Spesso
le guerre più combattute non sono quelle che si svolgono su un campo
di battaglia, ma quelle, ignote ai più, volte a far trionfare
un'idea o un'intuizione o una ricerca o una scoperta che può portare
vantaggi e soluzioni a problemi vitali non solo di un Popolo o di uno
Stato, ma del Mondo intero! Abbiamo visto Vincenzo Tiberio e Aldo
Castellani, Medici e Militari, alle prese con simili “combattimenti”,
ma non furono, ovviamente, i soli a doversi battere sul campo della
salute!
Giuseppe
Brotzu (Cagliari, 1895 – 1976), si laureò in medicina, mantenendo
le tradizioni di famiglia, presso la Regia Università di Cagliari
nel 1919. Fu esonerato dal Servizio Militare proprio perché, dotato
unicamente della sua competenza professionale, combattesse da subito
la battaglia contro una malattia allora devastante: la malaria!
Appena laureato, infatti, gli venne affidata la Direzione degli
ambulatori antimalarici di Cagliari. Dopo gli studi d'Igiene e la
Didattica, prima a Siena e poi a Bologna, nel 1933, tornò a Cagliari
e assunse la direzione dell'Istituto di Igiene della Città. Fu
Preside della facoltà di Medicina (1935 – 36) e poi Rettore (1936
– 1943). Lasciato l'insegnamento nel 1965 per limiti d'età,
continuò a frequentare l'Istituto di Igiene fino a oltre
ottant'anni. Nel 1945, dopo anni di studi e di ricerca, arrivò alla
scoperta delle cefalosporine.
Alla
carriera accademica affiancò quella politica: Assessore Regionale
all'Igiene e Sanità (1949 – 1955), Presidente della Regione (1955
-1958) e Sindaco di Cagliari (1960 – 1969).
Costantemente
impegnato nel sociale, assunse un ruolo decisivo nella campagna della
Fondazione Rockefeller per l'eradicazione della malaria dalla
Sardegna. “L'impegno
nella lotta alla più antica e subdola malattia nella storia della
Sardegna - la malaria - attraversa l'intero arco della vita
scientifica, accademica e politico-istituzionale di Giuseppe Brotzu.”
Morì a Cagliari l'8 aprile del 1976. A lui è dedicata la struttura
sanitaria più importante di Cagliari e della Sardegna.
Brotzu,
dal 1920, iniziò la sua ricerca in ambito microbiologico con
un'attenta osservazione delle acque del porto di Cagliari, fortemente
inquinate dagli scarichi fognari urbani, nelle quali tuttavia molti
giovani facevano ogni giorno il bagno senza che si manifestassero
episodi singoli o epidemie almeno di infezioni come tifo o paratifo!
Si
ipotizzava che, poiché vi erano pessime condizioni sanitarie ma
pochissimi casi di infezioni, i sardi, e in particolare i
Cagliaritani, godessero di una stranezza immunologica. Se questo per
molti studiosi rappresentava un dato inspiegabile, ma di fatto ormai
assodato, per Brotzu era una prova evidente della presenza, in quelle
acque, di un agente immunizzante. Dimostrò, infatti, che in Città
esisteva un'endemia tifica, ma in forma lieve, nota come “infezione
eberthiana”, senza che si manifestassero epidemie come accadeva in
simili situazioni in Italia. Brotzu e il collaboratore Spanedda,
"cultori
della ricerca anche in tempo di guerra",
iniziarono a raccogliere campioni d'acqua dalla zona orientale del
Golfo commerciale di Cagliari, detta “su
Siccu”, alla
ricerca di “antagonismi
batterici”.
Inizialmente Brotzu pensò che le condizioni ambientali fossero
talmente sfavorevoli per i batteri da inibirne i caratteri patogeni.
I
microrganismi contenuti nei campioni prelevati, vennero “seminati
su terreno comune e fatti sviluppare a temperatura ambiente...
A
sviluppo completo le colonie di numerosissimi germi erano state
isolate e di ciascuna di esse era stato saggiato il potere
antagonistico” verso
diversi batteri responsabili di infezioni. “Seguendo
questa tecnica assai semplice fu possibile studiare delle centinaia
di germi e scegliere tra di essi il micete che fin dai primi
isolamenti si mostrò dotato di particolari e spiccate attività
inibenti”.
In particolare, il 20 luglio 1945 Brotzu e il suo collaboratore
Spanedda poterono ammirare “la
colonia [di
un fungo del genere Cephalosporinium] color
ocra con tonalità rosa che inibiva diversi microrganismi tra cui la
salmonella typhi.”
Nello stesso anno, venne isolata la “micetina Brotzu” che il
Professore e il suo collaboratore sperimentarono personalmente per
testarne l'efficacia, o la tossicità.
All'inizio
del 1947 Brotzu trattò pazienti malati gravemente di tifo che
guarirono. "Le
condizioni generale di un malato risentono in genere di un
miglioramento notevole[...]già
dopo le prime due o tre inoculazioni il materiale prelevato è
risultato batteriologicamente sterile".
Brotzu
inoltrò istanze ai vari Ministeri ed Enti interessati per avere
fondi e attrezzature, ma, come spesso avviene in Paesi in cui “il
tempo dedicato al lavoro è sottratto alla carriera”, fu
completamente ignorato. Su richiesta di Sir Howard Florey
dell'Università di Oxford, il ricercatore che aveva prodotto la
Penicillina ri-scoperta da Alexander Fleming dopo le intuizioni del
nostro Vincenzo Tiberio, Brotzu inviò una sua coltura del
Microrganismo antibiotico da lui individuato. Tra il 1951 ed il 1961
vennero isolate e purificate differenti sostanze ad attività
antibiotica; tra queste la cefalosporina C, che divenne il
capostipite di una nuova generazione di antibiotici. Il brevetto del
principio attivo, all'insaputa di Brotzu, venne venduto a due
importantissime Industrie farmaceutiche che ottennero con esso enormi
profitti. La paternità scientifica dell'antibiotico fu riconosciuta
allo scienziato cagliaritano dalla comunità scientifica
internazionale solo negli anni settanta!
Non
minore fu il suo impegno civile negli anni difficili del dopoguerra e
della ricostruzione, quando gli furono affidate le cariche di
Sovrintendente sanitario regionale e Presidente degli Ospedali
riuniti di Cagliari. Brotzu, già prima che si diffondesse l'uso su
larga scala del DDT, cercò di contrastare il bimillenario flagello
della malaria, “causa
intima del silenzio di tomba che da tanti secoli opprime l'isola”
e “bavaglio
che ne intralcia l'evoluzione”. “Fra
tutti i problemi uno ha avuto nella storia della Sardegna
un'importanza fondamentale: la malaria. Chi non è sardo e non bene a
conoscenza della storia del nostro popolo, non potrà intendere lo
stato d'animo e la nostra sensibilità al problema della malaria che
ha oppresso, debilitato, piegato il popolo sardo per oltre 2000 anni
e gli ha impresso delle stigmate che forse, solo tra qualche
generazione, potranno essere cancellate… Il mantenere lontano dalla
nostra isola il pericolo della malaria è quindi il primo compito da
affrontare… Occorre infatti ricordare che senza salute non vi è
benessere e ricchezza in un popolo”.
Brotzu
divenne membro dell'Alto Commissariato all'Igiene e Sanità e poté
quindi seguire da vicino i
primi passi del Sardinian Project, il grandioso esperimento naturale
che aveva come obiettivo l'eradicazione della malaria in Sardegna. Fu
membro anche dell'Ente Regionale per la Lotta Anti anofelica in
Sardegna e collaborò con la Rockefeller Foundation per la riuscita
di un “Piano di Rinascita” confortato dagli ottimi risultati
conseguiti in USA ed in altri Paesi.
Una
volta sconfitta la malaria, nei primi anni cinquanta, da Assessore
all'Igiene e alla Sanità Brotzu sostenne l'istituzione del Centro
regionale antimalarico e anti-insetti per consolidare i risultati
ottenuti attraverso la piccola e media bonifica. “Combattè”
anche per la realizzazione di ospedali, poliambulatori, mattatoi
igienici, acquedotti per l'approvvigionamento di acqua potabile, zone
residenziali idonee anche ad opporsi alle malattie sociali, opere di
risanamento e tutela dell'ambiente,…
Enzo
Cantarano, Luisa Carini
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