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sabato 18 luglio 2015

Alexander Fleming militare, dai London Scottish al Royal Army Medical Corps.

Alexander Fleming, Sir Alexander Fleming, colui che scoprì la penicillina, nacque a Lochfield, in Scozia, il 6 agosto 1881.
La sua vita da ragazzo lo vede vivere la vita di campagna, ma da subito da prova delle sue grandi doti di osservazione. Si fermava ad osservare qualunque cosa e cercava di carpirne i segreti. Era appassionato di sport e di tiro. Coi fratelli inventava giochi istruttivi in cui si vinceva sempre un premio, e lui vinceva sempre...

Ventenne, si arruola come volontario nel Reggimento dei London Scottish, compagnia H, per combattere nella guerra del Transvaal scoppiata nel 1900. Il London Scottish era un reggimento formato da soli scozzesi. Il numero dei volontari era molto elevato così Fleming non partì per l'Africa. Era un bravo tiratore e partecipava sempre alle esercitazioni con ottimi risultati. Nel 1914 lasciò il Reggimento, ma poco dopo, con lo scoppio della 1^ Guerra Mondiale servì nel grado di Tenente e poi Capitano nel Royal Army Medical Corps lavorando negli ospedali da campo e usando le sue conoscenze per migliorare le prime cure ai feriti sul fronte prima di spostarli nelle retrovie.



Per la sua abilità nel tiro fu scelto per entrare a lavorare nel laboratorio di inoculazione e così conobbe Almroth Wright, che divenne il suo maestro. Lo stesso Almroth Wright allo scoppio della guerra fu nominato Colonnello. Partì per la Francia per creare un laboratorio e centro di ricerche s Boulogne-sur-mer. Fleming lavorava da anni ormai nel laboratorio e Wright lo portò con se assieme ad altri suoi collaboratori. 

Chi lo conobbe in quei tempi lo descrisse come un "Ufficialetto pallido, che non diceva una parola di troppo, ma faceva tranquillamente e perfettamente il suo lavoro".

Nel laboratorio ci si occupava di vaccinazioni, Wright infatti spingeva affinchè tutto l'Esercito venisse vaccinato contro il Tifo. Il laboratorio si trovava affianco all'Ospedale militare e Fleming e gli altri avevano giornalmente a che fare con feriti da arma da fuoco o ferite da esplosioni e le conseguenti infezioni. Setticemia, tetano e cancrena erano all'ordine del giorno e facevano tante vittime quante le armi del nemico.
Fleming si rese conto che le ferite di guerra erano molto più pericolose del normale in quanto i proiettili causavano la morte di buona parte del tessuto colpito e il tessuto necrotizzato, non asportato immediatamente, impediva ai fagociti, difese naturali, di giungere fino ai microbi. Occorreva fare in modo che le ferite venissero ripulite immediatamente dai tessuti morti affinchè le difese naturali del corpo umano potessero giungere ai microbi ed eliminarli.
Fleming effettuò così un certo numero di esperimenti per capire cosa accadeva in una ferita profonda quando si impiegavano antisettici e altri medicinali e si rese conto che questi quasi non avevano effetto e, anzi, in certi casi erano controproducenti.

Wright e Fleming iniziarono così la loro lotta contro l'uso degli antisettici e contro la cattiva pratica di spostare i feriti nelle retrovie senza ripulire le ferite. Lotta che portò Wright a farsi molti nemici negli alti vertici della medicina militare. 

A Wimereoux nel 1918 venne allestito un ospedale in cui ci si doveva occupare delle fratture del femore con lacerazioni profonde e Fleming fu nominato capo del laboratorio. Fleming e i suoi collaboratori continuarono a migliorare le cure per le ferite profonde e migliorarono anche le tecniche di trasfusione salvando la vita di tantissimi feriti colpiti dalla cancrena da gas. 

Fleming affrontò due guerre ed in entrambe mise la sua esperienza a disposizione del mondo. Non era certo il tipo che si tirava indietro di fronte a nuove sfide o che seguiva pedissequamente la strada tracciata da altri. A lui dobbiamo la scoperta delle proprietà del Lisozima e della penicillina che tante vite hanno salvato e salvano ancora. Fleming fu uno dei pochi uomini che in vita raccolse gli onori che gli erano dovuti. Passò i suoi ultimi anni a fare conferenze (senza mai abbandonare però la ricerca), raccogliere benemerenze ma, soprattutto, ad essere osannato dalla popolazione che lo vedeva come il loro salvatore, ognuno infatti aveva un figlio, un parente od un amico salvato dalla penicillina.

Ecco in poche parole il Fleming militare che forse non tutti conoscono.


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Fotografia tratta dall'archivio storico fotografico greco
(http://eliaserver.elia.org.gr/elia/site/content.php?sel=22&present=451199&bt=europeanaapi)

La vita di Sir Alexander Fleming, di André Maurois

Alexander Fleming, Sir Fleming, nacque a Lochfield, in Scozia, il 6 agosto 1881. La sua vita da ragazzo lo vede vivere la vita di campagna, ma da subito da prova delle sue grandi doti di osservazione. Si fermava ad osservare qualunque cosa e cercava di carpirne i segreti. Era appassionato di sport e di tiro. Coi fratelli inventava giochi istruttivi e si vinceva sempre un premio, e lui vinceva sempre...

Ma ora facciamo un salto in avanti.

Alla fine del libro mi sembra di poter dire che la cosa che più mi ha colpito, e che sembra aver colpito lo stesso Fleming, sia il fatto che la sua vita sia stata guidata sempre da casi e coincidenze!
Questo è il primo argomento da tenere a mente.
Lo stesso Fleming, ormai famoso e osannato, nei suoi discorsi pubblici faceva notare quanto il caso e le coincidenze avessero fatto per lui e per la scienza.
Per un caso entrò come studente al Saint Mary's, perchè c'era una buona squadra di nuoto. Era inoltre appartenente alla compagnia H dei London Scottish e in quanto tale partecipava regolarmente alle marce di addestramento e alle gare di tiro. Per la sua abilità nel tiro fu scelto per entrare a lavorare nel laboratorio di inoculazione e così conobbe Almroth Wright, che divenne il suo maestro.
La storia di Fleming è la storia di una vita dedicata alla scoperta di fenomeni sconosciuti, è la storia del caso che un giorno portò una spora all'interno di un piccolo laboratorio, è la storia di un uomo che trovata una delle sue colture rovinata dalla muffa, si ferma, osserva e capisce che quella muffa un giorno sarà un potente farmaco, la penicillina.

Il secondo argomento importante per Fleming è la ricerca. 
Secondo Fleming le grandi scoperte derivano da intuizioni del singolo, solo poi entra la potenza del gioco di squadra e del gruppo di ricerca organizzato. Negli anni cercherà sempre di invitare i giovani ricercatori a ritagliarsi un poco di tempo per svolgere le loro ricerche, oltre al lavoro di equipe.
La ricerca personale è quella più produttiva, quella che ha a che fare con le passioni dell'uomo ricercatore, dello scienziato. quella che spinge oltre i propri limiti e conduce verso vette altrimenti inarrivabili. Solo la passione per la "propria" ricerca spinge il ricercatore a superare tutte le difficoltà, non sono i soldi e non è un bel laboratorio.
E' pur vero che la produzione della penicillina a bassi costi e in grandi quantità è dovuta alla ricerca di gruppi organizzati. Florey e Chain (e la fondazione Rockefeller!) misero in moto la macchina che permetterà ciò.

Fleming affronto due guerre ed in entrambe mise la sua esperienza a disposizione del mondo. Non era certo il tipo che si tirava indietro di fronte a nuove sfide o che seguiva pedissequamente la strada tracciata da altri, fu anche questo motivo che farà si che le sue esperienze sulle ferite di guerra fossero poi utili a tanti medici del fronte. Le ferite dovevano essere curate al meglio sul fronte, le parti sporche ed infette dovevano essere asportate per evitare che i batteri provocassero troppi danni, Il suo lavoro fu immenso anche nel campo della ricerca sulle vaccinazioni.
Fleming fu tra i primi a riconoscere alcune proprietà presenti in alcuni tessuti.
Il Lisozima, per esempio, è una sostanza antibatterica potentissima presente nelle lacrime ma anche nelle unghie come nel bianco dell'uovo. Il Lisozima è usato ancora oggi contro i batteri, come conservante e per trasformare il latte di mucca in latte materno!

Fleming fu uno dei pochi uomini che in vita raccolse gli onori che gli erano dovuti. Passò i suoi ultimi anni a fare conferenze (senza mai abbandonare però la ricerca), raccogliere benemerenze ma, soprattutto, ad essere osannato dalla popolazione che lo vedeva come il loro salvatore, ognuno infatti aveva un figlio, un parente od un amico salvato dalla penicillina.

Insomma, che altro occorre dire per invitarvi a leggere questo libro?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO