In
questo infelice periodo in cui domina l’hashtag #IoRestoACasa,
fortunatamente condiviso e rispettato dai più, lanciato per
combattere l’emergenza Covid-19, riesco a dedicarmi con maggiore
intensità e frequenza ad una delle mie passioni: la lettura. Non
quella professionale, già di suo costante, più complessa ed in
continuo divenire, bensì quella scelta per semplice diletto, per
curiosità intellettuale e, il più delle volte, da me gestita in
modalità random.
D’altronde,
a parer mio, leggere un libro che ho scelto, o che magari mi è stato
consigliato da un caro amico, resta sempre il miglior modo di
“uscire”, restando comodamente a casa.
E
proprio leggendo (1),
ho scoperto un insolito personaggio realmente esistito: Francesco
Antonio Broccu,
Tziu
Brocu
in sardo. Professione: inventore.
Nato
in Sardegna, verso la fine del 1700 (si presume nel 1797), nella
Barbagia di Belvì, figlio di Battista e Angelica Poddi, già durante
l’infanzia diede sfogo al suo talento, realizzando giocattoli in
legno e altri utensili. Casa e bottega a Gadoni, via Coa
‘e muru,
civico 10, che oramai non esistono più.
Si
narra che non abbandonò mai il suo paese natio, nel quale operava
esclusivamente per la sua comunità, anche a livello amministrativo,
e per la quale realizzò numerosi manufatti.
Per
citare solo alcuni esempi, grazie alle sue competenze
multidisciplinari negli anni costruì un po’ di tutto: un orologio
a pendolo che aveva come quadrante un pannello della porta d’ingresso
della sua abitazione (di sua produzione anche gli ingranaggi di
precisione e le lancette, con tanto di suoneria!), un crocefisso in
legno di eccezionale fattura, vari modelli di ruota, un telaio
semiautomatico, un organo, una campana per il convento dei Frati
Minori, un particolare strumento musicale, dal potente suono, per
annunciare i riti della Settimana Santa ed un infinito numero di
giocattoli concepiti con materiali naturali presenti in Sardegna,
come la ferula, il sughero, le canne.
Inoltre,
da appassionato di meccanica, apportò anche notevoli modifiche - che
oggi forse definiremmo “ibride” - ad un mulino di sua proprietà,
potenziandolo con una turbina in legno ad asse verticale e trazione
animale e, sempre nello stesso periodo, ne costruì un altro, dotato
di un volante idraulico di dimensioni maggiori rispetto a quelli
comuni, ottenendo in questo modo prestazioni nettamente superiori
alla media.
Divenne
artigiano del ferro e la sua specialità erano indubbiamente le armi,
che riscontravano un buon mercato e quindi gli garantivano delle
sufficienti entrate economiche.
La
pistola opera di F. A. Broccu esposta durante la prima mostra delle
armi durante la manifestazione “Prendas de jerru” svoltasi a
Gadoni
nell’anno 2010.
|
Indubbie
erano quindi le doti del geniale
inventore ed artigiano di grande manualità, almeno a livello locale.
La
sua passione per la meccanica e per le armi lo portò infatti a
realizzare nel
1833 diversi innovativi modelli di “rivoltella” (che nome buffo,
vero?): una pistola a tamburo a quattro colpi, una pistola a quattro
canne e una pistola a due canne
e, qualche anno dopo, anche un fucile a canne sovrapposte, ad oggi
tutti prototipi conservati in collezioni private di sardi
appassionati.
Tuttavia,
soli tre anni dopo la sua prima “rivoltella”, accadde un fatto
storico negli Stati Uniti d’America: un giovane marinaio, Samuel,
di Hartford, Connecticut, un errante viaggiatore, avviò la sua
attività imprenditoriale nel settore delle armi. Quel Samuel, il
marinaio, di cognome faceva Colt
e brevettò la pistola revolver. Era il 25 febbraio 1836.
Originale del brevetto della revolver depositato da Samuel Colt.
|
L’americano,
provvisto di grandi capacità nella meccanica tanto da indirizzare il
successivo sviluppo delle industrie di armi negli Stati Uniti, da
imprenditore lungimirante, una volta registrato il brevetto e
commercializzato per conto della sua impresa Colt’s
Patent Fire-Arms Manufacturing Company (2),
contribuì anche alla Spedizione dei Mille di Garibaldi con il “dono”
di rivoltelle e carabine (3).
un
modello attuale prodotto dalla Colt: la Python
|
Alcuni
dei lettori si chiederanno: perché questo racconto?
Per
dirla alla
Tex (4): l’americano sparò per primo, impallinando per la vita l’ingegnoso
fabbro del paese sul fiume Flumendosa e relegandolo nella lunga lista
degli inventori beffati...
In
realtà, non fu un vero e proprio duello ma una sfida a distanza,
sembra peraltro che l’uno non sapesse dell’altro.
Vinse
il marinaio Samuel Colt, che fu più rapido a brevettare l’arma che
avrebbe rivoluzionato l’Ottocento, la più famosa dell’epopea
western: la pistola a tamburo.
Per
dirla tutta, la vera risposta alla domanda è perché la storia ci
insegna che il
brevetto serve a proteggere e valorizzare le idee. Tanto
che nel mondo esistono vere e proprie guerre
dei brevetti,
nelle quali i belligeranti che battagliano a colpi di carte bollate e
lunghe cause giudiziarie sono spesso (o quasi unicamente) i grandi
colossi del mondo high tech o delle biotecnologie che usano queste
“armi” (i brevetti, appunto) per accaparrarsi diritti e quote di
mercato.
E
secondo alcuni, le vittime inermi, prive di tutela giuridica e
scarsamente capitalizzate, che cadono a terra sono spesso le startup
innovative, gestite da imprenditori con una nuova vision
che vivono nella paura costante che “questi
giganti cattivi o altri folletti malefici li mandino in fallimento
con cause insensate”,
solo per citare Vivek Wadhwa,
il quale prima di
essere colonnista di prestigio di Business Week è stato imprenditore
di successo nella Silicon Valley e ricercatore a Duke University.
Ma
procediamo per gradi. Un brevetto, infatti, protegge la funzione, il
funzionamento o la struttura di una certa invenzione.
Il
brevetto (5) è un titolo in forza del quale si conferisce
al titolare un monopolio temporaneo di sfruttamento di un trovato,
per un periodo di tempo limitato, consistente nel diritto esclusivo
di realizzarlo, disporne e farne un uso commerciale, vietando tali
attività ad altri soggetti non autorizzati. Un brevetto non
attribuisce al titolare un’autorizzazione al libero uso
dell’invenzione coperta dal brevetto, ma solo il diritto di
escludere altri soggetti dall’utilizzo della stessa.
Il
diritto di esclusiva conferito dal brevetto ha efficacia solo
nell’ambito dello stato che lo ha rilasciato (principio di
territorialità). Possono essere oggetto di brevetto soltanto le
innovazioni tecnologiche con applicazione industriale, che si
presentano come soluzioni nuove, originali e concrete di un problema
tecnico.
Possono
costituire oggetto di brevetto:
- le invenzioni industriali;
- i modelli di utilità;
- le nuove varietà vegetali.
Il
trovato per essere tutelato dal brevetto deve possedere e mantenere
le seguenti caratteristiche:
- novità;
- producibilità in serie;
- non-intuitività;
- rivendicabilità.
In
alternativa alla brevettazione,
un’impresa che intenda proteggere una propria invenzione,
potrà:
- renderla di pubblico dominio, attraverso una pubblicazione “difensiva”, assicurandosi in questo modo che nessun altro possa brevettarla;
- mantenere l’invenzione segreta, ricorrendo al segreto industriale, disciplinato dall’art. 98 del CPI, in base al quale costituiscono oggetto di tutela le informazioni aziendali e le esperienze tecnico-industriali, comprese quelle commerciali, soggette al legittimo controllo del detentore.
Poiché
proteggere un brevetto all’estero è molto costoso, è opportuno
selezionare attentamente i Paesi in cui richiedere tale protezione,
verificando una serie di condizioni, tra cui: il luogo di
fabbricazione del prodotto, dove questo verrà commercializzato,
quali sono i principali mercati per i prodotti simili, dove si
trovano i principali concorrenti, quali sono i costi necessari per
brevettare e quali saranno le difficoltà procedurali per proteggere
un brevetto in un dato Paese.
Oggigiorno
il valore di molte aziende è costituito al 90% dai cosiddetti beni
immateriali (intangible
assets),
costituiti in maggior parte da diritti di proprietà industriale. Con
la protezione brevettuale è possibile impedire ad altri di
brevettare invenzioni identiche o simili e anche di violare i diritti
d’uso (produzione e commercializzazione) oggetto del brevetto.
Possedere un brevetto
“forte”
fornisce concrete possibilità di ottenere successo nelle azioni
legali contro coloro che copiano l’invenzione protetta. Utilizzando
il brevetto
non solo per disporre di un diritto esclusivo sul mercato, ma anche
come una normale proprietà o bene, è
possibile ottenere vantaggi economici e competitivi:
in pratica un brevetto determina un concreto arricchimento di
un’azienda, oltre ad accrescerne la posizione di forza sul mercato.
In Italia si ragiona ancora in termini di quantità di domande
depositate, mentre dovremmo puntare alla qualità dei depositi per
riavviare il settore industriale.
In
aggiunta, un buon portafoglio brevetti può essere percepito dai
partner commerciali, dagli investitori, dagli azionisti e dai clienti
come una dimostrazione dell’alto livello di qualità,
specializzazione e capacità tecnologica dell’azienda, elevandone
l’immagine positiva. Per
incentivare queste dinamiche virtuose lo Stato mette a disposizione
strumenti e misure specifiche per le imprese italiane (6).
Quindi,
utilizzando il brevetto non solo per disporre di un diritto esclusivo
sul mercato, ma anche come una normale proprietà o bene, è
possibile ottenere i seguenti vantaggi economici e competitivi:
- profitti supplementari derivanti dalla concessione di licenze d’uso o dall’assegnazione del brevetto;
- profitti più alti o utili sugli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S);
- accesso alla tecnologia mediante licenze incrociate;
- accesso a nuovi mercati;
- maggiori possibilità di ottenere contributi finanziari dai soggetti intermediari a fronte della titolarità di un asset intangibile;
- Patent Box: è la detassazione dei redditi provenienti dallo sfruttamento di opere d’ingegno.
la
copertina del n. 380 di TEX (Ed. Bonelli) uscita il 1 giugno 1992
|
Ah,
quasi dimenticavo... Parte degli oggetti realizzati dal defunto genio
sardo furono ereditati prima da una sua nipote, donati poi da
quest’ultima al parroco del paese nel 1932, il quale terminato
l’incarico da prete a Gadoni si trasferì nella sua dimora ad
Oristano, ove allestì una sorta di museo privato con queste
“invenzioni personalizzate”.
Tuttavia,
alla morte del religioso furono venduti dai parenti ad un ignoto
turista americano…
Danilo Mancinone
1. Forse
non tutti sanno che in Sardegna... Curiosità, storie inedite,
misteri, aneddoti e luoghi sconosciuti di un’isola ancestrale di
Gianmichele Lisai, Roma, Newton Compton editori s.r.l., 2016.
3. Le
Colt di Garibaldi
di Enrico Arrigoni, Milano, Il grifo, 2000.
4. Il
ranger più famoso ed amato dei fumetti, nato dalla penna di
Gianluigi Bonelli e dalla matita del sardo Aurelio Galleppini, il
mitico Galep.
5. Per
approfondimenti: https://uibm.mise.gov.it/index.php/it/brevetti
6. https://uibm.mise.gov.it/index.php/it/nuovi-bandi-per-la-valorizzazione-dei-titoli-di-proprieta-industriale-e-al-trasferimento-tecnologico-al-sistema-delle-imprese-della-ricerca-universitaria
Nessun commento:
Posta un commento