Natanz site |
Lo scorso venerdì 3 luglio le
autorità della Repubblica islamica dell'Iran hanno ammesso che
presso il sito di Natanz, posto in una zona desertica a circa 250
chilometri a sud di Teheran, il giorno precedente si era verificato un
incidente che ha causato un incendio ad una infrastruttura ivi
presente (ma le immagini diffuse dalle stesse autorità
suggerirebbero che si sarebbe verificata anche un'esplosione), senza
fortunatamente causare vittime (e fuoriuscita di materiale
radioattivo, come affermato al riguardo dalla International
Atomic Energy Agency).
Le cause dell'incidente sarebbero state già individuate dagli
investigatori, tuttavia non saranno rese pubbliche (almeno per il
momento) per ragioni di sicurezza.
Sembra inoltre che si tratti del terzo incidente della stessa tipologia in Iran in circa una settimana.
Sembra inoltre che si tratti del terzo incidente della stessa tipologia in Iran in circa una settimana.
Il mistero si infittisce se si
considera che il sito di Natanz non è una "semplice"
centrale nucleare bensì ospiterebbe una installazione in cui
avverrebbe il processo di arricchimento dell'uranio, posto alla base
del programma nucleare iraniano. In particolare, la citata foto
ritrarrebbe la porzione superficiale di un'installazione sotterranea
in cemento armato resistente ai bombardamenti aerei, che ospiterebbe
le centrifughe utilizzate per realizzare il predetto processo di
arricchimento.
Se per la Repubblica dell'Iran tale programma è del
tutto lecito, nell'ambito della comunità internazionale taluni paesi
ritengono che abbia, in realtà, la finalità di dotare l'Iran di
armi nucleari.
Per tale ragione, non sorprende il fatto che, nel
2010, lo stesso sito abbia già subito un sabotaggio che causò una
grave battuta di arresto al programma nucleare frutto di
un'ardita operazione cyber
e di intelligence,
pianificata e condotta in cooperazione tra USA e Israele (v.
articolo).
Al riguardo, talune testate giornalistiche, citando fonti anonime
iraniane, riportano che anche il nuovo incidente sarebbe stato
causato da un'azione cyber
condotta da Israele, in risposta all'attacco cibernetico subito dalle
infrastrutture critiche locali per la distribuzione dell'acqua
potabile, avvenuto qualche settimana fa e attribuito proprio all'Iran
(tale attacco, fortunatamente contenuto dalle unità di cyber
security
israeliane, avrebbe potuto causare l'alterazione della concentrazione
di cloro nell'acqua, con gravi conseguenze per la popolazione).
Inoltre, poche ore prima che si sapesse dell'accaduto, lo sconosciuto
gruppo di hacker
"Cheetahs of
the Homeland"
(sedicente organizzazione di militari del regime iraniano dissidenti)
ha rivendicato il presunto attacco cyber
al sito di Natanz, comunicandolo in anticipo alla succursale in
lingua persiana della BBC.
Realtà? Depistaggio? Propaganda?
Sta di
fatto, che il capo della difesa civile iraniana, durante un discorso
in TV, ha sentito il bisogno di precisare che, nel caso fosse provato
che si tratti di un attacco cyber,
ci sarebbe certamente una legittima ritorsione.
Come spesso
accade in questi casi, bisognerà continuare a seguire la vicenda con
attenzione, cercando di districarsi tra fonti anonime e comunicati
ufficiali e tenendo a mente che, probabilmente, la verità non si
saprà mai.
Natanz site Image copyright: @aeoinews |
P.S.:
se qualche lettore è curioso o scettico sul fatto che un cyber
attack possa
causare un incendio o addirittura un'esplosione, tra il materiale
disponibile in rete, consiglio di leggere qualcosa sul Project
Aurora (Wikipedia)
e di vedere il relativo video (youtube).
Dopodiché si prenda in considerazione che stiamo parlando di un
progetto risalente al "lontano" 2007 e si immagini che
l'oggetto dell'esperimento sia una batteria di centrifughe per
l'arricchimento dell'uranio, invece che un grosso motore diesel.
Si tratta solo di fantasia?
Evidentemente no.
Ciro Metaggiata
Fonti:
Nessun commento:
Posta un commento