Erano giorni felici quelli...
i giorni della gioventù spensierata...
Ricordo, come fosse ieri, la casa di mia nonna Cenza... Vincenzina Schirru al Secolo... Dona Cenza per alcuni... tzia Cenza per tutti...
Mia nonna era una donna forte, temprata dalla vita... abitava a Gesico, piccolo paese in provincia di Cagliari, tra Mandas e Suelli.
D'estate io dormivo al primo piano, assieme ai miei fratellini e a lei... nonna Cenza.
La mattina ci svegliava il canto del gallo, verso le cinque, ma nonna era già in piedi da qualche ora... la trovavo in cucina, intenta ad incappare "pistoccheddus" o ad infornare dolci...
Quando mi sentiva arrivare lasciava tutto e mi preparava la colazione... non potrò mai dimenticare il sapore del latte di pecora, ricco di burro, che scaldava sul fornello... e lei li... girava di continuo per evitare che la panna che si formava si attaccasse al bollilatte in ferro smalto...
Ricordo il sapore delle ciambelle e del latte... come quello del pane "arridau", abbrustolito, sulla brace e il lardo fumante della sera prima...
Ricordo che giocavamo di fronte al camino "dessa coxina beccia", la cucina vecchia, a costruire piramidi con i tappi di bottiglia. Nel mentre, la carne arrostiva...
Erano altri tempi, quelli, tempi in cui bastava poco per divertirsi... niente TV, niente play station, niente videogames...
Io e i mie fratelli eravamo sempre sporchi... giocavamo in cortile, un grande cortile in selciato, tutto sconnesso dal peso del trattore... un po di fango ed ecco una diga... una casetta di paglia... un dinosauro sapientemente sagomato ed essiccato al sole... bastavano poche ghiande e qualche rametto per fare un gregge di pecore e la mollica del pane reimpastata permetteva di creare degli splendidi squali che poi coloravamo coi pennarelli... rigorosamente "Carioca".
E nonna era sempre li a controllarci discretamente... pronta, se necessario, ad intervenire...
In cortile c'erano due grosse piante, una di limoni ed una di arance. La pianta di limoni arrivava fino al tetto della casa padronale e per me fungeva da scala... mi arrampicavo sui rami intricati e spinosi ed entravo dalla la finestra della camera da letto, non senza qualche ferita, chiaramente... spesso le spine del limone mi bucavano la pelle ma non potevo certo andare a raccontare il mio piccolo segreto ai miei genitori...
Ci sono delle cose che ti porti appresso per tutta la vita... dei suoni, dei profumi, dei sapori o delle immagini... Immagini comiche, come quella volta che vidi mia nonna correre su e giù per il cortile, tirando colpi di bacinella a destra e a manca cercando di colpire una "medrona", un grosso ratto, che le aveva mangiato i pulcini appena nati... per la cronaca, l'ha presa alla fine!
Oppure quella volta che, mentre dava da mangiare ai maiali, il più grosso, una bestia di almeno cento chili, le si rivoltò contro e cercò di morderla... lei, senza perdersi d'animo gli assestò un pugno sul muso... e qualche giorno dopo ne fece salsicce...
E così il tempo passava...
i giorni della gioventù spensierata...
Ricordo, come fosse ieri, la casa di mia nonna Cenza... Vincenzina Schirru al Secolo... Dona Cenza per alcuni... tzia Cenza per tutti...
Mia nonna era una donna forte, temprata dalla vita... abitava a Gesico, piccolo paese in provincia di Cagliari, tra Mandas e Suelli.
D'estate io dormivo al primo piano, assieme ai miei fratellini e a lei... nonna Cenza.
La mattina ci svegliava il canto del gallo, verso le cinque, ma nonna era già in piedi da qualche ora... la trovavo in cucina, intenta ad incappare "pistoccheddus" o ad infornare dolci...
Quando mi sentiva arrivare lasciava tutto e mi preparava la colazione... non potrò mai dimenticare il sapore del latte di pecora, ricco di burro, che scaldava sul fornello... e lei li... girava di continuo per evitare che la panna che si formava si attaccasse al bollilatte in ferro smalto...
Ricordo il sapore delle ciambelle e del latte... come quello del pane "arridau", abbrustolito, sulla brace e il lardo fumante della sera prima...
Ricordo che giocavamo di fronte al camino "dessa coxina beccia", la cucina vecchia, a costruire piramidi con i tappi di bottiglia. Nel mentre, la carne arrostiva...
Erano altri tempi, quelli, tempi in cui bastava poco per divertirsi... niente TV, niente play station, niente videogames...
Io e i mie fratelli eravamo sempre sporchi... giocavamo in cortile, un grande cortile in selciato, tutto sconnesso dal peso del trattore... un po di fango ed ecco una diga... una casetta di paglia... un dinosauro sapientemente sagomato ed essiccato al sole... bastavano poche ghiande e qualche rametto per fare un gregge di pecore e la mollica del pane reimpastata permetteva di creare degli splendidi squali che poi coloravamo coi pennarelli... rigorosamente "Carioca".
E nonna era sempre li a controllarci discretamente... pronta, se necessario, ad intervenire...
In cortile c'erano due grosse piante, una di limoni ed una di arance. La pianta di limoni arrivava fino al tetto della casa padronale e per me fungeva da scala... mi arrampicavo sui rami intricati e spinosi ed entravo dalla la finestra della camera da letto, non senza qualche ferita, chiaramente... spesso le spine del limone mi bucavano la pelle ma non potevo certo andare a raccontare il mio piccolo segreto ai miei genitori...
Ci sono delle cose che ti porti appresso per tutta la vita... dei suoni, dei profumi, dei sapori o delle immagini... Immagini comiche, come quella volta che vidi mia nonna correre su e giù per il cortile, tirando colpi di bacinella a destra e a manca cercando di colpire una "medrona", un grosso ratto, che le aveva mangiato i pulcini appena nati... per la cronaca, l'ha presa alla fine!
Oppure quella volta che, mentre dava da mangiare ai maiali, il più grosso, una bestia di almeno cento chili, le si rivoltò contro e cercò di morderla... lei, senza perdersi d'animo gli assestò un pugno sul muso... e qualche giorno dopo ne fece salsicce...
E così il tempo passava...
Alessandro Giovanni Paolo Rugolo
Nessun commento:
Posta un commento