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Immagine tratta da internet (1) |
La
lingua, come la storia, la religione, la cultura e le tradizioni, è
uno dei fattori essenziali che costituiscono una nazione. E' tra
tutti sicuramente uno dei più importanti in quanto, fu proprio la
lingua a dare una marcia in più alla creazione di tutti gli stati
che oggigiorno conosciamo. La Francia tra tutte le nazioni fu la
prima a evidenziare uno spirito di unità nazionale legato al fatto
che già agli inizi del Medio Evo si andavano a diffondere, in quello
che allora era il territorio francese, due lingue, entrambe romanze:
quella d'oc nel sud e quella
d'oil nel nord. Fu proprio grazie a queste lingue e alla presenza di una
classe sociale in grado di emergere rispetto alle altre ed esprimere
pensieri e sentimenti, che ben resto in Provenza nacque la
letteratura. Da questo punto si ebbe una marcia in più verso la
creazione di una cultura letteraria che potesse raggruppare la
popolazione francese, fino ad arrivare alla forte monarchia di
Filippo II Augusto che darà effettivamente vita alla Francia.
Non
si può dire lo stesso per l'Italia, che dovette aspettare molti
secoli prima di veder nascere una lingua comune in grado di poter
unificare il popolo della penisola. Sappiamo infatti che subito dopo
la caduta dell'Impero Romano d'Occidente la lingua più utilizzata
nei territori dell'impero, il latino, pian piano scomparve, unendosi
a dialetti e lingue preesistenti per formare le cosiddette lingue
neolatine o romanze. L'italiano, appartiene a queste, anche se la
formazione di questa lingua fu piuttosto complicata e si protrasse
infatti secoli e secoli. Questo è dovuto certamente al fatto che
dopo la caduta dell'Impero carolingio e delle innumerevoli battaglie
di indipendenza, che alcune città italiane conducevano nei
confronti del''imperatore del Sacro Romano Impero, si arrivò al
punto in cui il territorio italiano che oggi conosciamo era dominato da grandi famiglie
che gestivano piccoli stati come per esempio nel Meridione italico il
Regno di Sicilia e il Regno di Napoli che sarebbero divenuti poi il
Regno delle due Sicilie; al Centro, i quattro giudicati sardi che
sarebbero stati sconfitti dagli aragonesi e divenuti poi territori
del Regno di Sardegna, lo Stato della Chiesa e altri piccoli
territori autonomi; mentre nel Centro-Nord e Nord erano presenti le
Repubbliche Marinare di Pisa, Genova e Venezia, la Repubblica di
Firenze e di Siena, il Ducato di Savoia e di Milano e nella Romagna
altre piccole entità statali.
Tutti
questi stati possedevano ognuno la propria economia, il proprio
sovrano o la propria classe dirigente e il proprio dialetto: erano
praticamente uniti (oltre alla forza del loro signore) solamente dalla religione e perciò il loro unico
punto in comune era Roma. Troviamo prove della mancanza di una lingua
comune anche nelle opere di Petrarca, Boccaccio e in particolare di
Dante che scrissero in latino e in volgare: una sorta di dialetto che
variava a seconda del territorio. Di ciò abbiamo prove sicuramente
nella famosa opera dantesca del “De vulgari eloquentia” prodotta
dal Sommo Poeta tra il 1303 e il 1305. Si tratta di un trattato di
retorica in cui Dante presenta le caratteristiche di un volgare che
possa unificare tutti gli stati italiani sotto di esso. Per chi ha
studiato quest'opera e la conosce sa che il volgare che il poeta
ricerca nelle corti italiane non sarà mai trovato. L'italiano
deriverà successivamente, in particolare dal volgare fiorentino, che
fu a sua volta influenzato dai latinismi, francesismi e provenzalismi
della Scuola Siciliana. Tuttavia sarà solo con la creazione del
romanzo dei Promessi Sposi nel
1842 che Manzoni eleverà il fiorentino a modello nazionale
linguistico.
In
Germania accaddero fatti simili a quelli italiani: i confini tedeschi
si consolidarono intorno al 1871 tuttavia sappiamo che anche in
Germania erano presenti vari regni, ducati e altre tipologie di
identità statali che avevano in comune un imperatore eletto tra
tutte gli stati presenti nei territori del Sacro Romano Impero. C'è
da dire, per quanto riguarda la lingua, che prima
della formazione della lingua tedesca erano presenti tre differenti idiomi chiamati
alto tedesco, basso tedesco e medio tedesco. Una svolta linguistica
si ebbe tra il 1522 e il 1534 quando Martin Lutero decise di tradurre
la Bibbia dal latino al tedesco, utilizzando proprio l'idioma
medio-alto tedesco della regione della Sassonia. Indirizzò in questo
modo tutta la popolazione della Germania a leggere e basarsi su un
determinato tipo di tedesco. Fu proprio il tedesco usato da Lutero,
che fino al 1800 era utilizzato solo in forma scritta e dalla
pronuncia incerta, ad identificarsi poi con il mondo
politico-culturale tedesco.
Questi
sono solo tre grandi esempi di come la nascita di una lingua abbia
come conseguenza la nascita di un senso di appartenenza di più
persone in un unica comunità che porta alla creazione delle nazioni.
E se si parlasse di un senso di appartenenza ad una comunità di più
stati come l'Unione Europea?
I ventotto stati dell'Unione
si sentono uniti da un unica lingua nella quale tutti si possano
esprimere?
E' da segnalare il fatto che attualmente, dal Regolamento
nº1 del 1958, si stabilisce che le lingue che la Comunità Europea
può adottare come lingue ufficiali e di lavoro sono ventiquattro:
-bulgaro,
ceco, croato, danese, estone, finlandese, francese, greco, inglese,
irlandese, italiano, lettone, lituano, maltese, olandese, polacco,
portoghese, rumeno, slovacco, sloveno, spagnolo, svedese, tedesco e
ungherese.
Tuttavia
è da specificare il fatto che la Commissione Europea ha deciso di
adottare come lingue procedurali solo tre tra quelle sopra elencate:
l'inglese, il francese e il tedesco. Vale a dire le tre lingue più
parlate, diffuse e studiate in tutta l'eurozona.
Secondo
dei dati rilevati dall'Eurobarometro la lingua parlata come
madrelingua più diffusa è il tedesco con il 24% della popolazione
della zona euro, segue al secondo posto con il 16% il francese e con
la stessa percentuale l'inglese e l'italiano. Tuttavia, ci si può
immaginare che, la lingua parlata come lingua straniera più diffusa
è l'inglese, parlato in questa categoria dal 31% della popolazione
dell'UE. Perciò l'inglese viene parlato in totale dal 47% della
popolazione dell'unione, scavalcando in questo modo il tedesco con
una percentuale totale del 32%. Inoltre c'è da evidenziare il fatto
che nella maggior parte delle scuole, e in particolare in Italia, la
lingua straniera che viene privilegiata nell'insegnamento è
sicuramente l'inglese, a seguire il francese e il tedesco. E' perciò
piuttosto chiaro sotto quale lingua la popolazione dell'Unione
Europea si potrebbe riconoscere un giorno, l'inglese potrebbe essere
la lingua con la quale gli stati d'Europa potrebbero comunicare tra
loro senza nessun problema. Dato che potrebbe essere considerato
tutt'altro che utopico poiché già il 45% della popolazione della
zona euro riesce a comunicare almeno utilizzando una lingua
straniera.
Ma cosa accadrà con la Brexit?
E' possibile infatti che...
Filippo Schirru
(1) http://www.abbanews.eu/educazione-lavori-e-ricerca/lingue-era-digitale/