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domenica 29 marzo 2020

Perché i servizi sono segreti?


Per «servizi speciali», detti altrimenti «servizi di informazione», «servizi di sicurezza», «servizi di informazione e sicurezza», o più comunemente e per così dire “volgarmente” «servizi di segreti», si intendono quegli apparati dello Stato (…) che svolgono, per il raggiungimento dei propri fini, attività informativa ed operativa secondo modalità e con mezzi non convenzionali, nel senso che sono in massima parte loro propri, e non comuni ad altre amministrazioni, e la cui legittimità si fonda su interessi fondamentali dello Stato, la cui difesa e/o la cui realizzazione attengono cioè alla vita stessa dello Stato; per cui la «legittimità dei fini» viene a prevalere sulla legalità dei mezzi».1

Questa in sintesi è la definizione dei «servizi» lasciata ai posteri (Istituzioni, cittadini e imprese) dal nostro Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga nel suo libro2 intitolato Abecedario per principianti, politici e militari, civili e gente comune, sulla cui copertina lui stesso, si firmò usando l’epiteto Francesco Cossiga dilettante. Il suo sarcasmo, come la sua intelligenza, erano (e restano) insuperabili: non era un dilettante, bensì l’esempio, ad imperitura memoria, di vero «uomo di intelligence».
Non potevo che partire dalla sua eredità culturale, almeno per tre buoni motivi che ci hanno accomunati: la nostra origine sarda (nonostante il mio cognome3 possa sviare alla prima lettura), la curiosità per il mondo dell’intelligence e un’indefinita quanto sincera forma di “simpatia a pelle”, anche se purtroppo non ho mai avuto la fortuna ed il piacere di conoscerlo di persona.

Tornando, alla legittimità sostanziale dell'attività dei servizi, essa risiede nella richiamata peculiarità degli interessi tutelati, definiti da Francesco Cossiga «alti interessi dello Stato». Di conseguenza, la loro legalità sostanziale, che può non corrispondere ai principi di legalità formale, si basa sulla legittimità dei fini, usando le sue stesse parole: «legittimità non sempre coincide con legalità né tanto meno con correttezza» e, per citare l’ex senatore Giuseppe Esposito, già Vicepresidente COPASIR nella XVI legislatura, sempre con riferimento agli apparati di sicurezza: «l'ultima sacca d’illegalità a difesa della Democrazia» (v. articolo).

Spesso circondati ed avvolti da un alone di mistero, con la complicità del cinema e di una certa letteratura romanzata, nasce spontaneo chiedersi: perché i servizi sono segreti?
La risposta, a parer mio, è molto semplice: perché sono (e devono restare) segreti. Indispensabili per la democrazia e, per loro stessa natura, essenziali alla vita di uno Stato.

Talvolta mi accade di vedere usati i termini servizi segreti ed intelligence come sinonimi, tuttavia i due termini si riferiscono a cose diverse: i primi, in buona sostanza, sono quelli appena indicati nella definizione sopraccitata, che si identificano negli “apparati di Stato”; mentre la seconda - l’intelligence - rappresenta la «capacità gestionale dei servizi segreti», quella cioè che si concretizza nell’elaborazione delle informazioni e nella previsione delle mosse future di alcuni attori, capacità necessaria per essere d'aiuto ai vertici politici nel fare delle scelte4.
I servizi segreti quindi, per svolgere questo ruolo fondamentale e imprescindibile, si avvalgono di professionalità reclutate ed “avvicinate” da ambienti diversi tra loro, che agiscono secondo peculiari procedure volte tutte a salvaguardare la sicurezza dello Stato anche attraverso la riservatezza degli operatori della sicurezza e delle loro attività.
Con la riforma apportata dalla Legge 124 del 2007, la vera e propria pietra miliare tra le norme che regolano la materia in parola (o come usano dire gli addetti ai lavori: “il nostro faro”), l’intelligence è diventata un vero e proprio «sistema», e in tale rinnovata veste pianifica, raccoglie, gestisce, analizza, diffonde informazioni per la sicurezza della Repubblica (in sigla, SISR5), a protezione degli interessi politici, militari, economici, scientifici ed industriali dell’Italia.
Un frame tratto dal video Decennale Intelligence6
La spinta propulsiva ad effettuare il restyling dell’intelligence italiana è stata “agevolata” dal rapido palesarsi e concatenarsi di eventi storici e di minacce (purtroppo ancora attuali), tra cui cito senza pretese esaustive: la fine del mondo bipolare, il nuovo volto del terrorismo internazionale (sia di matrice etnica o nazionalista, sia di tipo ideologico o religioso) con i suoi attentati suicidi, il crescente disagio sociale, l’esportazione illegale di capitali all’estero, i rischi connessi ad eventuali intrusioni da parte di attori ostili (oggi più che mai attraverso lo spazio cibernetico!) nei sistemi di gestione delle infrastrutture critiche quali le reti di trasporto pubblico, di distribuzione dell’energia e, di recente, anche di strutture sanitarie.
Un frame tratto dal video Decennale Intelligence7
Dal punto di vista funzionale, il sistema di intelligence può essere descritto8 come il processo informativo definito da un ciclo di azioni articolato su fasi e finalizzato agli obiettivi generali individuati dalle Autorità di governo.
Il «cuore» dell’attività di intelligence si concretizza nelle seguenti tre fasi:
  • l’acquisizione della notizia, attraverso la ricerca, la raccolta e la valutazione dei dati acquisibili da un’ampia gamma di fonti, che vanno dal singolo individuo all’uso di sofisticate apparecchiature elettroniche. In questa fase particolare rilievo assumono le fonti aperte, come i mezzi di comunicazione di massa e la rete;
  • la gestione dell’informazione, in cui attraverso l’analisi trasforma l’elemento informativo grezzo in un articolato contributo conoscitivo. Questa fase rappresenta il passaggio distintivo dell’intelligence: si cerca, in buona sostanza, di prevedere una “tendenza”, fornendo al decisore «qualcosa che non sia altrimenti disponibile»9.
  • la comunicazione alle Autorità di governo sia di semplici informazioni, sia di rapporti, analisi e punti di situazione, utili per le decisioni da assumere o per le azioni da intraprendere. L’estensione del concetto di sicurezza nazionale fa sì che vengano oggi inclusi, tra i destinatari dei prodotti di intelligence, anche amministrazioni ed enti pubblici.
Infine, soffermandoci sull’attività di raccolta delle informazioni è possibile proporre la seguente classificazione, in base alla tipologia di fonte informativa10:
  • OSINT 11: Open Source INTelligence, attività di raccolta delle informazioni mediante l’analisi di fonti aperte.
  • IMINT: IMagery INTelligence, attività di raccolta delle informazioni mediante l’analisi di fotografie aeree o satellitari.
  • HUMINT, HUman INTelligence, attività di raccolta delle informazioni mediante contatti interpersonali.
  • SIGINT: SIgnal INTelligence, attività di raccolta delle informazioni mediante l’intercettazione e analisi di segnali, sia tra persone sia tra macchine.
  • TECHINT: TECHnical INTelligence, riguardante armi ed equipaggiamenti militari.
  • MASINT: MeAsurement and Signature INTelligence, attività di raccolta delle informazioni non classificabili nelle precedenti categorie, e si traduce in informazioni atte a scoprire e classificare obiettivi, identificare o descrivere tracce strumentali, caratteristiche distintive o sorgenti-bersaglio fisse e dinamiche. Fanno parte di questa classificazione di Intelligence tutti i sensori capaci di raccogliere misure metriche, angolazioni, lunghezze d’onda, rapporti temporali, modulazioni ed idro-magnetismo12.
In conclusione, senza pretese di esaustività, ricordo ai lettori che i fronti sui quali i nostri comparti di intelligence devono confrontarsi quotidianamente sono molteplici, diversi tra loro e complessi, nei quali si insinuano (spesso, sotto traccia) ed emergono minacce dirette ad indebolire l’ordine democratico della nostra Repubblica, almeno su tre versanti: sul versante estero, su quello interno (con fenomeni eversivi) e su quello dello spazio cibernetico (noto anche come cyberspazio)14.
Per chi volesse approfondire anche sul tipo delle minacce e sulle tendenze in atto, consiglio di leggere l’annuale Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza, scaricabile gratuitamente dal sito istituzionale dei Servizi15. Infatti, ogni anno, entro il mese di febbraio, viene presentata al Parlamento una dettagliata Relazione relativa all’anno precedente.
Da appassionato cultore della materia, permettetemi solo un breve appunto sulla definizione normativa16 della parola spazio cibernetico: l'insieme delle infrastrutture informatiche interconnesse, comprensivo di hardware, software, dati ed utenti, nonché delle relazioni logiche, comunque stabilite, tra di essi. Per novità, spunti di riflessione o semplice curiosità in materia si rimanda all’apposita sezione Cyber del sito.

Ricordo, da letture fatte, che a plasmare il termine cyberspazio (così ricco di fascino e, a parer mio, per sua natura “liquido”) fu lo scrittore canadese di fantascienza William Gibson nel lontano 1984, che lo fece con il suo romanzo Neuromante, in cui racconta di uno spazio digitale navigabile da persone di realtà diverse che comunicano tra loro all’interno di un mondo computerizzato fatto di reti digitali.
Da questa prima definizione oramai sono passati tanti anni e lo “stato del mondo” anche.
Ma di questo, forse, scriverò in un prossimo articolo…


Danilo Mancinone




1 Cossiga Francesco, Abecedario per principianti, politici e militari, civili e gente comune, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Editore, 2002
2 https://www.lanuovasardegna.it/tempo-libero/2019/11/02/news/cossiga-intelligence-smisurata-1.37827229
3 https://www.difesaonline.it/evidenza/cyber/racconti-e-aneddoti-di-un-pioniere-informatico
4 https://www.difesaonline.it/evidenza/interviste/servizi-segreti-fiducia-crescita-nuove-sfide-e-figure-ricercate
5 http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/chi-siamo/organizzazione.html
6 http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/comunicazione/decennale-intelligence.html
7 Ibidem.
8 http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/cosa-facciamo/l-intelligence.html
9 Cfr. intervista al Dott. Paolo Scotto di Castelbianco, responsabile della Comunicazione del Comparto Intelligence: https://www.difesaonline.it/evidenza/interviste/la-scuola-di-formazione-campus-dellintelligence-nazionale-raccontata-dal-neo
10 Per un’analisi più approfondita della classificazione delle fonti si consiglia la visione dei seguenti contributi: https://www.youtube.com/playlist?list=PL8W3mWzQEiWRRfcH-53-zbpA0oYuytWCi
11 Per ulteriori approfondimenti e studi su OSINT:
https://www.difesaonline.it/evidenza/approfondimenti/la-demodoxalogia-losint-open-source-intelligence-italiana.
12 https://www.angelotofalo.com/masint-measurament-and-singantures-intelligence-misurare-i-fenomeni-per-anticipare-mosse/
13 Secondo F.D. Kramer “esistono 28 definizioni differenti di cyberspace”. Cfr. Cyberpower and National Security: Policy Recommendations for a Strategic Framework, in Cyberpower and National Security, edited by F.D. Kramer, S. Starr, L.K. Wentz, National Defense University Press, Washington (D.C.), 2009. Cfr. anche: Gibson William, Neuromancer, Ace Books, New York, 1984.
14 http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/category/relazione-annuale.html
15 Cfr. Definizione di spazio cibernetico fornita nel dettato normativo del DPCM 17 febbraio 2017, art. 2, co. 1, lett. h).

Per consultare tutta la normativa:
 https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/documentazione/normativa-di-riferimento.html

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