Mi avvicinai alla riva incuriosito dal mulinello di uccelli marini.
Si muovevano sinuosamente, creando disegni bianchi su sfondo azzurro. Il mare in lontananza si perdeva nel cielo senza soluzione di continuità.
Il rumore delle onde sulla spiaggia e della risacca copriva le voci dei pochi villeggianti; una famiglia con tre bambini consumava il suo pranzo al sacco in un riparo naturale, sotto una roccia che per metà si gettava a strapiombo nelle acque azzurrine, dando sicuro riparo a saraghi e ricci di mare.
Il vento soffiava forte sollevando onde spumeggianti che si infrangevano rumorosamente sugli scogli.
Alla mia destra una lunga striscia di sabbia rossastra, risultato dell'erosione millenaria del granito, offriva una vista splendida e dava risalto alle acque verde smeraldo della spiaggia gallurese.
Amavo questa atmosfera, amavo quella solitudine quasi totale. Così distante dal caos interminabile di Roma. Erano anni ormai che almeno una volta al mese prendevo l'aereo da Ciampino e mi precipitavo nel mio angolo di paradiso, anche solo per un giorno. Mi rilassava, mi faceva dimenticare tutta la fatica del lavoro, cancellava gli effetti devastanti del traffico, portava via lo stress come una mareggiata cncella le orme dalla sabbia...
Gli uccelli marini continuavano nella loro danza festante. Il loro andirivieni, accompagnato dallo stridulo rumoreggiare era un calmante naturale. Mi sedevo sulla spiaggia, mi toglievo le scarpe e restavo li, seduto, a fissare le onde, come un bambino estasiato. Alle mie spalle delle piccole dune di sabbia e alghe offrivano riparo nelle giornate più ventose e nascondevano alla vista le coppiette di innamorati. Poco più in la, sulle collinette ricche di macchia mediterranea si intravvedevano le case bianche coi tetti di tegole rosse tipiche della zona.
Non avevo mai parlato con nessuno del mio segreto, non volevo condividerlo con nessuno.
Semplicemente ed egoisticamente volevo tenerlo tutto per me, il mio angolo di paradiso!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO