domenica 30 agosto 2020

Come competere nel Cyberspace: il nuovo approccio


Il 25 agosto 2020, su Foreign Affairs, è stato pubblicato un articolo molto interessante, firmato Nakasone e Sulmeyer. Il primo, Paul Miki Nakasone, Comandante del US Cyber Command, Direttore della National Security Agency e Capo del Central Security Service. Il secondo, Michael Sulmeyer, è senior Advice di Nakasone presso lo US Cyber Command.

Nell'articolo si descrive il nuovo approccio seguito dal US Cyber Command e si ripercorre molto velocemente la storia del pensiero intorno alla Cyber Defense strategy americana. Prenderò spunto da questo per alcune considerazioni che ritengo siano fondamentali.

A partire dalla nascita del Cyber Command, nel 2010, si dice nell'articolo, l'assunto operativo era che il Comando Cyber dovesse concentrarsi nel prevenire infiltrazioni o tentativi di sabotaggio nei confronti delle reti militari, la postura cyber era dunque di tipo difensivo/reattivo, ma tale postura, nel tempo, si è dimostrata inefficace. 

Si è passati quindi verso una postura proattiva, chiamata "persistent engagement", applicata per esempio nel 2019 con le missioni di "hunt forward" in Montenegro. Le operazioni chiamate "hunt forward", che potrebbe tradursi con  "caccia d'anticipazione", sono considerate una componente essenziale nella protezione del territorio nazionale nell'ambito della strategia di "persistent engagement" in quanto servono a affrontare l'avversario dove esso opera, lavorando in collaborazione con gli alleati o coi partners che chiedono l'assistenza US per contrastare operazioni Cyber condotte nel proprio Paese.  

Dall'ingresso del Montenegro nella NATO nel 2017 diversi indizi di attacchi cyber nei confronti delle reti governative montenegrine (probabilmente da parte della Russia) hanno spinto verso una richiesta di aiuto agli US., presentata nel 2019.

Nell'ottobre 2019 iniziarono cosi le attività di hunt forward in Montenegro.

Una volta che una missione hunt forward viene completata, il Cyber Command lavora in stretto contatto con diversi dipartimenti governativi statunitensi per analizzare i dati raccolti che vengono utilizzati in diversi modi:

- per aiutare il Paese che ha richiesto assistenza a proteggersi meglio;

- per difendere meglio le proprie reti nazionali;

- per consentire l'update di prodotti antivirus.

Secondo l'articolo, l'effetto delle tante "hunt forward missions" condotte negli ultimi anni dal Comando Cyber è quello di ridurre l'efficacia dei malware e dei possibili avversari interessati al loro sfruttamento. Tutto ciò è sicuramente vero, come probabilmente è vero che esistono paesi come la Russia e la Cina (e diversi altri anche occidentali!) che utilizzano le debolezze delle reti e dei sistemi (e delle organizzazioni che le gestiscono) per avvantaggiarsi nel dominio mondiale.

Tale effetto però, occorre evidenziarlo in quanto non detto nell'articolo che sto commentando, non è l'unico, infatti tali attività consentono allo US Cyber Command di raccogliere informazioni importanti (direi meglio: vitali) sulla struttura delle reti e dei sistemi nazionali interessati, informazioni utili quando si è dalla stessa parte, ma ancora più utili in caso di contrasto.

E' anche per questo motivo che nelle politiche cyber di alcuni Stati esistono dei vincoli alla collaborazione in determinati settori riguardo le attività che possono essere condotte sui propri sistemi.  

Ogni nazione che aspiri a mantenersi indipendente deve essere capace di adattarsi ai tempi (si tratta di evoluzione) e nel nostro caso la riflessione sulle strategie militari e industriali deve essere posta alla base della indipendenza e sopravvivenza dello Stato. 

Ecco perché è importante investire nelle nuove tecnologie e far si che il Paese possa vantare un team di esperti nel settore cyber capace di lavorare per quanto possibile in autonomia e di valutare i rischi insiti nel rivolgersi ad altri in caso di bisogno.

Un avvertimento di Claude Shannon, uno dei padri della Teoria dell'Informazione, richiamato nell'articolo: "assume that the enemy knows the system", ci dovrebbe far riflettere...

 

Alessandro Rugolo


Per approfondire: 

https://www.foreignaffairs.com/articles/united-states/2020-08-25/cybersecurity

https://www.fifthdomain.com/dod/2020/02/12/how-hunt-forward-teams-can-help-defend-networks/

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