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giovedì 30 agosto 2007

Nebbia...

Si muoveva per la città veloce, silenziosa, strisciante e fredda, come la morte...

Le luci contribuivano non poco a render tetro il paesaggio.
Quella luminescenza verdastra che si diffondeva nell'aria avanzava con l'avanzare di quella strana nebbia...
Capitava spesso che la nebbia scendesse a valle dalle colline che circondavano il paese, eppure non era mai stata cosi...
Non so come descrivere quella strana sensazione.
Tutto sembrava impregnato di morte.
Le vie erano deserte e il silenzio quasi assoluto, rotto solo da qualche sempre più raro ululato di cani ormai selvatici...
Guardai il cielo...
non c'era la luna e le stelle, quelle poche che ancora si vedevano, erano circondate da quella foschia opaca e irreale, come fossero sul punto di spegnersi e morire anche loro.
Tutto era freddo e silenzioso, così irreale nella sua terribile realtà, così diverso dal chiasso di qualche giorno prima.
Ricordo ancora le strade affollate, il rumore delle auto in corsa, la gente che si ferma di fronte ad una vetrina.
Troppa gente - penso - che ci sarà di tanto interessante?
Ricordo di essermi avvicinato anch'io, incuriosito da tante grida di stupore...
Ricordo quel televisore sintonizzato su un telegiornale e le parole del cronista, incredibilmente cariche di preoccupazione:
"Sembra che sia nuovamente guerra, tra le grandi potenze..."
e poi più niente, il segnale era sparito!
Per un attimo il silenzio irreale della morte ci pervase.
Poi il silenzio si trasformò in consapevolezza e la consapevolezza portò con se il terrore...
Fu questione di istanti, il cielo si fece bianco, poi luminescente... accecante.
Si alzò un vento caldo che sapeva di morte, che veniva da lontano... poi da vicino... ... puzza di carni bruciate.
La gente cominciò a morire subito dopo.
La stessa sorte toccò ad animali e piante.
Erano bastati pochi giorni per sterminare sette miliardi di esseri umani, ben poca cosa, comunque, rispetto le perdite della Natura.
Poche eccezioni si muovevano lentamente per quelle lande ora deserte, in attesa del loro destino.
Ora tutto poteva ricominciare, lentamente, ancora una volta, e chissà a chi sarebbe toccata stavolta la corsa all'evoluzione...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 29 agosto 2007

Filastrocca del pendolare


Con la testa ben pettinata,
Leone di fama a caccia
percorri Pontina
guidatore in gattabuia.

A velocità di lumaca
sul viale a serpentina
rimpiangi Laurentina.

Mira l’indole torva e arcigna
l’animo allegro della mattina.

La notte sogni Ardeatina
il giorno incontri Appia Antica.

Marica Di Camillo

martedì 28 agosto 2007

"Sarò simile all'Altissimo"

Con questo articoletto vorrei riflettere sul satanismo in epoca contemporanea. A tal proposito ricostruiamo i fatti. Se si parte dall’asserzione che Dio è il creatore di tutte le cose visibili e invisibili, si pone il problema di stabilire cosa è il male. Nelle religioni di ceppo Giudaico (intendendo Israelitica, Cristiana e Islamica) il male viene raffigurato come una creatura di Dio “caduta” che tradisce la fiducia del creatore, ponendosi in contrapposizione con esso. Nel contesto cristiano, la figura in netta contrapposizione con Dio è Satana o Lucifero. La storia riportata dalla Bibbia cristiana e dagli scritti dei Padri della Chiesa, racconta che in origine Lucifero fosse l'Arcangelo più bello, più splendente e più vicino a Dio, chiamato quindi Lucifero ("portatore di luce"), che però, proprio per questa sua vicinanza, credette d'essere non solo come Dio, ma più potente dell'Onnipotente stesso ( "Sarò simile all'Altissimo", Isaia). Radunò a sé un terzo delle schiere angeliche e mosse guerra contro l'Onnipotente, che ovviamente lo vinse e lo precipitò dal Cielo insieme ai suoi angeli devoti. La loro caduta durò nove giorni, ed infine l'Inferno si spalancò sotto di loro, inghiottendoli. In quel momento il vero nome di Lucifero venne "cancellato dai Cieli" e da allora fu chiamato "Satàn" (cioè, l'"Avversario"). I meravigliosi angeli, lontani dalla luce divina mutarono in orridi demoni, e da allora il solo scopo di Satana è quello di trascinare gli uomini, nella sua dimora di disperazione per l'eternità.
La visione del cosmo di Dante nella Divina Commedia
Quindi possiamo dire che la figura di Satana accompagna la visione cosmologica della religione cristiana, per riempire quel vuoto teologico necessario a giustificare il male. La figura del maligno rientra così nella visione universale della Chiesa, la quale per esaltare l’esistenza del male finisce anche per esaltare la figura di Satana, dando così l’immagine del demonio, se pur negativa, come di una divinità capace di influenzare il mondo, creando il presupposto di una religione di tipo politeista.

Il giudizio universale di Giotto


Ma ad onor del vero, come tutti sanno, questo non fu il più famoso dei tradimenti che fu perpetrato al Dio creatore, altri figli prediletti del Signore che vivevano presso di Lui, lo tradirono e cioè Adamo ed Eva, ma il loro tradimento fu ingenuo (per così dire umano) e non superbo e Dio si limitò a dargli una vita di affanni, cacciandoli dal paradiso terrestre. In tutti i casi il male o il dolore e la fatica, in questa visione, nascono da ribellione da un atto di insubordinazione, ma se riflettiamo un attimo, cosa ce di più vivo e intenso nella crescita di una persona o di una comunità della ribellione?
Il dolore e la fatica non sono proprio aspetti del nostro essere terreni? E se Satana appare come una figura divina e ribelle non può esserci il rischio che venga eretto a simbolo di questa protesta? Non potrebbero essere questi aspetti alla base del culto di Satana nell’epoca moderna?
Giosuè Carducci (1835 - 1907) è stato un famoso poeta. Fu il primo italiano a ricevere il premio Nobel per la letteratura (1906) e per il suo impegno Risorgimentale è considerato uno dei poeti della Patria. Scrisse un non tanto famoso poema dal titolo “Inno a Satana” di cui riportiamo uno stralcio:
………..
Salute, o Satana,
O ribellione,
O forza vindice
De la ragione!
Sacri a te salgano
g l'incensi e i voti!
Hai vinto il Geova
Dei sacerdoti.



In questo poema Carducci concatena la ribellione con la ragione e con Satana interpretando quest’ultimo come una divinità pagana da contrapporre ad un Geova (Dio) falso perché inventato dai sacerdoti. Questo aspetto per così dire “colto” del satanismo lo si trova anche nella figura di quello che viene considerato il fondatore del Satanismo moderno. Aleister Crowley (1875-1947), britannico, è stato un mistico, poeta, artista e un agguerrito critico della società. Crowley anche se considerato un satanista si definiva ateo e disse: «il diavolo non esiste», «non c'è altro dio che l'uomo» e che Satana è semplicemente un nome inventato dalle religioni per i loro fini. Il motto di Crowley era “Fai ciò che vuoi”, un invito a godersi la vita senza limiti, nella continua ricerca della soddisfazione personale e del piacere. L’uomo, secondo, l’occultista inglese, ha il diritto di mettersi al posto di Dio e di scegliere le leggi della sua vita.
Anche senza scomodare il satanismo, la ribellione a Dio come metafora della ribellione alla società è stata utilizzata da molti pensatori moderni e contemporanei, ad esempio Fabrizio De Andrè (1940-1999) nella famosa canzone il “blasfemo” (di cui riportiamo alcune quartine) parla di un ubriaco che viene massacrato di botte da due gendarmi per aver considerato il peccato originale (e con esso tutti i peccati) come la ribellione legittima dell’uomo contro un padrone imbroglione e dispotico.


Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,
nel giardino incantato lo costrinse a sognare,
a ignorare che al mondo c'è' il bene e c'è il male.

Quando vide che l'uomo allungava le dita
a rubargli il mistero di una mela proibita
per paura che ormai non avesse padroni
lo fermò con la morte, inventò le stagioni.
Ma anche per De Andrè non si tratta di ribellione a Dio ma di ribellione verso quelle persone che ne amministrano il culto

E se furon due guardie a fermarmi la vita,
è proprio qui sulla terra la mela proibita,
e non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato,

A mio giudizio sono sufficienti queste poche citazioni per dire che esiste una letteratura moderna che interpreta la ribellione a Dio come ribellione al potere temporale della Chiesa, dove Satana può diventare un “eletto” portatore di questo desiderio di rivolta, come se il satanismo diventasse una forma estrema di “protesta” dell’uomo contro il “Dio dei sacerdoti”.

Alessandro Ghinassi

lunedì 27 agosto 2007

Dammi tre parole...


"...dammi tre parole...",
Era un chiodo fisso!
Quel vecchio ritornello continuava a tornarmi in mente...
senza che riuscissi a capire perché!
Erano mesi ormai che ci convivevo...
Mentre guidavo me lo sentivo nelle orecchie...
Durante il lavoro non sentivo altro...
La notte mi sdraiavo sul letto, chiudevo gli occhi... ed eccolo li, in tutta la sua insistente stupidità...
Non poteva andare avanti così... stavo impazzendo!
Quella notte era stata più movimentata delle altre... il ritornello mi penetrava nel cervello come uno spillone da cucito... immagini sconnesse di morti ammazzati si alternavano alle note stridenti...
"... dammi tre parole...",
teste mozzate,
"... cuore...",
sangue di Giuda... ancora,
"amore...",
la pistola è nel cassetto...,
"... dammi tre parole...",
mi infilai la canna in bocca...,
"... cuore, amore...",
non sentii niente...più niente!
solo... "... dammi tre parole...",
Pazzia...
Terrore...

Morte!
Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

domenica 26 agosto 2007

Affetti del peccatore a Dio per ottenere la sua Misericordia

(Sexta lira serrada).

A sa tua magestade
Sas graves culpas nostras presentamus,
Segnore piedade
Cun su coro contrittu dimandamus,
Rispett’a tantos vissios
Sunt lezeras sa piaes, e supplissios.

Si bene riflettimus
A cantu male hamus fatt’e pensadu
Mancu est su chi patimus,
Penas pius graves hamus meritadu,
Est pius grave s’offesa
De sa chi tolleramus ricumpensa.

Abborrimus sa pena
Chi nos affliggit pro tantu peccare:
Ma sa dura cadena
Non resolvimus ancora truncare,
Pertinazzia tremenda
Chi nos minattat una morte horrenda.

Sa fiacca humanidade
Cun sos flagellos suos si cunsumit,
Però sa iniquidade
Cambiare, o abbandonare non presumit.
Su collu est inflessibile
Sende sa mente in tortura terribile.

Custa povera vida
Suspirat in dolore, e affissione,
Ma no incontrat bessida
Pro s’amendare in s’operassione,
Si ispettas, no emendamus
Si ti vengas, in grassia non torramus.

Cando semus correttos
Cunfessamus su male ch’amus fattu,
Ma sos bonos effettos
Nos durant solamente pro cudd’attu,
Su flagellu zessadu
Cun sa pena su piantu est olvidadu.

Si minattas gastigos
Promittimus emenda, e penitenzia :
Ma che sos falsos amigos
Solu pro su timore e apparenza,
Si suspendes s’ispada
Ogni promissa nostra est accabbada.

Si sa tua giustissia
Cun azzottas nos garrigat sa manu
Perdonu a sa malissia
Clamamus dai su thronu soberanu,
Però a pustis rebellos
Provocamus de nou sos flagellos.

Sos reos has, Segnore,
Cunfessos e convintos declarados :
Depimus pro su errore
Andare giustamente cundannados
Si non nos das in donu
Pro sa clemenzia tua su perdonu.

Sa grassia chi pregamus
Senza meritu, o Babbu onnipotente !
Ottenner disizamus
De te chi nos criesti de su niente
Pro cuddu Fizu amadu
Chi vida, e samben pro nois hat dadu !

a cura di Salvatore Scanu
preghiera di GIOV. BATTISTA MADEDDU (Ardauli)

Un nuovo collaboratore, Salvatore Scanu

Salve a tutti, amici e lettori dell'accademia. Oggi vi presento un nuovo collaboratore, Salvatore Scanu. Appassionato di tradizioni della Sardegna, ci propone una poesia antica in lingua. Ben arrivato Salvatore. E a voi tutti... buona lettura!

I Tuttologi

sabato 25 agosto 2007

La statua del Santo


In un paesino della Sardegna, Gesico, si racconta ancora una storia a mo' di barzelletta, senza sapere se sia mai accaduta...
Così come mi è stata raccontata ve la racconto... traducendola dalla lingua Sarda affinché possa essere capita da tutti...
Un giorno il prete del paese guardava le condizioni in cui versava la statua del santo patrono... Di li a poco, il 10 agosto, ci sarebbe stata la processione e la statua cadeva a pezzi, mangiata dai tarli...
Mentre il prete si lamentava, passò un paesano che, sentitolo, gli chiese se poteva essergli d'aiuto... nel suo campo infatti si trovava una piantina di buon legno che avrebbe potuto fare alla bisogna. Il prete lo ringraziò e si fece guidare sul luogo. Il paesano lo accompagnò alla pianta di pere che sia per forma che per dimensioni pareva fatta apposta per prendere il posto del santo!
Così la piantina venne tagliata e nelle mani sapienti di un artigiano del luogo divenne la nuova statua del santo.
Il dieci agosto la statua del santo fu portata in processione per il paese.
Arrivata nel piazzale di chiesa tutti i paesani, in segno di rispetto, si tolsero il cappello, tutti ad eccezione di colui che l'aveva conosciuta come pianta di pere...
Più tardi gli amici, incuriositi dalla mancanza di rispetto gli chiesero spiegazioni.
Il paesano non si fece pregare e disse: «Candu furiada una pranta 'e pira... no est arrennescia a fai una pira in tottu sa vida sua... immoi ca est unu santu no ada fai miracullusu... »
Che significa: «Quando era una pianta di pere non è riuscita a fare una pera, ora che è santo non farà miracoli... ».
Alessandro Giovanni Paolo Rugolo