martedì 24 luglio 2018

Orrore é per sempre... (prima puntata)

...era come se il terrore che tutte quelle persone avevano provato avesse lasciato una traccia che solo lei poteva percepire...

E lei lo percepiva. Intenso, terribile, reale, come se qualunque cosa fosse avvenuta non fosse mai passata!

Ci aveva fatto l'abitudine ormai, anche se qualche volta le capitava di avere i conati di vomito. Non sempre però, solo quando la morte aveva colpito duro, solo quando la persona morente aveva sperimentato il sapore dolciastro e ferroso del proprio sangue o il dubbio gusto acido e amarognolo del vomito! Allora stava male e non era raro che vomitasse anche lei. 
Quando succedeva, la sensazione la colpiva istantaneamente, come se il suo cervello reagisse in automatico agli stimoli, prima ancora che la raggiungesse la consapevolezza di un altro morto ammazzato e potesse visualizzarne le immagini.
Ma ora capitava sempre meno spesso, per fortuna.

Non avrebbe mai dimenticato quella volta che stava al banco della biblioteca. 
La signora Giovanna era una donnona grande e grossa, sempre sorridente e con un amore per i libri che non aveva confini, forse inferiore solo all'amore per il suo cagnolino, un chihuahua dal pelo cortissimo e con due occhioni giganteschi che sembravano sporgere fuori dalla testa per osservare meglio il mondo. 
Eppure quel giorno non l'aveva neppure vista dietro il bancone a riordinare libri e registrare ingressi e uscite con la solita meticolosità. 
Non si era accorta della sua presenza quando le aveva vomitato addosso il panino della sera prima, un hamburger troppo cotto insaporito con ketchup e cetriolini sottaceto.
Non aveva sentito le sue urla di disgusto quando il vomito (degno dell'esorcista del noto film) era straripato dalla sua bocca come un getto della manichetta dei pompieri, investendola in pieno e lasciandole tracce indelebili sul vestito a fiori che indossava quella mattina. Per non parlare di quelle, più impalpabili, che sarebbero restate nella sua ferrea memoria da bibliotecaria.
No, non l'aveva vista, come non l'aveva sentita urlare per lo spavento, eppure la signora Giovanna aveva un petto da tenore e quella mattina al sentirla, si erano precipitati a vedere cosa accadeva anche i colleghi del piano di sopra.

Lei aveva visto e sentito tutt'altro.
Era stata tante volte in biblioteca. 
Amava i libri, soprattutto i gialli di Agata Christie, Hercule Poirot era il suo detective preferito. Di lei aveva letto tutti i libri che si trovavano in biblioteca e pensava di essere ormai un'esperta quando, doveva avere tredici o quattordici anni, si rese conto che la biblioteca non possedeva tutti i libri della sua scrittrice preferita (cosa disdicevole di per se) e come diretta conseguenza lei non aveva letto tutti i libri della sua autrice preferita (orrore!) e non poteva più vantarsene con le amiche!
Poi aveva scoperto i servizi aggiuntivi della biblioteca. Era stata proprio la signora Giovanna a spiegarle che se voleva leggere un libro che non era presente in biblioteca avrebbe semplicemente dovuto compilare una riga del registro richieste e poi, con un po' di fortuna, il libro sarebbe stato acquistato e lei avrebbe potuto leggerlo.
Quella mattina vi era nell'aria qualcosa di diverso. Se ne era resa conto da quando aveva messo piede nel giardino.
Normalmente vi erano dei pappagallini verdi, scappati da chissà quale gabbia, che garrivano rumorosamente al suo passare, ma non quella mattina. Nell'erba passeggiava lentamente un vecchio corvo nero, con le piume rovinate dal tempo e gli artigli adunchi racchiusi intorno ad un ramo d'olivo caduto dall'albero durante la notte.
Ebbe la sensazione che il corvo la guardasse torvo, quasi con odio, se un corvo può odiare. La fece quasi star male ma tirò dritta per la sua strada. La signora Giovanna le aveva appena telefonato per avvisarla che era arrivato un nuovo libro di Agata Christie.
La biblioteca non era distante da casa. Non più di un chilometro e mezzo. Il tempo era bello e nel giro di venti minuti avrebbe stretto tra le mani "Poirot a Styles Court". L'avrebbe rigirato tra le sue mani, annusato, ne avrebbe osservato con attenzione la dimensione dei caratteri e magari qualche imprecisione nella stampa o un graffio sulla copertina, per poi tuffarsi immediatamente nella lettura, già durante il percorso di ritorno verso casa, rischiando di farsi investire più di una volta dalle biciclette che sfrecciavano sulla pista ciclabile, troppo presa dalla lettura per sentire il rumore aggraziato dei campanelli.
La biblioteca era stata aperta quando lei ancora non era nata, le raccontò un giorno sua madre quando si rese conto del suo amore per la lettura. Si trattava di un edificio restaurato alla fine degli anni '70.
Suonò al campanello e attese che le aprisse qualcuno. arrivò di corsa Andrea, uno dei pochi ragazzi che frequentavano la biblioteca, anche lui, aveva scoperto ultimamente, appassionato di Agata Christie.
Un dubbio tremendo le attanagliò lo stomaco. E se avesse già preso il SUO libro?
Forse Andrea glielo lesse in faccia, fatto sta che le aprì la porta e si spostò per farla passare.
- Ciao Cristy, il tuo libro è arrivato. La signora Giovanna ti aspetta al banco. Io lo leggerò dopo di te. Mi sembra giusto dato che non sapevo neanche che esistesse! La signora Giovanna mi ha detto che sei stata tu a chiederne l'acquisto... 
E mentre lei passava quasi di corsa, Andrea continuò a parlare da solo e a guardarla con occhi da innamorato.
Ma lei era troppo impegnata per queste cose allora, era troppo piccola, troppo innamorata dei libri per rendersi conto che Andrea l'amava...
Arrivò al banco di corsa e fu colpita da una zaffata putrida e umida. Di fronte a lei non c'era la bibliotecaria ad attenderla col suo libro ma un uomo alto e magro, grondante di sangue rappreso che scendeva copioso lungo la sua giacca marrone per arrivare fino a terra.
Qualcuno lo aveva colpito da dietro con un'ascia che aveva ancora conficcata a metà del collo. Schizzi di sangue sgorgavano dalla ferita mortale e sangue gli usciva dalla bocca. Sangue rosso scuro e dal sapore dolciastro e ferroso... non aveva fatto in tempo a pensare. Aveva solo vomitato in faccia alla signora Giovanna che in quel momento, riconosciutala, le tendeva il suo libro...
Poi era svenuta, finendo nella pozza del suo stesso vomito.
Quel giorno era stato terribile ma mai come due giorni dopo, quando si ripresentò in biblioteca per scusarsi con la signora Giovanna!

Alessandro Rugolo

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