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sabato 14 gennaio 2023

Nuraghe Nieddu, Codrongianos

A pochi chilometri dalla splendida basilica di Saccargia, percorrendo la strada provinciale 58, una strada di campagna abbastanza accidentata, è possibile intravvedere su una collina uno splendido nuraghe.

Il gigante di pietra, conosciuto come "nuraghe Nieddu" forse per il colore scuro delle pietre con cui è stato innalzato ormai diversi millenni addietro, si trova in territorio di Codrongianus.

Se si osserva l'area dall'alto con l'aiuto di google maps, come si vede dalla immagine qui sopra, la zona circostante è ricca di altri resti che giacciono nascosti tra l'erba, protetti dalla terra che li ha conservati fino ad ora.   

Un cartello indica la direzione per raggiungere il nuraghe. Arrivati nei pressi è possibile vedere che l'area è recintata dai pastori che vi pascolano il bestiame per cui vi consigliamo, prima di entrare, di chiedere ai proprietari dei terreni circostanti da dove passare per non fare danni e non spaventare il bestiame. 

Se decidete di visitare il sito non fatelo nei mesi di luglio e agosto, il troppo caldo vi rovinerà la visita.



Il nuraghe è veramente splendido anche se come tante altre costruzioni dello stesso genere non è stato scavato per cui è impossibile entrare al suo interno per visitarlo. 


I nuraghe vanno visti da vicino per rendersi veramente conto delle loro dimensioni e la regola vale anche per nuraghe Nieddu.

Visto da lontano sembra piccolo, soprattutto se non vi sono alberi o edifici nei pressi con cui fare un paragone. Poi, come ci si avvicina, ci si ritrova, piccoli piccoli, al cospetto del gigante di pietra. Solo allora si capisce con cosa si ha a che fare.


I massi enormi, delle file inferiori, diventano mano a mano più piccoli ma sempre di dimensioni ragguardevoli. 

Per chi come noi ne ha visitati tanti è facile intuire come è fatto all'interno. 

Se immaginiamo di entrare nel nuraghe, probabilmente dopo circa un metro troveremmo una scala realizzata all'interno delle mura, spesse alla base anche quattro o cinque metri nei nuraghi più grandi e questo è sicuramente uno di loro. 

La scala in pietra, interna, percorre le mura per portare ad un ambiente soprastante. Se invece si prosegue lungo il corridoio si troverà la sala principale, larga una decina di metri.

E allora se siete sardi, dedicate qualche ora a visitare nuraghe Nieddu.

Alessandro Rugolo e Giusy Schirru 

lunedì 9 gennaio 2023

Visita a Monte Baranta

Sono passati sette anni dall'ultima volta che abbiamo visitato il sito di Monte Baranta.

Quella volta, oltre a recensire il sito, avevamo segnalato la presenza di alcuni possibili graffiti.

Questa volta ci siamo avvicinati alle antiche rovine seguendo la strada sterrata che porta nella parte superiore del pianoro.

La prima cosa che ci si domanda, giunti all'ingresso del sito è: sarà qua?

Infatti nessun cartello accoglie il visitatore curioso e stanco per il viaggio. Nessuna indicazione della strada da percorrere a piedi, nessuna informazione sugli studi fatti (che sappiamo esistere), nessuna pianta del posto che illustri le strutture esistenti e le loro possibili funzioni, niente di niente.

Ma naturalmente noi sardi siamo abituati a questo stato di cose, non è certo il primo sito che visitiamo.

Quando finalmente arriviamo non possiamo non stupirci, come già accaduto in passato. 

La dimensione dei massi abbandonati al suolo, le mura ciclopiche, le porte aperte sulla scarpata... il silenzio!

Monte Baranta è uno di quei posti magici, in cui ci si immerge nella natura e si può pensare ai nostri predecessori, che hanno realizzato e abitato il sito millenni fa!

La Sardegna è un museo a cielo aperto, purtroppo gestito malissimo.

Ancora una volta facciamo un appello a chi dovrebbe gestire questo sito. Niente di complicato, niente di astronomico o di costoso. 

Semplicemente la richiesta di mettere dei cartelli indicatori lungo il percorso e dei cartelli esplicativi nel sito. 

E' forse chiedere troppo? 

Alessandro Rugolo e Giusy Schirru

venerdì 6 gennaio 2023

Le rovine di Nostra Signora di Paulis

Se percorrete la SP 15 da Uri in direzione Ittiri, sulla sinistra noterete le rovine di una antica abbazia: Nostra Signora di Paulis. 

Si tratta delle rovine di una abbazia cistercense, realizzata nel 1205 grazie alla donazione del giudice (o Re) di Torres, Comita Lacon-Gunale, ai benedettini cistercensi. 

Sembra che il nome Paulis derivi dal latino "paludis", ovvero dal territorio paludoso ove era stata costruita l'abbazia. In effetti, almeno nei primi tempi, i cistercensi si insediavano in luoghi remoti e si occupavano di bonificare i terreni.

Dell'abbazia restano solo le rovine, indice di come il numero dei religiosi sia diminuito negli anni ma anche di mancanza di interesse a conservare il patrimonio culturale della regione.

Comita Lacon-Gunales

Se date uno sguardo ai siti in cui si parla di questa abbazia, oltre a qualche riga di storia e qualche foto delle rovine c'è veramente poco. Immagino, o meglio spero, che vi siano però degli studi ufficiali che riportino caratteristiche e storia di tutti coloro che vi hanno vissuto.

Per quanto mi riguarda voglio però attirare l'attenzione su questa foto, scattata da me poco tempo fa, e che mi sembra degna di nota.


Questa immagine probabilmente rappresenta il giudice Comita che dona il territorio su cui è costruita l'abbazia al primo abate di Paulis. 

Naturalmente questo affresco si trova ancora là, non so per quanto tempo, viste le condizioni in cui si trova il sito. 

Allora lanciamo assieme un appello alle autorità competenti, affinché si prendano cura del sito di Nostra Signora di Paulis, per preservare un pezzo della nostra storia. 

Ho visto musei creati appositamente per molto meno, in giro per il mondo, mentre noi Sardi lasciamo che il tempo si porti via la nostra storia...

Alessandro Rugolo

Per approfondire:

Ittiri Turismo | Abbazia di Nostra Signora di Paulis (visitittiri.com)

giovedì 5 gennaio 2023

UE e finanziamenti per progetti (cyber)

La conoscenza è alla base di tutto! Chissà quante volte l’avrete sentito dire.

Eppure, nonostante il concetto sia chiaro in teoria, la pratica è differente, spesso semplicemente perché non si è informati sulle possibilità esistenti.

Prendiamo ad esempio i finanziamenti dell’Unione Europea.

Nei programmi UE per i prossimi anni vi sono miliardi di euro per le nuove tecnologie, parte di questi, anche a fondo perduto, sono dedicati alla cyber o all’Intelligenza Artificiale.

Ma quante aziende conoscete che hanno usufruito dei fondi europei? Io molto poche.

Così ho pensato che potesse essere opportuno diffondere un minimo di informazioni su come è possibile accedere ai fondi dei programmi europei, quanto meno per aumentare la consapevolezza del possibile strumento di finanziamento per chi volesse provare.

Partiamo dall’inizio: esiste un portale chiamato “Funding & tender opportunities” che potete trovare al link Funding & tenders (europa.eu) che agevola la ricerca di fondi e la partecipazione ai progetti.

La prima cosa che occorre sapere è che il portale è principalmente in lingua inglese, infatti anche se in alto a destra è possibile selezionare la lingua, molte pagine saranno presentate in lingua inglese. Provare per credere!

Primo consiglio dunque: se non conoscete l’inglese fatevi aiutare da chi lo conosce!

Proseguiamo la navigazione.

Dopo aver selezionato la lingua italiana, nell’immagine vedete il risultato:


Come detto prima quasi tutto è in lingua inglese.

Possiamo cominciare la ricerca.

Dato che questa è una rubrica dedicata alla cyber e alle nuove tecnologie vediamo di capire se c’è la possibilità di partecipare ad un progetto riguardante la cyber.

Per farlo inseriamo la parola “cyber” nella barra di ricerca in testa alla pagina. In particolare, supponendo di essere una piccola società che si occupa di ricerca in ambito cyber e Artificial Intelligence inseriamo anche questi termini nella barra di ricerca e vediamo cosa accade:

Sembrerebbe che non esistono programmi che si occupano di entrambi i settori.

Siccome però penso male, riprovo la ricerca inserendo i due temi in ordine inverso:

Ed ecco che salta fuori il primo programma, ho fatto bene a ripetere la ricerca.

Secondo consiglio: mai pensare che le cose siano fatte bene, fare sempre un secondo e un terzo tentativo.

Vi consiglio in particolare di fare delle ricerche con un solo termine e esplorare tutti i programmi che trovate.

Ecco cosa trovereste cercando “Artificial Intelligence”:

La lista è lunga. Se iniziamo a scorrerla scopriamo che molti programmi sono già chiusi.

Questo perché tutte le spunte nella casella “submission status” sono selezionate. Se volete vedere solo i programmi ancora aperti o solo quelli che a breve saranno inseriti, selezionate le caselle che vi interessano. In ogni caso i programmi chiusi sono una interessante fonte di informazione, per cui val sempre la pena perderci un po’ di tempo per studiarli alla ricerca di un utile spunto.

Bene. Per proseguire nell’illustrazione del sito apriamo l’unico progetto disponibile che si occupa dei due settori di nostro interesse.

Il programma si chiama “Security of robust AI systems”, è un programma che uscirà a metà 2023 (29 giugno) e il termine per l’inoltro delle proposte è il 23 novembre 2023.

Nella pagina sono bene illustrati gli obiettivi del programma, in particolare l’UE si attende che i progetti presentati abbiano come risultato atteso il contributo ad uno o più dei seguenti obiettivi:

  • Concetto di security-by-design e resilienza agli attacchi;

  • Inclusione della “context awareness” in sistemi di machine learning per incrementare la resilienza.

Seguono spiegazioni più dettagliate e link a documentazione utile da leggere.

Supponiamo che il programma sia di nostro interesse e vediamo in che forma possiamo partecipare.

Se scorriamo la pagina troviamo il paragrafo “General Condition”, nel quale troviamo tutte le indicazioni utili per capire se possiamo presentare un progetto o partecipare ad un progetto presentato da altri.

Dotiamoci di pazienza e scarichiamo il documento “Horizon Europe Work Programme General Annexes”.

Terzo consiglio: per fare le cose bene occorre pazienza!

Dopo averlo letto con attenzione tutto il documento abbiamo scoperto che la nostra azienda può presentare il progetto per cui possiamo procedere con l’inserimento dei dati richiesti,

seguendo passo-passo lo “Standard Application Form” ed inserendo i dati nell’ “Electronic Submission System”.

Per accedere al sistema è sufficiente cliccare su “Start Submission”.

Ma prima di andare avanti è meglio dare uno sguardo tra le offerte di partnership o, se necessario, cercare partners per il progetto.

Un progetto generalmente non richiede competenze solo in uno specifico campo e la diversità è spesso la chiave per il successo.

Per esempio, se il nostro progetto prevede la diffusione di informazioni sulla cyber (o su un qualsiasi altro argomento) creando una rete di partners, probabilmente è opportuno trovare un partner che sia esperto di comunicazione e ci aiuti a diffondere in modo chiaro i nostri obiettivi per facilitare la creazione del network che ci occorre.

Per cui, seppure il vostro campo settore lavorativo fosse non fosse inserito tra quelli di previsto finanziamento non vi scoraggiate e siate creativi, puntando a dare supporto, e quindi valore aggiunto ad altri progetti già presentati.

Detto questo, non resta che augurare a tutti un buon lavoro!

Quarto ed ultimo consiglio: nella vita non si può sapere tutto, ma se si sa dove cercare o a chi chiedere si è già a metà dell’opera, per cui, se volete approfondire: How to participate (europa.eu).


Alessandro Rugolo

domenica 1 gennaio 2023

Domus de Janas di Mesu 'e Monti

Nel territorio di Ossi, lungo la strada tra il paese e la chiesetta campestre di Sant'Antonio, è possibile visitare le domus de janas di Mesu 'e Montes.

Si percorre una stradina cementata di poche centinaia di metri che parte dalla SP 97 e conduce ad una radura al centro della quale si trova una splendida quercia pluricentenaria. 

Se fate un giro nel terreno circostante, sulla sinistra della quercia noterete delle scalinate realizzate in pietra, seguite la scalinata di destra.

Dopo qualche centinaio di metri di salita (scarponi comodi, mi raccomando) arrivate alla tomba I. Si tratta di una serie di ambienti scavati nella roccia, comunicanti tra loro tramite fori squadrati della larghezza delle spalle di un uomo. 

La Tomba  II invece è apparentemente più piccola, ma se vi affacciate all'interno é possibile notare delle incisioni a forma di corna di toro sovrapposte e in un ambiente è possibile vedere nella parete più ampia una specie di portale inciso nella roccia, con un architrave anch'esso scolpito, a forma di corna di toro sovrapposte. Negli ambienti più ampi si trovano anche delle colonne.

Tomba II

A pochi metri si trova la tomba III.

Nella scarpata sotto queste tombe si vedono dei blocchi lavorati, potrebbe trattarsi di un'altra tomba, non scavata o coperta da vegetazione e terra.

Poco oltre, lungo il sentiero, si trova la tomba V, molto ampia ma molto rovinata, probabilmente utilizzata nel tempo da qualche pastore per ripararsi dalle intemperie. Se osservate attentamente la facciata è possibile notare la lavorazione che ricorda la forma delle rocce delle tombe dei giganti.

Dopo la tomba V vi sono due sentieri, uno in salita (che non abbiamo percorso) ed uno in leggera discesa. Seguendo l'ultimo per qualche decina di metri è possibile arrivare ad un secondo gruppo di tombe anch'esse numerate, a partire dalla tomba IX. 

Se siete amanti della Sardegna, delle antichità e della natura non potrete fare a meno di visitare il luogo. Se siete fortunati come noi, potrete anche osservare una coppia di grifoni volteggiare sui monti attorno al sito archeologico.

Buona gita a tutti!

Alessandro, Giusy e Francesco. 

venerdì 23 dicembre 2022

NATO e Cognitive Warfare

Già in precedenza abbiamo parlato di Cognitive Warfare e dell'importanza di quello che in alcuni ambienti è considerato come un nuovo dominio della guerra.

Oggi approfondiamo cercando di capire cosa sta facendo la NATO in questo settore.

Chi si occupa di ricerca in ambito NATO è la "Science and Technology Organization" (S&T). 

Lo S&T conduce attività di studio e ricerca ad ampio spettro, organizzate in sei Technical Panels e un Gruppo di ricerca, in particolare si tratta di:

- Applied Vehicle Technology (AVT);

- Human Factors and Medicine (HFM);

- Information Systems Technology (IST);

- NATO Modelling and Simulation Group (NMSG);

- System Analysis and Studies (SAS);

- Systems Concept and Integration (SCI);

- Sensors and Electronics Technology (SET).

In particolare, il panel HFM si articola in due sottoaree di ricerca: 

- Healt, Medicine and Protection (HMP), con lo scopo di studiare le basi scientifiche necessarie per garantire la creazione di Forze operative e in salute, il ristabilimento in salute, minimizzare l'impatto di malattie e ferite, ottimizzando la protezione dell'uomo, la sostenibilità e la sopravvivenza;   

- Human Systems and Behaviour (HSB), con lo scopo di studiare le basi scientifiche ed esplorare nuove tecnologie per ottimizzare le performance degli individui, delle squadre e delle organizzazioni e le interazioni con i sistemi socio-tecnologici per raggiungere elevati livelli di efficacia. In quest'area di ricerca si svolgono, tra l'altro, ricerche sulla dimensione cognitiva.

La S&T conduce dunque ricerche mirate a migliorare la conoscenza  nel campo (o dominio) della Cognitive Warfare, considerata come un nuovo campo di battaglia che ha a che fare con la capacità di conoscere e di giudicare dell'uomo, proteggendolo da influenze esterne o influenzandolo a sua volta. La manipolazione della conoscenza e della capacità di comprensione utilizzata per raggiungere un obiettivo strategico.

Come già visto in altri domini o ambienti, l'obiettivo della NATO consiste nel raggiungere la Cognitive Superiority per far ciò occorre studiare attentamente le interazioni tra uomo, gruppi sociali e nuove tecnologie, sia nel campo delle neuroscienze sia nelle tecnologie emergenti come l'Intelligenza Artificiale.

In definitiva la Cognitive Warfare cerca di minare la fiducia in una organizzazione alterando la percezione della società in relazione ad alcuni accadimenti. 

Solo una considerazione: indipendentemente che ci si trovi dalla parte dei buoni o dei cattivi, giocare con la conoscenza e con la capacità di giudicare può essere molto pericoloso. 

L'uomo può essere ingannato ma non è semplice ingannarlo a lungo e può capitare che rendendosi conto di essere oggetto di raggiri continui perda la fiducia in tutte le organizzazioni o istituzioni, senza distinzione di colore o di parte, e ciò potrebbe minare la civile convivenza.

Alessandro RUGOLO

  

Per approfondire:

NATO Review - Countering cognitive warfare: awareness and resilience

NATO Review - Hybrid Warfare – New Threats, Complexity, and ‘Trust’ as the Antidote

Pages - Panel/Group Page (nato.int)

Mitigating and Responding to Cognitive Warfare | Innovation Hub (innovationhub-act.org)



 

 




venerdì 16 dicembre 2022

Knowledge Management e tecnologia

Come sempre accade, arriva un momento in cui occorre cambiare qualcosa, nella vita come nel lavoro o nella società. 
Moltissimi dei cambiamenti sono dovuti o guidati o semplicemente provocati da un cambiamento nella conoscenza del singolo o più verosimilmente del gruppo sociale cui appartiene e alle modalità in cui questa conoscenza viene creata, gestita, valorizzata e trasmessa. La disciplina che va sotto il nome di knowledge management si occupa precisamente di questo: gestione della conoscenza.

Prima di andare avanti però credo sia utile richiamare alla mente la definizione di conoscenza.
Utilizzo in proposito il vocabolario Treccani e, estraendo la parte di mio interesse, posso dire che per conoscenza si intende:  
- l’atto del conoscere una persona, dell’apprendere una cosa; 
- il conoscere, come presenza nell’intelletto di una nozione, come sapere già acquisito. In particolare, teoria della conoscenza, detta anche gnoseologia, ramo della filosofia che indaga sui valori e i limiti della facoltà di conoscere.

Chiarito il significato di conoscenza, proviamo a fare un passo avanti verso una disciplina molto importante ma non molto conosciuta, il "knowledge management" o, in italiano, la gestione o governo della conoscenza. 

Come è facile intuire non intendo parlare della conoscenza nella sua generalità né dell'apprendimento del singolo individuo ma di come la conoscenza influisca su un'organizzazione e su come un'organizzazione possa impiegarla al meglio.

Per farmi aiutare in questo percorso di conoscenza... della conoscenza, utilizzerò e farò riferimento di tanto in tanto ad uno studio interessante: "Knowledge Management: teoria e prassi a confronto", di M. Bonifacio, P. Bouquet e P.F. Camussone, studio che potete scaricare da internet seguendo il link a fine articolo.

La conoscenza è sempre stata importante, soprattutto come mezzo per raggiungere i propri scopi, spesso e volentieri per aiutare nel prendere delle decisioni. Ecco perché in antichità sono nate le prime  biblioteche, come luoghi in cui era racchiuso il sapere, la conoscenza di secoli o millenni di esperienze umane. Il bibliotecario era colui che aiutava a "navigare" questa conoscenza, in quanto era in grado di rintracciare velocemente ciò che occorreva. 

La crescita in complessità della società umana fa sì che vi sia sempre più la necessità di gestire la conoscenza che viene creata. Col passare del tempo si è cominciato ad usare la tecnologia per potenziare ed estendere le capacità cognitive umane e gestire la conoscenza.

L'Information Technology in particolare fornisce da decenni alcuni strumenti che possono aumentare le capacità di creare, mappare, codificare e trasferire conoscenza. 

Proviamo a capire come.  

Il primo passo consiste nel creare conoscenza e con ciò intendo conoscenza utile agli altri, magari a coloro che lavorano nella stessa organizzazione o società. La conoscenza presente nei libri di una biblioteca non serve a niente se nessuno è in grado di leggerne i contenuti o se la biblioteca è chiusa al pubblico. 

Per massimizzare la creazione di conoscenza si possono utilizzare strumenti collaborativi. Tra gli strumenti collaborativi è il caso di citarne alcuni perché più conosciuti, come per esempio forum, blog, social network, shared work space e così via. La funzione principale di questo genere di strumenti è di ospitare dei contenuti (testi, documenti, foto, schede, video...) e facilitare le interazioni tra i partecipanti allo stesso gruppo consentendo loro di fornire pareri, valutazioni, inserire annotazioni, per accrescere la conoscenza su un determinato argomento.  

Come potete immaginare, la conoscenza da sola non serve a niente se non è possibile reperirla velocemente o ritrovarla quando serve. Ecco che a tal fine sono stati creati in passato gli schedari e i metodi di classificazione, necessari anche al giorno d'oggi, nonostante l'aiuto della tecnologia. L'IT infatti fornisce sistemi di information retrieval e di text mining. 

Con information retrieval si intende l'attività che consente di ritrovare informazioni registrate o immagazzinate su dispositivi informatici come data base documentali. Per essere chiari, quando si interroga un database attraverso una query si svolge attività di information retrieval.

Il compito principale di un sistema di text mining o di data mining è invece quello di identificare significati nascosti all'interno di dati apparentemente non  collegati tra loro. Per fare ciò si utilizzano sistemi di intelligenza artificiale più o meno specializzati.

Se si appartiene ad una stessa organizzazione è necessario che la conoscenza prodotta, per esempio i report relativi alla partecipazione ad un gruppo di lavoro o un paper di ricerca, sia diffusa o resa disponibile almeno all'interno del gruppo di appartenenza. Per la diffusione della conoscenza si possono utilizzare sistemi di document management e di publishing. I primi consentono di organizzare documenti digitali in archivi, consentendone la diffusione, i secondi invece sono sistemi che servono per pubblicare informazioni o articoli su portali o siti web.  

Per organizzare la conoscenza è necessario codificarla e per far ciò si utilizzano le ontologie e i linguaggi di rappresentazione. Una ontologia descrive il modo in cui schemi differenti sono combinati tra loro per creare una struttura dati che contiene tutte le entità importanti in un determinato dominio. I linguaggi di rappresentazione si utilizzano per rappresentare in modo organizzato grandi quantità di dati.

L'IT fornisce anche altri supporti, per esempio quello di espandere la capacità di memoria, attraverso repository e sistemi knowledge base

Ogni organizzazione è differente, come le persone, e probabilmente ha scopi differenti e modalità di lavoro calibrate allo scopo da raggiungere e al proprio personale, per questo motivo non è possibile dire a priori cosa occorre per migliorare la conoscenza di una organizzazione. 

Solo la conoscenza profonda dell'organizzazione stessa e dei suoi processi interni, degli obiettivi, del personale a tutti  i livelli, può permettere di capire quali sono le modalità e gli strumenti utili ad accrescere la conoscenza o un aspetto di essa. 

In definitiva, nonostante gli sviluppi tecnologici, lo strumento più importante di una organizzazione è sempre e comunque l'uomo. Ecco perché è necessario far sì che il personale si senta sempre coinvolto nei processi relativi alla conoscenza dell'organizzazione e ne sia partecipe.

Alessandro RUGOLO 

Per approfondire: 

conoscènza in Vocabolario - Treccani

camussone (assioa.it)

Collaborazione e conoscenza: obiettivi sfidanti per le direzioni Hr - Risorse Umane e non Umane (runu.it)

What is Text Mining? | IBM

What is Information Retrieval? - GeeksforGeeks