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sabato 10 ottobre 2009

Berosso secondo Abideno: la Torre di Babele

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Ancora un piccolo brano sui testi di Berosso, tramandatoci da Abideno:

Essi dicono che i primi abitanti della Terra, gloriosi nella loro forza e grandezza e disprezzando gli dei, intrapresero la costruzione di una torre nel posto in cui oggi si trova Babilonia, la cui sommità avrebbe dovuto raggiungere il cielo. Ma quando la torre raggiunse il cielo i venti aiutarono gli dei e distrussero il lavoro sui suoi pianificatori. e delle rovine si dice che siano ancora a Babilonia. E poi gli dei introdussero tra gli uomini una diversità di lingue, che fino a quel momento avevano parlato la stessa lingua. E scoppiò una guerra tra Crono e Titano. Il luogo in cui essi costruirono la torre é ora chiamato Babilonia, a ricordo della confusione delle lingue, in quanto "confusione" é detto dagli Ebrei "Babel".

Euseb. Præpe Evan. lib. 9.—Syncel. Chron. 44.—Euseb. Chron. 13.

Prima il Diluvio, quindi la Torre, la confusione delle lingue... e quindi la guerra tra Crono e Titano.
Questo sembra l'ordine... bisognerebbe solo cercare di capire il significato!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 6 ottobre 2009

Berosso, da Abideno.

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Anche Abideno (storico greco antico, scrisse probabilmente intorno al 200 a.C.) ci riporta alcune notizie di Berosso sui re Caldei e sul Diluvio, ma sentiamo cosa ci dice...

"Tutto ciò che segue riguarda la saggezza dei Caldei.

Si dice che il primo re del paese fosse Alorus, e che egli rese pubblico un rapporto con cui Dio lo aveva nominato Pastore del popolo: egli regnò dieci sari. Attualmente un "sarus" é stimato essere mille seicento anni, un "neros" seicento anni, un "sossus" sessanta anni.

Dopo di lui Alaparus regnò tre sari: gli succedette Amillarus proveniente dalla città di Pantibiblon, che regnò tredici sari, in quei tempi arrivò dal mare un secondo "Annedotus" un semi-demone molto simile nella forma ad Oannes: dopo Amillarus regnò Ammenon per dodici sari, che era della città di Pantibiblon: quindi Megalarus, della stassa città, regnò diciotto sari: quindi Daos, il Pastore, governò per un periodo di dieci sari, egli era di Pantibiblon, nel suo tempo quettro esseri dalla doppia forma arrivarono dal mare alla terra, i loro nomi erano Euedocus, Eneugamus, Eneuboulus e Anementus: in seguito, durante il tempo di Eudoreschus apparve un altro Anodaphus.

Dopo questi regnarono altri re, l'ultimo dei quali fu Sisithrus: così che in tutto furono dieci, e il periodo totale dei regni ammontò a centoventi sari. (E dopo altre cose non relative al soggetto, egli continuò con ciò che concerne il diluvio). Dopo Euedoreschus alcuni altri regnarono, e poi Sisithrus.

Ad egli il dio Crono annunziò che il quindicesimo giorno del mese di "Desius" si sarebbe verificato un diluvio di pioggia: egli gli comandò di depositare tutti gli scritti che erano in suo possesso nella città del sole di Sippara. Sisithrus, una volta obbedito a tutti i comandi, veleggiò immediatamente per l'Armenia, ispirato da Dio. Il terzo giorno dopo la fine della pioggia Sisithrus mandò fuori degli uccelli, facendo degli esperimenti, così che egli potesse giudicare se l'allagamento fosse terminato.

Ma gli uccelli volando sopra un mare sconfinato, senza trovare alcun posto in cui riposare, tornavano indietro da Sisithrus. Egli ripeté l'esperimento con altri uccelli. E quando subito dopo il terzo tentativo ebbe successo, gli uccelli che tornarono con con le zampe sporche di fango, dagli dei furono trasformati in uomini. Per quanto riguarda il vascello, che rimase in Armenia, é usanza degli abitanti costruire braccialetti ed amuleti del suo legno.—Syncel. Chron. 38.—Euseb. Præp. Evan. lib. 9.—Euseb. Chron. 5. 8.

Ma cosa potrebbero essere questi strani esseri?

E come mai si parla di durate temporali così lunghe?

Vedremo cosa ci riserva il seguito!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 4 ottobre 2009

Sui Re Caldei...

Precedenti:

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Questa é la storia che Berosso ci ha trasmesso.

Egli ci ha raccontato che il primo re fù Alorus di Babilonia, un Caldeo: egli regnò per dieci sari: e di seguito Alaparus, e Amelon che veniva da Pantibiblon: quindi Ammenon il Caldeo, nel qual tempo apparve il Musarus Oannes, l'Annedotus dal mar Eritreo. (Ma Alessandro Polistore anticipando l'evento ha detto che questi apparve nel primo anno; mentre Apollodoro diceva che questi apparve dopo quaranta sari; Abibenus, in ogni caso, fece apparire il secondo Annedotus dopo ventisei sari.).

Quindi arrivò Megalarus, dalla città di Pantibiblon, egli regnò per diciotto sari: e dopo di lui Daonus il pastore da Pantibiblon regnò per dieci sari; nel suo tempo, (egli dice) apparve ancora una volta, dal mare eritreo, un quarto Annedotus, che aveva la stessa forma di quello su descritto, la forma di un pesce mischiata con quella di un uomo.

Quindi regnò Euedorachus da Pantibiblon, per diciotto sari, ai suoi tempi apparve un altro personaggio dal mare Eritreo, simile al precedente, avente la stessa complicata forma intermedia tra un pesce e un uomo, il cui nome era Odacon. (Tutto ciò, dice Apollodoro, con particolare e circostanziato riferimento ad ogni cosa Oannes gli spiegò: al riguardo Abydenus non ha fatto menzione alcuna.).

Quindi regnò Amempsinus, un Caldeo di Laranchæ, che era l'ottavo e regnò per dieci sari. Quindi regnò Otiartes, un Caldeo di Laranchæ, egli regnò per otto sari. E dopo la morte di Otiartes, suo figlio Xisuthrus regnò diciotto sari: durante il suo tempo si verificò il grande diluvio. Così dunque, la somma di tutti i re é diecie il periodo di tempo che essi complessivamente regnarono fù di cento venti sari. —Syncel. Chron. 39.—Euseb. Chron. 5


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 28 settembre 2009

Berosso, frammenti di storia Caldea: il Diluvio

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Nel secondo libro si trovava la storia dei dieci re dei Caldei e i periodi di durata di ogni regno, che consiste in tutto di cento venti "sari" o quattrocentotrentadue mila anni, fino al momento del Diluvio, che per Alessandro, elencando i re secondo gli scritti Caldei, avvenne dopo il nono re, Ardates, procedendo verso il decimo chiamato da lui Xisuthrus, in questo modo:
Dopo la morte di Ardates, suo figlio Xisuthrus regnò per diciotto sari. In questo arco di tempo si verificò un grande Diluvio; la cui storia é così descritta. La Deità, Crono, apparve lui in una visione, e lo avvisò che il quindicesimo giorno del mese "Dæsius" ci sarebbe stata una inondazione, dalla quale la razza umana sarebbe stata distrutta.
Egli inoltre gli ingiunse di scrivere una storia dell'inizio, del procedere e della fine di tutte le cose; e di nasconderla nella città del Sole a Sippara; e di costruire un vascello e di portate con lui all'interno i suoi amici e parenti; e di portare a bordo ogni cosa che possa servire alla vita, assieme a tutti i diversi animali, sia uccelli che quadrupedi, e affidarsi senza paura al largo.
Chiese alla Deità: per dove devo salpare? gli venne risposto: "Per gli Dei" dopo egli offrì una preghiera per il bene dell'umanità. Egli dunque obbedì alla divina ammonizione: e costruì un vascello lungo cinque stadi, e due in ampiezza. Al suo interno mise ogni cosa che aveva preparato e alla fine fece salire sua moglie, i figli e gli amici.
Dopo che l'alluvione arrivò sulla terra, e quindi una volta che diminuì, Xisuthrus spedì fuori dal vascello degli uccelli, che, non trovando alcun cibo, né luogo in cui poggiare i piedi, tornò indietro da lui. Dopo un intervallo di alcuni giorni egli li spedì fuori una seconda volta, ed essi tornarono con le zampe sporche di fango. Egli fece un terzo esperimento con questi uccelli, ma essi non tornarono più: da ciò egli dedusse che la superficie della terra era apparsa al di sopra delle acque.
Egli quindi fece una apertura nel vascello, e dunque guardando attentamente si rese conto di essersi arenato su una montagna, dopo ciò egli uscì immediatamente con sua moglie, sua figlia e il pilota. Xisuthrus rese grazie alla terra: e avendo costruito un altare, offrì sacrifici agli dei, e, insieme a coloro che erano usciti dal vascello con lui, svanì.
Coloro che restarono all'interno del vascello, rendendosi conto che i compagni non tornavano, lasciarono il vascello con molti lamenti, e chiamavano continuamente Xisuthrus. Essi non potevano vedere molto ma potevano distinguere la sua voce nell'aria, e lo poterono udire ammonirli di rendere grazie alla religione, e inoltre li informò che grazie alla sua pietà egli fu trasferito a vivere con gli dei e che sua moglie e sua figlia, e il pilota, avevano ottenuto lo stesso onore.
A ciò egli aggiunse che essi sarebbero dovuti tornare a Babilonia e, come era stato ordinato, ricercare gli scritti di Sippara, che essi avrebbero dovuto rendere noto a tutto il genere umano: ancora sul luogo in cui essi si trovavano, si trattava della terra di Armenia. Gli altri, avendo sentito queste parole, offrirono sacrifici agli dei e chiudendo l'anello, viaggiarono verso Babilonia.
Essendosi arenato il vascello in Armenia, una parte di essi restarono sulle montagne di Corcyræan in Armenia, il popolo grattato via il bitume, con il quale era stato ricoperto, e fece uso di questo per la strada come antidoto e amuleto. E quando tornarono a Babilonia, e ritrovarono gli scritti di Sippara, essi costruirono città ed eressero templi e Babilonia fu nuovamente abitata.
E con queste parole termina la prima parte sulla storia dei Caldei...
Se volete leggere qualche altro testo sul Diluvio, eccovi alcuni link ad altri articoli sul diluvio...
Ravana il Re ateo, Gilgamesh e la torre di Babele
L’arca e il diluvio
Ovidio: le metamorfosi e il Diluvio...
Gli errori della storia...
Censorino: sui tempi storici, incerti e favolosi; epoca degli imperatori ed ere egiziane... e l'isola di Ogigia di Omero
Biblioteca di Apollodoro...
Apollodoro: la creazione della razza umana e il Diluvio
Ancora sul diluvio di Deucalione.
Il libro di Enoch... chi era Enoch?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 27 settembre 2009

Berosso, frammenti di storia Caldea: da Lucius Cornelius Alexander Polyhistor

Cari lettori, spero che possiate trovare in queste poche righe lo stesso interesse che ho provato io durante la traduzione dall'inglese... ma lascio subito la parola a Lucius Cornelius Alexander Polyhistor che ci parla di Berosso e della sua opera: Storia di Babilonia!
SULLA COSMOGONIA E SUL DILUVIO
Berosso, nel primo libro della sua Storia di Babilonia, ci informa di essere vissuto all'epoca di Alessandro figlio di Filippo. Lui dice che esistevano testimonianze scritte, conservate a Babilonia con gran cura, per un periodo di circa quindici miriadi di anni e che questi scritti contenevano storie del cielo e del mare, della nascita degli uomini; e dei re e delle cose memorabili che essi realizzarono.
Nella prima parte egli descrive Babilonia come un paese situato tra il Tigri e l'Eufrate: in cui abbondava il frumento, l'orzo, l'"ocrus" e il sesamo; nei cui laghi venivano prodotte le radici chiamate "gongre", che venivano usate come cibo, e dal punto di vista nutritivo sono simili all'orzo. C'erano anche alberi di palma e di mele e varietà di frutta, pesci e uccelli, sia semplici volatili sia di quelli che frequentano i laghi. Egli aggiunge che quelle parti del paese che confinavano con l'Arabia erano prive d'acqua e aride; mentre le parti che si stendono dalla parte opposta erano collinose e fertili.

A Babilonia c'era (in quei tempi) un grande ritrovo di persone di varie nazioni, che abitavano la Caldea, e vivevano senza leggi, come le bestie dei campi. Nel primo anno apparve, proveniente dalla parte del mare Eritreo che confina con Babilonia, un animale privo di ragione, di nome Oannes, il cui intero corpo (secondo il racconto di Apollodoro) era quello di un pesce, che sotto la testa di pesce aveva un'altra testa, con al di sotto dei piedi, simili a quelli di un uomo, uniti sotto la coda da pesce. Anche la sua voce e il linguaggio erano articolate ed umane, e una sua rappresentazione é giunta fino ai nostri giorni.
Questo Essere era uso passare il giorno tra gli uomini, senza prendere cibo in quella stagione; ed egli dava loro la comprensione delle lettere e delle scienze e delle arti di ogni tipo. Insegnò loro come costruire città fondare templi, scrivere leggi, e gli spiegò i principi della conoscenza della geometria.
Egli insegnò loro a distinguere i semi della terra e gli mostrò come raccoglierne i frutti, in breve, egli li istruì su ogni cosa che fosse utile a ammorbidire le loro maniere e umanizzare le loro vite. Da allora, niente altro é stato aggiunto che potesse migliorare le sue istruzioni.
E quando il sole tramontava, questo Essere Oannes si ritirava di nuovo nel mare e passava la notte nelle profondità, perché egli era anfibio. Dopo questo apparvero altri animali simili a Oannes, dei quali Berosso si proponeva di parlarne quando sarebbe giunto a raccontare la storia dei re. Inoltre Oannes scrisse sulla generazione dell'umanità e del loro ordinamento civile , e ciò che segue è il riassunto di ciò che egli disse:
"Ci fu un tempo in cui non esisteva niente ma solo oscurità e abissi d'acqua, in cui risiedevano esseri che erano di duplice natura. Apparvero uomini, alcuni dei quali erano dotati di due ali, altri di quattro ali e avevano due facce. Questi avevano un corpo ma due teste: una da uomo ed una da donna: e similmente nei loro vari organi essi erano sia maschi che femmine. Si vedevano altre figure umane con gambe e corna di capre. Alcune avevano piedi da cavallo, mentre altri univano la parte posteriore di un cavallo con il corpo di un uomo, assomigliando alla forma all'ippocentauro. Tori simili erano generati con teste d'uomo; e cani con corpi quadruplici terminati nelle loro estremità con code di pesci; anche cavalli con teste di cani; come pure uomini e altri animali, con teste e corpi di cavalli e code di pesci.
In breve, c'erano creature in cui erano combinati gli arti di ogni specie animale. In aggiunta a questi, pesci, rettili, serpenti, con altri animali mostruosi, i quali assumevano ogni altra forma e fisionomia. Di tutti questi sono conservate le figure nel tempio di Belo a Babilonia.
La persona che esercitava il controllo su di essi era una donna chiamata Omoroca, che in lingua Caldea si dice "Thalatth" e in greco "Thalassa", cioè mare; ma che può essere interpretato anche come "Luna". Le cose stavano così quando arrivò Belo e tagliò la donna in due pezzi: e da una metà formò la terra, dall'altra metà formò i cieli; nello stesso tempo distrusse gli animali che vi erano.
Tutto ciò (egli disse) era una descrizione allegorica della natura. Perciò, essendo l'intero universo pieno di umidità, e gli animali vi sono continuamente generati, la deità summenzionata staccò la sua propria testa: con essa gli altri dei mescolarono il sangue, come esso sgorgava fuori, con la terra; e da ciò furono formati gli uomini.
In questo modo essi sono razionali, e partecipano della divina conoscenza. Questo Belo, che per loro significa Giove, divise l'oscurità e separò i Cieli dalla Terra, e riordinò l'universo. Ma gli animali, non essendo in grado di sopportare la larga diffusione della luce, morirono. Belo, dopo ciò vedendo un vasto spazio libero, pensò alla natura ricca di frutti, comandò uno degli dei di staccarsi la testa e di mischiarne il sangue con la terra e con ciò di formare altri uomini e animali, i quali dovevano essere capaci di respirare l'aria. Belo formò anche le stelle e il sole e la luna e i cinque pianeti. (Tutto ciò, in accordo con quanto detto da Alexander Polyhistor, é il racconto che Berosso fece nel suo primo libro).
Come al solito perdonate, se potete, la traduzione approssimativa... e a presto con il seguito della storia!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO