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domenica 16 luglio 2017

Una lezione d'arte da Giovanni Dettori: puntasecca e acquatinta




Prima di partire per la Sardegna per le ferie non avrei mai pensato di assistere ad una lezione di puntasecca e acquatinta. Eppure così è la vita e a volte ti riserva delle piacevolissime sorprese.

Eravamo stati assieme ad una cena e in quella occasione Giovanni Dettori, incisore di Porto Torres, ci ha detto che se avessimo avuto qualche ora da dedicargli ci avrebbe mostrato come si prepara una stampa.


Noi abbiamo accettato subito e così, qualche giorno dopo, un sabato mattina, ci siamo ritrovati nel suo laboratorio artistico per assistere ad una lezione tutta per noi!
Giovanni ci ha così introdotto alla tecnica di incisione chiamata “puntasecca e acquatinta”, spiegandoci come si incide una lastra metallica da utilizzare per effettuare delle stampe artistiche.

Il nome deriva dagli strumenti impiegati per la realizzazione dell'opera, punte metalliche, resina in polvere e acido.

Il laboratorio è un mondo ricco di oggetti interessanti e sconosciuti a chi non fa parte dei pochi appassionati dell'incisione.
Ogni oggetto, seppur all'apparenza vecchio o inutile ha una sua ragion d'essere.
Alcuni stracci appesi, per esempio, di tessuto tarlatana, anche se usati e riusati servono allo scopo di pulire le lastre dall'eccesso d'inchiostro. 

 

Un vecchio pentolino in ferro smalto si scopre essere un rudimentale fornello ad alcool. Pennelli, punte per incisione, inchiostri, colori, sabbie e carta di tutti i tipi, perfino calze da donna in nylon hanno tutte la loro utilità che solo l'artista è in grado di mostrare pienamente.

Un bel torchio, del quale Giovanni ci ha raccontato la storia, fa bella mostra di se al centro del piccolo laboratorio e sarà protagonista della fase finale, la stampa, dell'opera. 

Giovanni ci mostra la lastra metallica già incisa, rappresenta la “Vergine in preghiera” di Giovan Battista Salvi detto il “Sassoferrato”, quadro esposto alla National Gallery di Londra. Il lavoro è stato realizzato già da qualche anno ma a noi interessa la preparazione della stampa, anche perché realizzare un'incisione richiede molto più tempo.


La lastra deve essere preparata, riscaldandola. Giovanni maneggia la lastra calda senza particolari accorgimenti ma solo perché l'abitudine glielo consente. Una lastra metallica calda va maneggiata attentamente per tutti gli altri. 
Poi si procede alla stesura dell'inchiostro sulla lastra ancora calda, rigorosamente a mano, in questo modo l'inchiostro aderisce meglio. Ci si sporca un po, ma così ci si rende conto dell'uniformità dell'inchiostro sulla lastra. 

Ora si può procedere alla pulitura dell'inchiostro in eccesso. La prima sgrossatura avviene con l'uso di un pezzo di tarlatana. Poi si passa al lavoro di finitura. Anche in questo caso si utilizzano le mani nude. Poggiata la lastra su un lato e tenendola ben salda con una mano, si procede a “spazzolarla” energicamente col palmo della mano. Fino a che non compare in tutto il suo splendore l'immagine in precedenza nascosta dall'inchiostro.
 
Prima di iniziare la preparazione della lastra Giovanni ci ha mostrato la carta che utilizza, facendoci notare le differenze di peso, colore, filigrana e rigidità. Scelta la carta su cui effettuare la stampa, una bellissima carta “Amalfi” nel nostro caso, l'ha immersa in una bacinella d'acqua e quindi l'ha messa ad asciugare. La carta così ammorbidita è più facilmente “impressionabile”.
 
Ora occorre rifinire la lastra. Un tocco con il bianco di Spagna lungo i bordi e la lastra è pronta.
Il torchio da stampa, proveniente da Torino, è pronto all'uso. Giovanni vi dispone la lastra metallica incisa e quindi vi posiziona sopra con attenzione la carta Amalfi ancora umida. 

Poi ricopre il tutto e si mette al “timone”.


E' questione di un attimo!
Pochi giri di ruota e il gioco è fatto.

Giovanni solleva lentamente un lembo della stampa per rivelare la sua opera d'arte.  

Un'arte, forse, un po dimenticata ma che non manca di stupire chi, come noi, ha la fortuna di assistere alla nascita di una stampa.
Ancora una volta la “Vergine in preghiera” prende forma dalla lastra incisa… poi verrà riposta, fino a quando non servirà nuovamente al suo realizzatore.

 
In un'ora di “lezione” abbiamo imparato molto, soprattutto ad apprezzare il lavoro dell'incisore Giovanni Dettori, artista, sardo, nostro amico... 





Alessandro Rugolo & Giusy Schirru