Chi è Emilio Lussu?
Forse
qualcuno può rispondere: uno scrittore; forse i meglio informati
risponderanno: uno scrittore, l'autore di "Un anno sull'altipiano".
Ma poi? Che altro?
Inizierò
col dire che Emilio Lussu nacque nel 1890 ad Armungia, un paesino della
provincia di Cagliari di circa cinquecento abitanti.
Emilio
era in primo luogo un militare, Ufficiale di fanteria nella Brigata
Sassari, per la precisione nel 151° Reggimento fanteria.
Prese
parte alla prima guerra mondiale come Ufficiale di complemento, venne
decorato diverse volte al valor militare e raggiunse il grado di
Capitano.
Emilio Lussu è stato un uomo politico, fondatore del Partito Sardo d'Azione, subito dopo la grande guerra.
Antifascista
da subito, subì diversi attentati. Nel 1926 fu oggetto di un attacco
squadrista nel corso del quale uccise un fascista. Fu arrestato e
processato ma riconosciuto innocente.
Con
la soppressione di tutti i partiti (1926) fu incarcerato e confinato a
Lipari, da dove fuggì nel 1929 assieme ad alcuni compagni di prigioni.
Raggiunse Tunisi e poi Parigi. Nello stesso anno è tra i fondatori del
movimento antifascista "Giustizia e libertà".
Nel
1936 prese parte alla guerra civile spagnola, con il fronte
antifranchista. Contrasse probabilmente in quegli anni la tubercolosi e
si recò in Svizzera per curarsi. Di quel periodo è il suo libro più
noto: "Un anno sull'altipiano", ma anche un manuale sulla "Teoria
dell'insurrezione".
Dopo la seconda guerra mondiale fu ministro con diversi governi, nell'ala socialista.
Emilio Lussu è stato anche uno scrittore.
Ecco, in breve, la biografia di un uomo, purtroppo dimenticato!
Dopo queste poche righe biografiche dell'autore mi dilungherò un poco sul suo libro più famoso: un anno sull'altipiano. Pubblicato per la prima volta in Francia, a Parigi, nel 1938. In Italia viene pubblicato nel 1945.
Il libro non è altro che una serie di ricordi personali dell'autore relativi alla prima guerra mondiale. Nel libro alcuni nomi sono stati modificati, lo dice l'autore nell'introduzione "... i miei compagni d'arme, anche attraverso qualche nome trasformato, riconosceranno facilmente uomini e fatti". Emilio Lussu, come sappiamo, prestò servizio nel 151° Reggimento della Brigata Sassari, ma nel libro lui parla del 399° e 400° Reggimento e non cita mai il mome della sua Brigata di appartenenza, ciò non toglie che nel libro si parli di ciò che è accaduto negli anni della grande guerra sull'altipiano di Asiago.
Il racconto della vita di trincea e delle operazioni di guerra è trascinante. Si intuisce la sofferenza degli uomini. La voglia di farla finita con la guerra è palpabile.
Nelle parole dell'autore i militari di carriera e tutta la gerarchia, fino ad arrivare al Duca d'Aosta, Comandante d'Armata, non fanno certo una bella figura. I personaggi che si incontrano nel libro sono descritti come incapaci, spesso bevitori (per dimenticare la loro situazione?), sicuramente poco amati dai loro militari che in talune occasioni cercano di liberarsene, altre volte patetici.
"Io mi difendo bevendo. Altrimenti, sarei già al manicomio."
Dice un Tenente Colonnello al giovane Lussu... "Non è l'artiglieria che ci tiene in piedi, noi di fanteria. Anzi, il contrario [..] Abolisca l'artiglieria, d'ambo le parti, la guerra continua. Ma provi ad abolire il vino e i liquori [..] nessuno di noi si muoverà più. L'anima del combattente di questa guerra è l'alcool...".
Diverso è per i giovani Ufficiali, di massima amati dai loro soldati, spesso complici. Emilio Lussu era uno dei giovani, amato dai soldati, seguito e rispettato da tutti. La fame, la paura e la morte in trincea accomuna tutti!
La guerra in trincea è cruenta ma gli assalti al nemico sono quanto di più terribile vi sia. I morti quasi non si contano. Giovani soldati si alternano ai veterani e, se sono fortunati, li sostituiscono.
La guerra di trincea è anche occasione per sperimentare nuove attrezzature e armamenti. Esperimenti che portano alla morte di altri militari.
Un libro che non può mancare nella biblioteca personale.
Un libro su cui riflettere, un libro che non si può non leggere!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
Il racconto della vita di trincea e delle operazioni di guerra è trascinante. Si intuisce la sofferenza degli uomini. La voglia di farla finita con la guerra è palpabile.
Nelle parole dell'autore i militari di carriera e tutta la gerarchia, fino ad arrivare al Duca d'Aosta, Comandante d'Armata, non fanno certo una bella figura. I personaggi che si incontrano nel libro sono descritti come incapaci, spesso bevitori (per dimenticare la loro situazione?), sicuramente poco amati dai loro militari che in talune occasioni cercano di liberarsene, altre volte patetici.
"Io mi difendo bevendo. Altrimenti, sarei già al manicomio."
Dice un Tenente Colonnello al giovane Lussu... "Non è l'artiglieria che ci tiene in piedi, noi di fanteria. Anzi, il contrario [..] Abolisca l'artiglieria, d'ambo le parti, la guerra continua. Ma provi ad abolire il vino e i liquori [..] nessuno di noi si muoverà più. L'anima del combattente di questa guerra è l'alcool...".
Diverso è per i giovani Ufficiali, di massima amati dai loro soldati, spesso complici. Emilio Lussu era uno dei giovani, amato dai soldati, seguito e rispettato da tutti. La fame, la paura e la morte in trincea accomuna tutti!
La guerra in trincea è cruenta ma gli assalti al nemico sono quanto di più terribile vi sia. I morti quasi non si contano. Giovani soldati si alternano ai veterani e, se sono fortunati, li sostituiscono.
La guerra di trincea è anche occasione per sperimentare nuove attrezzature e armamenti. Esperimenti che portano alla morte di altri militari.
Un libro che non può mancare nella biblioteca personale.
Un libro su cui riflettere, un libro che non si può non leggere!
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