Qualche
giorno fa Microsoft ha annunciato il più grande investimento della
sua storia in Italia, ossia la realizzazione della Datacenter Region.
Si tratta di un investimento di 1,5 miliardi di dollari con un piano di attività di supporto per
accompagnare i nuovi servizi cloud con risorse per competenze,
tecnologie avanzate e sostenibilità.
La
cosa non è passata inosservata e così abbiamo chiesto a Carlo
Mauceli, Chief Technology Officer per Microsoft Italia, di
raccontarci in cosa consiste il progetto.
CM: L’annuncio che Microsoft abbia deciso di aprire un nuovo Data Center Region ci ha colti quasi di sorpresa, anche se il lavoro
preparatorio fatto ci dava delle ottime chances. La notizia e l’eco
che ha avuto ci ha un pò stupiti piacevolmente e ora sappiamo per
certo che anche le aspettative, sia in azienda che in tutta Italia,
sono alte. L’investimento di 1,5 miliardi di dollari è per la
creazione di una “Data Center Region” e per gestire tutto ciò
che serve per aiutare il paese nella crescita digitale. Abbiamo la
convinzione che l’apertura del Data Center porterà tanto in
Italia, sia in termini di investimenti diretti ma soprattutto di
indotto e di sviluppo della conoscenza. Dobbiamo dare qualche
dettaglio tecnologico per spiegare di cosa stiamo parlando perché
l’architettura su cui si basano i Datacenter di Microsoft non ha
uguali in nessun’altra realtà, sia essa privata oppure pubblica.
Tutte le informazioni, in ogni caso le potete trovare qui.
I
tre concetti di base sono i seguenti:
Aree
o Region
Un'area
è un set di data center distribuiti entro un perimetro definito
dalla latenza e connessi tramite una rete regionale dedicata a bassa
latenza.
Con un numero di aree globali superiore rispetto a qualsiasi altro provider di servizi cloud, Azure offre ai clienti la flessibilità necessaria per distribuire le applicazioni dove necessario. Azure è disponibile a livello generale in 58 aree nel mondo, a cui si devono aggiungere Polonia, Nuova Zelanda e Italia.
Con un numero di aree globali superiore rispetto a qualsiasi altro provider di servizi cloud, Azure offre ai clienti la flessibilità necessaria per distribuire le applicazioni dove necessario. Azure è disponibile a livello generale in 58 aree nel mondo, a cui si devono aggiungere Polonia, Nuova Zelanda e Italia.
Aree geografiche
Un'area
geografica è, in genere, rappresentato da un territorio specifico,
che include in genere due o più aree e che soddisfa i requisiti
relativi a residenza dei dati e conformità.
Le aree geografiche consentono ai clienti con esigenze specifiche, che possono essere normative oppure tecnologiche, di mantenere la cosiddetta Data Residency e utilizzo delle applicazioni con latenza molto bassa. Le aree geografiche garantiscono alta affidabilità, Disaster Recovery, Business Continuity e Geo Replication.
Le aree geografiche consentono ai clienti con esigenze specifiche, che possono essere normative oppure tecnologiche, di mantenere la cosiddetta Data Residency e utilizzo delle applicazioni con latenza molto bassa. Le aree geografiche garantiscono alta affidabilità, Disaster Recovery, Business Continuity e Geo Replication.
Zone di disponibilità
Le
zone di disponibilità sono località separate fisicamente entro
un'area o Region di Azure. Ogni zona di disponibilità è costituita
da uno o più data center dotati di impianti indipendenti per
l'energia, il raffreddamento e la rete.
Le zone di disponibilità consentono ai clienti di eseguire applicazioni cruciali con disponibilità elevata e replica a bassa latenza.
Le zone di disponibilità consentono ai clienti di eseguire applicazioni cruciali con disponibilità elevata e replica a bassa latenza.
Ingegnere, in poche parole, cos’è un Data Center Region?
E come potrebbe aiutare la crescita
della digitalizzazione?
CM: Un Data Center Region è un insieme di data center per la erogazione
dei servizi, installato in una determinata area geografica, nel nostro caso in Italia.
Si tratta dunque di un certo numero di data center distribuiti sul
territorio, progettati e realizzati per garantire uno SLA (livello di
servizio) del 99,99999 %, ovvero con valori di resilienza
elevatissimi. Diciamo che se nella classificazione standard dei data
center il livello massimo è quattro, un Data Center Region è
progettato per raggiungere un livello 5 !
Ogni
singolo data center è totalmente indipendente dagli altri in merito
alle strutture di protezione ed alimentazione ed è pronto a
sopperire alle eventuali mancanze di uno dei data center dell'area (vedi figura precedente).
Inoltre,
cosa da non sottovalutare, la strategia Microsoft è quella di
avere un basso impatto ambientale, cercando di sfruttare le
opportunità del territorio sia per alimentare che per raffreddare i
data centers come parte del piano che abbiamo lanciato per diventare
carbon negative entro il 2050.
Sicuramente
una iniziativa complessa.
Ingegner Mauceli, quali sono i
motivi che hanno spinto Microsoft a questo investimento? Perché
l’Italia è stata scelta per l’installazione di un Data Center Region?
CM: Le
motivazioni alla base di una scelta simile sono tante, sicuramente
c’è la volontà di migliorare I servizi resi alle società
italiane, poi la presenza di un Data Center Region è un facilitatore
dell’innovazione dei processi di digitalizzazione.
Non bisogna poi
dimenticare che l’Italia è un paese complesso in cui la normativa
per la sicurezza e per la privacy sono declinate, interpretate e
poste in essere in modo tale da soddisfare le proprie esigenze
principalmente nazionali, oltre che internazionali, il Data Center Region, sul
territorio nazionale, consentirà di aderire ancora meglio alle policy
nazionali per esempio in materia di custodia dei dati sensibili sul
territorio.
Questo significa che il data center in Italia ha anche
una valenza nazionale e che Microsoft crede nel potenziale digitale
dell’Italia, probabilmente fino a questo momento, inespresso.
E
riguardo la complessità?
Avete intenzione di fare tutto da soli o vi
farete aiutare?
CM: Il
progetto è ambizioso e complesso sotto tanti punti di vista ma in
Europa vi sono altri Data Center Region per cui non partiamo da
zero.
Il nostro amministratore delegato Satya Nadella, da quando
guida la società, ha inaugurato un nuovo corso. La società è ora
sempre più vicina al mondo esterno, cerca partnership con coloro che
possono apportare conoscenze particolari in un campo limitrofo.
Questo progetto ha anche la pretesa di coinvolgere nel processo di
sviluppo digitale le Università e le imprese che avranno qualcosa di
costruttivo da apportare al progetto.
Noi siamo italiani e per
definizione geniali in tantissimi campi, ma spesso ci perdiamo in
diatribe e non guardiamo un progetto nel suo insieme. Per raggiungere
un obiettivo ambizioso occorre essere geniali ma anche superare le
rivalità interne e riuscire a fare sistema. Il Data Center Region vuol essere un’occasione per l’Italia per superare queste
difficoltà e fare crescere il Paese dal punto di vista della
digitalizzazione. È inaccettabile che l’Italia sia al quart’ultimo
posto per competenze digitali, come espresso dall’indice DESIi.
Un paese come il
nostro merita ben altro e, siccome in un mondo
globalizzato, è difficilissimo riuscire a emergere da soli, l’idea
è proprio quella di sfruttare questa occasione per stringere
alleanze e rapporti tra pubblico e privato.
Siamo sicuri di potercela
fare e la recente crisi pandemica ha funzionato da stimolo per far
crescere l’Italia esattamente in questo senso. In pochi mesi sono
state fatte delle scelte che in dieci anni hanno sempre trovato
ostacoli enormi, basta guardare cosa è successo nel campo del
telelavoro o della didattica a distanza.
Ingegnere,
cosa ci dice dei tempi?
Su quanti anni si sviluppa il progetto?
CM: Ancora
non ho dati esatti, sicuramente è un progetto pluriennale, che dovrà
coinvolgere tanti partners, istituzionali e privati, penso
sicuramente alle università che dovranno in qualche modo aiutarci
nella preparazione dei ragazzi che verranno a lavorare da noi o che
vorranno sviluppare esperienze basate sulle tecnologie messe a
disposizione. Sicuramente avremo bisogno di ingegneri e tecnici
hardware e software ma non solo. Occorreranno anche manager capaci
nel settore della gestione del rischio, nella sicurezza informatica
ed esperti della normativa italiana. Quindi le Università saranno
uno dei nostri partners privilegiati. Comunque, come ho già detto,
noi siamo aperti a tutti coloro che hanno un obiettivo chiaro.
Non bisogna dimenticare che la nostra tecnologia è
un mezzo per far raggiungere ad imprese e persone i loro obiettivi e siamo tutti convinti che la
multidisciplinarietà sia un valore aggiunto, questo per dire che il Data Center Region, ancora una volta, fungerà da acceleratore in
tutti
i campi in
cui si potrà sfruttare la creatività e il genio tutto italiano
Posso
aggiungere che se usiamo delle stime realizzate dal Politenico di Milano School of
Management, anche dalle esperienze
della creazione degli altri distretti, per i prossimi cinque anni vi sarà un indotto di circa 10.000 posti di
lavoro dall’indotto, dalle assunzioni dirette ai
partners a tutti i livelli, fino alle imprese che potranno realizzare
nuovi progetti sulla nostra piattaforma.
E
nel campo della ricerca e dello sviluppo software?
CM: Come
ho accennato prima il Data Center Region è una piattaforma
abilitante, per cui il limite è la fantasia degli italiani e la
propensione alla trasformazione digitale delle società. Se vi
saranno start-up o imprese che vogliono sviluppare software o
specifiche soluzioni tecnologiche in qualsiasi campo, noi li
aiuteremo mettendo a disposizione quelle che sono le potenzialità
della piattaforma. Stessa cosa vale per l’Intelligenza Artificiale
o altri settori tecnologici relativamente nuovi. Ancora una volta, il
limite non sarà Microsoft ma, eventualmente, la mancanza di
immaginazione, ma non credo sia il caso degli italiani.
Mi
piace dire che Microsoft è un abilitatore, il cloud è una
piattaforma disponibile per essere sviluppata e per far sorgere
progetti e soluzioni.
Ingegner Mauceli, una
domanda un pò scomoda.
Pensa realmente che la classe dirigente
italiana sia pronta a questo salto? Noi abbiamo tante volte accennato
alla mancanza di consapevolezza nel settore digitale e in particolare
nel settore della cybersecurity a causa della impreparazione della
classe dirigente e della bassa propensione al rischio…
CM: Io
sono fiducioso.
Negli ultimi anni abbiamo visto tante aziende che
sono state capaci di cambiare, con alcune abbiamo stretto delle
partnership mentre con altre, stiamo lavorando assieme per farlo, con
altre ancora, magari, ci sarà la possibilità di farlo in un
prossimo futuro.
Il mondo sta cambiando, l’Italia si sta muovendo
verso il futuro. Anche altre grosse industrie, nostre dirette
concorrenti in alcuni casi, se ne sono accorte e hanno fatto la
nostra stessa scelta, investire nel Bel Paese, per aiutarlo a
crescere e crescere insieme.
Alessandro Rugolo, Giorgio Giacinto, Danilo Mancinone
Per
approfondire:
i
Il DESI (Indice di digitalizzazione dell'economia e della
società) è lo strumento mediante cui la Commissione europea
monitora la competitività digitale degli Stati membri dal
2015. https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/desi
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