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sabato 15 settembre 2018

Le lingue come elemento di unità nazionale

Immagine tratta da internet (1)
La lingua, come la storia, la religione, la cultura e le tradizioni, è uno dei fattori essenziali che costituiscono una nazione. E' tra tutti sicuramente uno dei più importanti in quanto, fu proprio la lingua a dare una marcia in più alla creazione di tutti gli stati che oggigiorno conosciamo. La Francia tra tutte le nazioni fu la prima a evidenziare uno spirito di unità nazionale legato al fatto che già agli inizi del Medio Evo si andavano a diffondere, in quello che allora era il territorio francese, due lingue, entrambe romanze: quella d'oc nel sud e quella d'oil nel nord. Fu proprio grazie a queste lingue e alla presenza di una classe sociale in grado di emergere rispetto alle altre ed esprimere pensieri e sentimenti, che ben resto in Provenza nacque la letteratura. Da questo punto si ebbe una marcia in più verso la creazione di una cultura letteraria che potesse raggruppare la popolazione francese, fino ad arrivare alla forte monarchia di Filippo II Augusto che darà effettivamente vita alla Francia.
Non si può dire lo stesso per l'Italia, che dovette aspettare molti secoli prima di veder nascere una lingua comune in grado di poter unificare il popolo della penisola. Sappiamo infatti che subito dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente la lingua più utilizzata nei territori dell'impero, il latino, pian piano scomparve, unendosi a dialetti e lingue preesistenti per formare le cosiddette lingue neolatine o romanze. L'italiano, appartiene a queste, anche se la formazione di questa lingua fu piuttosto complicata e si protrasse infatti secoli e secoli. Questo è dovuto certamente al fatto che dopo la caduta dell'Impero carolingio e delle innumerevoli battaglie di indipendenza, che alcune città italiane conducevano nei confronti del''imperatore del Sacro Romano Impero, si arrivò al punto in cui il territorio italiano che oggi conosciamo era dominato da grandi famiglie che gestivano piccoli stati come per esempio nel Meridione italico il Regno di Sicilia e il Regno di Napoli che sarebbero divenuti poi il Regno delle due Sicilie; al Centro, i quattro giudicati sardi che sarebbero stati sconfitti dagli aragonesi e divenuti poi territori del Regno di Sardegna, lo Stato della Chiesa e altri piccoli territori autonomi; mentre nel Centro-Nord e Nord erano presenti le Repubbliche Marinare di Pisa, Genova e Venezia, la Repubblica di Firenze e di Siena, il Ducato di Savoia e di Milano e nella Romagna altre piccole entità statali.
Tutti questi stati possedevano ognuno la propria economia, il proprio sovrano o la propria classe dirigente e il proprio dialetto: erano praticamente uniti (oltre alla forza del loro signore) solamente dalla religione e perciò il loro unico punto in comune era Roma. Troviamo prove della mancanza di una lingua comune anche nelle opere di Petrarca, Boccaccio e in particolare di Dante che scrissero in latino e in volgare: una sorta di dialetto che variava a seconda del territorio. Di ciò abbiamo prove sicuramente nella famosa opera dantesca del “De vulgari eloquentia” prodotta dal Sommo Poeta tra il 1303 e il 1305. Si tratta di un trattato di retorica in cui Dante presenta le caratteristiche di un volgare che possa unificare tutti gli stati italiani sotto di esso. Per chi ha studiato quest'opera e la conosce sa che il volgare che il poeta ricerca nelle corti italiane non sarà mai trovato. L'italiano deriverà successivamente, in particolare dal volgare fiorentino, che fu a sua volta influenzato dai latinismi, francesismi e provenzalismi della Scuola Siciliana. Tuttavia sarà solo con la creazione del romanzo dei Promessi Sposi nel 1842 che Manzoni eleverà il fiorentino a modello nazionale linguistico.
In Germania accaddero fatti simili a quelli italiani: i confini tedeschi si consolidarono intorno al 1871 tuttavia sappiamo che anche in Germania erano presenti vari regni, ducati e altre tipologie di identità statali che avevano in comune un imperatore eletto tra tutte gli stati presenti nei territori del Sacro Romano Impero. C'è da dire, per quanto riguarda la lingua, che prima della formazione della lingua tedesca erano presenti tre differenti idiomi chiamati alto tedesco, basso tedesco e medio tedesco. Una svolta linguistica si ebbe tra il 1522 e il 1534 quando Martin Lutero decise di tradurre la Bibbia dal latino al tedesco, utilizzando proprio l'idioma medio-alto tedesco della regione della Sassonia. Indirizzò in questo modo tutta la popolazione della Germania a leggere e basarsi su un determinato tipo di tedesco. Fu proprio il tedesco usato da Lutero, che fino al 1800 era utilizzato solo in forma scritta e dalla pronuncia incerta, ad identificarsi poi con il mondo politico-culturale tedesco.
Questi sono solo tre grandi esempi di come la nascita di una lingua abbia come conseguenza la nascita di un senso di appartenenza di più persone in un unica comunità che porta alla creazione delle nazioni. 
E se si parlasse di un senso di appartenenza ad una comunità di più stati come l'Unione Europea? 
I ventotto stati dell'Unione si sentono uniti da un unica lingua nella quale tutti si possano esprimere? 
E' da segnalare il fatto che attualmente, dal Regolamento nº1 del 1958, si stabilisce che le lingue che la Comunità Europea può adottare come lingue ufficiali e di lavoro sono ventiquattro:
-bulgaro, ceco, croato, danese, estone, finlandese, francese, greco, inglese, irlandese, italiano, lettone, lituano, maltese, olandese, polacco, portoghese, rumeno, slovacco, sloveno, spagnolo, svedese, tedesco e ungherese.
Tuttavia è da specificare il fatto che la Commissione Europea ha deciso di adottare come lingue procedurali solo tre tra quelle sopra elencate: l'inglese, il francese e il tedesco. Vale a dire le tre lingue più parlate, diffuse e studiate in tutta l'eurozona.
Secondo dei dati rilevati dall'Eurobarometro la lingua parlata come madrelingua più diffusa è il tedesco con il 24% della popolazione della zona euro, segue al secondo posto con il 16% il francese e con la stessa percentuale l'inglese e l'italiano. Tuttavia, ci si può immaginare che, la lingua parlata come lingua straniera più diffusa è l'inglese, parlato in questa categoria dal 31% della popolazione dell'UE. Perciò l'inglese viene parlato in totale dal 47% della popolazione dell'unione, scavalcando in questo modo il tedesco con una percentuale totale del 32%. Inoltre c'è da evidenziare il fatto che nella maggior parte delle scuole, e in particolare in Italia, la lingua straniera che viene privilegiata nell'insegnamento è sicuramente l'inglese, a seguire il francese e il tedesco. E' perciò piuttosto chiaro sotto quale lingua la popolazione dell'Unione Europea si potrebbe riconoscere un giorno, l'inglese potrebbe essere la lingua con la quale gli stati d'Europa potrebbero comunicare tra loro senza nessun problema. Dato che potrebbe essere considerato tutt'altro che utopico poiché già il 45% della popolazione della zona euro riesce a comunicare almeno utilizzando una lingua straniera.
Ma cosa accadrà con la Brexit?
E' possibile infatti che...


Filippo Schirru

(1) http://www.abbanews.eu/educazione-lavori-e-ricerca/lingue-era-digitale/ 

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