"...
si narra che i Giganti aspirarono ad impadronirsi del regno celeste e
che ammucchiarono i monti innalzandoli fino alle stelle...".
I
Giganti. Esseri mitologici o realtà?
Questo
era il titolo della conferenza che avrei dovuto tenere il prossimo
sabato all'Accademia delle Scienze.
Ovidio
diceva che la stirpe umana nacque dalla terra bagnata dal sangue dei
giganti, schiacciati sotto le montagne che loro stessi avevano
sollevato. Per questo motivo la stirpe umana era così cattiva,
crudele e assetata di sangue che: “divenne sprezzante degli dei e
avidissima di strage spietata e violenta".
Così
Giove, proseguiva Ovidio, "quando vide tali scelleratezze
dall'alto dei cieli se ne dolse e, ripensando ai ributtanti banchetti
della reggia di Licaone, imbanditi di recente e per questo non ancora
divulgati concepisce nell'animo un'ira tremenda e degna di lui e
convoca un concilio..."
Stupidaggini
per creduloni, tutte queste storie, però ottime per introdurre
l'argomento della conferenza ovvero l'esposizione degli ultimi
ritrovamenti avvenuti durante gli scavi di una antica città
ritrovata ai piedi del monte Olimpo. Città ancora senza nome, almeno
per ora.
"Pensate
forse, o dei superni, che essi non corrano pericoli?
Dal
momento che Licaone, noto per la sua ferocia, ha teso insidie a me,
che pure sono armato del fulmine e tengo voi sotto il mio potere?"
Così
Giove apostrofava gli dei prima della punizione.
Per
gli uomini fu l'inizio della fine, fu il Diluvio. E questa città
sembrava proprio distrutta dal Diluvio, quello di Noè del Vecchio
Testamento, che il Censorino chiama Diluvio di Ogigia, avvenuto
probabilmente intorno al 2376 a.C.
Mi
tornavano in mente brani del discorso che avevo scritto per
l'apertura della conferenza.
Poi,
in diretta dal luogo degli scavi, si sarebbe proceduto all'apertura
di uno splendido sarcofago in marmo e oro, ultimo ritrovato. Il
sarcofago risaliva almeno al 2000 a.C. e dalle incisioni rinvenute
sembrava proprio contenere i resti di Licaone, l'empio sovrano
d'Arcadia.
La
procedura di apertura avrebbe richiesto circa due ore durante le
quali io avrei intrattenuto il pubblico con la storia di Licaone.
E'
arrivato il momento di capire di cosa è accusato Licaone per aver
provocato l'ira degli Dei: in un immaginario tribunale chiamiamo così
a testimoniare Giove:
"L'ignominia
del tempo era giunta alle nostre orecchie, augurandomi che essa non
fosse vera, scendo dal sommo Olimpo e, pur dio, esploro le terre
sotto sembianza umana. Sarebbe lungo descrivere quanta malvagità
abbia trovato in ogni luogo: la cattiva fama era inferiore al vero".
Giove
attraversò la terra di Arcadia.
Mandò
un segno per annunciare il suo arrivo e il popolo cominciò a pregare
ma non Licaone che al contrario deride chi prega!
Empio
com'era, non contento di deridere gli uomini, decide di mettere alla
prova il re degli dei.
"Proverò
di sapere, con un esperimento palese, se sia un dio o un uomo".
Questo
pensa Licaone, e si prepara ad uccidere il Padre degli dei nel sonno.
Ma la sua crudeltà non ha limiti e così decide di servire al suo
ospite cibo umano quindi, sgozzato con la spada un ostaggio mandato
dai Molossi, getta nell'acqua bollente parte delle membra e parte le
abbrustolisce al fuoco.
Giove,
quando gli venne servito il banchetto, riconobbe Licaone colpevole e
fece crollare la sua casa. Licaone scappò e raggiunta la campagna
"comincia
ad ululare e invano tenta di parlare; la bocca raccoglie da lui
stesso la rabbia e sfoga la brama della strage, per lui abituale,
sugli armenti, e ancora oggi gode del sangue. La veste si muta in un
vello, le braccia in zampe; diventa lupo e mantiene le tracce
dell'antico aspetto; identico il colore grigiastro, identica la
ferocia del volto; guizzano minacciosi gli stessi occhi, immutata
l'aria di crudeltà".
Questa
è la punizione di Giove per Licaone, ma è solo l'inizio. Giove e il
consiglio degli dei si apprestano infatti a distruggere la stirpe
umana con i fulmini ma poi cambia idea e opta per "distruggere
la stirpe dei mortali con un'inondazione e mandare un diluvio da ogni
parte del cielo".
Il
Diluvio distrusse la stirpe umana e il ricordo viene conservato sotto
forma di racconto morale nella cultura greca antica.
Naturalmente
a questo punto avrei dovuto passare la linea al responsabile degli
scavi per procedere all'apertura del sarcofago, sperando che oltre
alle ossa, probabilmente ridotte in polvere, ci fosse qualche tesoro
la qual cosa avrebbe sicuramente fruttato maggior notorietà e chissà
quante conferenze in giro per il mondo!
Ancora
due giorni al grande momento. Ma per ora solo seccature burocratiche
da adempiere per l'apertura del sarcofago e stupide email cui
rispondere. Meglio rientrare a casa visto come s'era messo il cielo.
Non vorrei che venisse giù un altro diluvio mentre sono per strada,
pensai.
-
Certo che la gente non ragiona proprio. Siamo nel 2014 dopo Cristo è
c'è ancora chi crede nelle favole!
Senza
volerlo, mentre leggevo l'ultima email, avevo parlato a voce alta. Ma
che dire di fronte a simili assurdità?
-
Un rispettabile professore Universitario!
Ecco
cosa mi mandava ancora di più in bestia. Un Professore
Universitario, membro dell'Accademia delle Scienze, mi invitava a
fare attenzione all'apertura del sarcofago perché vi era una antico
sortilegio collegato che sicuramente era ancora efficace nonostante
il tempo passato, e mi invitava a mettere in campo un contro
incantesimo trovato in non si sa bene quale libro, per evitare al
mondo una nuova e più terribile punizione.
Avrei
potuto capire se una cosa del genere fosse arrivata da un sacerdote
di una setta esoterica, ma da un Professore Universitario era una
cosa inconcepibile!
Non
meritava neppure risposta.
Con
un gesto nervoso etichettai l'email come spam e inserii il mittente
tra gli indesiderati. Almeno non avrei più dovuto leggere le sue
stupidaggini.
Andai
a dormire tardi, come ormai era abitudine negli ultimi mesi. Afferrai
un libro dalla libreria con l'intenzione di leggere qualche pagina
per conciliare il sonno, senza fare troppa attenzione al titolo e mi
infilai tra le coperte.
Aprii
il libro in una pagina a caso, senza neanche guardare la copertina e
cominciai a leggere:
“Si
narra che gli antichi Arcadi venerassero Pan, dio delle greggi; egli
era sopratutto presente sui monti d'Arcadia”
-
Ecco, lo sapevo, tra tanti libri che possiedo, proprio Ovidio dovevo
prendere stasera!
“Ne
sarà testimone il Foloe, lo attestano le onde dello Stinfalo e il
Ladone che con le sue veloci acque corre al mare e le alture del
bosco di Nonacris cinte di pini, e l'albero Cillene e le cime nevose
della Parrasia. Là Pan era nume tutelare di armenti e cavalle e
riceveva offerte votive per non distruggere le greggi. Un solo giorno
al mese avrebbe mangiato a sazietà nutrendosi del loro sangue...”
Ma
no, Ovidio non diceva questo! E poi Pan era un protettore, non un
demone sanguinario. Vediamo chi ha scritto simili stupidaggini...
Solo
in quell'istante, rigirando il libro tra le mani, mi resi conto che
si trattava di un libro antico che non avevo mai notato prima. Non
era la prima volta che mi capitava. Spesso compravo pacchi di libri
ai mercatini, li lasciavo sul tavolo del salotto ancora incartati e
impolverati. Poi la mia domestica li puliva e li riponeva in ordine
sulla libreria. Così doveva essere accaduto anche per questo volume.
Dalla
prima pagina si capiva che era stato stampato a Torino nel 1647, il
titolo recitava “Ovidio ritrovato, opera completa, tradotta dal
Signor Marchese de Mourillac, esperto di lingue antiche”. Mai
sentito prima...
Aprii
nuovamente il libro qualche pagina più avanti e continuai a leggere
incuriosito.
“Chi
aveva allora supposto l'esistenza delle Iadi o delle Pleiadi, le
figlie di Atlante dalle forti spalle?
O
dei due poli, sotto la volta celeste? E che vi fossero le due Orse:
la prima, Cinosura è usata dai fenici per orientarsi; la seconda,
Elice, dai greci. Chi l'avrebbe mai immaginato?
E
che i cavalli di Febe in un solo mese percorressero le stesse
costellazioni che il fratello, Febo, impiegava un anno intero?
Liberi
e inosservati correvano gli astri durante l'anno, ritenuti quasi da
tutti potenti divinità. Non tutti gli antichi conoscevano i percorsi
delle stelle nel cielo, non tutti adoravano come dei ciò che non era
altro che Terra, Luna o Sole. Per i Maghi Caldei queste cose erano
chiare, il percorso delle stelle parlava loro, mostrando pericoli
imminenti e lontani. Spiegando le leggi della Natura. Ponendo l'Astro
al centro del mondo e dispiegando le ali di Morte...”
Chiunque
fosse questo Marchese de Mourillac, doveva avere una fervida
fantasia, oppure doveva aver trovato una versione dei Fasti di Ovidio
sconosciuta al mondo intiero. La teoria eliocentrica non era certo
nuova. Ai tempi di Ovidio diversi autori ne avevano già parlato in
precedenza ma non avevo mai letto che i Caldei la conoscessero.
“gli
dei superni, sterilizzavano la Terra dalla peste dell'Uomo, per mezzo
del fuoco o dell'acqua. Oppure, in casi speciali, per il tramite
dello spirito Pan, capace di incarnarsi nel corpo di un uomo
terribile. L'ultimo della sua specie fu Licaone, re possente
d'Arcadia. Non resuscitate la sua anima, non disturbate il suo
riposo...”
Questa
è proprio forte! Meglio lasciar perdere questo libro. Domani sarà
una giornata lunga e devo essere ben sveglio.
La
notte passò con tranquillità nonostante il temporale non accennasse
a placarsi. Era già da due giorni che la pioggia veniva giù senza
interruzione e in tv non facevano altro che parlare di incidenti,
frane e fiumi che avevano raggiunto gli argini. Mi alzai per
accostare le tende, i lampi continuavano a illuminare a giorno la
città, inconsapevoli del fatto che il servizio meteo avesse previsto
miglioramenti su tutta la regione per l'indomani.
Mi
alzai, feci una doccia calda e andai a lavorare presto.
A
pranzo avevo un appuntamento di lavoro con il responsabile delle
riprese video dell'Accademia delle Scienze. Volevo essere sicuro che
tutto fosse pronto per la sera. Alle 18.00 si cominciava e non potevo
permettermi errori. Dopo il panino e il caffè infilai la mano nella
borsa per cercare l'agenda in cui avevo preso alcuni appunti nei
giorni precedenti. Con mio stupore estrassi il libro di Ovidio che
avevo letto la sera prima. Sicuramente l'avrò infilato in borsa
questa mattina senza accorgermene, pensai.
Dopo
pranzo avevo una riunione con il responsabile dell'accoglienza degli
ospiti e poi feci una visita veloce nella sala. Tutto sembrava in
ordine, non restava che aspettare le 18.00.
Il
temporale sembrava non dar tregua.
Il
cielo era nero e solo i lampi, di tanto in tanto, illuminavano le
nuvole. Un brutto temporale, pensai. Sarebbe passato prima o poi.
Potevo
riposare una mezz'ora. Ne sentivo proprio la necessità.
Mi
sedetti nella poltrona del mio ufficio e presi il libro che avevo
nella borsa, volevo dare un altro sguardo all'introduzione. Chissà
che non ci fosse qualche notizia interessante sull'autore.
-
Come si chiamava? de Mourillac, se non ricordo male!
Nell'introduzione
non si diceva altro sull'autore. I soliti ringraziamenti al re di
Spagna e alla sua gentile consorte, tipico dei libri di quel periodo,
una pagina in cui vi era l'autorizzazione ecclesiastica alla
pubblicazione e niente di più. Doveva trattarsi di una edizione
economica, o magari pirata, a bassa tiratura.
La
copertina era anonima, in cartone rivestito di tessuto verde. Molto
consumato. Rilegato a mano senza troppa attenzione. Le pagine erano
di carta molto grossa e alcune erano incollate dall'umidità e dal
tempo.
Dal
mio terminale potevo accedere ai testi delle principali biblioteche
del mondo, una ricerca su questo de Mourillac mi avrebbe forse dato
qualche informazione in più sulla strana edizione di Ovidio che mi
trovavo tra le mani.
O
almeno così pensavo. Il motore di ricerca non restituì nessuna
informazione. Il Marchese de Mourillac semplicemente non esisteva,
almeno non come autore di testi del 1600.
Aprii
nuovamente a caso e lessi:
“Per
molti anni durò tale stato del cielo, finché il dio più antico fu
deposto dal suo regno. La Terra allora partorì con dolore i Giganti
dalle forti membra, terribili mostri, che avrebbero osato assalire il
regno di Giove, in cielo.
Lì
fece col il ferro ed il fuoco, enormi alla vista. Serpenti di fuoco
uscivano dai mostri, mentre questi si sollevavano minacciosi verso il
cielo, regno di Giove. Movete guerra agli dei, urlava Licaone. Essi
si preparavano a percorrere le immense distanze tra la Terra e il
regno di Giove ma il padre degli dei, che tutto sapeva, li
precedette, scaraventando sulla Terra ordigni di fuoco, portando
morte e distruzione e seppellendo quella razza che aveva osato
sfidarlo, sotto montagne di roccia.
Licaone
fu condannato alla dannazione eterna, il suo nome sarebbe stato
associato a quello del lupo nemico delle greggi, oppure dell'uomo che
mangia i suoi simili, temuto da tutti e mai dimenticato, sarebbe
stato il responsabile del diluvio che aveva distrutto il mondo.
Licaone non doveva essere mai più dissepolto perché con lui sarebbe
riemerso il male e il mondo sarebbe stato distrutto...”
Si.
Come nella peggiore sceneggiatura di un film di seconda categoria.
Gli archeologi aprono il sarcofago e ne spunta fuori, vivo e vegeto
un mostro sanguinario!
Per
fortuna che non ero mai stato impressionabile.
Però
questo libro meritava più attenzione.
Vi
erano veramente tante differenze con la versione nota a tutti. Non
fosse altro che per decretarne la falsità sarebbe stato interessante
approfondirne le origini.
Me
ne sarei occupato più avanti. Ora avevo cose più importanti a cui
pensare.
La
conferenza cominciò alle diciotto in punto. I primi ospiti
cominciarono ad arrivare verso le diciassette, qualcuno si avvicinò
per salutarmi, tra questi un mio vecchio professore dei tempi
dell'Università che non vedevo da almeno vent'anni.
Alle
diciotto e trenta ebbe luogo il primo collegamento video. Il luogo
degli scavi era coperto dalla pioggia incessante. Fortunatamente il
sarcofago era stato portato in un grosso hangar allestito per
l'occasione. Poteva piovere quanto voleva ma lo spettacolo sarebbe
andato avanti comunque.
Alle
diciannove e trenta mi avviavo alla conclusione. Ancora qualche
minuto e sarebbe arrivato il segnale che tutto era pronto per aprire
il sarcofago in diretta. Mi apprestavo a fare le mie considerazioni
finali sul significato della morte di Licaone e su cosa ci si poteva
aspettare di trovare all'interno del sarcofago dopo circa quattromila
anni. Se le condizioni di umidità fossero state ottimali il teschio
si sarebbe potuto conservare intatto, probabilmente anche parte del
tessuto che ricopriva il corpo. Era sperabile che con il re fossero
state seppellite anche le sue armi e qualche gioiello, ma niente più.
Erano
le otto e in teoria il segnale della diretta doveva essere già
arrivato ma così non era. Sarei potuto andare avanti ancora per
qualche minuto ma non di più, a meno di inventare o dare la parola
agli ospiti per eventuali domande.
Poi,
di colpo, eccolo finalmente.
-
Signori, ora assisteremo all'apertura in diretta del sarcofago che ha
custodito Licaone, l'empio sovrano d'Arcadia, negli ultimi
quattromila anni.
La
voce stentorea con cui diedi l'annuncio quasi mi fece trasalire.
Mentre pronunciavo queste parole un lampo più potente degli altri
aveva illuminato a giorno le finestre dell'auditorium. Un sordo
brontolio lo seguì, a distanza di qualche secondo.
Il
sarcofago si aprì. Il massiccio coperchio venne poggiato a terra e
l'operatore tv si accinse finalmente a riprendere le immagine di un
re vissuto quattromila anni prima.
Le
ossa erano integre, la forma perfettamente distinguibile sotto un
velo sottile di polvere dorata, era quella di un enorme lupo...
Da
quel giorno passarono mesi senza che la pioggia cessasse per un solo
attimo.
Ancora
un fulmine nel cielo, forse a testimoniare la collera di Giove per
aver riesumato il suo antico nemico, cadde sulla terra.
Ma
nessuno più avrebbe potuto testimoniarlo...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO