Maria si sentiva
rassicurata dalla presenza del commissario Sterling. Troppe cose
erano accadute negli ultimi tempi e lei era cresciuta. Non si fermava
più in superficie, ad osservare i capelli unti, non sentiva più la
voce stridula, di un’ottava al di sopra del normale del suo
interlocutore. Il commissario Sterling ora rappresentava un’ancora
di salvezza, l’unico legame con il passato, e con suo padre, che le
restava.
- Maria – disse il
commissario interrompendo i suoi pensieri – se ora sta meglio io
devo andare. Vorrei interrogare il giovane e visto che l’ospedale
si trova a poche miglia da qui pensavo di farlo subito, prima di
rientrare in ufficio.
- La prego
commissario, non mi lasci sola…
Le parole erano
uscite spontaneamente dalla sua bocca. Come le accadeva un tempo, da
bambina, con suo padre. Lui era sempre stato il suo punto di
riferimento, l’unica certezza della sua vita, fino a quando… Ma
ora era tutto diverso. Sentiva la necessità di trovare un appoggio,
un aiuto, una figura forte e rassicurante che le potesse dare il
conforto di cui aveva bisogno e il commissario era li, a due passi
da lei e non l’avrebbe fatto andar via.
- Posso venire con
lei? La prego, non credo che riuscirei a stare sola in questo
momento.
Non c’era stato
bisogno di parlare. Il commissario si alzò e la prese a braccetto.
Uscirono di casa assieme e presero la macchina. L’ospedale Orsett
si trovava poche miglia a est. Non più di quindici minuti di strada.
Maria conosceva bene
quelle strade. Percorsero un tratto della West Thurrock per poi
girare sulla Stifford, lasciandosi sulla destra il parco naturale di
Chafford Gorges. Da bambina il padre la portava spesso a passeggio
lungo le rive del laghetto. Passavano delle ore ad osservare le
anatre selvatiche o ad inseguire farfalle. Una volta era scivolata in
acqua e si era bagnata fino alla vita. Il padre l’aveva afferrata
al volo e tenendola sospesa per aria aveva cominciato a ridere e lei
aveva fatto lo stesso. Chissà perché in certi momenti ti tornano in
mente ricordi che non sapevi più di avere.
- Maria, tutto bene?
Mi sembra soprappensiero. Vuole che mi fermi? La devo riportare a
casa? - La voce del commissario interruppe i suoi pensieri e la
riportò alla realtà. Cosa stava facendo? Dove andavano? Poi, lentamente, tornò alla realtà!
- No commissario,
sto bene. Dovremmo essere quasi arrivati all’ospedale, deve girare
li, in fondo alla strada a destra c’è il parcheggio.
Nel parcheggio si
trovava un’auto della polizia con le luci accese. Forse qualche
collega aveva pensato di interrogare subito il ragazzo. Probabilmente
si era ripreso e il medico di servizio aveva chiamato la centrale.
Un giovane agente
dalla faccia preoccupata ci venne incontro.
- Commissario,
buongiorno. La stavo per chiamare. Il ragazzo, si è ripreso…
- Bene, giusto in
tempo, mi accompagni, agente. Voglio vedere se riesco ad
interrogarlo…
- Non è possibile
commissario. Il medico l’ha trovato pochi minuti fa. Il ragazzo è morto. Sembra abbia ingerito un qualche medicinale.
Si è suicidato...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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