"Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza".
Questo è il proclama letto dal generale Dwight Eisenhower l'8 settembre 1943 ai microfoni di Radio Algeri.
L'armistizio fu firmato il 3 settembre 1943 dal governo Badoglio ma gli italiani ancora mantenevano segreta la cosa.
In quei giorni il Re d'Italia, Vittorio Emanuele III di Savoia, preparava la fuga sua e della famiglia reale.
Il libro di Lorenzo Scano si muove in questo scenario, cercando di ricostruire gli avvenimenti che hanno portato all'affondamento della nave ammiraglia Roma e alla consegna della flotta italiana agli alleati.
La mancanza di chiarezza degli ordini emanati in quei giorni è stata forse la causa principale di tanti morti.
L'affondamento della corazzata Roma, avvenuto nel golfo dell'Asinara, a circa 15 miglia ad est di punta dello Scorno, dovuto al bombardamento di velivoli tedeschi Dornier 217 armati con bombe FX 1400 (3,3 metri di lunghezza per 35 centimetri di larghezza, carico di esplosivo di 300 kg, peso totale 1500 kg, radioguidata) è difficile da spiegare. Solo in quell'occasione vi furono più di 1300 morti.
L'autore, Lorenzo Scano, cerca di mettere in evidenza come quelle vittime difficilmente possano essere considerate parte della "resistenza antinazista".A parere dell'autore l'ammiraglio Bergamini, a capo della flotta, fu fedele fino in fondo alla parola data all'ex alleato tedesco e probabilmente non volle essere il primo a sparare, cosa che costò la sua vita e quelle dei suoi uomini.
Nel libro inoltre si cerca di capire quali fossero i rapporti tra il movimento della flotta e quello del Re che, forse, aveva intenzione di ritirarsi in Sardegna, luogo dal quale ripartire per un nuovo futuro.
Quali erano le reali intenzioni del Re?
Perchè si continuò a trattare con gli Alleati e con i tedeschi anche dopo la firma dell'armistizio? Cosa si voleva ottenere?
Non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai, eppure è chiaro a tutti che fin dal 1940 qualcuno in Italia lavorò a favore della vittoria degli Alleati, altrimenti che senso avrebbe l'art. 16 del trattato di Parigi?
"L'Italia non incriminerà nè in altro modo molesterà i cittadini italiani compresi i componenti delle Forze Armate, per il solo fatto di aver espresso simpatia per la causa delle potenze Alleate o Associate o di aver svolto azione a favore della causa stessa durante il periodo tra il 10 giugno 1940 e la data di entrata in vigore del presente trattato".
Un libro interessante e ricco di spunti per approfondire la nostra conoscenza di un momento cruciale per la nostra patria.
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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