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domenica 4 marzo 2018

Smartphone, Coltan e guerra nel Congo

Il titolo dell'articolo potrebbe lasciare un attimo interdetti: cosa c'entrano i telefoni cellulari con la guerra nel Congo? E, cos'è quella parola nel mezzo: Coltan?

Devo dire che anche io non ero molto informato sulla questione. Per me tutto è cominciato con la lettura del libro di Noam Chomsky e Andre Vltchek dal titolo "Terrorismo Occidentale". Il libro è un viaggio attraverso il mondo visto con gli occhi di Chomsky e Vltchek.
E che viaggio!
Già nelle prime pagine compare il termine "Coltan". Lo sottolineo e mi riprometto di andare ad approfondire alla fine del capitolo, poi però mi fermo, torno indietro, rileggo... e lo faccio subito.

Inserisco sul mio browser alcune parole chiave: coltan, war, congo.

La prima cosa che trovo è un articolo del "The Guardian" in cui si dice che il presidente Trump vuol sospendere temporaneamente una legge (Dodd-Frank financial reform) che in pratica impedisce alle multinazionali statunitensi di commerciare in minerali provenienti dal Congo e di utilizzarli per la produzione di beni di consumo. L'articolo è del febbraio 2017. 
Proseguo le ricerche e mi imbatto in un altro articolo sempre del 2017 apparso su Newsweek. In questo si discute sulle possibili conseguenze della sospensione della riforma Dodd-Frank, entrata in vigore nel corso della Presidenza Obama. 
Proseguo la ricerca.
In un articolo del 15 aprile 2017 apparso sul Corriere della Sera dal titolo: "Congo, l'inferno del Coltan e la manodopera della disperazione" l'autore Andrea Nicastro esordisce proprio con alcune notizie sul Coltan e anche io penso sia arrivato il momento di saperne di più.

Cos'è, dunque, il coltan?
Coltan è l'abbreviazione per Columbite-Tantalite con cui ci si riferisce ad una roccia composta principalmente da due minerali, la Columbite - (Fe, Mn)Nb2O6 - e la Tantalite - (Fe, Mn)Ta2O6. La Columbite-Tantalite ad alto tenore di Tantalio è molto ricercata nell'industria elettronica in quanto utilizzata per la produzione di componenti elettronici. 
Ma dove si trova la Columbite-Tantalite?
Per capirne di più diamo uno sguardo ai dati dello US Geological Survey’s:

Come si può vedere i maggiori produttori sono Congo e Rwanda, sarà un caso che questi due stati non riescono a trovare pace?
Ma andiamo avanti nelle ricerche cercando di trovare risposta ad alcune altre domande:
- quali sono i paesi che importano il Coltan?
- quali sono le società che ne fanno uso?
- cosa sta facendo il "poliziotto mondiale" per far cessare la guerra degli smartphone?
Nel 2011 il ricercatore del MIT ha pubblicato uno studio dal titolo: "Coltan, the Congo and your phone. The connection between your mobile phone and human right abuses in Africa", titolo rappresentativo della situazione.
Secondo lo studio p principali gruppi mondiali che gestivano le fonderie per la estrazione del Tantalio  erano tre:
- Cabot Corporation (USA);
- H C Starck (Germany);
- Ningxia Corporation (Cina).
Dallo stesso paper apprendiamo che i principali produttori di condensatori che poi vengono utilizzati nei dispositivi elettronici erano:
- AVX Corporation (Kyocera Group, Giappone);
- Kemet “the capacitance company” (USA);
- NEC (Giappone);
- Samsung (Corea del Sud);
- Vishay (USA).
Dal 2011 la situazione può essere leggermente cambiata ma la sostanza resta.
Gruppi armati di provenienza diversa controllano i proventi del traffico (illegale) di materie prime.
Tra i gruppi armati indicati nello studio vi erano elementi di:
- Lord’s Resistance Army (LRA);
- Uganda People’s Defence Forces (UPDF);
- Rwandan Patriotic Army (RPA);
- Forces démocratiques de libération du Rwanda (FDLR);
- Armée Patriotique Rwandaise (APR);
- Armée Nationale Congolaise (ANC)
- Forces armées de la République démocratique du Congo (FARDC).
Se da una parte esistono delle norme che impongono alle società di verificare la provenienza delle materie prime (proibendo l'uso di materie provenienti da territori in guerra), dall'altro lato della barricata esistono miliardi di consumatori di tecnologie che non possono fare a meno dell'ultimo modello di smartphone.
Nel mezzo, i produttori fanno i loro interessi.
Chi ci rimette sono le "non persone" di cui si parla tanto spesso nel libro di Noam Chomsky e Andre Vltchek che ho citato all'inizio dell'articolo.
Più di 5 milioni di vittime provocate dalla violenza della guerra tra gruppi armati che controllano il territorio della Repubblica Democratica del Congo e le frontiere.


Recentemente il governo venezuelano ha iniziato a considerare la possibilità di estrarre il Coltan dai suoi giacimenti dell'Amazzonia, promettendo il rispetto delle popolazioni autoctone. Sarà un nuovo Congo?
Lo vedremo nei prossimi anni...
Nel mentre, nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa?
Si.
Quando decidiamo di cambiare lo smartphone facciamolo perché ci serve realmente e non per inseguire una moda o per accontentare il capriccio di nostro figlio...


Alessandro Rugolo

Per approfondire:

- https//www.theguardian.com/us-news/2017/feb/08/trump-administration-order-conflict-mineral-regulations
- http://www.newsweek.com/congo-conflict-minerals-dodd-frank-trump-623235
- http://www.corriere.it/esteri/17_aprile_13/inferno-coltan-2adccda8-2218-11e7-807d-a69c30112ddd.shtml
- http://espresso.repubblica.it/internazionale/2015/02/27/news/l-inferno-senza-fine-nelle-miniere-di-coltan-del-congo-1.201671?refresh_ce
- https://minerals.usgs.gov/minerals/pubs/commodity/niobium/mcs-2017-tanta.pdf
- http://www.3wan.net/
- http://web.mit.edu/12.000/www/m2016/pdf/coltan.pdf
- https://www.telesurtv.net/english/news/Venezuela-Explores-Initial-Stages-of-Coltan-Mining-20170908-0025.html
- http://www.newsweek.com/2015/02/13/where-apple-gets-tantalum-your-iphone-304351.html

Foto tratte da Internet.

domenica 30 aprile 2017

“A' la guerre comme à la guerre”: Florence Nightingale, ovvero, se la lampada non basta... meglio il martello!

Come abbiamo già avuto modo di notare, spesso il “carnaio”della guerra, spudoratamente nascosto dalla “foglia di fico” di “vari ed eventuali” ideali, serve per fini “politici”. Tuttavia, sorvolando sulla crudezza della considerazione predetta, occorre notare che, a causa della guerra, emergono figure che, pur non avendo nulla di eroico secondo le regole del “kamasutra” militare, hanno saputo affondare un'impronta tutt'altro che superficiale nella storia umana!
Come sappiamo, la Guerra di Crimea, all'epoca chiamata  Guerra d'Oriente, fu un conflitto combattuto dal 4 ottobre 1853 al 1º febbraio 1856 fra l'Impero Russo, da un lato, e un'alleanza composta da Impero Ottomano, Francia, Inghilterra e Regno di Sardegna, dall'altro.
Le drammatiche condizioni di abbandono dei feriti e dei malati inglesi (per i francesi c’erano le Suore di Carità e per i russi le 300 Sorelle dell’Esaltazione della Croce di Helen Paulowna) durante le operazioni belliche, rese note sul “Times” dal primo reporter di guerra, indusse il Governo britannico ad intervenire sotto le pressioni, rapidamente crescenti, di un'opinione pubblica da sempre molto ascoltata e potente.
Non c’era una Organizzazione precostituita che fosse all’altezza del compito in una zona, tra l’altro, assai impervia ed insalubre.
Alla fine fu inviata l’Angel Band: 38 infermiere agli ordini di F. Nightingale.
La Nightingale, inglese, ma nata in Italia, aveva di fronte due possibili soluzioni per affrontare il difficile compito: quella “latina” e quella “teutonica”.
La prima, epifenomeno dell’antropologia assistenziale “cattolica romana”, forniva una preparazione “umana”, forse, ma, sicuramente, non “professionale”. L’infermiera, umile e sottomessa al medico, non poteva avere alcun ruolo autonomo o responsabilizzante!
La seconda, come espressione dell’antropologia “riformata”, prevedeva un iter formativo, teorico – pratico, tale da rendere l’infermiera vera e propria “manager dell’assistenza” ante litteram! Florence fece la sua scelta e si recò a studiare in Germania presso la scuola delle Infermiere Diaconesse di Kaiserwerth fondata nel 1836. Al ritorno le si pose il difficile problema di scegliere le sue infermiere da impiegare sul campo.“
Le donne, preparate a dedicarsi alla cura dei malati, avevano due concetti totalmente contrapposti sui compiti dell’infermiera. Quella d’ospedale, alcolizzata, scostumata e turbolenta, considerava suo compito curare il corpo malato del paziente riconducendolo alla salute secondo le prescrizioni dei medici; quella proveniente da istituti religiosi…non alcolizzata né scostumata, era però più incline ad occuparsi dell’anima del malato che del suo corpo. Questo pensiero non era solo degli appartenenti ad Ordini religiosi, ma era condiviso da un discreto numero di donne colte che si dedicavano al volontariato assistenziale come “signore o dame”, non infermiere. Florence non volle nel suo “gruppo”né le une né le altre! Le sue dovevano essere tutte infermiere!”1
Per unanime consenso (tranne quello dei comandi militari che le si opporranno strenuamente, lottando anche contro l'evidenza!) l’azione delle infermiere sul campo fu risolutiva!
Le condizioni generali migliorarono, calò in 6 mesi la mortalità per infezioni dal 42,7 al 2,2% e a tutti fu offerto supporto psicologico.
La storia è, da sempre, “cosa da uomini”, interpretata da uomini e per uomini. Da ciò consegue che “la verità” è solo quella degli uomini! Quindi la maggior parte delle testimonianze deve essere riletta alla luce di questa realtà!
Florence non fu mai chiamata “la signora con la lampada”, bensì “signora col martello”2, immagine abilmente rimaneggiata dal cronista di guerra del “Times”, che la riteneva un po’ troppo volgare per i suoi lettori. Lungi dall’aggirarsi silenziosa per l’ospedale tenendo alta la sua lampada, la Nightingale si guadagnò l’appellativo per aver forzato la porta chiusa a chiave di un deposito, quando un ufficiale rifiutò di fornirle i medicinali che le servivano per alleviare le sofferenze dei malati.” 3
Al suo ritorno venne festeggiata come un’eroina, a lei ed alla sua missione si ispirò una letteratura sentimentale volta a coprire la durezza della realtà lavorativa.
Fondi, fama e prestigio le permisero di istituire una scuola nonostante le fortissime opposizioni della classe medica per la quale: “Le infermiere sono come domestiche, hanno bisogno di pochi insegnamenti…” Si occupò, mediante l’applicazione della statistica e di opportune ricerche sul campo, di migliorare gli ospedali civili.
A lei si deve la ristrutturazione dei servizi sanitari militari inglesi: nonostante l'opposizione degli Stati Maggiori, venne istituita la Scuola Medica Militare. Come c'era da aspettarsi, i suoi insegnamenti tardarono ad essere accolti da parte delle istituzioni militari che pure avevano provato la loro efficacia: durante la Guerra Boera (1899 – 1902) le malattie provocarono una mortalità cinque volte superiore alle ferite belliche! Fu solo durante la Guerra Russo – giapponese (1904 – 1905) che le intuizioni della Nightingale circa l'igiene, l'assistenza e l'alimentazione delle truppe, finalmente applicate su vasta scala, dimostrarono a pieno la loro efficacia!
Il governo britannico avviò una riforma della scuola per gli infermieri che prevedeva tirocini pratici presso ospedali validati!
Venne interpellata, anche Oltreoceano, non solo come esperta in organizzazione sanitaria, ma anche come intelligente consigliera in tema di edilizia sanitaria.
Morì a 90 anni dopo avere dato alla professione infermieristica un contributo incommensurabile soprattutto modificandone l’immagine pubblica.
La cultura infermieristica è stata profondamente influenzata dalle sue opere: educazione sanitaria, formazione, professionalizzazione, autonomia, indipendenza.
Alla base della teoria del nursing, secondo la Nightingale, vi doveva necessariamente l’ambiente: microclima, igiene e dieta, erano i fattori su cui l’infermiera (abile, preparata, vigilante e perseverante) doveva agire per non ostacolare la vis medicatrix naturae stimolando la eventuale “passività” del “patiens” a cooperare verso la guarigione. “La donna aveva trovato un suo posto nel sistema sanitario, ma un posto subordinato. I Medici, inizialmente ostili, finiranno per accettare ben volentieri la sua collaborazione obbediente e sottomessa.”4
Lei, però, si oppose alla batteriologia ed al femminismo e i limiti della sua teoria furono quelli del contesto socioculturale di riferimento riassunti nell’assioma secondo cui: “Ogni donna è un’infermiera”.
Adottò i modelli maschilisti e vittoriani dei ruoli di moglie, madre e massaia trapiantandoli nella realtà infermieristica!

Luisa CARINI, Enzo CANTARANO, Federico BIZZARRI.

Bibliografia
Angeletti L R, Storia, filosofia ed etica generale della Medicina, Masson, 2004
Cantarano E, Carini L, Storia della Medicina e della Assistenza per le Professioni sanitarie, UniversItalia, Roma, 2013, pag. 159 -161.
Cosmacini G, L'arte lunga, Laterza, 2006
Fornaciari G, Giuffra V, Manuale di storia della medicina, Felici ed. 2011

1 da “Florence Nightingale”, Woodham Smith 1954
2 cfr: Votes for Women, 9 aprile 1912, pag 737
3 da “Storia femminile del mondo” Rosalind Miles, Elliot Ed. 2009, Roma
4 Calamandrei C, L'assistenza infermieristica: storia, teoria, metodi, Carocci Editore, 1983.

domenica 16 aprile 2017

Trumpizzazzione del mondo: a che gioco giochiamo?

In questi giorni la televisione e le principali testate giornalistiche nazionali hanno dedicato ampio spazio alle imprese belliche del neo presidente americano Donald Trump.
Prima l'attacco in Siria, condotto attraverso l'attacco della US Navy con missili da crociera Tomahawk contro la base aerea di Al Sharyat, attacco che è avvenuto attraverso il lancio di 60 missili da crociera. In termini di costi dichiarati, solo per i missili sono stati letteralmente bruciati circa 112 milioni di dollari.
Poi,  a distanza di qualche giorno la notizia da parte del Comando centrale americano di aver impiegato una super bomba, la GBU-43 Massive Ordnance Air Blast bomb (MOAB), contro un obiettivo costituito da un complesso reticolo di tunnel impiegato dall'ISIS in Afghanistan. La MOAB per le sue dimensioni e la potenza distruttrice è anche chiamata "Mother of All Bombs", pessimo nomignolo dato che la madre è solitamente associata alla "nascita" della vita e non alla distruzione. Il costo di una singola bomba, operativa dal 2003, fu commissionata in quattro esemplari nel 2009. Il costo dell'attacco contro il reticolo dei cunicoli, con riferimento alla sola bomba è stato di quasi 15 milioni di dollari.
Infine, le dichiarazioni bellicose nei confronti della Corea del Nord, richiamata all'ordine, dichiarazioni bellicose americane con risposta, altrettanto bellicosa del Mareciallo Choe Ryong Hae che ha risposto alle minacce americane con un secco: "Risponderemo alla guerra con la guerra totale e al nucleare col nucleare".
Ma sembra che gli USA non intendano ragioni. 
Da poliziotto mondiale si sono trasformati, con l'arrivo di Trump, in padroni del mondo?
Così sembra. Non che la cosa desti molto stupore dato che l'assegnazione del compito di regolare le questioni più spinose alle Nazioni Unite attraverso il suo organo principale, il Consiglio di Sicurezza, non ha finora portato a niente.

Che dire, chi poteva aspettarsi un simile comportamento da parte del presidente Trump, salito alla Casa Bianca dietro auspici di pace con la Russia?

In effetti tempo addietro riflettevo proprio su questo. Lo spunto della riflessione mi era stato dato da un articolo letto sul numero di gennaio di "The Economist".
L'articolo, dal titolo "Briefing The Trump administration" illustrava la composizione del team del nuovo presidente e metteva in evidenza le differenze principali tra questo e il  team del presidente Obama. 
La cosa che mi ha colpito di più di quell'articolo è la percentuale di ex-generali presenti nel team, il 9%!
Il secondo dato che mi ha colpito è relativo ai miliardari: una percentuale ancora maggiore di quella degli ex-generali, il 14%.

Mi chiesi cosa poteva significare questa combinazione di potenziali all'interno del team del presidente. 
Forse mi sbagliavo e mi sbaglio ancora, ma l'unione di uomini di guerra e finanza dove volete che porti?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 15 agosto 2016

Badoglio, di Silvio Bertoldi

Il Maresciallo d'Italia dalle molte vite.

Così recita titolo e sottotitolo.
Pietro Badoglio, nominato Maresciallo d'Italia il 25 giugno 1926!
Bisogna ricordare che il grado di Maresciallo d'Italia fu istituito nel 1924 da Mussolini per rendere onore a Cadorna e Diaz, che avevano comandato durante la 1^ Guerra  Mondiale.
Poi lo stesso Mussolini utilizzò il grado come ricompensa per alcuni Ufficiali Generali che si erano particolarmente distinti (sempre durante la Grande Guerra!), tra questi, nel '26, Pietro Badoglio.
Ma cosa fece di così sensazionale Badoglio?

Pietro Badoglio nasce a Grazzano Monferrato il 1° settembre 1871. Entra all'Accademia Reale di Torino nel 1888 e due anni dopo inizia la sua brillante carriera militare.
L'autore, Silvio Bertoldi, afferma che Badoglio faceva parte della Massoneria e che ciò gli consentì in una certa misura di avere sempre qualche carta sicura da giocare.
Di fatto, all'ingresso in guerra dell'Italia (il 23 maggio 1915 dichiara guerra all'Austria-Ungheria) Badoglio è Tenente Colonnello, assegnato allo Stato Maggiore della 2^ Armata, presso il comando della 4^ Divisione, allora alle prese con il problema della conquista del Monte Sabotino, postazione fortificata degli austriaci, a difesa di Gorizia, città che dal 1500 circa faceva parte del territorio austriaco. 
Nel mentre Badoglio avanza di grado. Nel maggio del 1916 viene promosso Colonnello e ricopre l'incarico di Capo di Stato Maggiore del IV Corpo d'Armata.
Il Sabotino era la spina nel fianco del Generale Montuori, Comandante della IV Divisione. Da un anno si cercava di dare l'assalto alla postazione senza però riuscirvi. I soldati erano scoraggiati.
Secondo la testimonianza del Generale Montuori fu proprio Badoglio che spiegò come fare:
"Usando il sistema delle parallele, come mi è stato insegnato alla Scuola di Applicazione di Artiglieria e Genio. Il Sabotino è una fortezza e bisogna attaccarlo nel modo classico di operazione contro fronte rafforzato."
Non tutti concordano sul fatto che sia stato Badoglio l'ideatore del piano, sta di fatto che fu proprio lui che ne raccolse i frutti. Sembra comunque certo che in qualità di Comandante del 74° Reggimento di Fanteria prima, che operò proprio in preparazione dell'attacco al Sabotino, e poi come esterno per controllare il prosieguo dei lavori svolti dal 139° Reggimento della Brigata Bari e dai due Reggimenti della Brigata Lupi di Toscana, svolgesse un ottimo lavoro.
Il 6 agosto 1916 il Sabotino è preso.
Il comandante della 45^ Divisione è il Generale Venturi, Badoglio è il Comandante della Brigata mista che compie l'attacco. Finito l'attacco Badoglio se ne tornò al VI Corpo d'Armata, dove era Capo di Stato Maggiore. Il Comandante della Divisione lo avrebbe voluto punire per non aver proseguito l'azione in profondità. Il Generale Capello invece lo propose per una promozione al Duca d'Aosta, Comandante della III Armata.
Badoglio, a 45 anni, è nominato Maggiore Generale.

Nel 1917 prende parte alla battaglia della Bainsizza prendendo il posto prima del Generale Garioni (II Corpo d'Armata) e poi del Generale Vanzo (XXVII Corpo d'Armata), silurati da Capello.
Fa ciò che può e alla fine si ritrova ancora una volta promosso per meriti di guerra a Tenente Generale. Badoglio è ora al comando del XXVII Corpo d'Armata.

Forse Badoglio aveva fatto carriera troppo velocemente, forse sopravvalutava le sue capacità di stratega, fatto sta che, proprio quando non dovrebbe fallire, arriva la sua caduta che si chiama Caporetto!

Dico che non avrebbe dovuto fallire perché aveva tutte le informazioni necessarie per vincere. Infatti il 20 ottobre 1917 un Ufficiale disertore si presentò sulle linee dell'Isonzo. Portava con se i piani d'attacco degli Austro-Ungarici. Si sapeva tutto, giorno, ora, dispositivo avversario e modalità d'attacco. Forse fu proprio quello il problema, si sapeva troppo e ciò spinse i Generali sul fronte a fare i loro piani e a dimenticare con troppa facilità che esiste una gerarchia.
Badoglio era tranquillo, aveva disposto le sue truppe come riteneva meglio (non come gli era stato ordinato di fare!) e aveva dato i suoi ordini, si era riservato la facoltà di dare l'ordine di tiro alle artiglierie. Forse aveva pensato di attirare il nemico in una trappola, nemico che secondo le informazioni note doveva passare proprio nel suo settore. Tra i nemici si trovavano anche i tedeschi e tra questi un giovanissimo Ufficiale, Rommel.
Fatto sta che il nemico sfondò il fronte esattamente dove tutti sapevano che sarebbe passato.
Badoglio, in vece che trovarsi sul fronte, sull'Ostri-Kras, da dove avrebbe potuto dare all'artiglieria l'ordine di sparare, si trovava arretrato sul Cosi.
Fu tagliato fuori dal suo Corpo d'Armata e non fu in grado di dare nessun ordine ne di sapere cosa stava accadendo sul fronte.
Il risultato lo conosciamo tutti. Il fronte fu sfondato e le truppe italiane si ritirarono (non proprio ordinatamente) fino ad arrivare al Piave.

Il libro di Bertoldi esamina con attenzione la battaglia di Caporetto attribuendo a Badoglio la sua parte di responsabilità e prosegue poi nel racconto della sua vita ricca di successi. Badoglio che da Caporetto uscì come un vincitore nonostante la disfatta, dovette godere di appoggi molto altolocati, il dossier contenente le accuse verso di lui sparì e così egli fu l'unico (e principale responsabile della disfatta) che si trovò promosso.
Eppure Caporetto non sarà  l'ultima disfatta di Badoglio. Prima vi fu la Grecia, poi la seconda guerra mondiale lo vede tra i principali responsabili della impreparazione dell'esercito al suo ingresso in guerra e quindi della completa impreparazione delle Forze Armate lasciate senza ordini successivamente all'armistizio dell'8 settembre 1943. Dalla caduta di Mussolini era lui il primo ministro, su incarico del Re.
Ma anche allora Badoglio ebbe modo di risollevarsi e andò a ricoprire la carica di presidente del Consiglio fino alla fine della guerra, messovi questa volta, forse, dagli Alleati che lo consideravano uomo di fiducia.
Nel 1944, all'età di 73 anni, terminava la sua fortunata carriera. 
Doveva vivere ancora a lungo, morirà infatti all'età di 85 anni, ma la sua fortuna l'aveva abbandonato e ciò che gli aveva dato in vita (fama, soldi, potere e famiglia), gli fu portato via negli ultimi anni.  
 
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 28 novembre 2013

Sopravvissuto...

Il sole era appena scomparso dietro il profilo incerto dei vecchi palazzi della città deserta.
 
Pochi attimi prima la luce rossastra illuminava ancora le strade, poi, di colpo, il buio fu quasi completo. Solo gli occhi di un gatto o di un qualche animale notturno sarebbero stati utili in quelle condizioni, ma lui non era un gatto!
La temperatura scendeva velocemente.
Era stato stupido a farsi sorprendere dal buio in un posto che non conosceva, all'aperto e senza riparo. C'erano tanti edifici che avrebbero potuto fornirgli rifugio ma la città era inquietante e lui aveva cercato di uscirne fuori, fino a che c'era luce. 
Ora non aveva più scelta, se non voleva morire assiderato avrebbe dovuto varcare uno di quegli ingressi, dove però avrebbe potuto nascondersi qualunque cosa!
Alla sua destra si apriva un grande magazzino pieno di mostri metallici, residui di quella guerra che aveva spazzato via tutto, masse informi di ferro arrugginito, con ancora qualche macchia di vernice qui e là.
Sarebbe stato facile trovare un riparo e, magari, qualcosa da mangiare ma ora era tardi e non era saggio continuare ad aggirarsi in mezzo a quei rottami.
Contava molto sul suo coltello, una specie di pugnale in acciaio che aveva ricavato da un pezzo di lamiera metallica e che portava appeso in bella vista a metà coscia.
Gli servì anche in quella occasione.
Infilò la lama tra gli sportelli color ruggine di un vecchio camion e riuscì ad aprirlo. Si rintanò al suo interno, velocemente, facendo attenzione a non fare alcun rumore.
Richiuse gli sportelli dietro di se e sbarrò l'ingresso dall'interno. Per quella notte sarebbe stato al sicuro, digiuno ma al caldo.
Riuscì a dormire alcune ore.
Venne svegliato dal loro rumore, strisciante e sordo. Erano vicini. Si muovevano dentro il magazzino seguendo le flebili tracce lasciate dal suo passaggio. Forse era l'odore, forse riuscivano a vedere impronte visibili solo ai loro occhi, sapevano che lui era li ma non potevano raggiungerlo.
Poi il rumore si allontanò e potè tirare un respiro di sollievo.
La notte passò rapidamente e il sole riprese a bruciare quella terra devastata dalla guerra. Le prime ore della mattina erano le migliori per camminare. Si alzò e mangiò alcuni tuberi raccolti il giorno prima.
Prima della guerra non aveva idea di quali piante erano commestibili e quali velenose ma nel giro di pochi anni era riuscito a sopravvivere semplicemente assaggiando e sperando! Poi col tempo aveva imparato a riconoscerle dall'odore, dal sapore, aveva reimparato tutto ciò che la tecnologia degli ultimi anni aveva cancellato dalle conoscenze della razza umana.
Tutte le informazioni raccolte nella rete erano ormai inutilizzabili, la rete era stata spazzata via dalle prime esplosioni, li chiamavano impulsi elettromagnetici e nel giro di poco tempo sulla Terra era scomparso qualunque componente elettronico e con essi tutte le conoscenze della rete.
Avrebbe forse trovato qualche libro ma presto si accorse che le biblioteche non curate andavano distrutte velocemente. Il nuovo clima non consentiva la conservazione della carta e alcuni piccoli insetti fecero il resto.
La civiltà umana era stata cancellata dalla sua stessa pazzia.
La guerra aveva cancellato la civiltà, il tempo aveva pensato al resto!
 
Era più di un anno che non vedeva più suoi simili.
L'ultima volta che aveva incontrato ciò che restava di un essere umano era restato scosso. Uno scheletro ambulante gli era apparso davanti nei pressi di un vecchio pozzo. Gli effetti delle radiazioni potevano vedersi su tutto il corpo. Un braccio era ridotto ad una escrescenza carnosa penzolante dalla spalla. Gli occhi enormi e sporgenti non avevano più niente di umano.
Come era apparso scomparve velocemente muovendosi con insolita agilità, forse spaventato.
Non era stato in grado di capire se si trattasse di un uomo o di una donna.
Da allora aveva percorso migliaia di chilometri senza veder altro che scheletri.
 
Lui non capiva come avesse potuto sopravvivere. Eppure così era.
Le radiazioni non avevano avuto alcun effetto, come se fosse immune. La dieta che seguiva avrebbe ucciso chiunque ma lui non aveva avuto nessuna conseguenza.
Stava bene, camminava, mangiava ciò che trovava e si spostava continuamente per sfuggire a quelle bestie che erano emerse dalla terra. Enormi vermi striscianti, per sua fortuna ciechi e lenti alla luce del giorno. 
Non sapeva cosa cercava ma ormai non importava, era l'ultimo della razza umana in una Terra ormai distrutta.
Una frase gli tornava alla mente, di tanto in tanto. Ricordava il prete che gli diceva: "Polvere sei e polvere ritornerai".
Ma ancora non era arrivato il suo tempo, nonostante tutto...
 
forse Dio, per lui, aveva altri programmi?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 7 febbraio 2010

La guerra... qual é la sua reale funzione per l'umanità?

La storia insegna...
occorre solo avere l'intelligenza di imparare!

La storia dell'umanità é raccontata in migliaia di libri, autori di tutto il mondo, di tutti i tempi e di tutte le culture si sono preoccupati di tramandarci i fatti accaduti e ciò che era dietro i fatti, i motivi profondi dei cambiamenti e delle guerre.
Tutti noi, chi più chi meno, ha avuto tra le mani un libro oppure ha assistito ad una lezione di storia... ha sentito parlare di guerre, conquiste, crociate, invasioni... di tutti i tipi.
La televisione ci bombarda di notizie provenienti dall'Iran, Iraq, Afghanistan, Libano, Yemen, Somalia... per parlare solo delle più note!
Guerre giuste, guerre sante, guerre di conquista o di liberazione, guerre simmetriche e asimmetriche... guerre di rivoluzione.
Nonostante la Storia la guerra continua...
Sembra proprio che la costante dell'umanità sia la guerra!
Ma allora, se così é, si può dire che la guerra svolge una sua importante funzione evolutiva?
Qual'é la funzione della guerra?
Voi che ne pensate?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 29 agosto 2008

Canto di Sarajevo

Il tram colorato sfida il viale

Che fu dei cecchini

Attraversa rumoroso la strada

Calda di primavera a Sarajevo.

Il giorno duemila significa... continua...

Giuseppe MARCHI

sabato 7 giugno 2008

KOSOVO IN GUERRA (dicembre 1999)

Spartitevi le colpe degli avi e le vostre
Pietà per il nero assassino ho chiesto
Aveva il corpo divorato dai vermi
E lo scalpo trascinato nella polvere.

Ho visto una guerra ed è stata mia
Miei i bambini senza voce
Mia la tristezza del vecchio davanti
Alle macerie che furono casa.

Mio il dolore della sposa bambina
E il suo calice di soda caustica da bere.

Deponete le armi dell’odio
Ho percorso i chilometri della vostra terra
Montagne innevate e boschi d’abete
Ho salito come fosse il mio Abruzzo
Per trovare una casa isolata
E le sue dodici tombe.

Non chiedevano vendetta per loro
Il vento le aveva già nettate
Del sangue degli uomini e del pianto
Delle donne sole.

Chissà chi di voi avrà speranza o futuro
Ho visto le immense solitudini
Lo sguardo della violenza e la voce dell’odio
Ho voluto guardare fino in fondo
La guerra e la sua rovina
Non ho trovato risposte né ragioni
Non c’erano e non ci saranno vincitori.

Giuseppe MARCHI