sabato 9 settembre 2017

L’impatto cyber sul mondo si misura ormai in miliardi di dollari.

A.P. Moller Maersk CEO: Ransomware cyber attack led to predominant loss of business in JulyQualche mese fa, qualcuno potrebbe aver fatto caso alla notizia riguardante una delle più grandi società al mondo nel campo del trasporto containers, della logistica e dell'energia, la danese A.P. Møller - Mærsk A/S.
La notizia, riportata dalle principali testate giornalistiche ha fatto il giro del mondo; non è da tutti infatti dichiarare apertamente perdite per 300 milioni di dollari, causate dalle conseguenze di un attacco informatico avvenuto il 27 giugno scorso e che ha messo in ginocchio il sistema logistico integrato che consente di gestire le operazioni logistiche del colosso.
L'attacco hacker, condotto attraverso l'uso di un ransomware (un software malevolo che cifra i dati e chiede un riscatto per decifrarli) probabilmente non era diretto contro la società danese, sembra infatti che abbia colpito inizialmente il tessuto economico finanziario dell'Ucraina (ma anche i sistemi di monitoraggio della centrale nucleare di Cernobyl) e solo in un secondo tempo abbia colpito la A.P. Møller - Mærsk A/S.
Secondo alcuni analisti di sicurezza il software utilizzato sarebbe EternalBlue, uno dei software prodotto dalla NSA ma l'attacco, secondo fonti governative ucraine, sarebbe stato condotto dalla Russia contro l'Ucraina (dichiarazioni poi in parte ridimensionate).
Risultato?
Per la A.P. Møller - Mærsk A/S un mese di stop quasi completo delle attività logistiche condotte presso diversi porti nel mondo ed un conto da pagare piuttosto salato: circa 300 milioni di euro!
Ma lasciamo da parte la danese A.P. Møller - Mærsk A/S per parlare di un altro articolo, più generale, pubblicato il 18 luglio scorso sul sito blomberg,com. Chi scrive è Oliver Suess e l'articolo ha un titolo fin troppo esplicito: Global Cyber Attack Could Cost $121.4 Billion, Lloyd's Estimates.
Naturalmente è solo una stima (che proviene da un report della Lloyd), però 121 miliardi di dollari sono una bella cifra per un evento cyber, seppur di livello mondiale.
Ora, se le cifre fornite dalla società danese sono realistiche, probabilmente l'impatto globale dell'evento cyber ha raggiunto la cifra di diversi miliardi di dollari (decine?).
Ora, a mio parere, è arrivato il momento di una seria riflessione sul problema cyber, riflessione che noi di Difesaonline cerchiamo di portare avanti.
Probabilmente ricorderete l'articolo Novità sul fronte Cyber: pubblicato il DPCM 17 febbraio 2017, in cui concludevo con la mia perplessità sul fatto che si parlasse, come spesso accade in Italia, di importanti cambiamenti da effettuarsi però senza nuovi oneri a carico del bilancio dello Stato!
BEne, alla mia perplessità di allora aggiungo qualche ulteriore considerazione.
La mia domanda è la seguente: se per disgrazia dovessimo subire un attacco dell'importanza e delle dimensioni di quelli che si stanno verificando in tutto il mondo, non spenderemo (molto) di più del “costo zero” di cui si parla nel DPCM per ripristinare sistemi e servizi e per il fermo dei sistemi che ne deriverebbe?
E questi costi, o come mancati introiti in tasse o come spese vive da sostenere, non andrebbero a gravare in ogni caso sulle casse dello Stato (oltre che sui privati)?
Ritengo che nessuna persona dotata di raziocinio possa metterlo in dubbio!

Ma allora, per una volta, perché non prendere il toro per le corna e finanziare una linea d'azione che miri alla messa in sicurezza dell'Italia dai rischi cyber, in maniera coordinata e scientifica e non, come al solito, lasciando agli uomini di buona volontà e alla loro libera iniziativa la responsabilità di una lotta impari?
Sono in tanti, Università, industrie e privati, che per proprio conto si stanno muovendo per fare ciò che è in loro potere,perchè non cercare di organizzare gli sforzi?

Per approfondire:


Alessandro RUGOLO

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