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domenica 5 marzo 2017

Erodoto e la guerra di Troia secondo i Persiani


Se si sente parlare della guerra di Troia il nostro pensiero ci porta ai ricordi che abbiamo dell’Iliade di Omero, studiata a scuola o, magari, letta per diletto o ancora vista in televisione in una delle sue innumerevoli rappresentazioni. Difficilmente si pensa ad altro che al rapimento della bellissima Elena, ad opera di Paride, figlio di Priamo, re di Troia. Elena, donna bellissima, viene rapita e condotta a Troia… il resto è cosa nota!
Scena di battaglia - immagine tratta da Wikipedia
Ma vediamo invece cosa dice Erodoto in merito. Erodoto è lo storico più famoso dell’antichità. Erodoto era di Alicarnasso, città dell'impero persiano, oggi Bodrum, in Turchia. La sua opera più importante s’intitola “Storie” e venne pubblicata intorno al 430 a.C.
Il libro inizia esattamente con la spiegazione dell'origine delle ostilità tra greci e persiani, secondo la versione di questi ultimi.
Secondo i persiani tutto ebbe inizio a causa dei fenici. Questo popolo di viaggiatori e commercianti si era da poco installato sulle rive del Mediterraneo quando un gruppo di commercianti che si trovava ad Argo rapì Io, la figlia di Inaco. Io fu condotta in Egitto.
Il rapimento di Io fu il primo di una serie che condusse alla guerra.
Più tardi, ci dice Erodoto, alcuni greci o cretesi che si trovavano a Tiro in Fenicia rapirono Europa, figlia di Agenore, con questo secondo rapimento la partita poteva considerarsi chiusa con un pareggio.
Ma i greci non si accontentarono di pareggiare i conti e rapirono Medea, la figlia del re della Colchide, Eeta. Il re mandò degli ambasciatori a chiedere indietro la figlia ma non venne soddisfatto.
Alessandro, conosciuto anche come Paride, figlio di Priamo, sentiti questi racconti e preso dalla voglia di prendersi una donna in Grecia decise di rapire Elena, moglie di Menelao, re di Sparta.
I greci mandarono ambasciatori a chiedere la restituzione della donna ma gli fu risposto che  non avendo essi restituito Medea in precedenza, non si capiva perché loro avrebbero dovuto restituire Elena.
I greci non intendevano lasciare Elena ai persiani e così mossero in armi contro di essi, guidati da Agamennone, fratello maggiore di Menelao.
Così inizia la guerra di Troia, magistralmente raccontata dal cantore cieco noto come Omero.
Erodoto non si ferma alle origini della guerra ma ci racconta anche le considerazioni dei dotti persiani in merito alla guerra, infatti per essi:
"se il rapir donne é azione da uomini ingiusti, é da stolti il prendersi pena per vendicarle; mentre é da uomini benpensanti non curarsene affatto, poiché é chiaro che, se esse non volessero, non si lascerebbero rapire."
Oggi, una frase simile non sarebbe considerata politicamente corretta, fatto sta che sia da una parte sia dall'altra questa considerazione non venne fatta. 
La guerra venne disputata, Troia fu distrutta e i Persiani da allora iniziarono a considerare i greci come nemici!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 18 maggio 2008

Socrate, Platone, Er e il giudizio delle anime

Da dove viene la conoscenza dell'Ade? E del Tartaro?

Da dove viene la credenza dell'immortalità dell'anima eterna e la reincarnazione?

Le religioni di tutto il mondo da millenni ci parlano dell'immortalità dell'anima... ma cos'è l'anima?

Io non lo so e nemmeno conosco le risposte a queste domande, però, leggendo la Repubblica di Platone, nel decimo e ultimo capitolo, mi sono imbattuto nel mito di Er, chiamato a raccontare cosa c'è nell'aldilà!

Ma lasciamo a Socrate e ai suoi discepoli la parola...

"Non ti racconterò certo un apologo di Alcìnoo, ma la storia di un valoroso, Er, figlio di Armenio, di schiatta panfilia. Costui era morto in guerra e quando dopo dieci giorni si raccolsero i cadaveri già putrefatti, venne raccolto ancora incorrotto, portato a casa e nel dodicesimo giorno stava per essere sepolto. Già era deposto sulla pira quando risuscitò e, risuscitato prese a raccontare quello che aveva veduto nell'aldilà...
Uscita dal suo corpo, l'anima aveva camminato insieme con molte altre ed erano arrivate a un luogo meraviglioso, dove si aprivano due voragini nella terra, contigue, e di fronte a queste alte nel cielo, altre due. In mezzo sedevano dei giudici che, dopo il giudizio, invitavano i giusti a prendere la strada di destra che saliva attraverso il cielo [..] e gli ingiusti a prendere la strada di sinistra, in discesa."

Ma non era ancora arrivato il momento di Er, che era stato scelto solo per vedere e raccontare tutto, al suo ritorno sulla terra.

"Liete raggiungevano il prato, per accamparvisi come in festiva adunanza. E tutte quelle che si conoscevano si scambiavano affettuosi saluti..."

E si scambiavano notizie dei mondi dai quali provenivano... gemendo e piangendo quelle che venivano dal Tartaro, felici e sorridendo quelle che provenivano dal cielo. Ogni cento anni di vita umana erano chiamate di fronte ai giudici che le indirizzavano verso il cielo o verso il Tartaro, in virtù della loro vita terrena. E passavano mille anni prima che potessero tornare sulla terra reincarnate in un nuovo essere. Nell'aldilà gli ingiusti venivano puniti per il comportamento tenuto in vita, così capitava che Ardieo, un tiranno della panfilia, colpevole di aver ucciso mille anni prima il vecchio padre e il fratello maggiore e di essersi macchiato di molte altre nefandezze scontasse ora le sue colpe...

"d'improvviso scorgemmo lui e gli altri, per lo più tiranni [..] e essi credevano ormai che sarebbero risaliti, ma lo sbocco non li riceveva, anzi emetteva un muggito ogni volta che uno di questi scellerati inguaribili [..] tentava di risalire. Lì presso c'erano uomini feroci, tutti fuoco a vedersi, che sentendo quel boato afferravano gli uni a mezzo il corpo e li trascinavano via, ma, ad Ardieo e ad altri avevano legato mani, piedi e testa, li avevano gettati a terra e scorticati, e li trascinavano lungo la strada, dalla parte esterna, straziandoli su piante di aspalato [..] e li conducevano via per gettarli nel Tartaro."

Uomini feroci, tutti fuoco a vedersi... Proseguendo il racconto di Er, e trascorsi sette giorni nel prato, le anime si mettevano in viaggio. Dopo altri quattro giorni giungevano in un luogo dal quale era possibile vedere una colonna di luce che univa il cielo alla terra:

"All'estremità era sospeso il fuso di Ananke, per il quale giravano tutte le sfere. Il suo fusto e l'uncino erano di diamante, il fusaiolo una mescolanza di diamante e di altre materie..."

Doveva essere uno spettacolo ben particolare...
Cosa fosse il fuso di Ananke o il fusaiolo non è ben chiaro! Potrebbe trattarsi di una rappresentazione del cielo e del sistema solare... magari di quello che in altre leggende è chiamato "mulino di Amlodi", ma in questo momento non ci interessa!
Poi il racconto prosegue e Socrate, dopo averci parlato di Sirene e Moire, le figlie di Ananke (Lachesi per il passato, Cloto per il presente, Atropo per il futuro) e delle melodie che esse cantavano, finalmente si torna alle anime:

"Anime dall'effimera esistenza corporea, incomincia per voi un altro periodo di generazione mortale, preludio a nuova morte. Non sarà un demone a scegliere voi, ma sarete voi a scegliervi il demone. Il primo che la sorte designi scelga per primo la vita cui sarà poi irrevocabilmente legato."

Dopo aver raccolto il numero che la sorte gli aveva assegnato, nell'ordine loro, erano chiamate a scegliere la vita che volevano vivere tra le vite di ogni genere umano e animale che vi si trovavano. Vi erano vite di tiranni, di ricchi e poveri, di tristi e felici, di virtuosi e non. Ogni anima sceglieva quella che più desiderava nell'ordine stabilito e, chi veniva dalla terra e aveva sofferto, sceglieva con cura, chi veniva dal cielo, spesso sceglieva velocemente!
Così tutte le anime si sceglievano la vita in cui si sarebbero reincarnate...
Poi tutte passavano sotto il trono di Ananke e giungevano nella pianura di Lete...

"Era una pianura priva di alberi e di qualunque prodotto della terra. Al calare della sera, essi si accampavano sulla sponda del fiume Amelete, la cui acqua non può essere contenuta da vaso alcuno. E tutti erano obbligati a berne una certa misura [..] via via che uno beveva si scordava di tutto. Poi s'erano addormentati quando, a mezzanotte, era scoppiato un tuono e s'era prodotto un terremoto: e d'improvviso, chi di qua, chi di là, eccoli portati in su a nascere."
Tutti avevano bevuto, ad eccezione di Er che, svegliatosi di colpo all'alba sulla pira s'era salvato per la seconda volta da morte certa.
Così, dicono, si sa quale sia il destino dell'uomo nel continuo alternarsi di vita e morte del corpo, e il perpetuarsi eterno dell'anima...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 4 aprile 2008

Erodoto e l'evoluzione della civiltà umana...

Storie, a seconda di come si legge, è una fonte inesauribile di informazioni. Parlando dell'origine della guerra di Troia, Erodoto ci dice ciò che pensa dello sviluppo della civiltà umana...

[Storie, libro I, 5]
"... proseguirò la mia trattazione, trattando della città degli uomini, senza differenza, sia piccole sia grandi, ora per lo più sono diventate di scarsa importanza; mentre quelle che ai tempi miei sono grandi, prima erano trascurabili. Essendo quindi persuaso che la prosperità umana non rimane mai fissa nello stesso luogo, io ricorderò allo stesso modo sia le une che le altre...".

Ecco dunque cosa pensava Erodoto... ed io penso proprio che avesse ragione!
Niente evoluzione graduale per la civiltà umana ma un alternarsi di successi ed insuccessi, di glorie e sconfitte, di prosperità e carestie... che spingono Erodoto a ricordare sia le città famose e prospere del suo tempo, sia quelle che lo sono state in altri tempi passati.
Una storia, forse, diversa da quella che ci è sempre stata data ad intendere?
Altri illustri personaggi hanno detto la stessa cosa, è il caso di Platone, per esempio...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO