Quella sera non
aveva voglia di uscire.
Si era alzata presto
la mattina e aveva lavorato sodo.
Non era un granché
come lavoro ma le aveva permesso di essere indipendente!
Certo, ogni
giorno doveva alzarsi presto, percorrere quindici miglia nella
periferia di Londra, per strade di campagna sempre umide e fangose,
per raggiungere i suoi datori di lavoro. Per poi...
Un rumore sordo la
risvegliò dal torpore che la avvolgeva e interruppe la linea dei
suoi pensieri. Chi poteva essere a quell’ora?
Si alzò dalla
comoda poltrona posizionata di fronte al piccolo camino del salotto e
si diresse senza fretta verso la porta d’ingresso.
Il
rumore le era parso provenisse dalla veranda antistante la casa.
Qualcuno
doveva aver inciampato in uno dei vasi di fiori e probabilmente era
finito carponi di fronte alla porta d’ingresso. A lei era capitato
tante volte.
Aveva preso tutto dal padre…
Aprì la porta.
In terra, sul
tavolato della veranda si trovava, disteso per terra, un uomo… un
giovane privo di sensi.
Quando Maria si chinò per cercare di
svegliarlo si accorse che un filo di sangue gli rigava il volto.
Doveva aver sbattuto la testa contro la parete. Il ragazzo era svenuto...
Maria chiamò
subito un’ambulanza che arrivò in pochi minuti.
- Signorina, può
dirmi il nome del paziente? Chiese uno degli infermieri.
- Mi spiace, non so
chi sia. Non ho mai visto prima quel ragazzo. Ho sentito un rumore,
sono uscita a vedere cosa era stato e l’ho trovato li disteso per
terra… deve aver sbattuto la testa, forse ha inciampato...
- Inciampato? Non
credo… vede, in quell’angolo, in terra? Quel bastone è
insanguinato. Qualcuno deve averlo colpito alle spalle e poi è
scappato via… dovremo avvisare la polizia. Furono le ultime
parole dell'infermiere, pronunciate mentre portava via il ragazzo.
Maria rimase senza
parole!
Eppure tutto tornava… i rumori, come di qualcuno che cade a
terra, il bastone insanguinato… poi si rese conto che anche quello
che era appena accaduto doveva essere lo strascico di ciò che era
accaduto ormai due mesi prima a suo padre. Quando sarebbe finito
tutto ciò?
Mezz’ora dopo
arrivò il commissario Sterling. Impeccabile, come al solito… con i
suoi capelli unti e il sorrisetto ammiccante.
- Cos’è accaduto?
Chiese con apparente distacco professionale.
- Signorina Maria…
disse poi con gentilezza, rendendosi solo allora conto che la ragazza
seduta sui gradini della veranda ancora sconvolta, piangeva
nascondendosi il viso tra le mani.
- Venga con me.
Disse, prendendola per le mani e accompagnandola dentro casa.
Solo allora si rese
conto che la ragazza tremava come una bambina.
Forse era il freddo
della sera, più probabilmente lo stress accumulato negli ultimi due mesi…
Era la prima volta
che pensava a Maria come ad una ragazza fragile e sola.
Lui, in fin
dei conti, era la persona che aveva frequentato di più negli ultimi mesi. Sapeva bene
che Maria aveva pochi amici e che negli ultimi tempi non aveva
frequentato nessuno, mentre invece avrebbe avuto bisogno di
sostegno, della presenza di una persona amica… era la prima volta,
dopo tanti anni, che sentiva il respiro di una donna così vicino al
suo viso e la cosa gli piaceva.
- Maria, su, cerchi
di riprendersi.
La fece sedere nella
poltrona vicino al camino e si diresse verso la piccola cucina. Aprì
il frigorifero da cui trasse una bottiglia di succo d’arancia.
Riempì un bicchiere e lo porse alla ragazza.
- Beva lentamente e
stia tranquilla, ci sono io ora. Quando starà meglio mi racconterà
cosa è successo. Non si preoccupi.
Maria gli porse il
bicchiere e lo ringraziò con lo sguardo. Poi si lasciò andare sulla
poltrona, sfinita…
Il commissario
Sterling prese una sedia e si sedette vicino a lei, in silenzio.
- Commissario… -
disse Maria con un filo di voce – come sta il ragazzo? E’…?
- No, non si
preoccupi. Il ragazzo sta bene. Ha ricevuto un colpo in testa ed è
ricoverato con un trauma cranico ma non corre alcun pericolo. Ora si
trova in una comoda camera d’ospedale. E’ stato portato all'ospedale qui
vicino. Più tardi andrò a trovarlo, magari potrà raccontarmi qualcosa di utile. Mi ha chiamato il medico di turno dall’ospedale raccontando di una presunta
aggressione.
Lei come sta ora? Se la sente di dirmi cos’è
successo?
- Si ,ora sto
meglio… e alzò lo sguardo fissandolo negli occhi, con gratitudine.
Per la prima volta la presenza del commissario le faceva piacere e
anche la sua voce sembrava diversa, più profonda, rassicurante...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO