sabato 31 maggio 2008

Domani (2007)

Fissa un tempo che non esiste
L’immagine e le parole sono
La notte breve e il sogno
La strada segnata del ritorno.

Ascolta la casa e il silenzio
Non passa nelle porte aperte
Ristagna aspettando un sempre
L’ultima fila degli scaffali.

Guarda il tempo attraverso
Un ponte che non ho valicato
Profumi sulle siepi dipinte
Il fastidioso ronzio degli insetti
Sospingi l’attesa di ore
E finalmente l’amore
È il senso che dà la vittoria
Il domani esiste.

Giuseppe MARCHI

sabato 24 maggio 2008

Quando ero bambino...

Mi muovo tra i vicoli del mio paese, Gesico, ricordando...

Case piccole, di pietra, fango e paglia, ladini,
mi riportano nel passato...

Quante corse per quelle strade,
percorse, allora, da enormi mucche,
spaventose per me bambino...

La finestrella nella parete di fronte,
e il velo nero di una vecchietta che non conosco,
mi ricordano nonna Cenza,
col suo nero vestito e la sua vita triste...
e la sua morte...

Nuove costruzioni,
dove un tempo ce n'erano di vecchie
e piazze e cortili e chiese...
sette chiese per mille anime...

E l'asilo, maledetto e mai finito,
casa buona solo per uccelli...
sempre uguale, oggi come ieri!

E per le strade quasi nessuno,
come un paese che muore, lentamente...

Poi, l'estate, si rianima delle voci degli emigrati
che tornano a trovare i parenti,
bambini chiassosi corrono per le strade
sotto i lampioni, la sera...
di fronte ai grandi seduti sull'uscio,
sulle stesse sedie di legno e paglia
dei loro genitori e dei loro nonni...

E Gesico rivive...
per un istante lungo un'estate...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
(Olbia-Civitavecchia, 24 maggio 2008)

L'invasione

L'uomo guardava incredulo...
di fronte a se migliaia di esseri apparivano dal nulla, tutti diversi ma ugualmente mostruosi.
Vicino a lui un gruppo di ragni enormi si contendeva il teschio del suo vicino... dopo averlo staccato dal collo con un solo colpo d'artiglio, affilato come una falce...
Erano sempre più vicini e l'uomo continuava a fissarli, con gli occhi sbarrati e un filo di bava che colava dalla bocca... Li sentiva distintamente, come fossero enormi insetti, ripugnanti insetti dalle forme spaventose, con le loro zampette troppo cresciute...
Poi reagì, imbracciò il fucile e cominciò a sparare di fronte a se. Uno, due, tre colpi e poi ancora... tanto aveva una scatola di cartucce a pallettoni!
Li vedeva cadere a terra,... schizzi di sangue ovunque...
Poi, ecco, l'ultima cartuccia...
L'uomo caricò il fucile, ancora una volta... l'ultima!
Si portò la canna alla bocca...
Pezzi di cervello e ossa vennero proiettati violentemente sul soffitto...
Due bottiglie di whisky vuote sul pavimento.
Una famiglia sterminata a colpi di falce e di fucile.
Questo il risultato dell'ultima bravata di G, alcolizzato e tossicodipendente del quartiere...
Una strage!
Così riportava il titolo del giornale del paese, sulla prima pagina... il giorno dopo!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
(Olbia-Civitavecchia, 24 maggio 2008)

Nuraghes...

Mi aggiro silenzioso,
tra mura gigantesche di roccia scura,
testimoni di un grandioso, sconosciuto passato...

Varcata la soglia di pietra,
il silenzio mi assale e l'anima vola
come chiamata dalle ombre del passato,
il passato di un popolo misterioso...

Le torri cave, i nuraghes,
strumenti di viaggio nel tempo,
di colpo mi sento uno di loro,
anche senza conoscerli...

Sento sulle spalle millenni di civiltà,
ora scomparsi anche dai ricordi dai ricordi dei vecchi,
tanti sono...

Eppure li sento vicini,
percepisco la presenza delle loro anime,
prigioniere di quelle rocce possenti,
alla ricerca di chi un giorno
restituirà loro la storia
negata dal tempo e dagli uomini...

Nuraghes...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
(Olbia-Civitavecchia, 24 maggio 2008)

Il ritorno...

Scrivevo da anni sul gazzettino del paese, solitamente mi occupavo di cronaca ma certe volte mi capitava di intervistare qualche compaesano famoso... il sindaco, il prete... oppure il Comandante della locale stazione dei Carabinieri...
Qualcuno potrebbe pensare che il lavoro di un giornalista di paese sia noioso e, diciamo così, insulso... e, fino a quel momento anch'io la pensavo così!
Poi però qualcosa cambiò.
Un giorno si trasferì da noi un distinto signore, che chiamerò il signor P., di mezza età, ben vestito, gentile con tutti e molto riservato.
Comprò una vecchia casa nella piazza Roma, al numero 5, e la rimise a nuovo senza badare a spese...
Quando i lavori furono terminati i vecchi del paese, abituali frequentatori dell'unica panchina della piazza, cominciarono a mormorare... e ciò non era normale!
Da buon giornalista mi resi subito conto che qualcosa era accaduto, così un giorno, di buona mattina, mi sedetti su quell'unica panchina e stetti ad aspettare.
Non ci volle molto, infatti alle otto in punto i soliti tre anziani (uno dei quali era allora ultracentenario...) raggiunsero la loro solita panchina. Li salutai e loro mi salutarono quindi senza indugi chiesi di raccontare anche a me le novità del giorno... in cambio di un buon bicchiere di vino, naturalmente!
Ogni buon giornalista ha le sue armi nascoste ed i tre vecchietti erano la mia... già in altre occasioni mi avevano fornito notizie interessanti che poi avevo pubblicato sul giornale... ma questa volta sarebbe stato diverso, me lo sentivo...
Si guardarono in faccia, dritti negli occhi che ancora rilucevano tra le rughe profonde... poi abbassarono lo sguardo, immersi nei loro pensieri...
Io aspettavo in silenzio, avevo fatto la mia richiesta e ora non mi restava che aspettare, sapevo che sarebbe stato inutile insistere, anche loro avevano i loro tempi... se avessero voluto raccontarmi qualcosa l'avrebbero deciso loro e se non avessero voluto... beh, c'era poco da fare!
Passammo mezz'ora così, in silenzio, nessuno si muoveva ne parlava... passò ancora mezz'ora, li guardai... erano immobili e non sembrava avessero alcuna intenzione di parlare... peccato, pensai...
Mi alzai, salutai e mi voltai come per andarmene...
"Sezzidia!"
La voce era quella profonda di tziu Terenziu, il più anziano...
Ripresi il mio posto e attesi in silenzio... passarono altri dieci minuti, poi tziu Terenziu cominciò a parlare.
"Tu sei giovane e forse non puoi capire, forse non crederai a quello che ti dirò, ma sappi che è tutto vero...
In quegli anni io ero piccolo, avrò avuto dieci 0 dodici anni al massimo. Tutte le mattine venivo in questa piazza e mi arrampicavo lassù, tra i rami di quell'albero di limoni, lui era già vecchio allora. Mi appollaiavo tra quei rami come un gatto e aspettavo che arrivassero i miei amici per giocare a "pettiasa e cariccia"...
Quella mattina però non arrivava nessuno e io stavo per andar via quando vidi arrivare i grandi, da tutto il paese, armati di bastoni e forconi per il fieno...
Si fermarono in silenzio di fronte alla casa che tu vedi ora rimessa a nuovo. Il più vecchio del paese, tziu Antòi, uscì dal gruppo e poggiato a terra il bastone raggiunse la porta della casa, sollevò il pesante batacchio e colpì più volte. I colpi risuonarono per tutta la piazza, cupi nel silenzio più totale... poi tziu Antòi tornò al suo posto e aspettò...
Pochi minuti dopo la porta si aprì e ne uscì un uomo di mezza età, ben vestito, dalla voce gentile... li guardò in silenzio e loro guardarono lui... non c'era bisogno di parole ed infatti nessuno parlò! L'uomo di mezza età tornò in casa, senza chiudere la porta.
Passarono dieci minuti, credo, quando si ripresentò aveva con se solo una vecchia bisaccia di pelle sulle spalle ed un bastone nodoso nella mano sinistra...
Uscito, chiuse la porta alle sue spalle con una grossa chiave e si diresse verso la folla... mentre passava la gente faceva largo e abbassava lo sguardo come se si vergognasse...
Nessuno disse niente per tutto il tempo e, come erano arrivati, in silenzio tornarono alle loro case...
Poi arrivarono i ragazzi e giocammo a pettia e cariccia... come se niente fosse accaduto!
Ne è passato di tempo da allora, saranno novant'anni, e io sono diventato vecchio senza più pensare a ciò che avevo visto, senza capire cosa fosse accaduto, senza mai più rivedere quell'uomo. Nessuno si avvicinò mai alla casa, che invecchiò con me, e i protagonisti di quella vicenda stanno tutti molto meglio di noi. Poi due mesi fa è arrivato in paese il signor P. E' sceso da un tassì e si è diretto verso la vecchia casa, ha aperto la porta con la stessa grande chiave con qui era stata chiusa novant'anni prima ed è entrato... Io ero seduto in questa panchina e ho visto tutto, come novant'anni prima...
La stessa chiave, la stessa casa, la stessa persona...
Tziu Terenziu aveva finito il suo racconto... mi fissò per un attimo e poi abbassò lo sguardo. Mi alzai, salutai e andai via.
Il racconto mi aveva colpito e inquietato... secondo tziu Terenziu il signor P. era la stessa persona che novant'anni prima aveva lasciato il paese... assurdo! Pensai.
Passai dal bar e lasciai pagato il vino, convinto di aver buttato i miei soldi...
Il tempo passò, tziu Terenziu raggiunse i suoi avi alcuni anni dopo, alla veneranda età di cento sei anni e il signor P. continuava la sua vita ritirata... Poi anch'io sono invecchiato, oggi compio ottant'anni e non scrivo più sul Gazzettino del paese. Da qualche anno ho preso il posto di tziu Terenziu sulla panchina di piazza Roma e tutte le mattine saluto il signor P., quando alle 07.30 in punto esce per andare a fare colazione al bar, l'unico bar del paese...
Il tempo passa per tutti ma il signor P. è sempre il distinto signore di mezza età, ben vestito e gentile con tutti, sempre uguale al primo giorno che l'ho visto attraversare la piazza del paese per entrare nella sua vecchia ritrovata casa...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
(Olbia-Civitavecchia, 24 maggio 2008)

Nostalgia di Sardegna...

Lentamente ti allontani dal molo...

la nave trema sotto la spinta dei motori...

l'acqua ribolle dietro le eliche possenti!



Segni distintivi di una partenza, ancora una...

dalla mia terra triste e silenziosa,

arsa dal sole,

coperta di spine,

saccheggiata nel tempo,

vilipesa dall'uomo,

dimenticata dalla storia!



Sardegna,

terra antica,

coperta di rovine di un tempo dimenticato,

testimoni di ere lontane,

di uomini rudi,

di genti mortali di stirpe celeste...



Pensieri, solo pensieri,

mentre la nave si allontana,

la terra si confonde col cielo

per poi sparire dietro le onde del mare.



Solo pensieri, ti restano,

di quel cielo stupendo, pulito, azzurro, immenso...

e l'immagine di una quercia millenaria,

ultima testimone di quell'antica civiltà da cui provengo...



Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

(Olbia-Civitavecchia, 24 maggio 2008)

domenica 18 maggio 2008

Socrate, Platone, Er e il giudizio delle anime

Da dove viene la conoscenza dell'Ade? E del Tartaro?

Da dove viene la credenza dell'immortalità dell'anima eterna e la reincarnazione?

Le religioni di tutto il mondo da millenni ci parlano dell'immortalità dell'anima... ma cos'è l'anima?

Io non lo so e nemmeno conosco le risposte a queste domande, però, leggendo la Repubblica di Platone, nel decimo e ultimo capitolo, mi sono imbattuto nel mito di Er, chiamato a raccontare cosa c'è nell'aldilà!

Ma lasciamo a Socrate e ai suoi discepoli la parola...

"Non ti racconterò certo un apologo di Alcìnoo, ma la storia di un valoroso, Er, figlio di Armenio, di schiatta panfilia. Costui era morto in guerra e quando dopo dieci giorni si raccolsero i cadaveri già putrefatti, venne raccolto ancora incorrotto, portato a casa e nel dodicesimo giorno stava per essere sepolto. Già era deposto sulla pira quando risuscitò e, risuscitato prese a raccontare quello che aveva veduto nell'aldilà...
Uscita dal suo corpo, l'anima aveva camminato insieme con molte altre ed erano arrivate a un luogo meraviglioso, dove si aprivano due voragini nella terra, contigue, e di fronte a queste alte nel cielo, altre due. In mezzo sedevano dei giudici che, dopo il giudizio, invitavano i giusti a prendere la strada di destra che saliva attraverso il cielo [..] e gli ingiusti a prendere la strada di sinistra, in discesa."

Ma non era ancora arrivato il momento di Er, che era stato scelto solo per vedere e raccontare tutto, al suo ritorno sulla terra.

"Liete raggiungevano il prato, per accamparvisi come in festiva adunanza. E tutte quelle che si conoscevano si scambiavano affettuosi saluti..."

E si scambiavano notizie dei mondi dai quali provenivano... gemendo e piangendo quelle che venivano dal Tartaro, felici e sorridendo quelle che provenivano dal cielo. Ogni cento anni di vita umana erano chiamate di fronte ai giudici che le indirizzavano verso il cielo o verso il Tartaro, in virtù della loro vita terrena. E passavano mille anni prima che potessero tornare sulla terra reincarnate in un nuovo essere. Nell'aldilà gli ingiusti venivano puniti per il comportamento tenuto in vita, così capitava che Ardieo, un tiranno della panfilia, colpevole di aver ucciso mille anni prima il vecchio padre e il fratello maggiore e di essersi macchiato di molte altre nefandezze scontasse ora le sue colpe...

"d'improvviso scorgemmo lui e gli altri, per lo più tiranni [..] e essi credevano ormai che sarebbero risaliti, ma lo sbocco non li riceveva, anzi emetteva un muggito ogni volta che uno di questi scellerati inguaribili [..] tentava di risalire. Lì presso c'erano uomini feroci, tutti fuoco a vedersi, che sentendo quel boato afferravano gli uni a mezzo il corpo e li trascinavano via, ma, ad Ardieo e ad altri avevano legato mani, piedi e testa, li avevano gettati a terra e scorticati, e li trascinavano lungo la strada, dalla parte esterna, straziandoli su piante di aspalato [..] e li conducevano via per gettarli nel Tartaro."

Uomini feroci, tutti fuoco a vedersi... Proseguendo il racconto di Er, e trascorsi sette giorni nel prato, le anime si mettevano in viaggio. Dopo altri quattro giorni giungevano in un luogo dal quale era possibile vedere una colonna di luce che univa il cielo alla terra:

"All'estremità era sospeso il fuso di Ananke, per il quale giravano tutte le sfere. Il suo fusto e l'uncino erano di diamante, il fusaiolo una mescolanza di diamante e di altre materie..."

Doveva essere uno spettacolo ben particolare...
Cosa fosse il fuso di Ananke o il fusaiolo non è ben chiaro! Potrebbe trattarsi di una rappresentazione del cielo e del sistema solare... magari di quello che in altre leggende è chiamato "mulino di Amlodi", ma in questo momento non ci interessa!
Poi il racconto prosegue e Socrate, dopo averci parlato di Sirene e Moire, le figlie di Ananke (Lachesi per il passato, Cloto per il presente, Atropo per il futuro) e delle melodie che esse cantavano, finalmente si torna alle anime:

"Anime dall'effimera esistenza corporea, incomincia per voi un altro periodo di generazione mortale, preludio a nuova morte. Non sarà un demone a scegliere voi, ma sarete voi a scegliervi il demone. Il primo che la sorte designi scelga per primo la vita cui sarà poi irrevocabilmente legato."

Dopo aver raccolto il numero che la sorte gli aveva assegnato, nell'ordine loro, erano chiamate a scegliere la vita che volevano vivere tra le vite di ogni genere umano e animale che vi si trovavano. Vi erano vite di tiranni, di ricchi e poveri, di tristi e felici, di virtuosi e non. Ogni anima sceglieva quella che più desiderava nell'ordine stabilito e, chi veniva dalla terra e aveva sofferto, sceglieva con cura, chi veniva dal cielo, spesso sceglieva velocemente!
Così tutte le anime si sceglievano la vita in cui si sarebbero reincarnate...
Poi tutte passavano sotto il trono di Ananke e giungevano nella pianura di Lete...

"Era una pianura priva di alberi e di qualunque prodotto della terra. Al calare della sera, essi si accampavano sulla sponda del fiume Amelete, la cui acqua non può essere contenuta da vaso alcuno. E tutti erano obbligati a berne una certa misura [..] via via che uno beveva si scordava di tutto. Poi s'erano addormentati quando, a mezzanotte, era scoppiato un tuono e s'era prodotto un terremoto: e d'improvviso, chi di qua, chi di là, eccoli portati in su a nascere."
Tutti avevano bevuto, ad eccezione di Er che, svegliatosi di colpo all'alba sulla pira s'era salvato per la seconda volta da morte certa.
Così, dicono, si sa quale sia il destino dell'uomo nel continuo alternarsi di vita e morte del corpo, e il perpetuarsi eterno dell'anima...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 14 maggio 2008

Socrate, Platone e la democrazia

Nell'immaginario collettivo dell'uomo moderno la democrazia è nata in Grecia ai tempi dei grandi filosofi Socrate, Platone, Aristotele...
Come spesso accade, però, l'immaginario collettivo non sempre rappresenta la realtà!
Così leggendo "La Repubblica" di Platone, mi sono imbattuto (e non è la prima volta!) in un esame approfondito delle forme di Stato, dalla migliore, una forma particolare di governo simile all'Aristocrazia, poi la costituzione laconica o timarchia, quindi l'oligarchia, penultima la democrazia e per finire, peggiore di tutte, la tirannia! La descrizione comprende la formazione di tali forme di governo. Si può condividere o meno il discorso ma è difficile non riconoscere le pecche della democrazia descritta da Socrate, così splendidamente enunciate.
Ancor più difficile è non riconoscere in quello stato rappresentato, la democrazia del bel Paese...
Ma credo sia meglio lasciare il passo alle parole di un grande filosofo, Socrate, scritte da un altrettanto, se non maggiore filosofo, Platone...
Parlando degli uomini democratici essi, "... non sono liberi? e lo stato non diventa libero e non vi regna la libertà di parola? e non v'é licenza di fare ciò che si vuole? [..] Ma dove c'é questa licenza, é chiaro che ciascuno può organizzarvisi un suo particolare modo di vita, quello che a ciascuno piace. E' soprattutto in questa costituzione, a mio avviso, che si troveranno uomini d'ogni specie. Forse tra le varie costituzioni questa è la più bella. Come un variopinto mantello ricamato a fiori di ogni sorta, così anche questa, che é un vero mosaico di caratteri, potrà apparire bellissima. E bellissima, saranno forse molti a giudicarla, simili ai bambini e alle donne che contemplano gli oggetti di vario colore. [..] Chi, come facevamo or ora noi, vuole organizzare uno stato, forse è costretto a recarsi in uno stato democratico per sceglierne, come andasse a una fiera di costituzioni, il tipo che gli piace; e quando l'ha scelto così, può fondare il suo stato. [..] Ma, non aver alcun obbligo di governare in questo stato, nemmeno se ne sei idoneo, né di essere governato, se non lo vuoi, né di fare guerra quando la fanno gli altri, né di mantenere la pace quando la mantengono gli altri, se non ne hai voglia; e ancora, se una data legge ti vieta di stare al governo o di sedere in tribunale, poter ciononostante governare e giudicare se te ne viene l'astro, tutto questo modo di vivere, di primo acchito, non é prodigioso e dolce? E non è carina la mitezza di certe sentenze giudiziarie? Non hai ancora veduto uomini che tale regime ha colpiti di sentenza di morte o di esilio, cionondimeno restare e girare tra la gente? e ciascuno va attorno come un eroe, quasi che nessuno se ne curasse né lo scorgesse? Veniamo all'indulgenza e all'assoluta mancanza di meticolosità che le sono proprie, anzi al disprezzo dei princìpi che noi esponevamo con tanto rispetto quando fondavamo lo stato. Dicevamo che se uno non ha una natura straordinaria, non potrà mai diventare un onest'uomo, a meno che fin da bambino non si diverta con giochi belli o non attenda a ogni cosa simile. Ora, con quanta alterigia la democrazia calpesta tutto questo, senza curare quali studi uno segua per prepararsi all'attività politica; anzi lo onora non appena affermi di essere ben disposto verso la massa popolare! [..] Ecco dunque quali saranno le caratteristiche della democrazia, con altre loro affini. A quanto sembra, sarà una costituzione piacevole, anarchica e varia, dispensatrice di uguaglianza indifferentemente a eguali e ineguali..."
Ecco perché ho detto che hanno descritto la democrazia italiana!
Potrebbe andar peggio? Ci si potrebbe chiedere...
Si, potrebbe andar peggio...
Per dirla con Socrate, si potrebbe cadere nella tirannia!
Molto più difficile, invece, è andar meglio perché le forme di governo definite "migliori" sono forse troppo lontane dalla mentalità dei nostri giorni...
e chissà poi se è vero che sono migliori, ma questa è un'altra storia!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 13 maggio 2008

Latte, eccesso di carboidrati, uova

Abitudini e dieta


Ora che sono "cresciutello" comincio a mettere in discussione tante abitudini a cui non avevo mai dato peso, sarà che l'organismo comincia a cambiare, ma anche la voglia di scoprire ed andare a fondo nelle cose, magari anche un po più di tempo libero, tempo da dedicare a se stessi... finalmente!!
Vorrei partire da un esempio banale, ma che può senz'altro valere per tanti altri alimenti.
Da quando ero piccolo ho sempre bevuto il latte zuccherato, in una tazza non meno di tre cucchiaini erano il minimo. Prendendo questa abitudine, chiaramente il latte bevuto da solo manca di quel dolce gusto gradevole.
Ma dobbiamo dire che il gusto del latte non è quello dello zucchero. Voglio dire, che il gusto del latte è un altro... il latte ha un suo gusto!
Quando lo zuccheriamo (come d'altronde accade con molte altre bevande) diamo al latte il sapore dello zucchero, il quale prevale parecchio, soprattutto su un latte a lunga conservazione, il cui gusto può essere meno intenso.
Provando a bere il latte senza zucchero per un tempo prolungato, cominceremo a riconoscerne ed apprezzarne le caratteristiche, ed acquistando una buona marca, scopriremmo il puro sapore del latte... "come il color del cielo, sgombro da nuvole..."
D'altronde dal punto di vista alimentare il latte è già di per sé un alimento ricco di nutrienti. La sua composizione è molto equilibrata e di elevata qualità.
Se dobbiamo proprio aggiungerci qualcosa perché non cercare un alimento altrettanto sano ed equilibrato? Ma di questo parleremo più avanti.
Possiamo facilmente leggere i valori nutritivi del latte a lunga conservazione sulla confezione, qui un esempio:





Dalla tabella capiamo che quello Parzialmente Scremato risulta essere perfettamente bilanciato, infatti fornisce i tre elementi principali (Protidi, Glucidi, Lipidi) nelle giuste proporzioni, così come il nostro organismo li richiede. Inoltre, essendo meno grasso, contiene circa la metà del colesterolo presente nel latte intero.


Ma torniamo al discorso “dolcificante”, e proviamo a fare due conti veloci:
Se due cucchiaini di zucchero corrispondono a circa 10 gr, avremo un equivalente apporto nutrizionale di 10 gr di carboidrati. Quindi uniti al latte, in un bicchiere da 200 ml:


Ci rendiamo subito conto come le proporzioni vengano lungamente alterate, e precisamente otterremo una concentrazione dei Carboidrati ben tripla rispetto alle Proteine (1 a 3 quindi, contro 1 a 1,5 del latte non zuccherato).
E' chiaro che l'eccesso di Carboidrati assimilato farà lavorare inutilmente il nostro organismo. Se è vero che il nostro corpo può essere molto versatile agli eccessi e riesce a cavarsela in mille situazioni, a lungo andare l'eccesso di sostanze che NON SERVONO ALL'ORGANISMO, nella migliore delle ipotesi verranno accumulate qua e la sotto forma di grasso, senza considerare successive complicanze all'organismo, su cui non approfondisco non essendo un medico.


Assimilare più carboidrati dovrebbe essere giustificato dal bisogno di integrarli, dopo o in previsione di attività fisica o azioni che diminuiscono le riserve presenti nel nostro corpo.
Sappiamo bene che nei nostri pasti e spuntini regnano i carboidrati, presenti quasi ovunque:
Cereali, Verdure e Legumi, Frutta, Bevande e Alcolici.
Contro le fonti di proteine:
Carne, Pesce e Uova.
Lascio fuori i Latticini in quanto abbiamo visto che li contengono entrambi.
Se poi consideriamo quanta gente mangia poco pesce, e chi sostiene che più di un uovo a settimana non si dovrebbe mangiare, rimane ben poco...


Vorrei fare ora una semplice riflessione.
Premesso che non mi rivolgo a chi giornalmente può permettersi il ristorante, le abitudini degli italiani credo siano spesso queste:
Una bella colazione a casa o anche al bar, uno spuntino veloce a metà mattina, un pranzo abbondante se si è in famiglia, uno spuntino di mezza sera, la cena più povera senza il primo se ci va bene. Nel caso in cui si lavora fuori il pranzo e la cena si invertano come quantità, ma il risultato non cambia granché.
Riportando in questa tabella i pasti della giornata, separo le fonti di carboidrati da quelle proteiche:





Ok, pur senza tanti calcoli è lampante lo squilibrio tra i nutrienti.
Ho notato una cosa in particolare: meno si ha tempo per cucinare, più si mangia male. Questo perché se per acquisire proteine dobbiamo mangiare pesce o carne, questi sono alimenti che per la maggiore vanno reperiti freschi e preparati al momento. Non ho mai mangiato una fettina, una bistecca o un pesce freddo, perciò solo se si è in casa si ha la possibilità di preparare un piatto caldo.
Se guardiamo tra i carboidrati della tabella, direi che solo le verdure possono non essere facilmente reperibili in uno snack-bar. Inoltre sono alimenti che possono essere freddi e spesso confezionati.
Ma allora il problema è sempre lo stesso: il MERCATO, esso ci invita a mangiare merendine, cioccolati, e pasti pronti. Siamo circondati da questi prodotti ricchi di Carboidrati. Difficile trovare un pasto pronto confezionato di carne o pesce, o magari di uova... e già... esistono anche le uova. Risorsa tanto diffusa e completa, quanto poco utilizzata da sola, sia dalle industrie, che da ristoranti, fast-food, bar o quant'altro...
Vorrei proprio che qualcuno mi spiegasse il perché...


Chi reclamizza le uova come alimento sano? Chi investe in pubblicità nei media? Chi ha mai visto nei mercati la pubblicità ad un uovo! L'uovo non ha esclusiva, marchi, o ricette segrete. Non è un prodotto di lavorazione complesso come può essere una merendina, uno snack, una bevanda famosa, un panino di un fast food.
Sarà che è veramente economico, facile da cucinare e poi, diciamocelo... lega con tutto, dalla mozzarella all'insalata, dal formaggio al pomodoro, dal tonno alle patate, dalle cipolle agli asparagi. Frittate, omelette, al tegamino e alla coque.
Dobbiamo pure dire che sono pochi i dolci che non le contengono...


E' noto che il tuorlo è ricco di colesterolo (per essere esatti colesterolo e grassi sono presenti solo nel tuorlo), ma forse non tutti sanno che quando ci facciamo una frittatina possiamo mettere un tuorlo e tre albumi. L'albume non ha nessuna controindicazione (purché cotto), e due albumi forniscono le stesse proteine di un tuorlo.


Personalmente ho eliminato il primo (cioè la pastasciutta) da oltre quattro mesi, e spesso opto per una bella frittatina di verdure con soli albumi, ho perso quattro chili, ma soprattutto non sento quella pesantezza e sonnolenza tipica del “post-piattone di pasta”.


...Buon appetito a tutti!



Lello (Antonello) Rugolo


__________

E' interessante uno studio americano condotto su 120.000 persone per 15 anni su effetti di uova e colesterolo: http://www.pianetapollo.com/pag1_b4.htm

lunedì 12 maggio 2008

Vita...

Vivere la vita istante per istante,
senza perderne niente,
consapevoli della sua brevità.

Vita densa di accadimenti,
di gioie e di dolori,
di noia da allontanare, come la morte!

Vita, unica e sola,
e perciò preziosa,
non meritevole di essere sprecata...

Vita da vivere sino in fondo,
per rispetto di chi ce l'ha data,
per donarla a chi seguirà...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Libere elezioni

Vincere, votare, partecipare
Che tentazione di fallimento
Sensazione di naufragio
Mi presto a questo silenzio
Elettorale.


Giuseppe MARCHI

Occhi...

Profondi, d'intelligenza...
verdi, di gaiezza scintillanti...
torvi, di vita amara vissuti...
tristi, seppur azzurri come il cielo...
luccicanti, di furbizia pieni...
lucidi, di lacrime gonfi...

Occhi, differenti...
ma pur sempre, dell'anima, specchio...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Un nuovo Tuttologo...


Cari amici e lettori, oggi vi presento un nuovo Tuttologo, Franco Culeddu.
Franco è sardo, grande appassionato di disegno e pittura, ci allieterà con le sue opere...
A nome di tutti i Tuttologi, benvenuto tra noi Franco.
per i Tuttologi,
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Sotto i ponti di Roma...

Ancora un saluto...
uno sguardo alle acque placide
che scorrono sotto i ponti di Roma.

Dall'alto osservo l'acqua scorrer via,
alla ricerca del mare lontano...

Un'anatra mi fa compagnia,
lontana dall'acqua amica osserva i suoi simili,
stupita dalla grandezza del mondo...

E io osservo lei, silenzioso, fermo,
cercando di comprendere i suoi pensieri...

I passanti osservano la scena,
senza fermarsi,
trascinati dalla frenesia
di una mattina romana che inizia...

Pochi istanti... poi il ritorno alla realtà
di una vita che scorre via
come l'acqua del Tevere,
sotto i ponti di Roma...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Salvezza?

Sensazione di stanchezza profonda,
buio dell'anima,
morte del corpo e dello spirito.

Notte profonda nel cuore...
sintomi di una vita senza senso,
buttata via in un attimo,
decine di volte...

Una piccola luce ti guida,
sarà quella giusta?
Chissà...

Alla fine della vita, forse, sapremo...
ma forse sarà tardi!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 9 maggio 2008

11 maggio 2008, festa della mamma!

Ricordo ancora con emozione mia madre che guardava soddisfatta il lavoretto fatto a scuola con le mie mani...
Passavamo mesi a lavorarci sopra, utilizzando i materiali più improbabili...
Quell'anno avevamo saccheggiato i fili dei panni di tutte le mamme del paese e il ricco bottino di mollette in legno era servito per costruire oggetti buffi e di nessuna utilità... ma bellissimi per le nostre mamme, perché fatti da noi piccoli bimbi, con le nostre minuscole manine...
Mamma era sempre in cucina, quando noi rientravamo dalla scuola, lei era tra i fornelli e noi facevamo finta di niente, come se non fosse la sua festa. Lei chiaramente sapeva che fingevamo e fingeva a sua volta!
Come fingeva di essere stupita quando a tavola riceveva i regali...
Che bei ricordi, che stupendi ricordi...
E come sono cambiate le cose... oggi non si costruisce più niente, si sceglie ciò che si vuole e lo si compra... e dove é finita la magia della festa della mamma? Quella magia che durava mesi? Che iniziava in primavera e terminava il giorno della festa?
Non so, forse é sparita per sempre, forse solo per ora... chissà!
In ogni caso a me piace ricordare quei momenti di gioia, con un po di tristezza perché sono invecchiato!
Che dire di più?
Tanti auguri mamma, a te e a tutte le mamme del mondo!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Un nuovo tuttologo, Jean Atzorì

Cari amici e lettori, oggi sono lieto di presentarvi un nuovo Tuttologo, Jean Atzorì, francese di nascita... ma lasciamo che sia lui stesso a presentarsi!
"Né dans le nord de la France près de la frontière belge, après plusieurs pérégrinations, s'installe à Beauvais à 70 km au nord de Paris.De formation scientifique, il est resté ouvert aux langues étrangères, à l'histoire et l'intérêt pour les civilisations."
Non vi preoccupate, conosce l'italiano benissimo e al più presto spero vorrà scriverci qualcosa. Benvenuto Jean e grazie in anticipo...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 8 maggio 2008

Gita a Piana delle Orme - La bonifica pontina

L'ultima volta ci siamo lasciati con queste parole...

"I bellissimi modellini lasciano il campo ai padiglioni della bonifica dell'agro pontino. Pannelli ricchi di foto e spiegazioni audiovisive particolareggiate accompagnano i macchinari impiegati all'inizio del XX° secolo per prosciugare le paludi. Motopompe gigantesche, impianti tecnologici dell'epoca... ma questa è un'altra storia!"

E' arrivato il momento di raccontarvela, con poche parole e molte immagini, la qualità non è sempre la migliore ma spero possa attirare l'attenzione di tutti! Come ho già detto vale veramente la pena visitare il museo.
Il secondo padiglione tratta l'argomento della bonifica delle paludi pontine. Siamo all'inizio del '900 e il territorio a sud di Roma è un'unica grande palude.
Le condizioni di vita sono pessime e le zanzare anofeles e la malaria dilagano... lo Stato gestisce le cure con il chinino di stato...
Nelle campagne vi è ancora molta povertà, l'attrezzatura da lavoro è povera ed essenziale ma funzionale.I trattori cingolati della FIAT come di altre marche sono artefici della bonifica...
Ma le pompe idrovore, enormi mostri usati per pompare via e incanalare l'acqua dalle paludi, sono l'artefice principale della bonifica, assieme al lavoro delle persone!
Rame e alluminio sono largamente impiegati per attrezzi da cucina e da campagna...

E nelle scuole i libri di testo ed i quaderni sono pochi... lo spreco della nostra società consumistica ancora è lontano dalla mentalità di persone povere e sempre in lotta per la sopravvivenza. Ogni cosa è fatta per durare il più a lungo possibile... Pennini, colori e gessetti non sono certo alla portata di tutti!

Nelle campagne si vedono i primi mostri tecnologici che aiutano nel lavoro i contadini, ecco un momento della trebbiatura del grano ricostruito magistralmente...
Il Duce Benito Mussolini è l'artefice della bonifica delle paludi pontine, nuove città nascono al posto dei pantani. Gli abitanti provengono dalle zone più popolose del nord, sopratutto dal Veneto. Aprilia nasce il 25 aprile 1936... è lo stesso Duce che ne traccia il perimetro!
Ed ecco un plastico di Aprilia così come doveva presentarsi prima della guerra...

La Seconda Guerra Mondiale... cancellò buona parde di ciò che di buono era stato fatto, per lasciare tante macerie e tanti lutti in tutti i paesi partecipanti...
Della città di Aprilia resta ben poco! La statua di San Michele miracolosamente in piedi dopo i bombardamenti, ancora oggi sorveglia la piazza e la chiesa ricostruita alle sue spalle!

La società è alle prese con tanti problemi e le condizioni igieniche, anche dovute a cattive abitudini, non sono certo delle migliori. Lo stato interviene come può, le sputacchiere fanno la loro comparsa per le strade...

I contadini amano il vino... e cosa c'è di meglio di un fiasco foderato di sughero per conservarlo?

Gli artigiani erano ancora capaci di produrre delle piccole opere d'arte, oppure delli oggetti di tutti i giorni, le forme in legno venivano utilizzate dai calzolai per sagomare scarpe da lavoro e della domenica. Ma non tutti se le potevano permettere... così nelle foto del tempo è possibile riconoscere subito i figli dei ricchi... perchè indossavano le scarpe!

Il carbone che serviva per l'inverno era prodotto in casa, le carbonaie occupavano il cortile e uomini e donne lavoravano assieme faticosamente...

La vita si svolgeva nei casali... che spesso però erano più poveri di questo nella foto!

Mezzi agricoli d'epoca e vita nei campi, però, sono oggetto dei padiglioni successivi e quindi di un prossimo articolo!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 4 maggio 2008

Le lingue e il mondo...

Dio confuse loro le lingue...
e quando si viaggia ci si accorge che è proprio così!
In portoghese con il termine "piripiri" si intende il nostrano peperoncino, in sardo "pibireddu"...
Il tavolo da cucina si chiama invece "mesa" ed in sardo... "mesa"!
La lingua è una caratteristica distintiva fortissima, tanto che noi siamo portati ad individuare la provenienza delle persone sulla base della lingua e dell'accento più che delle sembianze.
La lingua è una componente importantissima della società, magari trascurata o sottovalutata, ma comunque sempre rilevante. Ce ne rendiamo conto purtroppo solitamente troppo tardi! La lingua ci permette di esprimerci e di farci capire, ci consente di fare spese e di viaggiare, ci consente di commerciare, studiare, vivere nel migliore dei modi possibile!
La lingua è un potente strumento di politica estera, è uno strumento usato da tutti i popoli nella colonizzazione di nuove terre. Gli imperi si basavano su una lingua unica che diventava la lingua di corte o ufficiale. Le classi più importanti conoscevano la lingua ufficiale utilizzata internazionalmente e la conoscenza della lingua internazionale permetteva di entrare a far parte di una cerchia ristretta di persone.
Se è vero che la lingua è così importante, appare chiaro che uno stato che coltivi delle ambizioni di un certo livello deve investire sulla sua lingua, sulla sua lingua...
E importante conoscere la lingua internazionalmente riconosciuta ma è altrettanto importante investire sulla propria lingua. Nel mondo odierno chi non conosce l'inglese?
Ma in quello che verrà fra dieci, venti, cinquant'anni... quale lingua dovrà essere conosciuta e studiata? Potrebbe essere la nostra, l'Italiano?
Queste sono domande strategiche, diciamo così, di politica estera! Queste sono domande che richiedono risposte, qualcuno dovrebbe tentare di darle! Io non sono un politico ma mi piace giocare a farlo, tanto non posso fare danni...
Tanto per cominciare, vediamo quali vantaggi si hanno dall'appartenere alla società detentrice della lingua internazionalmente riconosciuta come dominante.
I madre lingua-dominanti godono di una serie di vantaggi non indifferenti, in primo luogo non devono perdere tempo (né come singoli né come società) a tradurre nella loro lingua ciò di nuovo ed interessante che viene prodotto nel mondo, non perdono tempo dunque negli studi linguistici, sarà infatti chi è interessato a dare massima diffusione ad un concetto a preoccuparsi della traduzione, sostenendone anche le spese. Non rischiano di non capire i concetti di traduzioni fatte male. Non possono essere messi in soggezione di fronte ad un pubblico internazionale perché utilizzano la loro lingua. In definitiva godono di vantaggi in tutti i campi, da quello economico a quello scientifico, oltre che politico.
Nel passato lingue dominanti sono state il francese, lo spagnolo, l'arabo, il latino, il greco, l'accadico e sicuramente anche altre a me sconosciute. Oggi pare che sia l'inglese, ma domani? In cosa occorre investire per il futuro? Se io contassi qualcosa mi muoverei su due fronti, in primis, preso atto della scarsa importanza della lingua italiana nel mondo, cercherei di sviluppare una strategia che nel lungo termine faccia si che l'italiano diventi lingua dominante e investirei nelle lingue che a medio termine potrebbero essere quelle dominanti. In particolare, io investire sulla lingua inglese e sul cinese. La lingua inglese è ancora universalmente riconosciuta come necessaria, il cinese è universalmente la più parlata al mondo e chi conosce il cinese possiede le chiavi della comprensione di una civiltà millenaria che oggi conta circa un miliardo e trecento milioni di anime e che si sviluppa ad un tasso di crescita nettamente superiore a noi europei!
Ma come ho detto, queste sono solo fantasie di chi non ha alcuna possibilità di incidere sulla politica estera di un paese... ve la immaginate una Italia in cui, a scuola, si insegna l'inglese e il cinese?
Non so, mi viene difficile pensare ad una simile eventualità... io investirei molto per far si che la lingua italiana sia studiata nel resto del mondo...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 3 maggio 2008

Gita a Piana delle Orme (Latina)

E' una bella giornata e così decidiamo senza pensarci troppo di andare a visitare il museo di Piana delle Orme, in localita Borgo Faiti, nei pressi di Latina, la mussoliniana Littoria. Arrivarci è abbastanza semplice e comunque c'è sempre l'antico metodo di chiedere informazioni agli abitanti della zona, come ultima risorsa chiaramente!Abbiamo passato così una stupenda giornata anche grazie al bel tempo che ci ha accompagnato. Il museo si stende su di un'area di circa due ettari e mezzo in cui è possibile mangiare al ristorante o portarsi da mangiare da casa e usufruire dei servizi dell'area attrezzata, all'ombra degli alberi, compresi i barbecue a pagamento con cui preparare all'aperto uno squisito arrosto! Abbiamo trovato tutto ciò che ci poteva servire per passare una giornata in mezzo alla natura, ma lo spettacolo è iniziato quando abbiamo deciso di andare a visitare il museo... Costituito da enormi padiglioni a tema, il museo richiede almeno cinque ore per visitarlo decentemente, l'ideale sarebbe iniziare la visita al mattino e poi dopo aver mangiato, proseguire la visita al pomeriggio.
La prima cosa che mi ha colpito è il monumento ai caduti della guerra combattuta sul fronte di Cassino, Anzio e Nettuno ad indicare quanto sia importante la memoria...

All'aperto è stato possibile ammirare aeroplani, treni a vapore e animali da cortile di diverse specie, tra questi gli splendidi pavoni, i cigni, i cavallini Pony... Il gracidare delle rane che vivono comodamente nei canali artificiali dei giardini vi accompagnerà per tutta la visita facendo da piacevole sottofondo...

Il primo padiglione è dedicato al giocattolo d'epoca e vi garantisco che è fantastico! Ho rivisto i giocattoli di trenta e più anni fa, quegli stessi giochi che ho usato e distrutto quando ero bambino, ma anche tanti altri conservati veramente bene... macchinine in latta, soldatini di piombo, modellini di automobili e camioncini, aerei,

(FIAT C.R. 42)

(Boeing B29 Stratofortress)

(Concorde)

(Mcdonnell Douglas F4B Phantom)



e navi da guerra,

(Cacciatorpediniere Ardito)

(Cacciatorpediniere Dardo)

(Corazzata Littorio)


(Corvetta Baionetta)


(Fregata Lupo)

motociclette, giostre e tutto ciò che era possibile usare per giocare... compreso il classico cavallino a dondolo...
quanti ricordi...

I bellissimi modellini lasciano il campo ai padiglioni della bonifica dell'agro pontino. Pannelli ricchi di foto e spiegazioni audiovisive particolareggiate accompagnano i macchinari impiegati all'inizio del XX° secolo per prosciugare le paludi. Motopompe gigantesche, impianti tecnologici dell'epoca... ma questa è un'altra storia!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 1 maggio 2008

Platone, la Repubblica e come nasce uno Stato

In questo periodo sto leggendo "la Repubblica" di Platone.
Un dialogo affascinante in cui si parla dello Stato.
Socrate, per il tramite di Platone che scrive e dei suoi compagni di discussione (Glaucone, Polemarco, Adimanto, Cefalo e Trasimaco), ci spiega cosa é giusto e cosa sbagliato, cosa è lo stato e come nasce, come e perché nasce la guerra e come devono essere scelti e cresciuti i custodi dello stato.

Per Socrate "uno stato nasce perché ciascuno di noi non basta a se stesso, ma ha molti bisogni. O con quale altro principio credi che si fondi uno stato? - Con nessun altro, rispose. - Così per un certo bisogno ci si avvale dell'aiuto di uno, per un altro di quello di un altro: il gran numero di questi bisogni fa riunire in un'unica sede molte persone che si associano per darsi aiuto, e a questa coabitazione abbiamo dato il nome di stato."

Si può essere più chiari?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO