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sabato 7 febbraio 2009

Diodoro Siculo & Pausania: Iolao e la Sardegna

Come forse qualcuno ricorda, tempo addietro ho trattato i miti della Sardegna secondo Pausania, nell'articolo Pausania il periegeta (110-180 d.C.)e la storia della Sardegna.
L'articolo aveva lasciato tanti punti in sospeso, dubbi più che certezze.
Oggi, frugando nel testo di Diodoro Siculo "Biblioteca Storica" (di cui ho parlato in Diodoro Siculo e la sua opera: Biblioteca storica), ho trovato alcuni riferimenti alla Sardegna e alcuni chiarimenti ai dubbi sollevati in precedenza...
Ma prima di iniziare vediamo cosa si può dire sulle fonti, cioè su Pausania il Periegeta e su Diodoro Siculo.
Pausania (Παυσανίας / Pausanías) fu uno scrittore e geografo greco del II secolo d.C., nato probabilmente a Magnesia di Sipile nella Lidia, detto il Periegeta in quanto si occupava, diremo noi, di scrivere "guide turistiche".
La sua opera più importante è, per l'appunto, "Periegesi della Grecia", da lui visitata in lungo e in largo e descritta con dovizia di particolari anche storici. L'opera è articolata in dieci libri. L'Attica (libro I), Corinto (Libro II), Laconia, (Libro III), Messenia (Libro IV), Elide (Libri V e VI), Acaia (Libro VII), Arcadia (Libro VIII), Beozia (Libro IX) e la Focide (Libro X).

Diodoro Siculo é uno storico della Magna Grecia, di Agirion in Sicilia (attualmente nota come Agiria in provincia di Enna), vissuto nel I° secolo a.C.
Dopo un viaggio in Egitto compiuto intorno al 60 a.C. e grazie alle risorse disponibili a Roma e alla sua conoscenza anche del latino, cominciò la stesura della sua opera universale, la "Biblioteca storica".
La Biblioteca era composta da 40 libri...

La prima considerazione da fare é dunque la seguente, Diodoro è una fonte più antica! E' possibile dunque che Pausania si sia rifatto ai suoi testi... certamente non può essere avvenuto il contrario.

Ma ora vediamo che cosa ho trovato di interessante...

In primo luogo Pausania ci ha parlato dell'arrivo in Sardegna di un certo Iolao. Ma chi era quest'uomo?

Ma vediamo innanzitutto di ricordare cosa ci dice il nostro Pausania...

[2] Si dice che i Libici furono i primi che vi arrivarono con i propri vascelli: il loro capo si chiamava "Sardus" figlio di Maceris, chiamato Ercole dagli Egiziani e dai Libici"

"il viaggio più celebre che ha compiuto questo Maceris è stato quello di Delfi. Sardus aveva il comando dei Libici che si erano stabiliti a Ichnusa, così l'Isola cambiò nome e prese da lui quello di Sardegna."

[3] "Diversi anni dopo, Aristeo e i Greci che erano con lui, approdarono nell'Isola. Aristeo, a quel che si dice, era figlio di Apollo e di Cirene..."

[4] Ma non è per niente probabile che Dedalo, per la colonia o per altri fatti, avesse potuto associarsi ad Aristeo sposo di Autonoe figlia di Cadmo; Dedalo in realtà visse all'epoca del regno di Edipo a Tebe. Del resto, coloro che arrivarono con Aristeo non fondarono alcuna città, non essendo, per quel che io credo, ne forti ne numerosi per poterlo fare.

[5] Dopo Aristeo, gli Iberici passarono in Sardegna guidati da Norax (Νώρακι), ed essi fondarono la città di Nora (Νώρα), che fu, a quel che si dice, la prima città dell'Isola. Norax era, si dice, figlio di Mercurio e di Eritia, figlia di Gerione.
La quarta spedizione, composta da Tespiesi e Ateniesi, arrivò in Sardegna agli ordini di Iolao (Ἰόλαος) e fondarono la città di Olbia (Ὀλβίαν)."
"Si possono trovare ancora in Sardegna, dei luoghi chiamati Iolai, e gli abitanti di quest'Isola rendono gli onori a Iolao..."
[6] Quando Troia fu conquistata molti Troiani fuggirono ed alcuni di questi , scappati assieme ad Enea, furono scaraventati in Sardegna dai venti, e qui si mescolarono con i Greci che vi si erano stabiliti in precedenza; i Barbari non fecero mai la guerra contro i Greci e i Troiani sia perché le forze militari erano pressoché le stesse sui due fronti, sia perché nessuno osava attraversare il fiume Thorsus ( Θόρσος) che separava i loro territori.

[7] Molti anni dopo, i Libici passarono nuovamente nell'Isola con forze considerevoli e cominciarono a fare la guerra contro i Greci che morirono pressoché tutti in questo periodo o comunque ne sopravvissero ben pochi. I Troiani si rifugiarono sulle alture dell'Isola, nelle montagne inaccessibili a causa delle pareti di roccia e dei precipizi e portano ancora oggi il nome di Iliensi, nonostante assomiglino in tutto ai Libici dei quali hanno adottato le armi ed il genere di vita..."

Ecco tutta la spiegazione secondo Pausania...
Dunque, in primo luogo vediamo se il nostro Diodoro Siculo ci può aiutare a capire chi era Iolao.

Diodoro ci parla della Corsica e della Sardegna nel libro V ai capitoli 13 - 15.

"Nei pressi di Cyrnus (Corsica) c'é un'isola chiamata Sardegna, circa delle dimensioni della Sicilia, abitata da barbari chiamati Iolai e si pensa che questi discendano dagli uomini che vi si stanziarono con Iolao e i Tespiadi. Nel tempo in cui Eracle era impegnato nel compimento delle sue famose "Fatiche", aveva avuto numerosi figli dalle figlie di Tespio, questi furono inviati in Sardegna dallo stesso Eracle, nel rispetto di certi oracoli, assieme ad una notevole forza composta da Greci e barbari, allo scopo di stabilirvi una colonia.

Iolao, nipote di Eracle, era incaricato della spedizione e prendendo possesso dell'isola fondò delle importanti città e dopo aver diviso le terre in lotti chiamò il popolo della colonia "Iolei", dal suo nome. Costruì palestre e templi per gli dei e ogni cosa che potesse contribuire a rendere lieta la vita dell'uomo, ancora oggi restano i ricordi.
L'oracolo che parlava della colonia conteneva anche la promessa che tutti coloro che avrebbero partecipato all'impresa avrebbero mantenuto la libertà per sempre..."

Diodoro prosegue dicendo che la previsione dell'oracolo si é rivelata vera fino ai suoi giorni, ne i Cartaginesi ne i Romani riuscirono mai i conquistare i nativi dell'Isola che si ritirarono sulle montagne e scavavano grotte in cui vivere protetti.

Nei primi tempi, Iolao, dopo aver contribuito a regolare gli affari della colonia, tornò in Grecia, ma i Tespiadi furono i capi dell'Isola per molte generazioni fino a che furono guidati fuori dall'Isola verso l'Italia, dove si stabilirono nella regione di Cuma".

Credo proprio che Diodoro sia da considerare una delle fonti di Pausania! Ma credo anche che egli abbia fatto ricorso anche ad altre fonti.
Una cosa é certa, abbiamo aggiunto un piccolo tassello alla conoscenza della storia della Sardegna...
E se vogliamo abbiamo anche modo di datare gli avvenimenti.
Se Iolao era nipote di Eracle, possiamo ragionevolmente posizionare questi avvenimenti al periodo intorno alla distruzione di Troia cantata da Omero, dunque siamo intorno al 1300-1200 a.C.!
Lo stesso Eracle infatti partecipò alla guerra...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 1 febbraio 2009

Sulle Sibille... da Pausania il periegeta

Tempo addietro ho affrontato l'argomentocon l'articolo Sui libri sibillini promettendo di tornarci sopra non appena trovato qualcosa.
Ed ecco arrivato il momento.
Frugando tra i testi alla ricerca come al solito di non so bene cosa, mi sono imbattuto in un altro capitolo del testo Periegesi della Grecia, di Pausania.
Già in precedenza Pausania mi aveva regalato un bellissimo pezzo di storia della Sardegna, ed ora mi fa dono di un pezzo di storia delle Sibille.
Chi era la Sibilla? O meglio "le Sibille"?
Perdonate come al solito la mia traduzione non fedele e poco elegante, ma il francese l'ho studiato poco e male (e me ne pento!).
Un avvertimento, i nomi spesso sono in francese, ho tradotto in italiano solo quelli di cui ero "discretamente" certo! In alcuni punti troverete dei punti interrogativi, significa che non sono sicuro o non sono in grado di tradurre, mi auguro che qualcuno più bravo di me possa farlo e magari mi mandi una mail (alerugolo@yahoo.it) con le correzioni...
Ma ora basta con le premesse e togliamoci qualche dubbio sulle Sibille.

Pausania, libro X, capitolo XII

Hérophile la Sibilla. Rovine di Marpesse. Sibilla cumana. Sabbé (la juive?). Phaennis.

[1] Si vede, là vicino, una roccia che si eleva al di sopra della terra; gli abitanti di Delfi (Delphiens) assicurano che Hérophile soprannominata la Sibilla si intratteneva sulla roccia per cantare i suoi oracoli. La prima che ebbe il nome di Sibilla e che mi sembra risalire alla più grande antichità, é quella che i Greci dissero essere figlia di Giove e di "Lamie", figlia di Nettuno; lei é, secondo loro, la prima donna a pronunciare degli oracoli, ed essi aggiungono che fu dai Libici che lei ricevette il nome di Sibilla.
[2] Hérophile é di un'epoca più recente della prima Sibilla, sembra nondimeno che essa vivesse prima dell'assedio di Troia, perché essa annunciò, tra i suoi oracoli, la nascita di Elena a Sparta per il male dell'Asia e dell'Europa, e che Troia, a causa sua, sarebbe stata conquistata dai Greci. Gli abitanti diDeli (Déliens) ricordano un inno di questa donna su Apollo. Lei si attribuisce, in questi versi, non soltanto il nome di Hérophile ma anche quello di Diana; lei si definisce, in questo ambito, la legittima sposa di Apollo, in un altro inno si definisce sua sorella e sua figlia; lei recitava tutto ciò come fosse furiosa e posseduta dal dio.
[3] Lei pretende, in un'altra parte dei suoi oracoli, di essere nata da madre immortale, una delle ninfe del monte Ida, e da un padre mortale. Ecco le sue frasi:
"Io sono nata da una razza metà mortale, metà divina; mia madre é immortale, mio padre viveva del cibo rozzo/crudo. Io sono originaria del monte Ida, per parte di mia madre, la mia patria é la rossaMarpesse, consacrata alla madre degli dei, e bagnata dal fiume "Aïdonéus"
Ai miei tempi esistono ancora sul monte Ida nella Troade, le rovine di una città chiamata Marpesse, nella quale vi abitano ancora circa sessanta abitanti; tutto il suolo dei dintorni é rossastro e talmente arido che il fiume Aïdonéus scompare sotto terra e riappare di nuovo cosa che accade molte volte finché esso sparisce interamente; ciò accade, io credo, in quanto il suolo del monte Ida in questo luogo è molto leggero e pieno di crepacci.
Marpesse si trova a circa duecento quaranta stadi (circa 40 km) da Alessandria della Troade;
[5] Gli abitanti di questa Alessandria dicono che Hérophile era incaricata della cura del tempio di Apollo Sminteo, e che predisse ad Ecuba a seguito di un sogno da lei avuto cosa le sarebbe accaduto da li a poco. Questa Sibilla passò la maggior parte della sua vita aSamo; essa andò anche a Claros nel paese dei Colofoni, a Delo e a Delfi. Arrivata in quest'ultimo luogo, essa si ritirò sulla roccia, da cui rendeva i suoi oracoli; [6] essa finì i suoi giorni nella Troade, dove essa ha la tomba nel recinto sacro ad Apollo Sminteo, e si può leggere su un cippo, in versi elegiaci, l'iscrizione seguente:
"Io sono la Sibilla interprete vera di Febo, io sono ridotta in polvere sotto questa pietra, un tempo vergine eloquente, oramai ammutolita per sempre, la parca inflessibile mi incatenaqui; grazie al favore del dio che io sempre servii, io sono vicino alle ninfe e a Mercurio".
Vi si trova effettivamente nei pressi della sua tomba, un Mercurio in marmo di forma squadrata, e alla sua sinistra, dell'acqua in una fontana e delle statue delle ninfe.
[7] Gli Érythréens che sono tra tutti i Greci quelli che rivendicano Hérophile con maggior calore, mostrano sul monte Corycus una grotta in cui si dice che essa nacque; lei é, secondo loro, figlia di Teodoro, pastore del paese, e di una ninfa; il soprannome di Idea che essi diedero a questa ninfa non viene d'altro che da ciò che si chiamava allora Ida dagli spazi frondosi. GliÉrythréens eliminano dalle sue predizioni i versi in cui si parla di Marpesse e del fiume Aïdonéus.
Hypérochus di Cuma ha scritto che la Sibilla che seguì la precedente, era di Cuma presso gli Opiques.
[8] Essa sciorinava i suoi oracoli alla stessa maniera e si chiamava Demo. I Cumani non ci poterono mostrare alcun oracolo di questa donna, ma ci mostrarono, nel tempo di Apollo, una piccola urna di marmo nella qualesecondo quello che dicono ci sono le ossa della Sibilla. Nel luogo c'è inciso sull'urna il nome di Demo.
[9] Gli Ebrei, il cui paese si trova a sud della Palestina, hanno avuto anche essi presso di loro una donna che prediceva l'avvenire e che si chiamavaSabbé; secondo quanto dicono, essa ebbe Beroso come padre e Erymanthé per madre. Alcuni sostengono che essa fosse Babilonese, altri la chiamavano Sibilla Egiziana.
[10] Phénnis, (Ole d'un roi de Chaones?), e le Peliadi, donne ispirate dal dio, predissero anche l'avvenire e Dodone; ma esse non ricorsero mai al nome di Sibilla. E' molto semplice conoscere l'epoca in cui visse Phénnis e leggere le sue predizioni; essa visse in effetti nell'epoca in cui Antioco riprese il trono, immediatamente dopo che Demetrio fu imprigionato; in merito a quelle che chiamiamo le Peliadi (Colombe), esse erano, diciamo, precedenti a Phémonoé; esse sono le prime donne che cantarono questi versi:
"Giove é stato, Giove é, Giove sarà, o gran Giove!
La terra produce dei frutti; onoratela dunque del nome di madre"

Gli uomini che hanno fatto delle predizioni sono, per quanto ne so, Eucloüs, Cipriota; Musée, figlio di Antiophémus, Ateniese, e Lycus, figlio di Pandione, o di Bacis, Beota, ispirato dalle ninfe; io ho letto tutte le loro predizioni eccetto quelle di Lycus.
Ecco a voi, fino al giorno d'oggi, tanto gli uomini quanto le donne che hanno predetto il futuro per ispirazione divina; é possibile che ne arrivino degli altri con il tempo.

Grazie Pausania, ancora una volta grazie...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 29 agosto 2008

Pausania il periegeta (110-180 d.C.)e la storia della Sardegna

La lettura del libro di Ettore PAIS, "Storia della Sardegna e della Corsica" e di "Le colonne d'Ercole un'inchiesta" di Sergio FRAU, mi hanno spinto alla ricerca del testo di Pausania "Periegesi della Grecia"...
Pausania (Παυσανίας / Pausanías)) fu uno scrittore e geografo greco del II secolo dopo Cristo, nato probabilmente a Magnesia di Sipile nella Lidia, detto il periegeta in quanto si occupava, diremo noi, di scrivere "guide turistiche".
La sua opera più importante è, per l'appunto, "Periegesi della Grecia", da lui visitata in lungo e in largo e descritta con dovizia di particolari anche storici. L'opera è articolata in dieci libri. L'Attica (libro I), Corinto (Libro II),Laconia, (Libro III), Messenia (Libro IV), Elide (Libri V e VI), Acaia (Libro VII), Arcadia (Libro VIII), Beozia (Libro IX) e la Focide (Libro X). Perché questo interesse? Direte voi...
Perché è un testo antico, in primis, e dunque mi interessa... perché il libro X parla della Sardegna antica (perché poi ne parla se il titolo è Periegesi della Grecia?) e dunque ancor più interessante! Tanto interessante che mi reco in alcune librerie a Roma, e non le più piccole per vedere cosa riesco a trovare... cerco tra i libri ed ecco che salta fuori Pausania, quasi subito... Certo che potrebbero fare anche una edizione completa, invece che costringere il lettore a comprarsi tutti i singoli volumi... io sono interessato al volume decimo, vediamo se c'è...
Niente da fare... i volumi arrivano fino all'VIII! Gli ultimi due non ci sono! Stessa storia poco lontano, in un'altra grossa libreria di Roma... ed è uguale anche nella terza! Mi arrendo. Torno a casa e cerco su internet,Wikipedia di solito non mi delude... ed è così infatti! Basta un po di pazienza e la conoscenza di alcune lingue oltre l'italiano e di solito si trova tutto!
Seguo il link per una edizione completa in doppia lingua, francese e greco, e riesco così a leggere il X libro... L'indice mi indica che la Sardegna è trattata alcap. XVII e così... inizio la lettura... perdonate la traduzione "barbara" ma il mio francese è abbastanza maccheronico...

[1] "I Barbari che abitano la Sardegna, isola situata ad ovest, hanno inviato a Delfi la statua in bronzo di colui dal quale hanno presso il nome..."

Dunque i Sardi della Sardegna si chiamano cosi dal nome del loro fondatore... o Re, presumibilmente si doveva chiamare "Sardo"... ma andiamo avanti...

"La Sardegna, per la sua estensione e la sua fertilità, può essere comparata alle isole più rigogliose... "

ci dice Pausania... e ciò mi fa piacere, non come ne parlava Cicerone...

"Io non so quale fosse l'antico nome con cui la Sardegna è chiamata dai suoi abitanti, ma i Greci che vi navigavano per il commercio, la chiamavano Ichnusa perché essa ha assolutamente la forma del piede d'un uomo; essa è lunga 1120 stadi e 470 stadi di larghezza."

[2] Si dice che i Libici furono i primi che vi arrivarono con i propri vascelli: il loro capo si chiamava "Sardus"...

Ecco, lo sapevo...

"... figlio di Maceris, chiamato Ercole dagli Egiziani e dai Libici"

Ercole... ecco che si comincia a parlare di Ercole... un nome ed un mito, anzi, un nome e tanti miti...

"il viaggio più celebre che ha compiuto questo Maceris è stato quello di Delfi. Sardus aveva il comando dei Libici che si erano stabiliti a Ichnusa, così l'Isola cambiò nome e prese da lui quello di Sardegna."

Libici e isolani vissero assieme dividendosi l'Isola... poi arrivarono i Greci:

[3] "Diversi anni dopo, Aristeo e i Greci che erano con lui, approdarono nell'Isola. Aristeo, a quel che si dice, era figlio di Apollo e di Cirene..."

Aristeo decise di stabilirsi in Sardegna...

"e c'è chi dice che Dedalo in quello stesso periodo si trovasse obbligato a lasciare "Camicus" a causa della spedizione dei Cretesi e così si sia associato ad Aristeo per questa colonia.

[4] Ma non è per niente probabile che Dedalo, per la colonia o per altri fatti, avesse potuto associarsi ad Aristeo sposo di Autonoe figlia di Cadmo; Dedalo in realtà visse all'epoca del regno di Edipo a Tebe. Del resto, coloro che arrivarono con Aristeo non fondarono alcuna città, non essendo, per quel che io credo, ne forti ne numerosi per poterlo fare.

[5] Dopo Aristeo, gli Iberici passarono in Sardegna guidati da Norax (
Νώρακι), ed essi fondarono la città di Nora (Νώρα), che fu, a quel che si dice, la prima città dell'Isola. Norax era, si dice, figlio di Mercurio e di Eritia, figlia di Gerione.
La quarta spedizione, composta da Tespiesi e Ateniesi, arrivò in Sardegna agli ordini di Iolao (
Ἰόλαος)..."

Lo Iolao da cui ebbe origine il popolo degli Iolei o Ilienses di cui parla il Pais, sicuramente.

"e fondarono la città di Olbia (
Ὀλβίαν)."

Pare che tra gli Ateniesi ci fosse un tale "Grillus" dal quale deriverebbe una località chiamata "Ogryllé"... ma non sono sicuro di aver capito bene...

"Si possono trovare ancora in Sardegna, dei luoghi chiamati Iolai, e gli abitanti di quest'Isola rendono gli onori a Iolao..."


[6] Quando Troia fu conquistata molti Troiani fuggirono ed alcuni di questi , scappati assieme ad Enea, furono scaraventati in Sardegna dai venti, e qui si mescolarono con i Greci che vi si erano stabiliti in precedenza; i Barbari non fecero mai la guerra contro i Greci e i Troiani siaperché le forze militari erano pressoché le stesse sui due fronti, sia perché nessuno osava attraversare il fiume Thorsus ( Θόρσος) che separava i loro territori.

[7] Molti anni dopo, i Libici passarono nuovamente nell'Isola con forze considerevoli e cominciarono a fare la guerra contro i Greci che morirono pressoché tutti in questo periodo o comunque ne sopravvissero ben pochi. I Troiani si rifugiarono sulle alture dell'Isola, nelle montagne inaccessibili a causa delle pareti di roccia e dei precipizi e portano ancora oggi il nome diIliensi, nonostante assomiglino in tutto ai Libici dei quali hanno adottato le armi ed il genere di vita..."

Ecco tutta la spiegazione secondo Pausania... e perché mai non dargli retta? Sono forse meglio le Carte di Arborea (che non conosco... ancora) o il "nulla" che si dice contraddistingua la storia dei Sardi?

[8] "Di seguito alla Sardegna c'é un'Isola, chiamata Cyrnos (
Κύρνος) dai Greci e Corsica (Κορσική) dai Libici che vi abitano. Una grossa parte della popolazione a causa di disordini civili passò in Sardegna e si impadronì della parte di montagne in cui si stabilì. I Sardi chiamarono questi abitanti Corsi (Κορσοί) dal nome della loro patria."

[9] "I Cartaginesi (
Καρχηδόνιοι), nel periodo della loro massima potenza sul mare, soggiogarono i popoli della Sardegna, ad eccezione degli Iliensi e dei Corsi, che ritiratisi nelle loro montagne, fuggirono dalla schiavitù. I Cartaginesi fondarono anche essi nell'Isola due città, Caralis (Κάραλίν) e Sulcis (Σύλκους). Alcuni alleati dei Cartaginesi, Libici o Iberici, entrarono in discussione per la spartizione del bottino, li abbandonarono in un momento di collera e si spostarono a vivere nella parte più elevata dell'Isola equi presero il nome di Balari che, nella lingua dei Cyrniensi (Corsi) significa "fuggitivi"."

Caspita! Così i Balari, secondo Pausania, erano un popolo che arrivò da fuori assieme ai Cartaginesi... Peccato che Pausania ci abbia riferito il significato di Balari ma non faccia cenno del significato di Caralis e Sulcis, chissà...

[10] "Queste sono le razze che abitano la Sardegna ed è così che vi si stabilirono.
Sul lato Nord e dalla parte del continente dell'Italia quest'Isola è bordata di montagne inaccessibili... Seguendo la costa troverete dei porti per ivascelli, ma dei venti irregolari e molto violenti soffiano perennemente dall'alto delle montagne verso il mare."

[11] Nel centro dell'Isola si trovano delle altre montagne meno alte; l'aria, in questi luoghi è per la maggior parte del tempo carica di vapori e malsana, a causa di concrezioni saline e di un vento del sud, sporco e violento. che vi domina: le montagne sul lato dell'Italia impediscono ai venti del Nord di penetrarvi e di rinfrescare l'aria... Altri pensano che l'Isola diCyrnos (sempre la Corsica!) che è separata dalla Sardegna per mezzo di un tratto di mare di circa otto stadi e che è montagnosa e molto elevata per tutta la sua estensione, impedisca ai venti del nord ed allo Zefiro di farsi sentire

[12] I serpenti di quest'Isola non sono pericolosi per l'uomo in quanto non sono velenosi, non si vedono lupi. Gli arieti selvatici non sono più grandi che altrove ma hanno la stessa forma degli arieti che si possono trovare nelle opere di fabbricazione Egineta. Essi hanno il tronco più villoso e le corna si ricurvano di colpo verso le orecchie, essi sorpassano in velocità tutti gli animali selvatici."

[13] "In tutta l'Isola non c'è che una sola specie di pianta il cui veleno è mortale. Assomiglia al sedano e chi ne mangia muore, a quanto si dice, ridendo: è perciò che Omero e quanti l'hanno seguito, hanno chiamato "riso sardonico" quello causato da qualcosa di sgradevole... "

Ed ecco il significato di "riso sardonico"...

"Questa pianta cresce particolarmente attorno alle fontane senza per questo comunicare all'acqua qualità velenifere."

E così Pausania ci lascia, dopo queste righe di storia della Sardegna, spiegandoci i motivi che l'hanno spinto a scrivere sulla Sardegna... "principalmente perché quest'Isola è molto conosciuta dai Greci..."

Quanto mi avrebbe fatto piacere sentire questa storia quando, ragazzino, frequentavo la scuola in un piccolo paese della Sardegna...

Meglio tardi che mai!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO