lunedì 18 maggio 2020

1,5 miliardi di dollari in Italia: mega investimento Microsoft

Qualche giorno fa Microsoft ha annunciato il più grande investimento della sua storia in Italia, ossia la realizzazione della Datacenter Region. Si tratta di un investimento di 1,5 miliardi di dollari con un piano di attività di supporto per accompagnare i nuovi servizi cloud con risorse per competenze, tecnologie avanzate e sostenibilità.
La cosa non è passata inosservata e così abbiamo chiesto a Carlo Mauceli, Chief Technology Officer per Microsoft Italia, di raccontarci in cosa consiste il progetto.

CM: L’annuncio che Microsoft abbia deciso di aprire un nuovo Data Center Region ci ha colti quasi di sorpresa, anche se il lavoro preparatorio fatto ci dava delle ottime chances. La notizia e l’eco che ha avuto ci ha un pò stupiti piacevolmente e ora sappiamo per certo che anche le aspettative, sia in azienda che in tutta Italia, sono alte. L’investimento di 1,5 miliardi di dollari è per la creazione di una “Data Center Region” e per gestire tutto ciò che serve per aiutare il paese nella crescita digitale. Abbiamo la convinzione che l’apertura del Data Center porterà tanto in Italia, sia in termini di investimenti diretti ma soprattutto di indotto e di sviluppo della conoscenza. Dobbiamo dare qualche dettaglio tecnologico per spiegare di cosa stiamo parlando perché l’architettura su cui si basano i Datacenter di Microsoft non ha uguali in nessun’altra realtà, sia essa privata oppure pubblica. Tutte le informazioni, in ogni caso le potete trovare qui.


I tre concetti di base sono i seguenti:

Aree o Region
Un'area è un set di data center distribuiti entro un perimetro definito dalla latenza e connessi tramite una rete regionale dedicata a bassa latenza.
Con un numero di aree globali superiore rispetto a qualsiasi altro provider di servizi cloud, Azure offre ai clienti la flessibilità necessaria per distribuire le applicazioni dove necessario. Azure è disponibile a livello generale in 58 aree nel mondo, a cui si devono aggiungere Polonia, Nuova Zelanda e Italia.

Aree geografiche

Un'area geografica è, in genere, rappresentato da un territorio specifico, che include in genere due o più aree e che soddisfa i requisiti relativi a residenza dei dati e conformità.
Le aree geografiche consentono ai clienti con esigenze specifiche, che possono essere normative oppure tecnologiche, di mantenere la cosiddetta Data Residency e utilizzo delle applicazioni con latenza molto bassa. Le aree geografiche garantiscono alta affidabilità, Disaster Recovery, Business Continuity e Geo Replication.

Zone di disponibilità

Le zone di disponibilità sono località separate fisicamente entro un'area o Region di Azure. Ogni zona di disponibilità è costituita da uno o più data center dotati di impianti indipendenti per l'energia, il raffreddamento e la rete.
Le zone di disponibilità consentono ai clienti di eseguire applicazioni cruciali con disponibilità elevata e replica a bassa latenza.



Ingegnere, in poche parole, cos’è un Data Center Region? 
E come potrebbe aiutare la crescita della digitalizzazione?
CM: Un Data Center Region è un insieme di data center per la erogazione dei servizi, installato in una determinata area geografica, nel nostro caso in Italia. 
Si tratta dunque di un certo numero di data center distribuiti sul territorio, progettati e realizzati per garantire uno SLA (livello di servizio) del 99,99999 %, ovvero con valori di resilienza elevatissimi. Diciamo che se nella classificazione standard dei data center il livello massimo è quattro, un Data Center Region è progettato per raggiungere un livello 5 !
Ogni singolo data center è totalmente indipendente dagli altri in merito alle strutture di protezione ed alimentazione ed è pronto a sopperire alle eventuali mancanze di uno dei data center dell'area (vedi figura precedente).
Inoltre, cosa da non sottovalutare, la strategia Microsoft è quella di avere un basso impatto ambientale, cercando di sfruttare le opportunità del territorio sia per alimentare che per raffreddare i
data centers come parte del piano che abbiamo lanciato per diventare carbon negative entro il 2050.

Sicuramente una iniziativa complessa. 
Ingegner Mauceli, quali sono i motivi che hanno spinto Microsoft a questo investimento? Perché l’Italia è stata scelta per l’installazione di un Data Center Region?

CM: Le motivazioni alla base di una scelta simile sono tante, sicuramente c’è la volontà di migliorare I servizi resi alle società italiane, poi la presenza di un Data Center Region è un facilitatore dell’innovazione dei processi di digitalizzazione. 
Non bisogna poi dimenticare che l’Italia è un paese complesso in cui la normativa per la sicurezza e per la privacy sono declinate, interpretate e poste in essere in modo tale da soddisfare le proprie esigenze principalmente nazionali, oltre che internazionali, il Data Center Region, sul territorio nazionale, consentirà di aderire ancora meglio alle policy nazionali per esempio in materia di custodia dei dati sensibili sul territorio. 
Questo significa che il data center in Italia ha anche una valenza nazionale e che Microsoft crede nel potenziale digitale dell’Italia, probabilmente fino a questo momento, inespresso.

E riguardo la complessità? 
Avete intenzione di fare tutto da soli o vi farete aiutare?

CM: Il progetto è ambizioso e complesso sotto tanti punti di vista ma in Europa vi sono altri Data Center Region per cui non partiamo da zero. 
Il nostro amministratore delegato Satya Nadella, da quando guida la società, ha inaugurato un nuovo corso. La società è ora sempre più vicina al mondo esterno, cerca partnership con coloro che possono apportare conoscenze particolari in un campo limitrofo. 
Questo progetto ha anche la pretesa di coinvolgere nel processo di sviluppo digitale le Università e le imprese che avranno qualcosa di costruttivo da apportare al progetto. 
Noi siamo italiani e per definizione geniali in tantissimi campi, ma spesso ci perdiamo in diatribe e non guardiamo un progetto nel suo insieme. Per raggiungere un obiettivo ambizioso occorre essere geniali ma anche superare le rivalità interne e riuscire a fare sistema. Il Data Center Region vuol essere un’occasione per l’Italia per superare queste difficoltà e fare crescere il Paese dal punto di vista della digitalizzazione. È inaccettabile che l’Italia sia al quart’ultimo posto per competenze digitali, come espresso dall’indice DESIi. Un paese come il nostro merita ben altro e, siccome in un mondo globalizzato, è difficilissimo riuscire a emergere da soli, l’idea è proprio quella di sfruttare questa occasione per stringere alleanze e rapporti tra pubblico e privato. 
Siamo sicuri di potercela fare e la recente crisi pandemica ha funzionato da stimolo per far crescere l’Italia esattamente in questo senso. In pochi mesi sono state fatte delle scelte che in dieci anni hanno sempre trovato ostacoli enormi, basta guardare cosa è successo nel campo del telelavoro o della didattica a distanza.

Ingegnere, cosa ci dice dei tempi? 
Su quanti anni si sviluppa il progetto?

CM: Ancora non ho dati esatti, sicuramente è un progetto pluriennale, che dovrà coinvolgere tanti partners, istituzionali e privati, penso sicuramente alle università che dovranno in qualche modo aiutarci nella preparazione dei ragazzi che verranno a lavorare da noi o che vorranno sviluppare esperienze basate sulle tecnologie messe a disposizione. Sicuramente avremo bisogno di ingegneri e tecnici hardware e software ma non solo. Occorreranno anche manager capaci nel settore della gestione del rischio, nella sicurezza informatica ed esperti della normativa italiana. Quindi le Università saranno uno dei nostri partners privilegiati. Comunque, come ho già detto, noi siamo aperti a tutti coloro che hanno un obiettivo chiaro.
Non bisogna dimenticare che la nostra tecnologia è un mezzo per far raggiungere ad imprese e persone i loro obiettivi e siamo tutti convinti che la multidisciplinarietà sia un valore aggiunto, questo per dire che il Data Center Region, ancora una volta, fungerà da acceleratore in tutti
i campi in cui si potrà sfruttare la creatività e il genio tutto italiano
Posso aggiungere che se usiamo delle stime realizzate dal Politenico di Milano School of Management, anche dalle esperienze della creazione degli altri distretti, per i prossimi cinque anni vi sarà un indotto di circa 10.000 posti di lavoro dall’indotto, dalle assunzioni dirette ai partners a tutti i livelli, fino alle imprese che potranno realizzare nuovi progetti sulla nostra piattaforma.

E nel campo della ricerca e dello sviluppo software?

CM: Come ho accennato prima il Data Center Region è una piattaforma abilitante, per cui il limite è la fantasia degli italiani e la propensione alla trasformazione digitale delle società. Se vi saranno start-up o imprese che vogliono sviluppare software o specifiche soluzioni tecnologiche in qualsiasi campo, noi li aiuteremo mettendo a disposizione quelle che sono le potenzialità della piattaforma. Stessa cosa vale per l’Intelligenza Artificiale o altri settori tecnologici relativamente nuovi. Ancora una volta, il limite non sarà Microsoft ma, eventualmente, la mancanza di immaginazione, ma non credo sia il caso degli italiani.
Mi piace dire che Microsoft è un abilitatore, il cloud è una piattaforma disponibile per essere sviluppata e per far sorgere progetti e soluzioni.

Ingegner Mauceli, una domanda un pò scomoda. 
Pensa realmente che la classe dirigente italiana sia pronta a questo salto? Noi abbiamo tante volte accennato alla mancanza di consapevolezza nel settore digitale e in particolare nel settore della cybersecurity a causa della impreparazione della classe dirigente e della bassa propensione al rischio…

CM: Io sono fiducioso. 
Negli ultimi anni abbiamo visto tante aziende che sono state capaci di cambiare, con alcune abbiamo stretto delle partnership mentre con altre, stiamo lavorando assieme per farlo, con altre ancora, magari, ci sarà la possibilità di farlo in un prossimo futuro. 
Il mondo sta cambiando, l’Italia si sta muovendo verso il futuro. Anche altre grosse industrie, nostre dirette concorrenti in alcuni casi, se ne sono accorte e hanno fatto la nostra stessa scelta, investire nel Bel Paese, per aiutarlo a crescere e crescere insieme.


Alessandro Rugolo, Giorgio Giacinto, Danilo Mancinone


Per approfondire:

i Il DESI (Indice di digitalizzazione dell'economia e della società) è lo strumento mediante cui la Commissione europea monitora la competitività digitale degli Stati membri dal 2015. https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/desi

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