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domenica 16 febbraio 2014

L'estronauta e il camaleone - Quinto episodio

Quella sera Giulia era stanca. Aveva vissuto tante emozioni al suo primo saggio di danza e mentre tornava a casa le si chiudevano gli occhi. Il nonno la teneva sulle gambe sul sedile posteriore della macchina.

-Sei stanca piccina? Chiudi gli occhietti e cerca di dormire, poi starai meglio. Io starò vicino a te.

-Sono proprio stanca - disse Giulia al nonno – ma non potrei mai addormentarmi senza aver dato la buonanotte al mio amico Giovanbattistamarialorenzo. Perché non mi racconti una storia? Oggi starò zitta zitta.

-Come vuoi, in effetti le avventure del nostro amico estronauta sono proprio appassionanti, quando me le racconta per telefono sono sempre in ansia.

Giulia guardava il nonno incredula, pensando che la stesse prendendo in giro. Ma proprio in quell'istante, non ci crederete mai, il nonno ricevette una telefonata dal suo amico estronauta che gli chiedeva un consiglio su uno dei più strani e misteriosi esseri che si fossero mai visti sulla Luna: il camaleone!

-Ciao – lo salutò come si fa tra amici – cosa vuoi sapere? Come sarebbe a dire tutto. Capisco, tutto ciò che serve sapere sul camaleone – disse il nonno e cominciò a descrivere il camaleone come può fare solo chi lo conosce bene.

-Il camaleone è una specie di camaleonte che a differenza del suo simile terrestre è molto pericoloso per l'uomo, in particolare per gli esploratori.

-Ma nonno – lo interruppe Giulia – come può essere pericoloso un camaleonte! E intanto rideva e si agitava sulle gambe del nonno.

-Eppure ti garantisco che è proprio così - rispose il nonno distogliendo lo sguardo per non far vedere che anche lui rideva –devi sapere che nel corso delle prime esplorazioni lunari diversi astronauti sono stati ricoverati per lo spavento dovuto all'incontro con il camaleone! Il camaleone è un animale subdolo e...

-Nonno, nonno, cosa significa animale subolodo?

-Si dice subdolo e significa che è un animale che– e fece una pausa per cercare la parola più adatta – che imbroglia, ecco, è un ingannatore. Il camaleone si nasconde dovunque, cambiando il colore della sua pelle e nessuno riesce a vederlo fino a che è troppo tardi, allora attacca le sue prede con la sua grossae lunga lingua appiccicosa. Si nutre di insetti e piccoli animali ma quando è spaventato, magari perché un astronauta si trova nel suo territorio di caccia, lo coglie di sorpresa lanciando alle sue spalle un ruggito più potente di quello dei leoni. Il povero astronauta di solito scappa a gambe levate o muore di spavento.

-E' terribile!DisseGiuliastringendosi le guance tralemani.- Comepotràsopravvivere ilnostroamico Gionzo? Nonno, tu puoi aiutarlo vero?Dimmi che lo farai...

-Non saprei. Io possosolo dirgli di fare molta attenzione.

Nel mentre l'estronauta aveva ascoltato tuttoed era molto preoccupato. Come poteva combattere un pericolo così subdolo comequello del camaleone?

Pensachetiripensa, gli venneinmente chese avesseindossatounpaio di cuffie seppurefosse capitato nel territorio di uncamaleone non si sarebbe spaventato. Però, pensandoci bene, seavesse indossatole cuffie non avrebbe sentitopiù alcun rumore e la cosa potevaessere pericolosa, cisonotantialtri lunimali(così sichiamanocorrettamenteglianimalidellaluna) pericolosi.Allorasi sedette per terra,con le gambe incrociateed indossò il suo nuovo casco potenziante,sperando gli venisse in mente qualche buona ideaedecco,inlontananza, apparirela soluzione. La mente dell'estronauta la inseguì e la catturò...

-Nonno,nonho capitoche cosa inseguìil nostroestronauta.

-Volevo dire che il nostroamico Giovanbattistamarialorenzo trovòuna soluzione al problema del camaleone. Decise infatti di costruire unbel paio di cuffieantiruggito che eliminassero solo i rumori che sembravano dei ruggiti e lasciassero passare tutti gli altri rumori. E devi sapere,mia cara, che le cuffie antiruggito erano anchemolto comode e riparavano le orecchie dalfreddo della sera lunare.

-Bravissimo! Lo sapevo che col casco potenziante avrebbe trovato una soluzione. Glielo stavo per dire anche io di fare così! Disse Giulia molto soddisfatta di se stessa.

-Dunque, dicevo che il nostro amico estronauta, quando si rese conto di essere entrato nel territorio di un terribile camaleone lunare indossò subito le cuffie antiruggito e senza preoccuparsi di essere assalito alle spalle esplorò tutto il territorio. Il camaleone, si trattava di un grosso esemplare, lo inseguì con i suoi occhi multicolore e quando fu alle sue spalle, lanciò un ruggito che avrebbe steso un elefante ma con sua enorme sorpresa non accadde niente. Il nostro estronauta non si accorse di niente.

-Perfetto! - disse Giulia tutta eccitata – lo sapevo che le cuffie avrebbero funzionato contro questo sudobolo lunimale!

-Si dice subdolo – la corresse il nonno. Adesso era il camaleone ad essere nei guai, infatti Gionzo aveva notato delle piccole tracce impresse sulla polvere lunare e cominciò a seguirle pensando che forse sarebbe riuscito a vedere il camaleone.

Ma il camaleone, ripresosi dallo stupore, non si diede per vinto e tese un'altro agguato all'estronauta. Questa volta si avvicinò di più e quando era giunto alle sue spalle lanciò un secondo e un terzo ruggito, ancora più potenti del primo!

-E cosa è successo? Dai nonno, racconta – lo interruppe Giulia visibilmente preoccupata per il suo amico!

-Assolutamenteniente!L'esploratore aveva sentitocomeuna specie di ronziomaniente di più. Lecuffiefunzionavanoallaperfezione. Il povero camaleone era disperato, decise di rischiare il tutto per tutto e si parò davanti al nostro amico rendendosi visibile e, aprendo la bocca come di più non poteva, lanciò il suo quarto e più potente ruggito che avesse mai emesso ma Gionzo, estratto velocemente il suo retino per farfalucciole, lo catturò in un istante.

-Povero camaleone - disse Giulia singhiozzando – che fine farà adesso? Lo metteranno in una gabbia stretta stretta? E i suoi piccoli camaleoncini moriranno di fame? Nonno, non puoi chiedere a Gionzo di liberarlo? Vedrai che d'ora in poi si comporterà bene – e mentre parlava continuava a singhiozzare.

-Stai tranquilla Giulia – disse il nonno in tono rassicurante – il camaleone non aveva figli ma il nostro amico Giovanbattistamarialorenzo pensò esattamente le stesse cose e decise di parlare con il camaleone per spiegargli che se voleva tornare libero, da quel momento in poi avrebbe dovuto comportarsi bene.

Il camaleone accettò di buon grado la sconfitta e divenne un buon amico di Gionzo. Da quel momento i due furono inseparabili e il camaleone,che per la cronaca si chiamava Ruggero,lo seguì ovunque e lo aiutò nelle esplorazioni lunari.
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 15 febbraio 2014

L'estronauta in pericolo - Quarto episodio

Era una domenica mattina e il nonno non vedeva la sua nipotina da diversi giorni ormai. Era stato un po male in quei giorni e non aveva voluto rischiare di contagiare l'influenza alla piccola Giulia, così a malincuore era stato a casa sua. Quella mattina però la febbre era passata e lui si sentiva bene così decise di recarsi immediatamente a trovare la nipotina.

- Nonno, nonno, finalmente! Che fine hai fatto? Io e la mamma ci siamo preoccupati moltissimo. Poi papà mi ha detto che eri partito per qualche giorno. Dove sei stato? Non è che sei andato sulla luna con il tuo amico estronauta? Non te lo perdonerei mai. Voglio venire anche io, lo sai!
- Cara la mia piccola Giulia. Niente di così avventuroso purtroppo. Sono stato a letto con la febbre ma ora sto bene per cui oggi, se ti va, stiamo assieme tutto il giorno e magari cominciamo con una bella passeggiata nel parco, ti porto a vedere gli scoiattoli, che ne dici?

- Si, si, voglio vedere gli scogliattoli. Mamma, posso andare, posso andare con il nonno a vedere gli scogliattoli al parco? Cominciò a urlare Giulia e mentre urlava saltava dal divano alla poltrona senza fermarsi un attimo.
- Certo che puoi andare. Ma mi raccomando, fai attenzione che il nonno non si perda in mezzo al bosco. Mi raccomando, tienilo per mano. Disse la mamma strizzando l'occhio a suo padre.

- Si pranza a mezzogiorno e trenta. Aggiunse proprio mentre nonno e nipote uscivano di casa. E oggi ci sono i sofficini fatti in casa, non tardate.
Ma ormai i due esploratori erano già lontani e a tutto pensavano salvo al pranzo. Sarebbero tornati per tempo? Chissà, dipendeva da cosa avrebbero incontrato al parco, da quali avventure avrebbero vissuto e dalle strane creature fantastiche che si possono incontrare nel mondo.
- Dimmi Giulia – disse il nonno – prendendo la nipotina a cavalcioni sulle spalle, ti sono mancato un pochino?

- Certo che mi sei mancato! Te l'ho detto, ci siamo preoccupati tutti. Poi papà ha provato a raccontarmi una storia sul nostro amico estronauta ma non si ricordava neanche come si chiamava!
- E tu invece lo ricordi? Disse il nonno ridendo sotto sotto e aspettandosi un nuovo urlo nelle orecchie.

- Certo. Si chiama Giovanbattistamarialorenzo. Urlò Giulia dritto dritto nell'orecchio destro, afferrandosi con forza ai capelli bianchi del nonno per non cadere di lato.
- Piccola peste che non sei altra. Lo sai che non si urla nelle orecchie? Adesso chissà quanti giorni impiegheranno le tue parole ventose ad uscire dalla mia testa? Ho povero me... - Disse il nonno facendo finta di piangere. Era un attore nato e la nipotina era la sua unica spettatrice, la gioia della sua vita.

- Comunque siamo arrivati. Ecco il parco e già vedo i primi scoiattoli che si nascondono tra i rami degli alberi. E' arrivata l'ora di scendere. Indossa il casco potenziante e preparati all'inseguimento.
Non appena Giulia posò i piedi per terra stava già volando in mezzo all'erba. Correva, faceva capriole, girava intorno agli alberi come una trottola e poi si lasciava cadere come se fosse stata colpita a morta da una qualche creatura invisibile. Il suo era un mondo fantastico, come quello di tutti i bimbi dotati di un pizzico di fantasia. Da quando il nonno le aveva spiegato che era sufficiente indossare il casco potenziante per vedere tutti gli esserini fantastici che voleva lei aveva scoperto che il parco era molto più grande di quello che appariva nel mondo normale e si popolava di tanti simpatici amici con cui giocare, oltre ai suoi scogliattoli. Poi, dopo essersi scatenata tornava dal nonno stanca e felice. Si sedevano per terra sull'erba umida ed arrivava il momento di raccontare una delle sue storie.

- Allora Giulia – disse il nonno – che storia vuoi che ti racconti oggi?
- Voglio sapere come è andata l'esplorazione della faccia scura della luna. Perchè in questi giorni sicuramente Gionzo avrà proseguito la sua esplorazione. Non è vero nonno?

- Certamente. In questi giorni il nostro amico ha vissuto tante fantastiche avventure. Così tante che non so proprio da dove cominciare. Ti ricordi che l'ultima volta che ci siamo visti il nostro amico Giovanbattistamarialorenzo stava parlando con Pilina, la lanternucciola lunare che un po' maleducatamente lo aveva lasciato al buio? Ebbene, in quel momento il nostro estronauta corse un pericolo mortale.
- Nonno, nonno, si è salvato Gionzo? Dimmelo, su dimmelo. E mentre parlava gli strattonava la manica del maglione che assomigliava sempre più ad uno dei lunghi tentacoli del volpesce lunare.

- Si, stai tranquilla, si è salvato. Il nostro amico è molto intelligente e inoltre la fantasia lo aiuta a risolvere ogni genere di problema. Ma stavo dicendo che il nostro amico era in pericolo e neppure lo sapeva infatti mentre lui non riusciva a vedere niente, alcuni terribili pesciolpi, i predatori del mare lunare, lo osservavano con i loro terribili occhi azzurri. Avevano fame e sarebbero riusciti a mangiarlo con un sol boccone se non fosse che Gionzo, muovendosi goffamente a tentoni, ad un certo punto andò a sbattere per la seconda volta contro il nebbiungo gigante alla fragola, ritrovandosi come per incanto sul lato luminoso della luna. Da quella parte i pesciolpi non potevano passare perché odiavano la luce ma soprattutto perché non riuscivano proprio a sopportare il sapore dolciastro alla fragola del nebbiungo gigante. In questo modo un po' fortunoso il nostro caro amico si salvò dall'incontro con i terribili pesciolpi lunari dalle lunghe zanne.
- E' stato proprio fortunato! E poi? E poi cosa è successo?

- Il nostro amico capì che non sarebbe mai potuto entrare nuovamente nel lato oscuro della luna senza uno strumento che lo aiutasse a vedere nell'oscurità. Troppi pericoli lo attendevano e lui aveva un compito da svolgere che nessun altro astronauta avrebbe potuto svolgere. Solo un estronauta di provata esperienza poteva riuscire nell'esplorazione di quel mondo sconosciuto. Così, senza perdersi d'animo, fece ciò che aveva sempre fatto nei momenti di crisi. Si sedette per terra e cominciò a pensare.
- Allora fa come me! Anche io quando sono in crisi mi siedo per terra a pensare. Disse Giulia con la sua voce squillante, felice per aver scoperto questa somiglianza con il suo idolo.

- Pensa che ti ripensa, ad un certo punto un'idea lo illuminò. Avrebbe costruito un casco potenziante che indossato al posto del suo casco normale lo avrebbe aiutato a vedere al buio.
- Ce l'ho anche io il casco potenziante! Anche il mio casco mi aiuta a vedere meglio. E mentre parlava sembrava essersi completamente ripresa dalla stanchezza perché ora sembrava una molla e non smetteva di saltare qua e la senza interruzione.

- Piccola mia, torna qui e siediti ad ascoltare, la storia non è ancora finita. Disse il nonno cercando di convincerla a fermarsi prima che gli venisse un bel mal di testa.
Ma ormai Giulia aveva reindossato il suo casco potenziante e non poteva fermarla più nessuno. Correva tra gli alberi del parco in mezzo a scoiattoli veri, elfi, fatine e streghe cattive, sicura che in ogni caso con l'aiuto del suo casco potenziante e della fantasia avrebbe potuto vincere ogni battaglia...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 14 febbraio 2014

L'estronauta e la lanternucciola - Terzo episodio

- Nonno, nonno, mi prendi sulle ginocchia? Disse la piccola Giulia saltando sulle gambe del nonno mentre lui, seduto sul divano, leggeva il giornale.

- Pare che tu abbia già deciso. Disse il nonno sorridendo alla nipotina e mettendo da parte il giornale. Forse l'avrebbe ripreso più tardi, o forse no, poco importava. Cosa c'era di meglio che godersi la nipote finché era piccola?

- Immagino che anche oggi vorrai sentire come prosegue la storia del nostro estronauta esploratore. E senza aspettare oltre cominciò il suo racconto.

- Il nostro amico estronauta dopo l'incontro con quel simpatico chiacchierone di volpesce si diresse senza indugio verso la faccia più buia della luna.
Cammina cammina, ad un certo punto si imbattè su un muro gigantesco che gli sbarrava la strada. Si guardò intorno ma non vide nessuno cui chiedere informazioni.

- Nonno, che ci fa' un muro sulla luna? E chi l'ha costruito? Di che materiale era fatto? Perchè...

- Giulia, non ti sarai mica lasciata contagiare dal volpesce? Ricordati una cosa mia cara nipotina, prima di far domande devi imparare ad ascoltare. A volte è sufficiente ascoltare e aver pazienza per avere tutte le risposte. La piccola, come faceva sempre in questi casi, si portò le mani alla bocca e strinse tanto forte che diventò paonazza.

- Respira! Stupidina... Disse il nonno staccandole con delicatezza le manine dalla bocca.

- Dicevo dunque che il nostro estronauta si imbattè in un muro enorme e per un pelo non ci andò a sbattere contro. Per sua fortuna riuscì a fermarsi per tempo, altrimenti chissà che sfacelo. Giovanbattistamarialorenzo decise quindi di seguire il muro, prima o poi avrebbe trovato un passaggio, una porta o una finestra. Pensò il nostro estronauta senza preoccuparsi troppo.

- Cammina cammina, ad un certo punto vede in lontananza uno strano animaletto dirigersi con sicurezza dritto dritto verso il muro e poi scomparire.

- Allora deve esserci una porta! Dice Giulia destandosi di colpo.

- E' quello che pensò il nostro estronauta che senza farselo dire due volte si mette a correre. Raggiunto il punto dove aveva visto scomparire l'animale osservò a lungo il muro, spostandosi avanti e indietro senza però trovare alcun passaggio.

- Com'è possibile nonno? Forse Gionzo ha avuto un'allucinazione? E' possibile non pensi? In mezzo a tante cose strane...

- E' proprio ciò che in quel momento aveva pensato anche lui. In terra però si vedevano delle strane impronte che andavano dritte dritte verso il muro e poi sparivano, come se fosse passato oltre.

- Allora doveva essere un fantasma! Disse Giulia preoccupatissima per il suo amico estronauta.

- Gionzo - continuò il nonno - stupito per ciò che aveva visto e un po stanco, quasi senza accorgersene appoggiò una mano al muro per riposarsi e, meraviglia delle meraviglie, di colpo si ritrovò a terra dall'altra parte! Il muro non era fatto di roccia ma di una specie di sostanza grigia un po' appiccicosa. Mentre stava sdraiato a terra, a qualche metro di distanza una lanternucciola lo guardava dall'alto stupita.

- Che strano muro, nonno. E chi è questa lanternucciola?

- Cara Giulia, un po' di pazienza. Lascia parlare i nostri amici e vedrai che capirai tutto.

- Va bene. Hai ragione, ma sai, sono proprio curiosa. Vorrei proprio andare anche io lassù sulla luna e proseguire l'esplorazione con Giovanbattistamarialorenzo.

- Magari un giorno sarà possibile. Ma ora zitta e ascolta. Disse il nonno fingendo severità ma ridendo sotto sotto.

Dicevo che una lanternucciola osservava con stupore il nostro amico estronauta dall'alto delle sue lunghe e sottilissime ed eleganti gambe. Sopra le sottili gambe una grossa testa a forma di lanterna si era illuminata non appena sentito il rumore della caduta dell'inaspettato visitatore.

- Chi sei? Domandò con la sua vocina stridula la lanternucciola, guardando Gionzo fisso negli occhi.

- Ciao cara amica lanternucciola, io mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici e sono un estronauta in esplorazione, alla ricerca del lato oscuro della luna.

- Piacere - rispose la lanternucciola, ora più tranquilla - io sono Pilina. Se stai cercando il lato oscuro della luna posso darti una buona notizia, sei arrivato a destinazione. Ma posso sapere che ci fai li per terrà? Stai riposando? E che razza di essere sei? Non ho mai visto niente di simile su questo lato della luna. Hai bisogno di una mano? E senza aspettare oltre gli tese una mano tutta affusolata per aiutarlo a rialzarsi.


- Posso farti una domanda prima di darti tutte le risposte che occorrono? Domandò l'estronauta alla lanternucciola.

- Che strano tipo di muro è mai questo? Mi sono appoggiato per riposarmi e gli sono passato attraverso trovandomi a terra di colpo!

- Muro? Ripetè senza capire la lanternucciola. Forse parli del nebbiungo che si trova alle tue spalle?

- Nebbiungo? - Ripeté il nostro esploratore cercando di riportare alla memoria le sue conoscenze di botanica lunare. Nebbiungo... ripetè ancora una volta a voce alta. - Ora capisco, non si tratta di un muro ma di un enorme fungo nebbioso. Non ne avevo mai visto di così grandi. Anzi, non ne avevo mai visto e basta. Dicono che i nebbiunghi siano commestibili, non è vero? Domandò con voce squillante alla lanternucciola che nel mentre cominciava a scolorire.

- Si, i nebbiunghi sanno un po' di panna e fragole, assaggialo pure, non si offende per così poco!

- Certo, volentieri. E allungata una mano prese una manciata di quella sostanza appiccicaticcia.

- Che schifo! Disse Giulia storcendo la bocca in segno di disgusto. Un fungo al sapore di panna e fragola io non l'ho mai sentito. Aggiunse guardando storto il nonno.

- Perchè dici che schifo senza avere assaggiato? Mi sembra che la panna e le fragole ti piacciano o sbaglio? E poi non era proprio un fungo come i nostri, era piuttosto un enorme ammasso di panna al sapore di fragola e se ne poteva mangiare quanto vuoi perché più ne mangi e più ne ricresce. Rispose il nonno prontamente.

- Comunque io non lo assaggerei mai un nebbiungo!

- Comunque sia, il nostro estronauta era finalmente arrivato nella faccia oscura della luna, ora poteva iniziare l'esplorazione. E mentre pensava questo notò che la lanternucciola era diventata sempre più scura e oramai era quasi scomparsa alla vista. Ora si che si rendeva conto di essere sul lato oscuro della luna! Fino ad un istante prima infatti la luce della lanternucciola illuminava i dintorni e lui poteva vedere tutto senza difficoltà.

- Perchè stai scomparendo? Disse con stupore l'estronauta.

- Perchè io sono una lanternucciola. Prima mi hai spaventato e così mi sono illuminata per vedere cosa stava succedendo, ma non posso certo restare accesa tutto il giorno, non pensi? Che motivo avrei per continuare ad illuminare?

- Ma se ti spegni io non vedo più niente! Disse l'estronauta un po' sconsolato.

- Allora sarà meglio che tu torni sull'altro lato della luna. Quì non troverai molta luce. Quella che serve a noi la produciamo solo all'occorrenza, disse, troncando la conversazione. E girandosi di spalle si allontanò velocemente, ormai stanca di quella discussione.

- Maleducata! Disse allora Giulia, sconvolta dal comportamento della lanternucciola.

- Non devi arrabbiarti piccola, purtroppo non tutti gli animali lunari sono simpatici e socievoli. Ma non preoccuparti, vedrai che il nostro amico estronauta domani incontrerà qualcuno più simpatico.

Detto questo il nonno prese in braccio la nipotina, infatti era arrivato il momento di andare a letto.
 
- Buona notte e sogni d'oro piccola, a domani.
 
- Sogni d'ora anche a te, nonnino caro. Rispose Giulia soddisfatta.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 12 febbraio 2014

Il volpesce e l'estronauta - Secondo episodio

- Nonnino nonnetto caro, questa sera mi devi raccontare la storia dell'estronauta che incontra il volpesce. Come è fatto un volpesce caro nonno?
 
Giulia sembrava proprio eccitata. Quella sera aveva finito di cenare velocemente e dopo aver dato un bacio al papà e alla mamma era corsa dal nonno urlando che era ora di andare a letto.

- Così presto? Come mai nipotina cara, sei forse stanca? Domandò il nonno che senza aspettare risposta la prese in braccio e la portò nella sua cameretta dalle pareti rosa. Un nuovo disegno si trovava appeso alla testata del letto, si trattava della lumallina verde della sera prima.

- Allora allora, dove aravamo arrivati? Se non ricordo male il nostro amico estronauta, come si chiamava...


- Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici. Proruppe la piccola Giulia quasi saltando in piedi sul letto.

- E brava la mia piccola! Dicevamo dunque che Gionzo mentre salutava la sua nuova amica lumallina verde, agitando la mano rischiò di colpire un volpesce che passava per caso proprio li vicino mentre rientrava a casa dopo una giornata di svago al Lunapark.

- Che bello il lunapark sulla Luna, ci voglio andare anch'io a giocare!

- Cara Giulia, può anche darsi che tu un giorno possa andare a giocarci, ma ora parlavamo del nostro amico volpesce. Devi sapere che il volpesce è un tipico animale lunare, un po' strano, con un grosso naso all'insù, diversi tentacoli rosa, alcuni lunghi altri più corti a seconda del giorno e del tempo. Ma devi sapere che la caratteristica principale del volpesce è la sua ala, una grande ala che circonda tutto il corpo e gli permette di volare per lunghe distanze. Il volpesce è infatti un pesce lunare volante!

- Ma io pensavo che il volpesce fosse un pesce con la testa di volpe! Disse Giulia un poco delusa.

- E no! Ti sei confusa, quello che dici tu si chiama pesciolpe ed è un animale molto pericoloso. Spero che il nostro amico estronauta non lo incontri mai altrimenti rischia di morire.

- Speriamo di no! Disse Giulia ancora più preoccupata, e mentre parlava con le matite colorate provava a disegnare il volpesce appena descritto dal suo caro nonno.

- Come ti chiami caro il mio astronauta? Disse il nostro amico volpesce agitando la sua ala in segno di saluto.

- Non sai che sulla luna si deve tenere la destra quando si cammina? Disse con serietà esagerata, quasi ci fosse stato un incidente stradale.

- Veramente no, non lo sapevo e poi io ero fermo! Comunque ti chiedo scusa per il mio errore. Farò più attenzione la prossima volta. Però vorrei farti notare che io sono un estronauta e mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici. E mentre diceva questo allungò la mano come per stringere la mano del volpesce, ritraendola subito dopo, rendendosi conto che il volpesce non aveva una mano con cui ricambiare il saluto.

- Non preoccuparti. Non c'è problema non mi offendo. Devi sapere che tra noi volpesci non ci si stringe la mano per salutarsi ma si agita l'ala, in questo modo. E mentre parlava agitava sinuosamente la sua ala, come se si trattasse di un leggerissimo e splendente vestito di seta. Mentre l'ala si agitava in segno di saluto la luce del sole vi si rifletteva sopra creando tanti piccoli arcobaleni che erano uno spettacolo.

- Che bei colori! Disse Gionzo, affascinato e stupito allo stesso tempo per quello spettacolo incredibile.

- E si, i miei colori sono belli. Anche se la luce quassù non è il massimo, soprattutto dall'altra parte. E mentre lo diceva indicava con gli occhi una qualche destinazione lontana.

- Devi sapere che io abito sull'altro lato della Luna, quello scuro e a voi sconosciuto. Non che non sia un bel lato, sia chiaro, è casa mia! Ma è un po più scuro di questo lato. Però ha i suoi lati positivi. Per esempio, se vai a sbattere contro qualcuno nessuno ti dice niente, visto il buio si è sempre giustificati! E poi, un altro vantaggio consiste nel poter giocare a nascondino senza cercare il nascondiglio più lontano e nascosto. Noi abitanti dell'altro lato siamo bravissimi in questo gioco, non ci trova mai nessuno!

- Nonno, ma esiste davvero un lato della Luna così scuro? Domandò Giulia incredula.

- E si, mia cara piccola Giulia, esiste eccome e il nostro amico Giovanbattistamarialorenzo l'estronauta doveva proprio recarsi laggiù per esplorare quel mondo di oscurità. Disse il nonno facendo presagire chissà quali misteri.

- Però al momento il povero estronauta era sconvolto, infatti non avrebbe mai immaginato che un volpesce potesse essere così chiacchierone.

- Si, hai proprio ragione nonno, è proprio un chiacchierone, forse perché ha due lingue! Disse ridendo la piccola Giulia.

- Brava! Te ne sei accorta anche tu allora. Immagina lo stupore del nostro amico Giovanbattistamarialorenzo quando si rese conto che il suo interlocutore aveva due lingue! E poteva usarle anche per dire due cose diverse o in due lingue diverse contemporaneamente anche se di solito le usava solo per dire il doppio delle parole.

Il nostro amico estronauta rimase a bocca aperta di fronte alla scoperta e estratto un taccuino prese subito un appunto che diceva: “Ricordarsi di aggiornare l'enciclopedia lunare alla voce volpesce indicando la presenza di due lingue”.

Mentre il nonno raccontava la piccola Giulia rideva, tenendo una mano sulla bocca per non interrompere il nonno.

- Ora però devo proprio andare via. Ti chiedo scusa ma non posso proprio stare anche se mi farebbe veramente piacere continuare ad ascoltarti - disse il volpesce all'estronauta – e mentre si allontanava con la sua andatura altalenante, sospeso a mezz'aria come ogni buon volpesce che si rispetti, continuava a parlare facendo domande con la lingua di sopra e a rispondersi con la lingua di sotto e quando non riusciva a capirsi perché parlava troppo velocemente, ricominciava da capo il discorso confondendosi e correggendosi da solo.

- Ma anche oggi, mia cara nipotina, è ora di chiudere gli occhietti e fare la nanna, perché domani sarà un altro giorno e dovremo accompagnare il nostro estronauta nella sua faticosa e pericolosissima esplorazione della faccia scura della Luna.

- Buona notte nonno e sogni d'oro - disse la piccola senza lamentarsi, già pregustando le avventure del giorno seguente...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 11 febbraio 2014

L'estronauta sulla Luna - Primo episodio

- C'era una volta un estronauta che...
- Si dice astronauta, nonno! Disse Giulia al vecchio che la teneva sulle gambe.
- Hai ragione ed hai torto Giulia - disse il nonno senza scomporsi - quelli normali si chiamano astronauti, quello di questa storia si chiama estronauta perchè era un astronauta molto particolare, ricco di fantasia e sempre pronto alle novità. Dunque dicevo che questo estronauta aveva appena messo piede sulla Luna...
La bambina guardava il nonno non troppo convinta, la spiegazione era stata sufficientemente chiara ma lei non aveva mai sentito parlare di estronauti. Comunque decise di non interrompere il nonno e ascoltare la storia fino alla fine prima di esprimere un suo giudizio. Il nonno era sempre stato bravo a raccontare storie.
- quando una lepre dalle lunghe orecchie gli balzò davanti andando quasi a sbattere contro il suo casco da estronauta.
- hei! - Urlò la lepre, fai attenzione tu, non hai visto i segnali? Non sai che noi lepri abbiamo la precedenza su voi astronauti sulla Luna?
- Nonno, ma sei sicuro che sulla Luna ci siano le lepri? Disse Giulia con un sorriso beffardo sulle labbra.
- Ma certo! Vorresti forse metterlo in dubbio? Non sai che sulla luna vivono tantissimi tipi di animali? Ci si possono trovare i porciali d'India, le lucianatre, gli ipposcorfani, i volpesci, le pecorelle nane da cratere e anche le lumalline verdi. E poi il nostro estronauta aveva una fervida fantasia e quindi anche se per caso quella lepre dalle lunghe orecchie non fosse stata proprio una lepre ma qualcosa di simile o di diverso, occorre far finta di niente e stare ad ascoltare. Disse il nonno spazientito e facendo finta di metter su il broncio.
- Dai nonno, non ti offendere, sai che scherzavo. Continua a raccontare la storia di questo signor estronauta e della lepre dalle lunghe orecchie. Io stò zitta, promesso!
- Bene, allora riprendiamo la storia anche se purtroppo mentre noi discutevamo la nostra lepre dalle lunghe orecchie è ormai scappata via. Non possiamo certo pretendere che si fermi ad aspettare che noi si finisca di discutere. Tutti sanno che le lepri dalle lunghe orecchie sono velocissime e che le lepri lunari sono ancora più veloci. Dovremo accontentarci di seguire il nostro amico estronauta, che per semplicità chiameremo con il suo nome di battesimo: Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici.
- Gionzo? Ma che nome è mai questo? Protestò vigorosamente la piccola Giulia. Ricordandosi poi che aveva promesso di non interrompere più, si portò velocemente le mani alla bocca facendo finta di sigillarla.
- Dicevo dunque che il nostro amico Gionzo, ancora esterrefatto dall'incontro con la lepre dalle lunghe orecchie, muoveva i suio primi passi sul suolo della Luna, quando ad un tratto sentì un urlo di dolore provenire dal basso. Preoccupatissimo abbassò il capo per vedere cosa avesse combinato, sperando di non aver calpestato una delle orecchie della lepre dalle lunghe orecchie. Infatti queste ultime erano veramente molto lunghe e nonostante la lepre fosse già passata da qualche secondo, le orecchie erano ancora davanti a lui.
- Ma che tipo di lepre era, nonnino caro, una lepre simile non l'ho mai vista ne sentita nominare. Disse Giulia ridendo sotto sotto.
- Non saprei, la prossima volta le chiederò i documenti. Rispose il nonno restituendo il sorriso. - Dicevo dunque che il nostro amico Gionzo abbassò lo sguardo e, davanti a lui, a mezzo metro di distanza, vide una piccola lumallina verde che si lamentava debolmente. Tutto preoccupato si abbassò e gli domandò cosa fosse accaduto, che male avesse e se poteva essere d'aiuto.
- Ma nonno, cos'è una lumallina verde?
- Non conosci le lumalline verdi? Ecco, lo sapevo che sarebbe stato meglio cambiare storia. La prossima volta ti racconto quella del Capitan Fracotta in viaggio su Marte! Comunque, visto che sei così curiosa ti faccio un disegno così puoi capire. Preso un foglio di carta dallo scrittoio e alcuni pennarelli Carioca che conservava dai tempi della scuola, il nonno si cimentò nella difficile arte del disegno con risultati a dir poco comici. Dai colori emerse uno strano essere, con il corpo da lumaca, compresa la sua casetta mobile, e la testa da gallina con due occhioni grandi e pieni di lacrime da far compassione ad astronauti ben più duri del nostro amico estronauta.
- Povera lumallina, disse immediatamente Giulia, cercando di non ridere.
E si - povera lumallina verde - disse anche il nostro amico estronauta vedendo che la lumallina non accennava a smettere di piangere.
- Cosa posso fare per te? Disse tendendole una mano in segno di aiuto.
- Come sarebbe a dire - cosa posso fare per te? - Non lo capisci da solo testatonda? Disse nervosamente la lumallina verde, accusando Gionzo di essere l'artefice delle sue pene.
- Nonno, nonno, perchè hai chiamato l'estronauta "testatonda"? Disse Giulia mentre con una mano nascondeva la bocca per non far vedere che rideva.
- Veramente non sono stato io - rispose il nonno - ma la lumallina verde, dovresti chiederlo a lei e non a me.
- Perchè mi chiami testatonda? Disse Gionzo alla lumallina verde, togliendo le parole dalla bocca del nonno e dando così soddisfazione alla piccola Giulia che ascoltava con sempre maggiore interesse.
- Come dovrei chiamarti? Ti sei forse presentato? Ti devo forse chiamare nasorosso? Oppure braccialunghe? Come posso chiamarti se da gran maleducato non ti sei neppure presentato? Io sono una lumallina verde lunare, della specie lumallina lumallinax, e questo è chiaro, ma tu chi sei? Da cosa dovrei capirlo? Sbraitò la lumallina verde, dando segno di essere proprio una lumallina lunare, cosa che si poteva senza dubbio arguire dal suo carattere bizzoso e scontroso. Dicendo tutto ciò, naturalmente, non smise di lamentarsi un attimo, alternando ogni parola con un ahi hai, ohi ohi, uhi uhi.
- Ma si può sapere cos'hai? Disse il nostro estronauta ormai spazientito e quasi sul punto di andar via - Io comunque mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici.
- ma che razza di nome hai! Disse maleducatamente la lumallina verde - Chiamati pure come vuoi, io ti chiamo testatonda, mi piace di più e a proposito delle mie lamentele, visto che ancora non l'hai capito te lo dico io. Vedi la scia che lascio dietro di me? Non vedi che il tuo grosso piede (o dovrei forse chiamarlo appendicegigantedallabuffaforma) si trova sopra la mia scia? Come dovrei sentirmi secondo te? Dovrei fare i salti di gioia?
Il povero Gionzo, sentendosi in colpa ritrasse immediatamente il piede dalla scia e la lumallina verde, sollevata e libera di proseguire, lo guardò un'ultima volta con i suoi occhioni verdi prima di proseguire il suo viaggio sulla Luna. Il nostro estronauta, stupito ma soddisfatto, la salutò agitando una mano, rischiando così di colpire col suo grande guanto di metallo la coda di un volpesce che proprio in quel momento arrivava da destra. Ma questa è un'altra storia. Adesso è tardi, chiudi gli occhietti, piccola Giulia e dormi bene fino a domani.
- Ma nonno, raccontami almeno come è fatto un volpesce... - provò a lamentarsi Giulia senza successo. Poi diede un bacio al nonno e si addormentò, sognando la Luna, la lepre dalle lunghe orecchie e la lumallina verde...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO