giovedì 2 febbraio 2012

LA BABELE AFGHANA

Parlando con il collega e amico Rugolo della babele linguistica dell’Afghanistan, mi è stato rivolto l’invito a scrivere due righe senza pretesa, invito che raccolgo volentieri.
Jaish-e-Italia o Armii-e-Italio? 
Queste frasi apparentemente dissimili sono il nostro punto di partenza. Vogliono dire la stessa cosa, ossia Esercito Italiano, ma una è in arabo e l’altra in persiano. Il cittadino italiano generico medio fa fatica a capire che c’è una differenza tra i due popoli, differenza complicata dal fatto che viene usato lo stesso alfabeto per scrivere (e da destra a sinistra), ma questa differenza è cruciale: se si scrive sulla fiancata dei mezzi una frase in arabo, essa andrà bene in Iraq e in Libano, ma è estremamente scorretta in Afghanistan e, a parer mio, offensiva.
Ma quali e quante lingue si parlano in Afghanistan? 
Una risposta scientifica non potrà mai essere data, perché la varietà di lingue, dialetti e cadenze è pari solo al sub-continente indiano.  Tuttavia un modo per fare chiarezza c’è e si basa sull’antropologia e sulla storia.
Fughiamo subito il dubbio del nostro cittadino: la maggior parte degli afghani è indoeuropea e non araba. Si, proprio gli stessi indoeuropei che popolano la gran parte dell’Europa (il cittadino italiano più accorto si sarebbe dovuto accorgere della somiglianza di Armii con Armata, Armija, Army etc) .
In effetti, una tesi ardita di Felice Vinci (Omero nel Baltico) ipotizza un’antica migrazione dei Baltici fino al Mediterraneo (da cui la civiltà achea ed il mito di Troia), Sarmazia, Scizia e Battriana, citando popoli alti e biondi dagli occhi azzurri che compaiono improvvisamente in Asia centrale e i cui fonemi ancora resistono nelle culture indiane, ma questo affascinante campo di ricerca esula dai nostri scopi.
Dunque chi popola oggi l’Afghanistan? 
Le statistiche (ah, le scienze esatte!) ci dicono:
-          42%       Pashtun
-          27%       Tagiki
-          9%         Hazara
-          9%         Uzbeki
-          13%       altri gruppi.
I Pashtun erano antichi principi indù (si, proprio così!) di stirpe indoeuropea, alla conversione all’Islam diventano in parte nomadi e popolano a macchia di leopardo  la nazione. Parlano una lingua iranica, che si scrive in maniera simile al Dari, cioè con l’alfabeto arabo (e 4 consonanti in più), ma dalla quale si differenzia sostanzialmente nella pronuncia. E’ parlata principalmente nel sud del paese e nelle aree di confine del Pakistan. Ecco perché qualcuno parla di Pashtun-istan ad indicare le regioni etnicamente Pashtun. Il Pashtu è la madrelingua per il 35% della popolazione afghana.
I Tagiki sono gli eredi della tradizione persiana sassanide, che ha istituito le odierne basi e regole grammaticali del persiano e si identificano con quella cultura/retaggio storico (non con la politica o i dogmi religiosi, essendo i tagiki per la maggior parte sunniti a differenza degli iraniani sciiti). Il Farsi ed il Dari, volendo approssimare, sono nient’altro che la lingua persiana chiamata in maniera diversa per opportunità politiche o pratiche. Il Dari (o Afghan Persian, o Eastern Farsi) è la lingua commerciale dell’Aghanistan (amministrativa, dei contratti, delle scritture contabili etc), si scrive con l’alfabeto arabo e possiede 12 consonanti in più rispetto a quella lingua (ricchezze e sfarzi del passato di Herat, capitale dell’impero timuride!). Il 50% della popolazione parla Farsi/Dari.
Gli Hàzara, che vivono nel centro del Paese, scontano l’odio delle altre etnie per essersi fusi coi mongoli invasori.  Essi erano contadini buddisti (i Buddah di Bamyan) prima dell’invasione di C’inghiz-chan (Gengis Khan) del 12°secolo. L’Hazaragi è una lingua farsi, mutuata dalla pronuncia mongolide e ristrutturata sulla grammatica turca (indoeuropeo e polisillabiche ural-altaiche agglutinanti, per chi volesse dilettarsi…).  Sono sciiti tutelati dall’attuale governo iraniano.
Gli Uzbeki, che vivono nel nord, sono i discendenti dei conquistatori turchi. L’uzbeko, ceppo etnico altaico, ha modificato la propria lingua sulla base turca, ed è oggi affine ai popoli turcomanni (turco, azero, turcomanno, etc). Viene parlato dall’11% della popolazione afghana principalmente nel nord. Curiosamente, durante l’epoca sovietica, veniva scritto con l’alfabeto cirillico (eccezioni incredibili che solo in Asia succedono!).
Si vede bene che le percentuali etniche non coincidono con quelle delle lingue parlate. La spiegazione è che alcune frange  di popolazione, per esempio etnicamente pashtun, si esprime in un'altra lingua, per esempio Dari.
Mi fermo qui, come si vede la torre di Babele è una leggenda con un fondamento di realtà! 
Questi incroci di popolazioni e di lingue, queste fusioni di culture diverse e questi ibridi estremamente particolari mi evocano sempre scenari affascinanti e storie incredibili.
In fondo l’Asia è anche questo.
Khoda Hafiz (arrivederci).    

Livio CIANCARELLA

2 commenti:

  1. Grazie delle preziose riflessioni, Caro Livio!

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  2. Caro Livio
    non finisci mai di sorprenderci!grazie per tutto quello che ci insegni

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