-
Buon giorno piccola. Disse il nonno sedendosi sul lettino circondato
dai disegni di tanti racconti.
-
Buon giorno. Rispose Giulia strofinandosi gli occhi.
-
Oggi si va al parco, se hai voglia di alzarti. A quest'ora gli
scoiattoli escono dalle loro tane e cominciano la raccolta delle
riserve di cibo per l'inverno. Ho portato una busta di noccioline per
loro. Vieni con me?
-
Si – disse Giulia saltando in piedi come un fulmine – certo che
vengo con te! - E in men che non si dica la piccola era pronta ad
uscire.
-
Prima facciamo colazione però, la tua mamma ha preparato due ottime
fette di pane con nutella lunare e il caffè latte.
-
Va bene, adoro la nutella lunare! Disse la piccola Giulia
ridacchiando e già pregustando la giornata al parco con il nonno.
Dopo
la colazione nonno e nipotina si diressero verso il parco che distava
poco più di un chilometro dalla loro casa. Il parco era molto bello,
pulito e ricco di alberi di tutti i tipi con tanto di cartellino per
ognuno di essi che descriveva la specie e gli animali che si cibavano
dei suoi frutti e vivevano nelle vicinanze. Al centro c'era un
laghetto in cui vivevano tanti pesci e diverse specie di uccelli
acquatici. Il custode del parco era un signore anziano che da sempre
se ne prendeva cura. Una volta al mese tutti gli abitanti del
quartiere si riunivano la mattina e raccoglievano tutta l'immondezza,
risistemavano gli steccati, tagliavano l'erba e i rami secchi. Il
parco era la loro gioia e tutti ci tenevano.
-
Nonno, che pianta è quella? Chiese Giulia incuriosita dalla forma
delle bacche del ricino.
-
Quella è una pianta di ricino. Mi raccomando, non mettere mai le
bacche in bocca. Sono molto pericolose.
-
Sono velenose?
-
Dipende dalla quantità. Come quasi tutte le cose, nella giusta
quantità può curare, ma se si esagera fa male. Per ora ricordati di
non mettere le bacche in bocca per nessun motivo. Disse il nonno
serio in viso.
-
Tranquillo nonno, non lo farò. Ci sediamo lì? Disse Giulia
indicando una panchina da cui si poteva osservare il laghetto e le
attività dei primi scoiattoli che indisturbati saltellavano nel
prato alla ricerca di qualche bacca da mettere da parte.
-
Si, sediamoci pure, ma prima lascia qualche nocciolina vicino agli
alberi.
-
Scogliattolini venite a mangiare. Disse Giulia correndo rumorosamente
incontro agli scoiattoli che intanto scappavano spaventati.
-
Nonno nonno, perché scappano?
-
Non devi correre, cammina lentamente, poi chinati a qualche metro da
loro e allunga la mano con una nocciolina, vedrai che se ti comporti
così uno scoiattolo si avvicinerà e ti prenderà la nocciolina
dalla mano. Disse il nonno con calma, ripetendo una spiegazione già
data tante volte.
Giulia
questa volta gli diede retta e avvicinatasi quatta quatta ad un
bellissimo scoiattolo dal pelo rossiccio, si chinò e tese la mano.
Con suo stupore lo scoiattolo la guardò fissa negli occhi e poi,
senza paura si avvicinò e raccolse la nocciolina dalle sue manine
tese per poi girarsi e correre via dopo averla guardata ancora in
faccia, come a volerla ringraziare. Tutta soddisfatta la piccola
tornò dal nonno.
-
Nonnino nonnetto, mi racconti una storia? Disse guardando il nonno
negli occhi.
-
Certamente piccola mia. Stavo proprio per chiederti se ti andava di
sentire una delle avventure di Gionzo. Sai, ieri sera ho ricevuto una
sua lunga lettera. A proposito, ti manda i sui saluti e quelli di
Ruggero.
-
Grazie! Cosa ha scritto nella lettera? Come stanno i nostri amici?
Sono riusciti ad esplorare la luna?
-
Una cosa alla volta! Stanno bene e l'esplorazione prosegue con
successo. Tra qualche giorno Giovanbattistamarialorenzo tornerà
sulla Terra dopo quasi un mese di esplorazione.
-
Torna sulla Terra? Possiamo andargli incontro? Voglio fargli tante
domande. Disse Giulia saltando in piedi per la gioia.
-
Vedremo, per ora posso solo dirti che negli ultimi giorni ha avuto
una strana avventura che voglio raccontarti ma adesso siediti qui
vicino a me e ascolta in silenzio.
-
Va bene nonno. Rispose la piccola portandosi le manine sulla bocca e
facendosi piccola piccola al suo fianco.
-
Due giorni fa Gionzo e Ruggero si trovavano in una zona della luna
che si chiama Mare della Serenità. Un grande cratere antichissimo
pieno di polvere di stelle e rocce. Aveva appena iniziato a
raccogliere alcune rocce per studiarle meglio nel suo laboratorio
quando un rumore alla sua destra attirò la sua attenzione. Si voltò
ma non vide nessuno.
-
Ruggero, hai visto qualcosa? Domandò Gionzo al suo compagno di
avventure che scosse la testa per dire di no.
-
Eppure ho sentito un rumore. Sono sicurissimo. Disse Gionzo
dirigendosi verso il punto da cui secondo lui era giunto il rumore.
Per terra si trovavano delle strane rocce piatte. Gionzo allungò una
mano e ne raccolse una. Sembrava una tavoletta di terracotta. La
ripulì dalla polvere e, sorpresa delle sorprese, la tavoletta prese
vita!
-
Ha ha... lasciami andare strano essere gigante a bolla – disse la
tavoletta - non sono buono da mangiare!
Dallo
stupore Gionzo lasciò cadere quella che aveva pensato fosse una
pietra.
-
Attento, così mi rompi! Disse la tavoletta che però aveva fatto un
salto mortale e si era rimessa in piedi all'istante e si ripuliva
dalla polvere che aveva addosso.
-
Chi sei? Chiese Gionzo con un inchino di scuse.
-
Dimmi tu chi sei, visto che ti trovi in casa mia. Rispose con calma
lo strano esserino.
-
Io sono un estronauta, mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo e vengo
dalla Terra. Rispose Gionzo con un altro inchino – io e il mio
amico Ruggero stiamo esplorando il Mare della Felicità, non
pensavamo fosse abitato e chiediamo scusa per il disturbo –
aggiunse Gionzo con un altro inchino ancora più profondo del primo.
Nel tempo infatti aveva imparato che sulla luna tutti i lunimali si
salutavano in questo modo.
-
Io sono Alfa - rispose l'esserino ricambiando l'inchino e quella che
si trova sotto il tuo piede destro è mia sorella Beta. Aggiunse
indicando un'altra tavoletta semi sepolta nella polvere.
-
Chiedo scusa – disse Gionzo spostando il piede e liberando Beta che
con un balzo si mise in piedi e cominciò a scuotersi la polvere di
dosso.
-
Non avevamo mai incontrato un estronauta Terrestre, anche se le
nostre cronache raccontano che tanti e tanti anni fa arrivò sulla
luna un popolo della Terra.
-
Di che cosa parli? Disse Gionzo molto interessato alla cosa – voi
avete delle cronache? Dei libri con la vostra storia? - Chiese
stupito Gionzo.
-
Certamente, per chi ci hai presi? Non siamo mica dei Pesciolpi
ignoranti noi! Disse Alfa offeso per l'insinuazione - Noi Alfabeti
sappiamo leggere e scrivere da decine di migliaia di anni. E, per
dirla tutta, siamo stati noi Alfabeti a insegnare ai tuoi
predecessori a scrive e leggere quando, circa seimila anni fa, sono
arrivati per la prima volta sulla luna. Aggiunse con una punta di
orgoglio lo strano esserino.
-
Perdonami, non volevo certo offenderti. Sono anzi molto interessato a
questa storia. Potrei vedere le vostre cronache? Disse Gionzo
chiedendo scusa per l'involontaria offesa.
-
Non saprei, la consultazione delle Cronache è una questione
importante e noi non possiamo certo decidere. Seguici, potrai
chiedere al nostro capostipite, il Professor Aleph.
-
Nonno, ma chi sono questi strani Alfabeti? Sai che sono proprio
curiosi? Disse Giulia sorridendo - Mi sembrano molto intelligenti e
garbati. - aggiunse con prontezza.
-
E si, gli Alfabeti sono proprio dei simpatici esserini, molto simili
agli esseri umani, e se quanto dicono fosse vero sarebbe proprio una
grande scoperta!
-
A cosa ti riferisci nonnino? Di quale scoperta parli?
-
Cara Giulia, l'invenzione dell'alfabeto si pensa sia opera di un
popolo antico, i Fenici. Sembra che siano stati loro alcuni millenni
addietro, ad inventare l'alfabeto, più o meno come lo conosciamo
oggi.
-
Nonno, nonno, mi spieghi cos'è l'alfabeto? Voglio imparare anche io
a scrivere.
-
Facciamo così, oggi finiamo di sentire la storia dei nostri nuovi
amici, domani ti spiego l'alfabeto, anche perché occorre un quaderno
ed una penna per scrivere tutte le lettere.
-
Va bene, come vuoi tu. Allora finisci la storia. Rispose Giulia tutta
soddisfatta.
-
Gionzo, Ruggero, Alfa e Beta giunsero al cospetto di Aleph. Vi furono
tanti inchini lunari e infine Aleph autorizzò i nostri amici a
consultare le Cronache e guidò il nostro estronauta all'interno di
una grotta profondissima. Raggiunto un ampio corridoio illuminato
artificialmente, gli mostrò le cronache del loro mondo. Sulla destra
c'erano tante lastre di pietra incise con uno strano alfabeto, una
lastra per ogni anno. Sulla sinistra c'erano le traduzioni in alcune
delle lingue più note dell'Universo. Infatti non era la prima volta
che degli esseri visitavano gli Alfabeti lunari.
-
Il nostro estronauta indossò il casco potenziante e riuscì a
leggere la lingua originale degli Alfabeti.
-
E che cosa dice? Chiese Giulia molto interessata alle nuove scoperte.
-
Raccontava che tanto tanto tempo prima, un popolo della Terra aveva
costruito una torre altissima, la chiamavano torre di Babele, che
arrivò fino a toccare la Luna. Un uomo scese allora dalla torre e
cominciò a visitare la luna proprio dove si trovavano gli Alfabeti.
Allora gli uomini non erano grandi studiosi e non sapevano leggere e
scrivere ma gli Alfabeti spiegarono loro come si faceva. Da allora
l'uomo imparò a leggere e scrivere.
-
Poi un giorno, altri uomini salirono sulla torre perché anch'essi
volevano raggiungere la luna. Arrivarono nella terra degli Alfabeti e
chiesero di insegnare anche a loro a leggere e scrivere. Però si
rivolsero ad un altro villaggio che usava un alfabeto diverso e così,
quando tornarono sulla terra diffusero degli altri alfabeti e dopo un
po non riuscirono più a capirsi. Quando uno diceva acqua, gli altri
capivano mamma, e quando dicevano terra gli altri capivano vela.
-
Veramente? Doveva essere una cosa molto comica. Disse Giulia
sorridendo.
-
E si, era comica però provocò anche tanti disastri. Infatti un
giorno, mentre la torre cominciava a pendere a destra, uno degli
ingegneri disse “Tirate a destra” e gli uomini capirono “attenti
alla vespa” e scapparono tutti. Così la torre crollò e da allora
gli uomini non riuscirono più a tornare sulla luna. Il problema
delle lingue esiste ancora oggi e tante persone non riescono a
capirsi le une con le altre.
-
Nonno, da grande voglio studiare tutte le lingue del mondo così
potrò parlare con tutti. Disse Giulia risoluta.
-
Brava piccola mia. - Disse il nonno – ma ora rientriamo a casa che
è tardi.
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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