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domenica 21 giugno 2015

Il segreto di Copernico, di Dava Sobel

L'astronomia mi ha appassionato da subito, sin da quando, da ragazzo, vedevo i documentari di Piero Angela. Il cosmo, i pianeti, le comete, avevano per me, ed hanno ancora oggi, una forza di attrazione enorme.

Così, nel 1989 all'esame di maturità parlai delle teorie geocentrica ed eliocentrica (non ricordo più il titolo del tema ma ricordo che riuscii ad inserire comunque Tolomeo e Copernico).
Da allora ho cercato di coltivare questa passione come possibile, col poco tempo a disposizione, soprattutto leggendo e mantenendomi informato (e prima o poi inizierò ad usare con costanza il telescopio acquistato qualche anno fa).
Come potevo ignorare la biografia di Copernico che durante l'ultima visita alla IBS mi è capitata tra le mani? Non potevo infatti!
L'autrice è Dava Sobel, giornalista e divulgatrice scientifica americana. 
Nel suo libro, non ho trovato solo la biografia di Copernico, uno dei miei miti, ma soprattutto la storia di un libro, il "De revolutionibus", scritto e pubblicato da Copernico con l'aiuto di Retico nel lontano 1543, anno in cui Copernico muore.
Il De revolutionibus vide la luce grazie alle insistenze di diversi personaggi vicini a Copernico, credo che il più importante sia stato il matematico Retico, che divenne allievo di Copernico e lo convinse prima e aiutò poi, a pubblicare la sua opera. 
Copernico aveva infatti delle remore, pensava infatti, e non a torto, che "far muovere la terra attorno al Sole" avrebbe sollevato grosse critiche da parte di persone che di astronomia non capivano niente ma che dovevano difendere la verità dei testi sacri.
In effetti Copernico aveva ragione, la successiva storia di Giordano Bruno e Galileo ce lo dimostra.
Prima di Copernico altri pensatori avevano ipotizzato che il sole fosse il centro del sistema ma erano restati inascoltati. Il sistema tolemaico aveva preso piede e, nonostante le sue imprecisioni, era alla base dei calendari del mondo.
Il libro è ricco di curiosità sulla Polonia del 1500, sugli astronomi e matematici, sull'uso di fare l'oroscopo dei grandi del mondo, sulla chiesa del tempo e l'amministrazione del territorio, curiosità che di per se stesse sarebbero sufficienti a spingerci alla lettura. Eppure l'autrice riserva al lettore una ulteriore piacevole sorpresa, nella seconda parte infatti ci presenta un dramma in due atti, il personaggio principale è Copernico, circondato da Retico, la governante (e compagna) di Copernico, Anna... e altri. Un dramma che ci permette di avvicinarci alla figura di Copernico vivendo con lui gli ultimi anni della sua vita.
Copernico  ebbe il merito di riaprire una strada appena tracciata, altri (primo fra tutti Retico) lo seguirono. Grazie a loro oggi possiamo dire di conoscere meglio l'universo che ci circonda.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO 

sabato 13 giugno 2015

La teoria del tutto, di Stephen W. Hawking

Anni fa avevo letto diversi lavori di Stephen Hawking.

La ricerca della teoria del tutto e dell'origine dell'universo mi ha sempre appassionato anche se devo dire che non sempre, da profano, capisco le intricate teorie con le quali a partire da una formula matematica si arriva ad ipotizzare l'esistenza di strutture complesse. Se devo dire tutta la verità io prediligo le cose semplici.

Ma torniamo al libro e al suo autore.
Stephen Hawking è un fisico e matematico britannico, famoso soprattutto per i suoi studi di astrofisica e dei buchi neri in particolare. Nella sua lunga carriera ha raccolto tantissimi riconoscimenti e, nel suo libro dice spesso: "quando i buchi neri saranno individuati io vincerò il Nobel". Il nobel ancora non è tra i suoi riconoscimenti eppure di buchi neri se ne parla dappertutto!
Il libro è interessante, organizzato su sette "lezioni" di difficoltà crescente che seguono la storia delle principali teorie che trattano l'universo.
Nella prima lezione dal titolo "Idee sull'universo" l'autore compie un veloce excursus storico di queste teorie, partendo dal De Caelo di Aristotele, passando per Tolomeo, Copernico, Galileo, Keplero, Newton, Bentley, Olbers e Hubble con la scoperta del Red Shift.
La seconda lezione. l'universo in espansione, ci espone le teorie successive alla scoperta del fenomeno del red shift con i problemi che questo fenomeno pone alla comunità scientifica. L'universo è finito o infinito? Vengono inoltre spiegati i modelli di Fridman e si parla del big bang.
Nella terza lezione l'autore affronta il suo cavallo di battaglia: i buchi neri. Ipotetiche strutture stellari citate per la prima volta nel 1783 dal professor John Michell che suggerì ad un collega che la velocità di fuga da una stella potrebbe essere addirittura superiore alla velocità della luce che, tradotto per tutti significa che la luce di una stella molto massiccia potrebbe non riuscire ad allontanarsi dalla sua superficie  e dunque dove dovrebbe esserci un corpo massiccio luminosissimo non si vede assolutamente niente.  
Il quarto capitolo racconta del fatto che se è vero che la luce non riesce ad allontanarsi dalla superficie della stella, alcuni tipi di radiazioni sembra che lo possano fare. Questo perché sono stati individuati diversi oggetti chiamati quasar (quasi stelle) che emettono grandi quantità di radiazioni. Naturalmente gli astrofisici hanno cercato, e cercano tuttora, di trovare spiegazioni usando le teorie a loro disposizione e cercando di combinarle o farle evolvere per spiegare fenomeni rilevati ma ancora non perfettamente compresi.
Le ultime tre lezioni vanno nella direzione di cercare di includere tutti i fenomeni registrati in una teoria del tutto che possa ciò spiegare tutto.

La mia sensazione è che la fisica, anno dopo anno, si annodi su se stessa, come fanno le "dimensioni invisibili" di cui si parla nelle teorie degli ultimi capitoli (super stringhe, multiversi ecc...) Costruzioni matematiche e filosofiche complesse, costruite su basi che definire labili non da la giusta idea della situazione. Come si può utilizzare una teoria (non dimostrata) per costruire altre teorie, fino ad arrivare a teorie unificate complete (solo dal punto di vista matematico) che probabilmente non potranno essere mai dimostrate? 
Che senso ha cercare di capire se l'universo, nei primi istanti di vita, sia stato caldo, più caldo o caldissimo?
Ancora non  si ha la certezza dell'esistenza dei buchi neri ma si utilizzano per costruire altre teorie come se sapessimo di cosa si tratta e come si comportano, come se sul tavolo della nostra cucina o nel nostro ripostiglio si trovasse una scatola di buchi neri, nane bianche e stelle di protoni, perfettamente classificati!
Per concludere, continuerò a seguire gli sviluppi futuri, ma con un pizzico di scetticismo in più!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 2 giugno 2015

Civiltà sepolte, di C.W.Ceram

Sottotitolo: Il romanzo dell'archeologia.

Sono sardo, e in quanto tale non posso non essere appassionato di archeologia, non fosse altro per le stupende, silenziose, vestigia nuragiche che ricoprono la sardegna di antiche costruzioni. 
Cercare di capire il passato della mia isola mi ha sempre affascinato e questo è il motivo principale per cui, quando ho tempo, approfondisco le mie conoscenze di archeologia.

Civiltà sepolte non è certo un testo universitario, ma è uno dei testi più famosi di divulgazione scientifica sull'argomento.

Ma cominciamo con ordine: chi è l'autore, C.W. Ceram?

Ceram non esiste! O, per meglio dire è l'acronimo di (Kurt Wilhelm) Marek.

Kurt Wilhelm Marek, giornalista e scrittore tedesco, nacque a Berlino nel 1915. 
Giornalista e di facile penna, durante la seconda guerra mondiale lavorò come propagandista del III Reich. Fatto prigioniero durante la guerra in Italia, a Monte Cassino, impiegò il tempo passato in carcere leggendo tutto ciò che aveva a disposizione, in particolare riviste di archeologia e relazioni di scavi.
Al suo ritorno in Germania, dopo la guerra, decise di mettere a frutto le sue letture e nacque così, nel 1949, Gotter, Graber und Gelehrte, autofinanziato. Il libro ebbe subito un enorme successo perchè, per la prima volta, presentava sotto forma divulgativa l'archeologia al pubblico.
Pubblicato in Italia nel 1952 col titolo Civiltà sepolte, ebbe anche qui grande successo.
Sulla sua scia, altri autori cominciarono a scrivere testi divulgativi di grande successo, ma questa è un'altra storia!

Ceram, presenta al pubblico, in forma divulgativa, le scoperte e gli uomini che ne furono protagonisti.
Studiosi di lingue antiche, appassionati, spedizioni militari in Egitto, mummie, ladri di reperti, improvvisati archeologi fortunati e studiosi da tavolino diventano tutti personaggi di quel grande romanzo che è la storia antica.

Le civiltà conosciute grazie ad Omero diventano realtà per merito di Schliemann, Champollion, genio linguistico, ci porta all'interno dell'Egitto dei geroglifici, Un giovane assistente della Scuola di Stato di Gottingen, Georg Friedrich Grotefend, per scommessa, decifra la scrittura cuneiforme...

Questo e tanto altro Marek/Ceram ci presenta nel suo libro, Antiche Civiltà.
  
Buona lettura.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 17 maggio 2015

Antica India, la culla della civiltà

Quante cose si danno per scontate!
Per esempio, nel mio caso, ho sempre pensato che la scrittura più antica fosse quella mediorientale cuneiforme assieme alla geroglifica egizia, mentre tra i testi più antichi ho sempre messo la bibbia, i testi delle piramidi e l'epopea di Gilgamesh.
Ora, leggendo questo libro, ho scoperto che, forse, i testi indiani che vanno sotto il nome collettivo di "Veda",
sono ancora più antichi, come il sanscrito, la lingua utilizzata per scriverli.
Certo, non ci metterei la mano sul fuoco, ma gli autori sostengono la cosa con convinzione.
Da dove viene questa loro convinzione? Dai Veda.
I Veda sono dei testi sacri che secondo i tre autori sono stati scritti in epoca remota. Ma quanto remota?
Questo è ancora da capire, sia perchè l'India ha una tradizione orale molto importante, sia perché i testi fanno riferimento ad una geografia dell'India che in parte non esiste più ed infine a causa delle distorsioni dovute alle interpretazioni storiche eurocentriche che hanno sempre negato all'India la giusta posizione nella cultura e nella storia del mondo.
I Veda sono i testi sacri più lunghi e complessi del mondo. Il Rig-veda, il più antico, è una raccolta di 1028 inni in lode del Divino. Notate bene che ho detto del Divino, al singolare, questo perchè nonostante si pensi comunemente che in India si adorino tanti dei, questi non sono altro che diversi aspetti della stessa unica divinità.
Il secondo dei Veda si chiama Sama-veda ed è un manuale liturgico che in buona parte riprende gli inni dal Rig-veda. Il terzo testo è l'Yajur-veda, ovvero il testo degli inni sacrificali. Sembra essere stato composto verso la fine dell'epoca vedica. Infine vi è l'Atharva-veda, un testo particolare e probabilmente più recente.
I testi sacri Veda non sono gli unici testi antichi provenienti dall'India, a questi occorre aggiungere i Brahmana, le Upanishad ovvero le scritture esoteriche e gli Aranyaka, testi destinati agli iniziati.
Ma, dopo aver dato dei cenni generali, potreste chiedermi: di che periodo sono i testi di cui si parla? Perchè ci dici che sono probabilmente i più antichi del mondo?
Devo dire che il libro, da questo punto di vista,  è molto interessante perchè ripercorre la storia degli studi fatti sui testi riportando le differenti ipotesi avanzate nel tempo sull'antichità dei testi vedici e sulla storia antica della stessa India. 
Una delle cose che più mi ha colpito è la teoria dell'invasione ariana dell'India. In breve si tratta di una ipotesi avanzata da alcuni studiosi europei, principalmente Max Muller e Gordon Childe, che legando l'uso della lingua al gruppo etnico ariano indirizzarono involontariamente gli studiosi nel pensare che un popolo nord europeo, gli ariani per l'appunto, avessero invaso l'India in tempi passati e da questa invasione nascesse la cultura indiana. Le prove a favore dell'ipotesi avanzata erano praticamente nulle ma la situazione politica dell'Europa di fine Ottocento e inizio Novecento era tale che l'ipotesi divenne ben presto verità e venne utilizzata, tra l'altro, per giustificare la superiorità della razza ariana sul resto del mondo.
E dire che il termine Ariano, che deriva dal sanscrito Arya, significava nell'antica India "nobile", "istruito"! Che beffa.
Ma torniamo per un attimo alle cose che si danno per scontate. 
La maggior parte delle persone da per scontato che l'evoluzione della società umana sia lineare. Da animali si è divenuti uomini cominciando a coltivare la terra, raggruppandosi in villaggi vicino ai fiumi. I villaggi ben amministrati crebbero divenendo città... e così si arriva ai giorni nostri.
Eppure le cose non sono così semplici e lineari.
Quante volte un terremoto, uno tzunami o una epidemia hanno rigettato l'uomo ad uno stadio di sviluppo precedente?
Non si può sapere, ma è accaduto di sicuro.
Nel lontano oriente la scoperta di diverse città datate almeno al 2000 a.C. confermano il fatto che la storia procede a singhiozzo e che culture anche molto avanzate possono regredire e scomparire del tutto.
Harappa, Mohenjo Daro, Kalibangan e tanti altri siti che sono stati scoperti all'inizio del Novecento, dimostrano che esistettero città nel passato remoto, città che scomparvero quando, probabilmente a causa di enormi sconvolgimenti terrestri, un fiume ad oriente dell'Indo scomparve, lasciando spazio ad una enorme pianura quasi desertica. Questo fiume scomparso, probabilmente è lo stesso fiume di cui si parla nel Rig-veda, il Sarasvati, oggi nascosto sotto le sabbie del deserto di Thar. Eppure se qualcuno avesse utilizzato le informazioni riportate nel Rig-veda, come fece Schliemann per la sua ricerca di Troia, avrebbero consentito di trovare città e tesori dove oggi effettivamente si stanno trovando.
Se le cose andarono così, occorre cominciare a pensare che i Veda vennero composti prima degli sconvolgimenti che fecero si che il Sarasvati scomparisse. Se così fosse i Veda sarebbero realmente i testi più antichi del mondo!
Dunque, intorno al 2000 a.C. (o prima!), sconvolgimenti di immani dimensioni cambiarono la faccia della terra nel territorio dell'India, cancellando fiumi e popolazioni intere. Una domanda, possibile che tali sconvolgimenti abbiano lasciato indenne il resto del mondo?
Non saprei, però mi sembra strano che simili sconvolgimenti possano accadere senza che il resto del mondo ne subisca una qualche influenza.
Comunque sia andata, una cosa posso dirla con certezza, nella mia lista dei libri da leggere, i Veda hanno conquistato una posizione prioritaria. Nella mia biblioteca gli ho già riservato un posto d'onore, affianco ad "Antica India, la culla della civiltà".


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 2 maggio 2015

Il genio della bottiglia, di Joe Schwarcz

Se avessi dato retta al mio istinto non avrei comprato il libro! Solitamente il primo approccio ad un libro è guidato dalla lettura del titolo, sarà sbagliato, ma se non mi piace difficilmente vado oltre.
Per fortuna ero con mia moglie in libreria. Il libro l'ha comprato lei ed è stata lei, dopo averlo letto, ad incuriosirmi, leggendo a voce alta qualche passo interessante.
Così anche io l'ho letto e devo dire che è stata una piacevole scoperta.
L'autore, Joe Schwarcz, è professore di chimica alla McGill University di Montreal, in Canada.
Di cosa parla, vi chiederete.

Non è il classico libro di chimica, difficile e talvolta noioso da seguire, ma un interessante percorso attraverso la chimica che ci circonda nella nostra vita di tutti i giorni. La chimica e la sua storia si intrecciano amabilmente, portando il lettore a scoprire assieme la chimica e gli uomini, protagonisti delle scoperte.

Spesso le scoperte, soprattutto nel campo farmaceutico, sono successe per caso, come pure per caso si sono scoperti gli effetti secondari, a volte benevoli, a volte cattivi, dei principi attivi e delle loro interazioni con altre sostanze naturali o meno.
Quando leggiamo il bugiardino di un farmaco difficilmente troviamo indicazioni del tipo, "attenzione, non assumere con succo di pompelmo", eppure il succo di pompelmo possiede delle sostanze in grado di accrescere l'efficacia di alcuni farmaci utilizzati per curare l'ipertensione. Naturalmente la cosa potrebbe anche essere pericolosa se non si fa attenzione. Ogni sostanza infatti, se presa nella giusta dose può far bene, ma se le dosi sono sbagliate...
 Poco tempo fa ho avuto un infarto e da allora sono sotto cura. Una delle mie medicine quotidiane è l'aspirina. Mai avrei pensato che l'uso dell'aspirina per la fluidificazione del sangue fu scoperta per caso da un medico di famiglia californiano, il dottor Lawrence Craven, che notò che i suoi pazienti che prendevano dei chewin-gum all'aspirina per alleviare i dolori della tonsillectomia, soffrivano spesso di emorragia. Fu lui che pensò di usare l'aspirina per evitare la formazione di coaguli di sangue nei pazienti che avevano sofferto di attacchi di cuore.
Tra i miei interessi vi è anche la storia. Quando studiai la dichiarazione di Balfour del 1917 (con la quale il governo inglese si disse disponibile all'insediamento degli ebrei in Palestina) non avrei mai pensato che tale dichiarazione fosse stata fatta per gratitudine verso un ebreo (il chimico Chaim Weizmann) che mentre cercava un metodo per produrre l'isoprene scoprì come produrre acetone dal frutto dell'ippocastano, acetone che servì alle fabbriche inglesi per produrre la cordite necessaria per la guerra.
Queste curiosità e tante altre, raccontate con dovizia di particolari, sono parte integrante del libro che vi consiglio di leggere.
Sono indeciso, se seguire il mio istinto riguardo ai titoli, e non acquistare gli altri libri dell'autore oppure fare un'eccezione e comprare "Come si sbriciola un biscotto?"...
Ancora non ho deciso, per ora buona lettura a tutti.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 12 aprile 2015

Un ottimista razionale, di Matt Ridley

Si può essere ottimisti sul futuro dell'umanità?
Secondo l'autore, Matt Ridley, si deve essere ottimisti.
Matt Ridley (1958), laureato in zoologia a Oxford, è un divulgatore scientifico inglese che, forse controtendenza, sostiene che l'umanità continua incessantemente ad evolvere.
Col suo libro cerca  di identificare quali siano i motivi alla base dell'evoluzione umana e quali sono stati, nel tempo, i motivi che hanno favorito o impedito la crescita.
Alla base del suo ottimismo sembra esserci l'estrema fiducia dell'autore nella capacità umana di condividere. Esperienze, benefici economici, commercio, idee, conoscenza, l'uomo ha scoperto il vantaggio nello scambiare e condividere tutto e attualmente l'intelligenza collettiva consente di risolvere problemi un tempo neanche ipotizzabili.
Perchè ciò accade?
Secondo l'autore le idee, ad un certo punto della storia dell'uomo, hanno cominciato ad "incontrarsi e ad accoppiarsi, a fare sesso".
Tutto è iniziato, forse, quando l'uomo ha cominciato a capire che la specializzazione nel lavoro consentiva di migliorare la vita garantendo più tempo alle persone per dedicarsi a pensare. La specializzazione ha consentito portato ad avere un surplus di produzione, cosa che ha consentito lo sviluppo degli scambi e del commercio. Il commercio ha avvicinato sempre più le persone e le persone più stanno a contatto più sono portate a scambiarsi ciò che ritengono necessario per la sopravvivenza, comprese le idee.
Naturalmente in diverse occasioni lo sviluppo si è interrotto perché troppo poche risorse sono state impiegate per l'innovazione. 
Sempre in controtendenza, Ridley sostiene che l'autosufficienza sia la strada opposta alla prosperità, in linea di massima infatti l'autosufficienza presuppone l'impiego di tantissime risorse ed è in opposizione alla specializzazione. L'autosufficienza in pratica immobilizza il capitale e impedisce il risparmi di tempo necessario per lo sviluppo delle idee.
L'analisi del comportamento umano porta l'autore ad affermare che maggiore è il livello di fiducia maggiore è la prosperità in un dato gruppo, cosa che condivido appieno.
Ci sarebbe tanto altro da dire, il libro infatti tocca numerosi aspetti del nostro mondo, ma credo che quanto detto sia sufficiente per darvene un'idea.

Buona lettura e... siate ottimisti!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO 

lunedì 23 marzo 2015

Marie Curie, di Susan Quinn


Un libro veramente interessante.

Il libro della giornalista Susan Quinn tocca con profondità e chiarezza tutti gli aspetti della vita della grande scienziata.
La storia di una famiglia polacca (Maria era infatti polacca, il suo nome prima di sposarsi era Maria Salomea Sklodowski), delle difficoltà vissute durante l'occupazione russa della loro patria, i sentimenti nazionalistici, sono bene descritti e permettono di conoscere una parte della storia europea troppo spesso dimenticata.
Marie era insegnante, oltre che scienziata e ricercatrice, una delle sue frasi che mi piace ricordare, perché è ciò che dico sempre anche io: "Non fidatevi di ciò che la gente vi insegna, e soprattutto di ciò che io vi insegno... ", mettetevi voi in prima persona a sperimentare, provare, approfondire, così potrete capire in prima persona.
E' molto interessante la descrizione della società parigina e dei sentimenti dei colleghi scienziati e professori verso una donna, che seppur di genio, era comunque una donna.
Il matrimonio con Pierre Curie e il trasferimento definitivo in Francia, a Parigi, gli studi e il lavoro di laboratorio che porteranno i due coniugi a vincere il Nobel per la fisica nel 1903, assieme a Becquerel, sono solo alcune delle vicende che videro Marie sempre protagonista.
Il libro descrive molto bene anche gli studi effettuati in quegli anni sulla radioattività dagli scienziati europei, sono riuscito a compilare infatti una lunga lista di persone di cui spero di trovare e leggere in futuro le biografie (Pierre Curie, Lord Kelvin, Becquerel, Rontgen, Thomson, Rutherford, sono solo alcuni).
Molto interessante anche la descrizione dell'organizzazione messa in piedi da Marie in occasione della prima guerra mondiale, che la vide girare per il fronte a soccorrere i feriti, facendo uso delle sue competenze radiologiche e tecniche sue e dei suoi più stretti collaboratori. 
Potrei andare avanti per giorni nel descrivere la vita e le opere di questa grande scienziata ma mi fermo qui, passando idealmente il testimone a chi ha voglia di approfondire.

Un grande libro su una grande donna!

Buona lettura.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO