Voglio iniziare queste poche righe esattamente come ha iniziato l'autore:
"In un cattivo giorno e in una notte malvagia, l'Atlantide isola, inabissandosi nel mare, scomparve".
Chiunque abbia letto Platone sa che queste parole sono scritte nel discorso conosciuto come "il Timeo" e sa pure cosa abbiano significato nel tempo, per storici, mitografi, esploratori e scrittori!
Atlantide rappresenta molto anche per me, avendo letto tanto e riflettuto a lungo. Tempo addietro ho anche tradotto il Crizia da una versione inglese di alcuni secoli fa, e l'ho pubblicata su questo blog (se vi interessa leggere il Crizia eccovi il link: Il Crizia)
Di Merezkovskj (1865-1941) avevo letto, tempo fà, la splendida biografia di Leonardo da Vinci ed ero restato colpito dal modo in cui questo scrittore sembrava entrare nella vita del personaggio, un libro che impressionava! Così, quando ho visto il titolo "Atlantide e i suoi misteri" e il nome dell'autore italianizzato, Demetrio Merezkovskj, ho subito acquistato la mia copia e mi sono immediatamente gettato nella sua lettura.
Un suggerimento, approfondite la vita di questo autore, è veramente interessante!
Il libro rispecchia l'autore, non è semplice da leggere e non è facile da capire ma ogni pagina è una continua sfida.
"Chi l'ha creata l'ha anche distrutta". Questo il giudizio sarcastico di Aristotele su Atlantide e, probabilmente, su Platone stesso, con questa frase Aristotele giudicò Atlantide un parto della fantasia di Platone e niente più. Io credo invece che non sia così, ma poco importa cosa credo io, ora importa ciò che pensava il nostro autore... sul mito di Atlantide.
"Nude rimangono il Platone soltanto le verità più basse; quelle più alte si ammantano del mito, in modo che la verità traspaia dalla 'fiaba', come il corpo dal velo". Se riteniamo vere queste parole, Atlantide doveva far parte delle verità meritevoli di essere ammantate dal mito, per consentirne la sopravvivenza.
Atlantide - Atlantico, due parole così simili... Richard Herming che supportava l'ipotesi della Atlantide reale disse: "Mettere in rapporto la descrizione di una regione del tutto favolosa con nomi geografici esattamente noti è una cosa senza riscontro nella letteratura universale...". Platone lo fece!
Ma è vero che solo Platone ci ha parlato di Atlantide, dando vita a una infinita catena di voci e racconti? Secondo Dimitrj no, Platone non è stato l'unico, ma solo il più noto!
"Lo storico greco Marcello [..] riferisce , richiamandosi a storici più antichi, che nell'Oceano esterno si trovavano sette isole minori, consacrate a Proserpina, e tre grandi; una di esse della lunghezza di mille stadi, era consacrata al dio Poseidone.
Sembra che Marcello, nella sua opera (Aethiopika), dicesse che "Gli abitanti di questa isola hanno conservato il ricordo, giunto fino a loro dai progenitori, intorno all'Atlantide, un'enorme isola che un giorno esisteva in quei luoghi e aveva dominato sul corso di molti secoli tutte le isole dell'Oceano esterno e che era pure consacrata a Poseidone.
Sappiamo questo grazie a Proclo che parlò anche di come Crantore vide coi suoi occhi le colonne su cui era scritta in geroglifici la storia di Atlantide.
Liberi di credere o meno, non sarò certo io a cercare di convincervi in un senso o nell'altro, una cosa però è certa, che il libro merita di essere letto... e riletto con attenzione una seconda volta, cosa che stò per l'appunto facendo in questi giorni!
A presto, dunque, e buona lettura!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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domenica 29 luglio 2012
Potere invisibile e democrazia
Cosa direbbe Norberto Bobbio della situazione attuale
dell’Italia?
Parlo della situazione politica ed economica, naturalmente.
Si chiederebbe, forse, da dove partire per cercare di dare
un senso a ciò che sta accadendo.
Che strada segue la politica in questi tempi di crisi?
Che fine hanno fatto i politici di un tempo, quelli della
cosiddetta prima Repubblica?
Quali poteri forti si muovono all’ombra di uno stato debole
e ormai troppo lontano dagli italiani?
Non ho una risposta!
Non possiamo dare noi le risposte che ci avrebbe potuto dare
un così grande pensatore di nome Norberto Bobbio, ma possiamo provare a sondare
le sue opere, i suoi scritti, i suoi insegnamenti, alla ricerca di un lume in
grado di dissipare il buio di questi tempi…
Il 23 novembre 1980 Norberto Bobbio pubblicò un articolo
sulla Stampa nel quale spiegava cosa fosse la democrazia, intesa come “il
governo del potere visibile, cioè del governo i cui atti si svolgono in
pubblico, sotto il controllo della pubblica opinione”. A trentadue anni di
distanza mi chiedo se una tale definizione possa ritenersi ancora valida per la
democrazia italiana ovvero, secondo tale definizione di democrazia l’Italia è
ancora una democrazia?
E ancora, occorre chiedersi se in Italia esista oggigiorno
una “pubblica opinione”, o è scomparsa anch’essa?!
A questo punto qualcuno potrebbe chiedere: a cosa ci stiamo
riferendo di preciso? A quale problema, tra i tanti che assillano l’Italia,
dobbiamo dirigere il famoso lume, qualora ne possedessimo uno, dove dobbiamo
dirigere la nostra attenzione? Noi, “pubblica opinione”, non capiamo…
Ebbene, proprio questo è il punto, il problema, il nodo da
sciogliere. L’impossibilità di capire!
Non si capisce chi abbia ragione e chi torto. Non si capisce
come si sia finiti nella palude economica della recessione. Non si capisce
quale tra i politici sia onesto e chi invece disonesto. Non si capisce dove
voglia traghettarci il governo Monti come non si capiva quale fosse la politica
del governo Berlusconi. Non si capisce cosa stia facendo l’Unione Europea…
Non capire è diventata la regola piuttosto che l’eccezione!
Norberto Bobbio, nello stesso articolo precedentemente
citato scrisse: “Non si capisce nulla del nostro sistema di potere se non si è
disposti ad ammettere che al di sotto del governo visibile c’è un governo che
agisce nella penombra (il cosiddetto sottogoverno) e ancora più in fondo un
governo che agisce nella più assoluta oscurità, e che possiamo permetterci di
chiamare <<criptogoverno>>.”
Governo, sottogoverno e criptogoverno, e se fosse realmente
questo il problema? E’ forse necessario, per cercare di capire cosa sta
accadendo in Italia (e forse nel mondo intero), ricorrere a questi concetti e a
ciò che lasciano appena intravvedere? E’ forse necessario cercare il potere
invisibile che si muove all’ombra del governo visibile?
Un’ultima domanda: se in uno stato democratico per cercare
di capire cosa accade occorre introdurre i concetti di sottogoverno e
criptogoverno, siamo sicuri di essere ancora in uno stato democratico?
Alessandro Giovanni Paolo
Rugolo
martedì 12 giugno 2012
Carlo Magno, di Gianni Granzotto
Ho appena terminato la lettura di una bellissima biografia, quella di Carlo Magno, scritta da Gianni Granzotto. Un consiglio? Leggetela anche voi!
Che dire... leggere questa biografia è stato come viaggiare lungo le tracce di questo grande personaggio, grazie alla sapiente scrittura di Granzotto!
Perchè leggere il libro, potreste domandarmi.
Perchè Carlo Magno ha cambiato il mondo di allora, creando il nostro! Ecco la risposta.
Come si può ignorare la vita e le opere di un grande personaggio? Non si può, se si vuole capire il nostro mondo!
Senza Carlo Magno il nostro presente sarebbe diverso, molto diverso. I Longobardi (e il loro re, Desiderio) probabilmente avrebbero mantenuto buona parte dell'Italia per chissà quanti anni, la chiesa sarebbe forse scomparsa, la nascita delle nazioni dell'Europa continentale probabilmente sarebbe stata differita di secoli e gli equilibri (e anche i problemi attuali) sarebbero totalmente diversi. Ma questo si può dire sempre parlando di un avvenimento del passato.
Quella di Carlo Magno è una storia di cui spesso conosciamo solo l'aspetto relativo alla sua incoronazione ad Imperatore, avvenuta la notte del 25 dicembre del 800, ma la sua vita è tutto un intreccio di poteri forti, chiesa di Roma, Impero d'Oriente (guidato da Irene), il nuovo Impero d'Occidente che con lui ebbe inizio.
Ma è anche un periodo di lotte per la conquista, di lotte fratricide tra popoli dallo stesso sangue, di incomprensioni religiose, di iconoclasti e iconoduli... era il tempo in cui la lotta contro il politeismo in Europa era la giustificazione ad ogni tipo di crudeltà, e Carlo Magno usò tutto il suo potere e la sua forza in questa lotta, da quando, ancora ragazzo, ebbe l'occasione di vedere il Papa Stefano II presentarsi supplice a casa del padre per chiedere aiuto!
Stefano II, Adriano, Leone III... sono solo alcuni dei personaggi di questa storia come Roma, Bisanzio, Hereburg, Aquisgrana, Magonza sono solo alcuni dei luoghi in cui si fece la Storia!
Ma ora basta, non sono io che devo raccontarvi la storia e la vita di Carlo.
Vi invito a leggere la biografia... e ad immergervi in quei tempi antichi e talvolta crudeli, ma comunque parte del nostro comune passato!
domenica 20 maggio 2012
Solino: la Sardegna nel "Delle cose maravigliose"
Solino, autore del testo "Delle cose meravigliose" è vissuto ed ha operato nel III secolo dopo Cristo.
Il titolo originale dell'opera, scritta in latino, era "Collectanea rerum memorabilium" e raccoglieva le cose che meritavano a suo parere di essere ricordate dei popoli del passato e della loro storia.
Ciò che mi interessa è, come spesso ho già detto, ogni riferimento alla mia Terra, la Sardegna, così ecco cosa è possibile leggere al capitolo IX, intitolato: "Della isola detta Sardegna; d'una sorte di formiche venenose, dell'herba Sardonia, e delle maravigliose forze dell'acque".
Ed è questo capitolo che vado ora a riportarvi integralmente, dato che è abbastanza breve da consentirlo.
La lingua in cui ve lo riporto è l'italiano di alcuni secoli fa, tradotto dal latino da Don Giovan Vincenzo Belprato Conte d'Anversa e pubblicato nel 1559 a Venezia.
Ma vediamo infine che cosa ci dice Solino su quest'isola meravigliosa che è la Sardegna:
"Egli è cosa molto pubblica, in qual mare è posta Sardegna, laquale ho letto appresso di Timeo, che si chiamava etiandio Sandaliote, e appresso di Crispo Ichnusa, e da chi abbiano havuto origine i suoi habitatori. Non è a proposito dunque di dire che Sardo fosse generato da Hercole, e Norace da Mercurio, essendo venuto l'uno dalla Libia, et l'altro da Tarteso di Spagna in questo medesimo paese, e che Sardo fosse dato il nome alla isola, e da Norace al Castello Nora."
Dunque, prima di andare avanti, mi piace sottolineare che al tempo in cui Solino scriveva, la Sardegna e la sua storia era abbastanza nota, quasi da rendere superfluo parlarne. Solino ci dice anche quali fonti utilizzò per il suo libro, cioè Timeo (forse lo storico greco Timeo di Tauromenion, vissuto nel IV secolo avanti Cristo) e Crispo (immagino si riferisca a Crisippo). Per chi non è abituato a leggere testi antichi, devo inoltre avvertire che con il termine Libia si intendeva più genericamente l'Africa e che Tartesso dovrebbe essere una città della Spagna anche se da molti si dubita che sia mai esistita. Da questi autori Solino trae i nomi noti dell'isola, Sandaliotes e Ichnusa. Ma ora proseguiamo:
"Ne manco è a tempo di soggiungere, che poco dopo Aristeo regnando appresso a questi nella città di Carale (Cagliari), laquale egli aveva edificata, e che havendo fatto di due popoli un solo, egli egualmente congiunse quelle genti in modo, che poneva sei huomini a un carro: e così gli faceva condurre dinanzi a lui, e che per quella insolenza non ricusavano si fatto dominio. Questo Aristeo generò Iolao, ilquale fece la residenza in que' luoghi. Più oltre lassarò di dire de gli Iliensi, e de' Locrensi. La Sardegna non produce serpi, ma quello effetto che fanno le serpi altrove, fa in quel paese un picciolo animaletto, chiamato solifuga, simile di forma al ragno: così detto, perchè il giorno si asconde: ve n'è copia nelle miniere d'argento: percioche quella terra è riccadi questo metallo. Egli occultamente camina, e coloro, che scioccamente l'offendono, uccide."
Dunque, in queste poche righe Solino riassume una storia antica della Sardegna, riportata anche da altri autori antichi. A partire da Aristeo, re di Cagliari, unificatore dell'Isola. Poi si parla del figlio, Iolao, che diede vita al popolo degli Iliensi. Dovrò leggere con attenzione tutto il libro se voglio trovare notizie sugli Iliensi e sui Locrensi... lo farò quando sarà il momento! Ma ora andiamo avanti...
"Con questo male vi è di più l'herba Sardonia, questa nasce abbondantissimamente più del giusto ne i rivoli, che corrono. Se si mangia, ritira i nervi, e in modo distende le labra, che coloro, che ne muoiono, par che moiano ridendo. Al contrario, ciò che vi è d'acqua, serve a diversi commodi. Gli stagni sono copiosissimi di pesce, le piogge del verno sono riserbate per la penuria della state: percioche i paesani di quella isola si arricchiscono molto per la quantità delle piogge. Si servono dell'acque raccolte, perche siano a bastanza all'uso tutte lee volte che mancano le sorgenti: lequali si sogliono usare per il vitto: in molti luoghi bollono fontane calde, e sane, lequali giovano a saldare l'ossa rotte, o a scacciare il veleno delle solifughe, o veramente guariscono le infirmità de gli occhi, ma essendo utili a gli occhi, sono nocive a i furti: percioche havendo alcuno rubato, e giura di non haverlo fatto, quell'acque lo accecano, se non è pergiuro, vede più chiaramente: s'egli ostinatamente nega, il fallo si scuopre con la cecità, e essendo offuscato della vista, confessa l'errore."
E così termina per ora il testo, che apassa a parlare dell'isola di Sicilia. Interessante il racconto dell'erba Sardonia, responsabile della morte e del detto "riso sardonico". Per il resto c'è poco da dire, se non che non appena trovo ulteriori riferimenti, sarà mia cura informarvi.
A presto dunque...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
mercoledì 16 maggio 2012
Plinio il vecchio: il bue Api
Come ho accennato brevemente nel precedente post su Plinio il vecchio, la Naturalis Historia è una enciclopedia del sapere del tempo; un testo molto interessante. Tra le cose degne di nota, nel Libro VIII - paragrafo LXXI si parla del bue Api e delle usanze egizie, ma sentiamo cosa dice Plinio:
"Un bue in Egitto viene adorato addirittura come un dio, gli egiziani lo chiamano Api. Come segno distintivo ha una macchia biancastra sul fianco destro, che ricorda i corni della luna crescente ed ha inoltre un nodulo sotto la lingua chiamato 'cantaro'.
Non è permesso dalla loro religione che egli viva oltre un certo numero di anni e lo sopprimono immergendolo nella fontana dei sacerdoti e durante questo periodo di lutto, cercano un altro bue che possa sostituirlo e finchè non l'hanno trovato si mostrano molto addolorati ed esprimono la loro mestizia radendosi il capo; ma la loro ricerca non dura mai troppo a lungo."
Devo dire che è la prima volta che sento dire che il bue Api venisse. Non so se sia vero ed in ogni caso non ne conosco il motivo. Ma andiamo avanti:
"Quando l'hanno trovato, viene accompagnato a Memfi da un seguito di cento sacerdoti. Ha due templi che chiamano 'talami' dove il popolo si raccoglie per i presagi: se Api entra nel primo tempio, ciò è di buon auspicio, se invece entra in quell'altro, allora il futuro porterà gravi sciagure. Ma il bue dà responsi anche a singole persone, prendendo il cibo dalle mani di chi lo consulta. Respinse la mano di Germanico, il quale fu ucciso poco dopo. Abitualmente lo tengono segregato, ma quando appare in pubblico, avanza scortato dai littori che respingono la ressa della gente ed è accompagnato da frotte di bambini che cantano inni in suo onore; sembra che il bue capisca queste manifestazioni e voglia essere adorato. Queste schiere di fanciulli, all'improvviso, come se fossero invasati profetizzano l'avvenire. Una volta all'anno viene presentata ad Api una vacca che porta sul corpo i suoi segni distintivi, sebbene diversi nella forma, la quale, così dicono, viene uccisa nel medesimo giorno in cui è stata trovata. Nella zona di Memfi, c'è una località sul Nilo, che per la sua conformazione viene chiamata 'Fiala'; ogni anno gli egiziani immergono nel fiume una coppa d'oro ed una d'argento, nei giorni in cui festeggiano il compleanno di Api. Questi giorni sono sette, durante i quali - fatto veramente straordinario - nessuno viene assalito dai coccodrilli, ma all'ottavo giorno dopo l'ora sesta ritorna in quelle belve la loro consueta ferocia."
E così termina il paragrafo relativo al dio Api.
Spero di trovare ulteriori notizie su questo argomento... e sono sicuro di trovarle in Manetone, vi terrò informati. Ma per oggi è tutto!
A presto.
Plinio il Vecchio: Naturalis Historia
Plinio il Vecchio, ovvero Caius Caecilius Plinius Secundus, era uno storico enciclopedico latino.
Nato forse a Como, forse a Verona, intorno al 23 d.C., probabilmente fu educato a Roma, dove intraprese la carriera militare.
Noto a noi per la sua opera, l'immensa enciclopedia chiamata "Naturalis Historia".
L'opera, in 37 libri, era così articolata:
Libro I: indice dell'opera;
Libro II: astronomia e cosmografia;
Libri III-VI: geografia;
Libro VII: antropologia e fisiologia;
Libri VIII-XI: zoologia;
Libri XII-XIX: botanica;
Libri XX-XXXII: erboristeria, farmacologia naturalistica, medicina;
Libri XXXIII-XXXVII: regno minerale, metallurgia, materie coloranti e plastiche, pietre preziose, sommario di storia dell'arte.
Un'opera enorme che copriva tutto lo scibile umano.
Sono riuscito a trovare alcuni libri e ho cominciato a leggerli, veramente interessanti.
Se vorrete seguirmi, di tanto in tanto scriverò qualcosa su quest'opera fantastica!
A presto...
Nato forse a Como, forse a Verona, intorno al 23 d.C., probabilmente fu educato a Roma, dove intraprese la carriera militare.
Noto a noi per la sua opera, l'immensa enciclopedia chiamata "Naturalis Historia".
L'opera, in 37 libri, era così articolata:
Libro I: indice dell'opera;
Libro II: astronomia e cosmografia;
Libri III-VI: geografia;
Libro VII: antropologia e fisiologia;
Libri VIII-XI: zoologia;
Libri XII-XIX: botanica;
Libri XX-XXXII: erboristeria, farmacologia naturalistica, medicina;
Libri XXXIII-XXXVII: regno minerale, metallurgia, materie coloranti e plastiche, pietre preziose, sommario di storia dell'arte.
Un'opera enorme che copriva tutto lo scibile umano.
Sono riuscito a trovare alcuni libri e ho cominciato a leggerli, veramente interessanti.
Se vorrete seguirmi, di tanto in tanto scriverò qualcosa su quest'opera fantastica!
A presto...
lunedì 14 maggio 2012
Arregodos de sa gherra de Rùssia e de sa vida, di Benigno CASULA
Cari amici sardi, oggi un annuncio in limba per tutti coloro che sono interessati
Tonara
Sàbadu 19 de magiu 2012 presentada de su libru
"Arregodos de sa gherra de Rùssia e de sa vida"
Tonara
Sàbadu 19 de magiu 2012 presentada de su libru
"Arregodos de sa gherra de Rùssia e de sa vida"
Teatru Comunale de Tonara 17.00 oras
Foeddant
Ignazio Demurtas
po su Sotziu de is Antzianos
Pier Paolo Sau
Su Sinnigu de Tonara
Crabiele Casula
Fìgiu de s’autore
Nello Tatti
Su maistu
Frantziscu Cheratzu
S’editore
Totore Locci
Iscritore
Pier Luigi La Croce
iscritore
Peppe Coròngiu
Dirigente de Assessorau de s’Istrutzione Pùblica de sa Reg. Sarda.
Sighit su dibàtitu, presente s’autore de su libru, reduces e testimognos de s’urtima gherra
Coordinat su chistionu s'avocau e giornalista Giovanni Melis
Coordinat su chistionu s'avocau e giornalista Giovanni Melis
Teatru Comunale de Tonara 21.00 oras
Cantos a mutos presentada cun
Cantadores poetas de Tonara
Gara a mutos cun is cantadores
Costantino CASULA de Ortueri
Giovanni MURA de Tonara
Davide PEDDIO de Dèsulu
SONADORES
Salvatore Corgiolu Littarru
Piero Demuru
ORGANIZAT SU
SOTZIU DE IS ANTZIANOS
(Consulta degli anziani)
Pratza Peppinu Mereu - 08039 Tonara
Pratza Peppinu Mereu - 08039 Tonara
Per maggiori informazioni visita TONARA BLOG
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