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martedì 17 maggio 2022

Serious games e War games

Uno dei moderni settori di studio legato all’apprendimento é quello conosciuto come « Serious games ».

Iniziamo subito col dire di che si tratta. I cosiddetti « Serious games », e tra questi i giochi di guerra, sono degli strumenti utilizzati in vari ambienti per sviluppare e agevolare la riflessione e l’addestramento alla gestione delle crisi su argomenti di carattere strategico, militare ed economico ma anche più semplicemente per migliorare il livello di conoscenza e di collaborazione tra membri della stessa squadra o con i nuovi arrivati.   

In linea di massima l’impiego dei Serious games permette di:

migliorare la riflessione su dei soggetti concreti. Al contrario della realtà in cui ci si trova costretti, il gioco aiuta a ragionare liberamente e a fare esperienze senza paura di sbagliare e soprattutto esercitando liberamente la propria inventiva ;

mettersi nei panni dell’ipotetico avversario. Nella realtà raramente si ha il tempo di pensare come si comporterebbe, in una data situazione, un ipotetico nemico. Nel gioco é invece possibile farlo e scoprire cosi’ modi di pensare e comportamenti a noi non familiari ;

- sviluppare capacità di ascolto e di leadership. In linea di massima nel lavoro non si é mai soli. Occorre lavorare in squadra verso obiettivi comuni e il gioco aiuta lo sviluppo delle capacità interpersonali.

In ambiente militare i serious games sono chiamati wargames e da diversi anni le scuole militari di diversi paesi ne fanno uso e invitano i propri studenti a far uso di questi strumenti.

In Francia, per esempio, esistono diverse organizzazioni che usano i serius games e i wargames come strumento d’apprendimento e di approfondimento complementare alle lezioni.

L’invito a tutti é di approfondire l’argomento e di trovare una associazione con la quale praticare questa forma di gioco, anche magari in prospettiva dei prossimi giochi che si terranno a Parigi nel mese di ottobre e che vedranno impegnate squadre francesi e italiane , col supporto della NATO, nello sviluppo di wargames sempre più realistici.

Alessandro Rugolo

Per approfondire :

- https://sgnfr.wordpress.com/serious-games-forum-2018/

- https://portail-ie.fr/analysis/1909/jdr-ready-for-a-serious-game

- https://www.lexpress.fr/actualites/1/societe/war-games-des-jeux-pour-apprendre-vraiment-la-guerre_2116571.html

sabato 14 maggio 2022

DDoS e virus


Può sembrare strano ma nel nostro mondo iper-connesso, in cui si va avanti a forza di acronimi e termini inglesi, non sempre ci si sofferma abbastanza sul significato delle parole e ciò può portare ad errori.

Prendiamo per esempio, ma non a caso, l'acronimo DDoS e proviamo a domandarci che cosa significa. Il significato per esteso è Distributed Denial-of-Service, che tradotto in italiano suona un po' come "negazione del servizio distribuita", traduzione veramente orribile che non utilizzerò più nel corso di questo articolo. 

Si tratta in effetti di un tipo di attacco cyber che non è altro se non l'evoluzione del più vecchio DoS (attenzione, non si parla del sistema operativo degli anni ottanta) dove DoS sta per Denial-of Service. Il DDoS è un tipo di attacco che consiste nel tentativo di interrompere il normale traffico dati (sto semplificando!) che avviene tra un server che eroga un servizio e gli utenti di quel servizio.

Prima di andare avanti facciamo un esempio per chiarire la cosa una volta per tutte. 

Consideriamo per esempio una società che si occupa di servizi sanitari che offre un servizio di consegna cibo per i malati che si iscrivono al suo sito. Se una società concorrente poco onesta decidesse di rovinare gli affari del concorrente potrebbe organizzare delle azioni (attacchi) per contrastare l'esecuzione del servizio. 

Potrebbe farlo fisicamente, impedendo ai veicoli di effettuare le consegne in tempo, oppure bloccandoli nel traffico, oppure rubandogli il carburante o ancora minacciando gli autisti o i cuochi o chiunque si trovi sulla catena di produzione. Se però il cattivo ha a disposizione un bravo hacker allora potrebbe fare la cosa anche impedendo ai clienti di raggiungere il sito della società di servizi. 

Ora, come ho detto all'inizio il DDoS è l'evoluzione del DoS. Infatti un po' di anni fa il nostro hacker cattivo avrebbe cercato di attaccare il sito della nostra società in maniera diretta, cercando di creare molto traffico sperando (e a volte ottenendo) che il sito del servizio non riuscisse più a rispondere alle richieste di altri utenti. 

Oggigiorno per far cadere un sito che rende dei servizi occorrono molti più utenti concorrenti (cioè molti utenti che tentano di connettersi in contemporanea) e per creare grosse quantità di traffico si usano molti dispositivi connessi a internet (distribuiti) che però sono controllati da un unico punto. Queste "reti" malevole sono chiamate botnet e sono alla base dei moderni attacchi di DDoS.

Questo è quanto occorre sapere sul DDoS.

Vi chiederete, ma allora perché nel titolo dell'articolo hai scritto "DDoS e virus" ? Qual è la relazione tra DDoS e Virus informatico ?

Beh, per essere chiaro, sono due cose diverse. 

Per fare un paragone con il mondo militare il DDoS è una tecnica di attacco, al pari dell'assalto frontale, di un'imboscata o di un bombardamento aereo. Il Virus è invece un'arma, al pari di una baionetta, di un fucile mitragliatore o di una bomba termonucleare!

Per concludere, il fatto che DDoS e Virus siano due cose diverse non significa che non possano essere utilizzati per raggiungere uno obiettivo comune. Per tornare al paragone militare, un assalto frontale può essere condotto impiegando armi di diverso tipo. Un DDoS può essere eseguito utilizzando una botnet creata infettando i dispositivi con Trojan Horse, Virus e/o altri malware. 

Se volete vedere un esempio di un DDoS, potete dare uno sguardo a come funziona l'attacco Mirai di qualche tempo fa.

Alessandro Rugolo  


Per approfondire:

What is a distributed denial-of-service (DDoS) attack? | Cloudflare    

DDoS Attack: What Friday’s Massive Internet Outage Was All About (futurism.com)

Mirai DDoS Attack Explained (imperva.com)

giovedì 5 maggio 2022

Locked shields 2022: Finlandia al primo posto

Quest’anno va alla Finlandia il primo posto in una delle più grandi e complesse esercitazioni live di cyber defense al mondo, sicuramente la più importante della NATO, che si è tenuta a Tallin dal 19 al 22 aprile.

Per l’esercitazione, come sempre accade, é stato creato uno scenario fittizio, basato su uno stato insulare chiamato Berylia.

Lo scenario prevede che Berylia é soggetto ad attacchi alle reti e sistemi militari e civili. Sono colpite le sue principali infrastrutture critiche (acqua, elettricità, banche...) e i Blue Team alleati sono chiamati ad aiutare.

Con circa 5500 sistemi virtuali (che simulano reti e sistemi di Berylia) e più di 8000 attacchi cyber in poco più di tre giorni, la cosa non è semplice.

L’esercitazione non ha carattere solo tecnico. E' stato preso in considerazione anche il livello strategico politico, legale e finanziario spingendo i partecipanti a prendere delle decisioni in tempi ristretti e in ambiente altamente complesso.

E' in questo contesto che la squadra della Finlandia ha dimostrato la sua superiorità.

Subito dopo la Finlandia, si é classificato il team congiunto Lituania-Polonia, mentre il terzo posto é andato al team Estonia-Georgia.

L’esercitazione - organizzata dal Cooperative Cyber Defence Centre Of Excellence (CCDCOE) in collaborazione con NATO, Siemens, TalTech, Clarified Security, Arctic Security, CR14 - ha visto la partecipazione di 24 teams (per circa duemila esperti di 32 differenti nazioni) nella veste di difensori (Blue Teams). Tra i partecipanti anche degli esperti provenienti dall’Ucraina.

Dopo i dati, necessari per capire la dimensione dell'esercitazione, alcune considerazioni sono necessarie.

La prima cosa che si nota é l’assenza, nei primi posti della classifica, di paesi come gli Stati Uniti, UK, Francia, a favore di paesi più piccoli del nord europa, legati in teams congiunti.

Quanto ciò possa essere indice di una diversa politica nella scelta dei partecipanti da parte dei diversi Stati o in qualche modo del livello delle nazioni partecipanti é naturalmente tutto da dimostrare. Ricordiamo infatti che si tratta pur sempre di una esercitazione che per quanto realistica sia non può evidenziare (se non parzialmente) la reale preparazione di uno Stato ad affrontare una crisi cyber.

In secondo luogo é interessante notare la scarsa pubblicità che si fa attorno ai risultati della esercitazione e ai suoi aspetti più tecnici. Ciò denota, a mio parere, una certa tendenza a diffondere questo genere di conoscenze solo all’interno di un circolo ristretto di persone.

La cosa può essere interpretata in modi diversi.

Si può pensare, in prima analisi, che l’organizzazione (NATO CCDCOE) ritenga sensibili i dati e le informazioni raccolte con l’esercitazione e che le stesse vengano condivise solo coi paesi partecipanti. Tale linea di pensiero sembra confermata dal fatto che le informazioni tecniche delle esercitazioni degli anni scorsi sono comunque poco note.

Appare però quanto meno discutibile il non diffondere i risultati e le analisi condotte in sede di esercitazione.

A mio parere un’ampia diffusione dei problemi riscontrati e dei metodi utilizzati per affrontarli é alla base di ogni esercitazione di carattere militare e serve esattamente a far evolvere l’organizzazione nel suo complesso.

Infine c’é da chiedersi quanto sia realistica l’esercitazione.

Trattandosi di una esercitazione internazionale difensiva, é chiaro che i team in gioco devono operare sulle reti, sistemi e piattaforme di un ipotetico paese dell’Alleanza, Berylia nel caso specifico.

Per far ciò è necessario che tutti i team possiedano le informazioni sui sistemi da proteggere, cosa che in un caso reale, è difficilmente realizzabile.

Nessun paese che aspiri a mantenere un minimo di autonomia nazionale sulla sicurezza dei propri sistemi vorrebbe mettere a disposizione di un altro Paese (Alleato o meno che sia) le debolezze dei propri sistemi e piattaforme. 


Alessandro Rugolo


Per approfondire :