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domenica 5 aprile 2020

COVID 19: Quando un pezzo di terra può fare la differenza...

Nessuno avrebbe mai potuto immaginarlo...
O forse si, qualcuno l'aveva anche annunciato, ma non era stato ascoltato.
Il mondo potrebbe essere sconvolto da un virus e ancora non siamo pronti ad affrontarlo. Che si tratti di favole o di realtà lascio a voi, se avete voglia, l'onere della verifica.

Per quanto mi riguarda io voglio soffermarmi su cosa si può fare per affrontare il futuro incerto.

Partendo dalla situazione attuale cercherò di disegnare un possibile scenario futuro e di dare alcune indicazioni, spero, utili.

Cominciamo con la situazione attuale:
- quasi tutte le linee aeree e navali dei Paesi del mondo sono interrotte, quanto meno per quanto riguarda lo spostamento delle persone per turismo o commercio;
- proseguono i traffici delle merci;
- la maggior parte dei paesi ha adottato politiche di contenimento più o meno spinte, cercando di non intaccare alcuni settori produttivi considerati essenziali (alimentari, sanità, servizi pubblici...);
- sono chiusi o al minimo della produttività tutti quei settori considerati "non essenziali";
- gli stati stanno cercando risorse finanziarie da distribuire alle categorie più a rischio per evitare che al problema del COVID 19 si sommi quello della protesta popolare;
- l'Unione Europea non sembra in grado di prendere una decisione per tutti i paesi per cui probabilmente ognuno procederà per conto proprio.

Penso ce ne sia abbastanza per adesso. Vediamo le possibile conseguenze a livello macro:
- il blocco delle persone fisiche viene in parte sostituito con aumento delle comunicazioni a distanza, il telelavoro è un esempio;
- il traffico merci, nello scenario descritto sopra, può andare avanti per quanto ancora? Le nazioni produttrici di beni alimentari per quanto potranno permettersi di far uscire dal loro territorio merci essenziali per la vita e la tenuta delle istituzioni? Qualche mese ancora? Morse meno…
- le politiche di contenimento, se non affiancate da altre, come aiuti sociali enormi in tutti i settori, in linea coi tempi che il supporto della popolazione richiede, non sono sostenibili a lungo;
- i settori considerati "non essenziali" sono però strettamente legati alla "ridistribuzione del reddito", la loro chiusura corrisponde al blocco della ridistribuzione e alla riduzione delle entrate fiscali: ciò significa che è urgente riorganizzare lo stato cercando di prevedere i cambiamenti necessari, e occorre farlo alla svelta;
- la distribuzione di risorse per superare la crisi, seppure considerata da me necessaria, apre a nuovi scenari poco tranquillizzanti. Come si potrà tornare indietro quando sarà superata la crisi? Per quanto potranno durare le distribuzioni a pioggia? Quali saranno le conseguenze sui prezzi di generi alimentari? Tutte domande alle quali occorre pensare e trovare una risposta al più presto;
- Unione Europea… preferisco non toccare questo tasto ma prima o poi occorrerà prenderlo in considerazione.

Quanto visto sopra è quanto, immagino, stia tenendo occupati gli illustri statisti della maggior parte dei paesi del mondo.
Ma noi, comuni cittadini, possiamo fare qualcosa?

Oltre a rispettare le regole della distanziazione sociale, vediamo cosa potrebbe essere utile a breve termine.
A mio parere uno dei problemi principali sarà relativo al commercio delle merci, principalmente ai generi alimentari, sia come materie prime (grano, latte, carne), sia come frutta e verdura.
L'Italia cosa produce e cosa importa dall'estero? A voi il trovare la risposta… ma chiunque fa la spesa nei supermercati sa bene qual è la realtà!
Il grano, negli ultimi anni, arriva principalmente dall'estero. Continuerà ad arrivare? E se si, a quale prezzo? Il grano è impiegato in Italia principalmente nella produzione di farine per dolci e pasta alimentare. Ricordiamo che gli italiani mangiano PASTA tutti i giorni!
Riso, forse viene appena dopo la pasta nella nostra cucina. Anche in questo caso siamo dipendenti dall'estero. Valgono le stesse domande del grano.
Potrei andare avanti e considerare carne e latte, ma mi fermo qui.

Cosa possiamo fare, nel nostro piccolo?

Intanto, sperando che qualcuno stia pensando seriamente a dare disposizioni stile quelle dei periodi di guerra, in cui è necessario pianificare tutto, diciamo che potrebbe essere utile, almeno per chi può, rimettere a nuovo la propria attrezzatura da contadino e chi ha un pezzo di terreno magari abbandonato da anni, dovrebbe pensare a rimetterlo in produzione.

Invece, a livello paese, occorrerebbe dare indicazioni chiare su quali produzioni occorre attivare per i prossimi mesi e quali per l'anno prossimo, indicazioni che sicuramente saranno utili alle imprese per riorientare il settore produttivo.

Sono troppo pessimista dite? Penso di no… dopo COVID 19 occorre pensare a speculazione e carestia. La distribuzione di soldi sarà solo un palliativo...

Alessandro Rugolo

Per approfondire... provate a usare il sito dell'ISTAT...

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