvi un altro abitante dello scoglio devo fare delle puntualizzazioni relative al precedente articolo.
Prima di tutto bisogna chiamare gli abitanti dello scoglio con il loro nome... e cioè "pinguini"... per l'abitudine di stare sempre in piedi a chiacchierare! Abitudine dovuta anche alle rocce taglienti sulle quali è difficile sedersi...
Poi occorre dire che lo scoglio era frequentato da molto prima che arrivasse il signor Gavino... sono stati in tanti a dirmi che era già abitato in tempi "preistorici"... ed è giusto riconoscerlo.
In ogni caso, ora è il momento di passare alla presentazione di un altro abitante, Giovanni Zucca da Porto Torres (detto Giovannino per gli amici). Giovannino abita lo scoglio come pinguino praticamente da sempre... Dopo aver passato la vita tra i mobili ad occuparsi di arredamento d'interni, dopo aver fatto la sua trasferta anche a Roma ed aver lavorato nel mondo del cinema in qualità di "Ebanista bella presenza" , è tornato al suo scoglio come pinguino.
E' lui che ci dice che "con l'arrivo di Gavino Usai il club è cresciuto... grazie al suo modo di fare..."
La giornata estiva di Giovanni è molto semplice, arriva presto allo scoglio e si fa un giro alla ricerca di qualche patella e di qualche piccolo granchio...
Ma, vi chiederete, che fine fanno le prede?
Io sono convinto che vengano liberate dopo averle salutate ma qualcuno dice che finiscono in padella, saltate nell'olio con aglio, prezzemolo e pomodori pachino... chissà chi ha ragione...
Il suo hobby è lo studio di testi sacri, la Bibbia in primo luogo ma anche i testi di altre religioni. Poi la sera esce per una bella passeggiata...
Ma ora è tardi ed è arrivato il momento di sentire se l'acqua del mare è abbastanza calda per il bagno.
Arrivederci a presto...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 4 agosto 2008

Storia della Sardegna e della Corsica... le guerre puniche

Cosa c'entrano le guerre puniche con la Sardegna direte voi... non interessarono i Romani e i Cartaginesi? Si, ma...
In questi giorni sto leggendo un volume acquistato alcuni anni addietro e appena sfogliato, l'autore è Ettore Pais, Accademico dei Lincei e Senatore a vita del Regno d'Italia nonché fondatore del Museo archeologico dell'Università di Sassari ma soprattutto grande conoscitore della storia antica romana e della Sardegna. Ebbene, senza tirarla troppo per lunghe, le guerre puniche furono combattute probabilmente per il dominio sul mediterraneo e molte delle battaglie furono combattute sulla terra di Sardegna o nei mari limitrofi...
Pare che i Cartaginesi (talvolta chiamati Puni, da cui guerre puniche!) dal 500 a.C. circa avessero la supremazia sul mar mediterraneo ed in particolare commerciavano con la Sardegna lungo le coste e forse anche all'interno. I problemi con i romani dovettero iniziare già in quei tempi, se non in Sardegna, sicuramente in Sicilia, altra isola quasi per intero sotto l'influenza cartaginese...
In quei tempi lungo le coste della Sardegna vi erano alcune importanti città... Carales (Cagliari), la più nota e popolosa... ma anche Olbia (chiamata Terranova... perché poi? Forse perché si trattava di una colonia etrusca? Oppure fenicia? Questi due popoli erano talvolta alleati nelle loro guerre... come fossero genti della stessa stirpe!) e poi sulla costa occidentale vi era la città di Cornus (oggi Santa Caterina di Pittinuri, vicino a Cuglieri) e nel sud-ovest si trovava invece Sulci, mentre nel centro si trovava la città di Macopsisa, oggi conosciuta col nome di Macomer... tutte città sotto l'influenza dei Cartaginesi...
E così la guerra tra Cartaginesi e Romani per il controllo del Mediterraneo venne combattuta, come ancora oggi spesso accade, su altre terre che furono messe sotto sacco...
Due guerre, quelle Puniche che videro alla fine il prevalere di Roma che poté estendere la sua influenza in tutto il mediterraneo.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO