sabato 10 agosto 2019

Versailles: la sconfitta umana per la vittoria politica

Il 28 Giugno 2019 ha compiuto un secolo il famoso Trattato di Versailles, firmato nel 1919. Questo fu il documento che mise fine alla Grande Guerra che, secondo le stime, dopo quattro anni e tre mesi contava 10 milioni di vittime. Il mondo fino ad allora non aveva mai dovuto affrontare una guerra così terrificante che fece tornare a galla vecchi dissapori e conflitti tra nazioni che sfruttarono il clima di instabilità politica per prendersi le loro rivincite. Il Trattato di Versailles è la prova di come la guerra e la pace, conseguente ad essa, siano state utilizzate da alcune nazioni per prendersi rivincite per umiliazioni risalenti alla seconda metà dell'ottocento.
Per capire come nacque realmente il trattato e da chi venne proposto dobbiamo tornare al 1871 quando in una Francia in crisi con l'imperatore Napoleone III catturato dai tedeschi dopo la sconfitta di Sedan, la fuga dell'imperatrice Eugenia e l'instaurazione di una nuova repubblica, i tedeschi vinsero la guerra franco-prussiana e il 28 Giugno 1871 le truppe prussiane sfilano per la capitale francese arrivando fino a Versailles dove il Kaiser tedesco, Guglielmo II, proclamerà la nascita dell'Impero tedesco, riottenendo con questa vittoria le tanto agognate regioni dell'Alsazia e della Lorena che Francia e Germania si contendevano già dal Medio Evo.
Per i francesi questi eventi rappresentarono la peggiore delle umiliazioni: un Kaiser che non solo vinse la guerra, ma che addirittura proclamò la nascita del suo impero nell'edificio in cui i sovrani di Francia amministrarono per circa un secolo la politica della nazione.
Il risentimento fu tale che per ben quarantotto anni la Francia attese il momento adatto per prendersi la sua rivincita: e lo farà proprio con il Trattato di Versailles.
Alla vigilia del 1914 le grandi nazioni europee erano più divise che mai: da una parte la Triplice Intesa con Francia, Gran Bretagna e Russia, dall'altra la Triplice Alleanza con Germania, Austria-Ungheria e Regno d'Italia. Le azioni belliche dell'Austria-Ungheria verso la Serbia bastarono a far scendere in campo la Russia e con il famoso assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando l'Europa entrò in guerra. Poiché la Triplice Alleanza era basata su un'unione difensiva, ed essendo stata l'Austria-Ungheria a innescare le scintille della guerra, l'Italia sciolse il patto e si schierò con l'Intesa che nel frattempo promise ai Savoia l'ottenimento di territori tra i quali il Trentino, l'Alto Adige e la Dalmazia (patto di Londra- 1915).
Nel frattempo la Turchia e la Bulgaria affiancarono l'Alleanza e formati gli schieramenti, il 28 Luglio 1914 iniziò la Grande Guerra.
La svolta si ebbe definitivamente nel 1917, essenzialmente per due ragioni: la prima riguarda lo zar Nicola II che dovette abbandonare la guerra a causa della rivoluzione civile capeggiata da Lenin che portò alla diserzione degli stessi soldati russi, all'abdicazione dello zar e allo sterminio della famiglia imperiale.
Era l'inizio del nuovo governo comunista, le cui idee erano temute da tutta l'Europa occidentale che cercò subito di isolare la Russia. Nel frattempo, con l'armistizio, la Russia perdeva i territori di Finlandia, Lettonia, Lituania ed Estonia.
L'altra ragione riguarda l'entrata in guerra degli Stati Uniti d'America che sotto il governo del presidente Wilson cercarono fin da subito dei compromessi per la pace.
Gli americani permisero alla Francia di mantenere le città prossime a Parigi e supportarono gli italiani che nel frattempo riuscirono a cacciare definitivamente gli austriaci nella battaglia di Vittorio Veneto.
Nel 1918 furono così firmati gli armistizi: l'Austria il 4 Novembre e la Germania l'11 Novembre.
A questo punto mancava solamente decidere come comportarsi nei confronti dei vinti e come far fronte agli ingenti danni che la guerra aveva causato nelle città di tutta Europa.
Erano tre le proposte:
  • la prima era quella degli Stati Uniti che prevedeva la creazione di una “Società delle Nazioni” nella quale si stabiliva che ad ogni stato (vittorioso e vinto) sarebbe stata concessa l'autodeterminazione, vale a dire la possibilità di decidere il proprio ordinamento istituzionale e la facoltà di decidere sulla propria economia detenendo all'interno dei propri confini la massima sovranità.
Altri importanti punti erano la riduzione degli armamenti in ogni stato, la creazione di un mercato egualitario tra nazioni, la creazione di delegazioni sempre pronte a risolvere attriti tra le nazioni in modo pacifico per evitare altre guerre e tra i famosi 14 punti di Wilson era prevista la creazione di uno stato sovrano polacco e la cessione dei territori promessi all'Italia con i trattati di Londra.
  • La seconda proposta ancora più moderata era quella della Gran Bretagna che era pronta a riaprire i commerci con le altre nazioni compresa la Germania e porgere perciò la mano in segno di pace alle nazioni con le quali si era scontrata precedentemente. Posizione dettata anche dalla paura che una punizione troppo severa nei confronti della giovane Repubblica di Weimar avrebbe potuto gravare sulla forza della Germania permettendo alla Francia di prevalere su di essa. Tant'è che la Gran Bretagna sostenne gran parte delle proposte statunitensi;
  • la terza proposta, quella della Francia, era la più drastica di tutte: prevedeva la restituzione dell'Alsazia e della Lorena; la demilitarizzazione di tutte le basi militari tedesche; lo sfruttamento delle risorse del territorio della Germania; la riduzione delle truppe tedesche a 100.000 unità e la privazione della flotta che sarebbe stata divisa fra Francia e Gran Bretagna. Per non parlare dell'ingente quantità di denaro (132 miliardi di marchi d'oro) che la Francia avrebbe utilizzato per far fronte ai danni prodotti dagli attacchi e dall'occupazione tedesca nel suo territorio e che nel frattempo avrebbero fatto collassare l'economia tedesca eliminando ogni possibilità di ripresa;
Essendo chiare le posizioni degli americani e degli inglesi la Francia fece di tutto per far prevalere la sua proposta. Durante i negoziati per la sottoscrizione del trattato di pace a Parigi erano presenti le Delegazioni di 32 nazioni ma la Germania e l'Austria-Ungheria non vennero invitate e la Francia inserì nel trattato ogni sua proposta riguardante la Germania, vista come unica colpevole. Nella stesura del trattato la Francia non mostrò nessuna pietà per la Germania trasformando un documento di pace in un diktat, cioè un ordine senza possibilità di discussione tant'è che se la Germania non avesse rispettato il trattato sarebbe stata invasa dalle truppe degli altri stati europei.
Alle condizioni precedentemente indicate, si doveva aggiungere che la Germania avrebbe dovuto cedere la città di Danzica alla Polonia, isolando in questo modo la Prussia orientale dal resto dei suoi territori, per non parlare della cessione di tutte le colonie in Africa e in Asia.
Come se non bastasse, per ottenere definitivamente la sua vendetta la Francia decise di far firmare il Trattato di Pace nella Reggia di Versailles il 28 giugno, durante il cinquantaduesimo anniversario della vittoria tedesca nella guerra franco-prussiana del 1871.
Questo trattato non verrà mai ratificato dagli Stati Uniti che non riusciranno a far nascere nemmeno la Società delle Nazioni poiché alle elezioni del 1918 il Partito Repubblicano bloccherà la ratifica per ben due volte così che solo Francia e Inghilterra firmeranno.
Sebbene nel 1932 durante la Conferenza di Losanna il debito tedesco nei confronti della Francia venne diminuito a 3 miliardi di marchi d'oro, la forte umiliazione che la Germania dovette subire e gli sfruttamenti del territorio da parte della Francia (miniere della Saar), non faranno altro che far nascere nella popolazione tedesca un fortissimo sentimento di rabbia che si paleserà pochi decenni più tardi nel totalitarismo hitleriano.
A discapito dell'Italia i trattati di Londra non vennero rispettati e per questo Vittorio Emanuele Orlando, rappresentante italiano a Parigi decise di non firmare alcun documento e abbandonare la Conferenza. L'Italia ottenne solo il Trentino, il Tirolo Cisalpino (l'Alto Adige), il Friuli e il territorio delle Alpi Giulie; mentre vennero negate agli italiani la Dalmazia e la città di Fiume (che verrà tuttavia conquistata da D'Annunzio che sarà costretto a cederla nel 1920). La guerra aveva logorato economicamente le casse del Regno tanto che nemmeno i governi riusciranno a ristabilirle facendo nascere anche in Italia come in Germania forti sentimenti di cambiamento e di rivoluzione che porteranno all'ascesa di Mussolini.


Sebbene il Trattato di Versailles sia ricordato anche come il documento con il quale si ridisegnarono i confini dell'Europa, il peso che esso ebbe dal punto di vista storico e le conseguenze che comportò la sua sottoscrizione ci mostrano un documento che non ricerca la pace, la coesione delle nazioni, il dialogo internazionale bensì un trattato elaborato per distruggere un nemico ma che al tempo stesso va a crearne un altro, ancora più temibile in quanto animato da un rancore mai provato prima. Un altro nemico ancora più pericoloso poiché forte del consenso pubblico di un paese debole e umiliato che voleva rinascere e vendicarsi delle dolorose sofferenze subite con un negoziato che celava in se sentimenti di vendetta e di rabbia.
L'anniversario è stato ricordato da diverse testate giornalistiche ma non con grandi conferenze che avrebbero potuto sottolineare l'errore commesso cento anni prima e magari impegnare gli stati a condannare trattati e soluzioni diplomatiche così estreme. Sarebbe potuto essere un opportunità per raccontare e per far conoscere a tutti una parte di storia tragica ed importante per tutto il mondo.
L'unica conferenza organizzata è stata quella Murska Sobota (Slovenia) ed è stata organizzata dall'Unione scientifica accademica di Pomurje (PAZU) con la partecipazione degli ambasciatori francesi, italiani, statunitensi, inglesi e giapponesi.

Filippo Schirru

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