Quella sera Giulia era molto soddisfatta. Il nonno le aveva portato due regali. Il primo l'aveva scartato poco prima di cena. Si trattava di un bellissimo pupazzo di Gionzo.
Era un pupazzo di lana, morbido e profumato, bellissimo!
Giulia era seduta a tavola ma non vedeva l'ora di potersi alzare per scartare il secondo regalo. Il nonno aveva detto che si trattava di due regali di natale da parte di Gionzo ma lei sapeva bene che non era vero. Ormai era cresciuta e non era così facile ingannarla! Dove stava Gionzo, sulla sua navicella diretto verso Marte non c'era l'Ufficio Postale… Ma adesso il suo problema consisteva nel riuscire a convincere la mamma che poteva alzarsi per andare ad aprire il secondo regalo, il pacco più grande che stava poggiato sulla poltrona in pelle vicino al camino.
Chissà cosa conteneva!
Dal suo posto a tavola poteva vederlo. Si trattava di una scatola grande, un po' allungata, avvolta con la stessa carta con il disegno dei pianeti utilizzata per il suo nuovo pupazzo.
Non poteva trattarsi del telelunofono che aspettava con ansia, il pacco era troppo grande.
Ma allora di che cosa si trattava? Giulia non aveva idea… ma doveva essere qualcosa di fantastico.
- Mamma, posso alzarmi? Vorrei aprire il regalo assieme al nonno, prima di andare a letto… Giulia aveva pensato che forse la cosa più semplice era domandare il permesso. Si vede che stava crescendo. Fino a qualche mese prima avrebbe semplicemente provato ad allontanarsi e la mamma o il papà l'avrebbero costretta a stare seduta. Questa era la prima volta che chiedeva il permesso.
- Giulia, hai finito di mangiare?
- Si mamma... Rispose prontamente.
- Ed il nonno? Hai chiesto al nonno se ha finito di mangiare? Disse la mamma con tono di rimprovero...
- Si cara - rispose il nonno poggiando la forchetta - oggi non ho molta fame. Per cui, se per voi va bene, io e Giulia ci spostiamo vicino al camino per aprire il regalo.
- Certamente, potete alzarvi allora, ma consideratela un'eccezione. Disse con tono serio il papà di Giulia che fino a quel momento era stato in silenzio, e mentre parlava faceva l'occhiolino alla moglie per chiederle di lasciarli fare… per una volta le regole si possono anche violare.
- Siiii, urlò Giulia, che non credeva alle sue orecchie. Qualche istante le fu sufficiente per portarsi sopra il pacco e armeggiare, questa volta senza troppa attenzione nei confronti della carta, per aprirlo. Le ci volle però l'aiuto del nonno per estrarre una grossa scatola azzurra, sulla quale era impressa l'immagine di un piccolo telescopio, strumento che Giulia non conosceva.
- Nonno, nonno, che cos'è questo apparecchio? Disse Giulia col suo solito tono di voce - non ho mai visto una cosa del genere.
- Questo si chiama telescopio, nipotina mia, è uno strumento che serve per guardare il cielo. Le stelle, i pianeti, la Luna, Marte… e magari, se siamo fortunati, anche la piccola navicella di Gionzo!
Giulia era incredula. Gli occhi spalancati e la bocca aperta… per la prima volta nella sua vita di bambina non trovava il fiato per parlare, e per lei non era normale. L'emozione all'idea di poter vedere il suo amico Gionzo, anche se non capiva bene come fosse possibile, la costringeva ad un silenzio irreale. Poi, pian piano, la gioia prese il posto dello stupore e senza alcun preavviso finalmente riuscì a parlare… anzi, ad urlare.
E mentre urlava saltò in braccio al nonno pregandolo di spiegarle tutto di quel magico strumento che seppure aveva un nome cosi strano, e che aveva già dimenticato a favore del più semplice "Lungo Occhio", preannunciava delle splendide novità.
- Nonno, nonno, dai, fammi vedere come funziona questo lungo occhio… andiamo a vedere il nostro amico Gionzo… e mentre parlava lo tirava per i pantaloni verso la finestra.
- Un attimo piccola mia - disse il nonno - lasciami montare il cavalletto, due minuti e siamo pronti.
Giulia non stava più nella pelle e il resto della serata non stacco gli occhi dall'oculare per neanche un istante ed ogni cosa che guardava nel cielo era una concerto di "ho...", "siii…", "bellissimo..."
Guardarono prima di tutto la Luna, poi riuscirono a trovare Marte, quasi per miracolo (a causa della troppa luce non era facile vedere i pianeti). Giulia si sentiva molto più vicina al suo amico Gionzo e al Camaleone, che sapeva perduti lassù, in viaggio verso Marte.
Poi, una stella più luminosa di altre apparve nell'obiettivo...
- Vedi questa stella più luminosa? - Disse il nonno con una voce che sembrava preannunciare qualcosa di importante - Quella si chiama Alfa Centauri ed è la stella più vicina al Sole. Guarda che bella...
Giulia guardava affascinata. Quella sera le si era aperto un mondo, anzi, un Universo, di cui non aveva mai avuto veramente idea… Questo era un mondo tutto nuovo, enorme, da esplorare, magari assieme al suo amico Gionzo. Per la prima volta qualcosa le aveva fatto pensare che forse da grande avrebbe voluto esplorare il cielo… come faceva il suo amico Gionzo, su una navicella tutta sua. Anche lei, la piccola Giulia, voleva diventare una estronauta...
Alessandro Rugolo
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domenica 12 gennaio 2020
venerdì 7 marzo 2014
L'estronauta torna a casa (Quindicesimo episodio)
- Nonno, nonno, avevi promesso di raccontarmi una storia di Gionzo! Urlò Giulia tirando il nonno per il braccio mentre ancora terminava la cena.
- Va bene piccola, ora arrivo. Se ben ricordo l'ultima volta Gionzo si trovava nel paese delle Idimarip ed era appena stato invitato a casa di Rasa...
- Si si. E poi cosa è successo? Dai su, racconta...
- E poi... e poi il nostro ospite Rasa gli ha spiegato il significato di tutti quei simboli disegnati nelle pareti di casa. Devi sapere, mia piccola nipotina, che la razza del paese delle Idimarip è una razza antichissima. Che inventò la scrittura molto tempo prima delle Lettere. Però la loro scrittura era composta da tanti disegni e perciò era molto difficile da capire. Solo in pochi possono interpretare...
- E tu nonno, sai inpepetare i loro disegni? Disse Giulia impaziente.
- E no, io non sono in grado di interpretare i loro disegni. Comunque sia, Rasa spiegò a Gionzo che la sua razza aveva colonizzato tutto il sistema solare e che si era trasferita su un'altra stella molto molto lontana. Lui, Rasa, era molto vecchio e non voleva abbandonare la sua casa così aveva deciso di restare sulla luna.
Di tanto in tanto i nipoti venivano a trovarlo e lui approfittava di quei momenti per raccontare loro delle storie, come faccio io con te!
- Perchè Rasa non voleva partire? Non voleva bene ai suoi nipotini? Chiese Giulia un po triste per i nipotini di Rasa.
- Ma si che gli vuole bene. Però è molto anziano e un lungo viaggio non era consigliato.
- Comunque c'è sempre il telelunofono. Per cui tutte le sera può vedere i nipotini e raccontargli quello che fa. Disse Giulia impossessandosi della storia del nonno.
- E si, hai proprio ragione. Che sbadato non ci avevo pensato!
- Nonno, io sarei partita comunque. Non avrei mai lasciato soli i miei nipotini. E tu cosa avresti fatto?
- Anche io sarei partito. Non ti avrei mai lasciata sola!
- E poi cos'è successo?
- Gionzo e Ruggero il Camaleone visitarono la casa e la valle e furono ospiti di Rasa per una settimana fino a che non fu il momento di partire. Erano passati due mesi da quando Gionzo era arrivato sulla Luna e aveva nostalgia della famiglia così decise di tornare sulla Terra.
Però per farlo dovevano tornare alla sua navetta ed era abbastanza lontana. Rasa allora offrì loro un passaggio con la sua nave a luce.
- Nonno, cos'è una nave a luce?
- La nave a luce è una navicella spaziale molto potente che per volare usa la luce del sole. E' una navetta velocissima che in pochi minuti li portò tutti dove si trovava la navicella di Gionzo che in confronto sembrava piccolissima. Dovresti vedere quanto è bella questa navetta. sembra una gigantesca nave volante con tante vele di tutti i colori.
- Deve essere bellissima. Disse Giulia sempre molto curiosa.
- La tecnologia umana è molto meno sviluppata di quella del popolo delle Idimarip. Infatti la loro era una civiltà molto più avanzata. Da tempo avevano iniziato a viaggiare tra le stelle e per loro l'universo non ha quasi più segreti. Pensa che proprio in questi giorni i nipoti di Rasa stanno esplorando un enorme buco nero...
- Un buco nero? Nonno, come è fatto un buco nero? - Chiese Giulia incuriosita - e come fanno ad esplorarlo se è nero? Serve molta luce altrimenti non si vede niente. A meno che anche loro non abbiano i caschi potenzianti. Con quelli potrebbero vedere tutto...
- Si, proprio così. Anche loro hanno dei caschi potenzianti, molto più potenti di quello di Gionzo. Comunque Gionzo salutò Rasa e Ruggero e promise di tornare a trovarli presto. Prima di partire si scambiarono i numeri di telefono per restare in contatto. Rasa regalò l'ultimo modello di telelunofono a Gionzo, quello con le antennine verdi e il monitor da 10 pollici come il nostro tablet, e così Gionzo potè partire.
- Bello, lo voglio anche io un telelunofono.
- Magari uno di questi giorni andiamo a vedere se ce n'è qualcuno al centro commerciale.
- Si si. Però anche io voglio il nuovo modello con le antennine verdi! Disse Giulia ricominciando a correre per la cucina.
- Aspetta piccola. La storia non è finita.
- Invece si. - Urlò Giulia aprendo le braccia come fosse un aeroplano - Gionzo tornò a casa da sua mogli e dai suoi tredici bambini e vissero tutti felici e contenti!
- Tredici bambini? Disse il nonno stupito.
- Si si, proprio tredici. Sai, per esplorare tutto l'Universo serve una famiglia numerosa e così quando cresceranno ci saranno tantissimi estronauti.
E mentre parlava continuava a correre per la cucina...
E mentre parlava continuava a correre per la cucina...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
mercoledì 5 marzo 2014
L'estronauta e la valle delle Idimarip (Quattordicesimo episodio)
La
domenica mattina il nonno era abituato a passarla con Giulia ma quel
giorno la piccola era andata al centro commerciale con i suoi
genitori e lui si sentiva solo.
L'ora di cena non era lontana e lui si sarebbe presentato puntuale, come ormai ogni sera da quasi quattro anni a questa parte, a casa della nipotina e mentre pensava alla storia da raccontare quella sera, qualcuno bussò alla porta.
L'ora di cena non era lontana e lui si sarebbe presentato puntuale, come ormai ogni sera da quasi quattro anni a questa parte, a casa della nipotina e mentre pensava alla storia da raccontare quella sera, qualcuno bussò alla porta.
-
Arrivo. Disse a voce alta alzandosi dal divano, stordito dal caldo
del camino acceso.
-
Chi sarà mai a quest'ora?
-
Nonno, nonnino, sono io! Non ne potevo più del centro commerciale e
ho convinto mamma e papà a portarmi da te! - Urlò Giulia non appena
si aprì la porta – Vero che posso restare con te? Mamma e papà
devono finire di fare la spesa. - Aggiunse Giulia guardando il nonno
con lo sguardo da piccola peste che le veniva così spontaneo.
-
Ma certo che puoi restare. Non immagini quanto sono felice di
vederti. E mentre parlava la prendeva in braccio come faceva sempre.
-
Ti chiedo scusa papà ma Giulia non stava più nella pelle. Spero che
non ti dispiaccia...
-
Ma figurati. Non vedevo l'ora di abbracciare la mia nipotina. Andate
pure a fare la spesa con tutta tranquillità. Quando finite venite a
mangiare a casa da me se volete.
-
Grazie papà, sapevo di poter contare su di te. Disse la mamma di
Giulia andando via. - A più tardi allora e non mangiate troppi
dolcetti, mi raccomando. Aggiunse salendo in macchina col marito.
-
E ora che si fa? Disse il nonno alla nipotina. - A cosa giochiamo
oggi? Fammi pensare. Se non ricordo male in questa busta c'è
qualcosa che potrebbe piacerti. - Aggiunse sornione frugando in una
busta di carta dentro la vecchia credenza della cucina. - Ricordo che
alla tua mamma piaceva tanto giocarci - e mentre parlava rovesciò il
contenuto della busta sul tappeto di fronte al camino invitando la
piccola Giulia ad inginocchiarsi di fronte ad un mucchio di
mattoncini lego di tutti i colori dimensioni e forme.
-
Ecco, scommetto che non hai mai giocato con le costruzioni. Vieni,
avvicinati e guarda come si fa. E in men che non si dica costruì un
cagnolino con le zampe rosse e il muso nero.
-
Che carino! - Disse Giulia prendendo il cagnolino e abbaiando
rumorosamente. - Nonno, si può costruire anche un Camaleone? Mi
piacerebbe vedere come si costruisce un Camaleone e anche il nostro
amico Estronauta e poi il drago Ladone, una Cervespa e poi...
-
Giulia. Per costruire tutte queste cose ci vorrà una serata.
Facciamo così, ora costruiamo assieme Ruggero il Camaleone e poi ti
racconto una storia di Giovanbattistamarialorenzo, va bene?
-
Certissimamente! - Urlò Giulia saltando sul tappeto e distruggendo
il povero cagnolino che finì sotto i piedi.
Così,
poco dopo nonno e nipotina avevano realizzato il più bel Camaleone
di Lego che sia mai stato costruito (anche perché non ne erano mai
stati costruiti altri!).
-
Ma è bellissimo! - Disse Giulia tenendo il Camaleone sulle mani
facendo attenzione che non si staccassero i pezzi.
-
Sono contento che ti piaccia. Ora però poggialo sul tavolino e vieni
a sederti vicino a me che devo raccontarti la storia di Gionzo nel
paese delle Idimarip.
-
Le Idimarip? Che tipo di lunimali sono nonnino caro? Disse Giulia
cercando di immaginare qualche nuovo animaletto strano come faceva di
solito il nonno. - Non riesco proprio a immaginarle queste Idimarip.
-
Se ti siedi qui vicino a me e ascolti vedrai che capirai subito -
Disse il nonno sorridendo – le Idimarip non sono dei lunimali ma
delle strane costruzioni che si dice si trovino solo sulla luna,
nella valle degli Er.
-
E chi sono questi Er? Almeno questi sono dei lunimali? E perché...
-
Giulia! - disse il nonno guardandola con severità.
-
Capito! Disse la piccola Giulia portandosi le mani alla bocca per
costringersi a star zitta.
-
Bene. Devi sapere che la valle degli Er è una valle gigantesca che
si trova lungo la sponda destra del fiume Ricotta. Abitata sin dai
tempi più antichi da una strana razza di lunimali molto intelligenti
e religiosissimi, oggigiorno è quasi disabitata. Gli Er
sopravvissuti sono pochi e le uniche tracce della loro civiltà sono
le stupende Idimarip di cui la vallata è costellata. Gionzo e
Ruggero arrivarono nella valle al sorgere del sole e quello che
videro li lasciò di stucco. Anche Ruggero che aveva visto tante cose
strane essendo un lunimale egli stesso, di fronte ai resti di questa
stupenda civiltà restò a bocca aperta lasciando intravvedere anche
un dente un po cariato che si trovava in fondo in fondo.
-
Nonno, che schifo!
-
Scusa Giulia, ma è stato Gionzo a raccontarmi anche questo. Comunque
sia, se vuoi sapere come sono le Idimarip puoi immaginare delle
enormi costruzioni che assomigliano a delle piramidi ma a testa in
giù o nelle posizioni più strane. Alcune solitarie, altre costruite
in gruppo o l'una sull'altra, offrivano ai visitatori uno spettacolo
veramente curioso.
-
Belle queste Idipamip. Me ne costruisci una con le costruzioni così
è più facile immaginarle?
-
Va bene, ecco qua. Questa potrebbe essere una delle Idimarip, e
questo un Er. E mentre parlava costruiva velocemente alcune piramidi
e un mostriciattolo stranissimo che poi appoggiò a testa in giù sul
tappeto.
-
Bravo nonno. Urlò Giulia per la contentezza prendendo una piramide
in mano con curiosità e subito lasciandola a terra per afferrare
l'Er.
-
Mentre Gionzo e Ruggero osservavano lo splendido spettacolo, un Er
che si trovava a passare li vicino li osservava a sua volta
pensieroso.
-
Chi siete, stranieri, cosa volete nella terra degli Er? Disse ad un
certo punto con voce cavernosa e un po incerta come di chi è da
tanto tempo che non parla con nessuno.
-
Gionzo e Ruggero fecero un salto all'indietro per lo stupore, infatti
non avevano sentito l'Er arrivare e inoltre non avevano mai visto un
Er di persona. Ruggero ne aveva sentito parlare dai suoi nonni quando
era piccolino. Gionzo invece non sapeva proprio niente di questo
strano popolo.
-
Buon giorno e te - rispose Gionzo con tono pacato, cercando di
nascondere il suo stupore – Io sono un estronauta e vengo dalla
terra. Mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo e questo è il mio amico
Ruggero il Camaleone. Stiamo esplorando la zona alla ricerca delle
sorgenti del fiume Ricotta e ci siamo imbattuti in questa splendida
vallata – disse con un profondo inchino - Puoi dirci chi sei e dove
ci troviamo?
-
Benvenuti stranieri, noi eravamo un popolo molto ospitale un tempo.
Ma ora siamo restati in pochi. Io sono Rasa e sono uno dei pochi
sopravvissuti del popolo degli Er. Disse l'anziano Er pronunciando
ogni parola con grande tranquillità. Seguitemi nella mia modesta
dimora. Aggiunse indicando una tra le Idimarip più grandi della
valle.
Percorsero
la strada lentamente e in silenzio, come in processione. Una lunga
scalinata permetteva l'accesso alla Idimarip. Arrivati in cima alla
scala si trovarono in un ambiente enorme, poco illuminato e ricco di
disegni su tutte le pareti. Gionzo e Ruggero osservavano tutto con
stupore e passarono alcuni minuti con il naso all'insù.
-
Complimenti per la vostra casa – disse Gionzo al padrone di casa –
è stupenda. Anche i disegni sulle pareti sono molto belli.
Significano qualcosa? Disse Gionzo molto incuriosito dalle strane
forme disegnate sulle pareti.
In
quel momento qualcuno bussò alla porta.
-
Arrivo! - Disse il nonno alzandosi per aprire la porta – Giulia,
sono arrivati mamma e papà - disse il nonno dalla soglia di casa.
Giulia, temendo di dover andar via, scappò immediatamente a nascondersi sotto il letto della
camera del nonno, come faceva sempre in questi casi...
- Esci fuori piccola, oggi ceniamo qui da me. Aggiunse il nonno con voce rassicurante - e dopo cena ti racconto il seguito. Sentito ciò la piccola Giulia uscì dal suo nascondiglio e cominciò a correre e saltare per la casa per la gioia.
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
domenica 2 marzo 2014
L'estronauta e il drago (Tredicesimo episodio)
- Buon giorno a tutti. - Disse il nonno sedendosi a tavola con tutta la famiglia. - dov'è la mia nipotina preferita? - Aggiunse non vedendo Giulia da nessuna parte.
- E' in camera sua. Quando ti ha visto arrivare dalla finestra è corsa in camera urlando qualcosa. Puoi andare a prenderla tu, papà? Disse la mamma di Giulia.
- Naturalmente. Vado subito. E mentre parlava si alzò e si diresse verso la camera della nipotina. - Giulia, vieni dal nonno.
- Nonno, non entrare in camera. Disse Giulia dall'altra parte della porta. - Aspetta un attimo...
- Che cosa succede? Perchè non posso entrare? Aggiunse il nonno preoccupato.
- Ecco, arrivo. Disse Giulia aprendo la porta e tenendo le mani dietro la schiena cercando di nascondere un foglio in cui si vedeva un disegno tutto colorato.
- Cosa stai facendo, piccola mia? Perchè tutto questo mistero?
- Ti ho fatto un regalo! Disse Giulia tutta contenta, mostrandogli il disegno dell'Estronauta che aveva appena terminato di colorare.
- Ma è bellissimo! L'hai fatto tutto da sola?
- Si si, ti piace nonnino? E' il nostro amico estronauta che va a spasso con Ruggero. E li in fondo c'è anche un drago...
- E' bellissimo. Posso tenerlo? Lo appenderò in cucina questa sera.
- Certo, è tuo! Adesso possiamo andare a tavola che devo finire la mia minestrina con il formaggino. Mamma mi ha comprato i formaggini di Capraspina, vuoi assaggiarlo? E' buonissimo!
- Ne sono sicuro. Mangialo tu che devi crescere. Io ho già cenato oggi. Sono venuto solo per vedere la mia carissima nipotina. Non è che l'hai vista?
- Ma nonno, sono io la tua nipotina! Disse Giulia quasi offesa.
- Oh, scusa. Hai ragione. Disse il nonno ridendo - perdonami, è l'età! Ma ora andiamo vicino al camino che sento freddo. Se ti va ti racconto dell'incontro tra Gionzo e il drago.
- Certo, voglio sapere cos'è successo. Dai nonno, andiamo a sederci.
- Dunque, se non ricordo male il nostro amico Ruggero mentre raggiungeva Gionzo che stava seduto ai piedi di un albero con due pomi d'oro tra le mani, vide in lontananza un enorme e terribile drago. Spaventato dalla vista del mostro si fermò come immobilizzato dal suo sguardo.
Intanto Gionzo, vedendo l'amico paralizzato si voltò verso il bosco e quasi svenne dalla paura.
- Nonno, era così terribile questo drago?
- E si. Era enorme. la sua testa spuntava dalle chiome degli alberi e le sue antenne rosse sembravano due torri altissime. Ogni squama che ricopriva il suo corpo era più grande di una casa e la coda era tanto lunga che nessuno era in grado di vederne la punta. E ti ho parlato solo di una delle teste perchè devi sapere che il drago di teste ne aveva cento, e forse anche di più!
- Ma allora era veramente enorme! Disse Giulia terrorizzata.
- E si, era enorme. Era tanto grande che quasi non si era accorto di Gionzo, se non fosse che Gionzo lanciò un urlo per il terrore. A quel punto il drago girò la testa verso Gionzo per vedere da vicino chi aveva urlato. Infatti devi sapere che anche lui come me aveva aveva una certa età e non ci vedeva bene.
- Speriamo che Gionzo riesca a salvarsi. Disse Giulia ancora preoccupata per il suo amico.
- Il drago, dicevo, avvicinò la testa al nostro amico e... - Buona sera disse, sei per caso Gionzo l'estronauta? Ti aspettavo...
- Bu.. buo.. buona sera. Rispose Gionzo con un fil di voce. Come fai a conoscermi? Disse riprendendo coraggio.
- Ho tanto sentito parlare di te. Sai, la mia vista è bassa, ma l'udito è buono ed è da diversi giorni che sento tanti lunimali parlare di te e del tuo compagno di viaggio, si chiama Ruggero se non sbaglio. - Aggiunse il drago con pacatezza. - Io mi chiamo Ladone, ben arrivato sulla Luna.
- Grazie. Disse Gionzo. E' un bel nome Ladone. Posso chiederti come fai ad essere così grande? Quanti anni hai e di che razza sei? Non ho mai letto niente della tua razza.
- Capisco. Rispose Ladone con un sospiro. - Devi sapere che io un tempo vivevo sul tuo stesso pianeta, la Terra. Allora ero poco più di un lucertolone ed ero il guardiano di un bellissimo giardino che si chiamava il giardino delle Esperidi. Poi un giorno un uomo molto forte di cui non ricordo il nome, venne nel giardino e rubò tutti i pomi d'oro. Io ero sconvolto, non riuscivo a sopportare questo affronto e decisi di emigrare. Presi tutte le piante che riuscii a portar via e partii per la luna. Da allora sono passati migliaia di anni. Ora il giardino è quassù. Ma penso proprio che dovrò partire nuovamente visto che voi uomini siete arrivati anche quassù! - Disse Ladone con tristezza.
- Mi dispiace tanto disse Gionzo. Non pensavo... non volevo rubarti i pomi d'oro. Ecco, sono tuoi. Ti chiedo scusa.
- Ma figurati - rispose Ladone il dragone - mangiatene pure quanti ne volete. Sono buonissimi sai? Dimmi piuttosto, quando sono partito la terra era uno splendido giardino, è ancora così?
- Purtroppo no, Ladone, la Terra è peggiorata tanto. I boschi sono sempre meno anche se le ultime generazioni hanno imparato a rispettare la natura. Sai, penso che tu abbia ragione. Nei prossimi anni sempre più uomini verranno quassù e il tuo splendido giardino sarà sempre più in pericolo.
- Lo immaginavo . disse Ladone sconsolato - comunque ero stanco di stare sulla Luna. Avevo già pensato di spostarmi un po più lontano dal sole. Sai, ai pomi d'oro da fastidio la troppa luce.
- Se hai bisogno di aiuto noi siamo pronti ad aiutarti. Disse Gionzo mentre Ruggero annuiva con la testa.
- No grazie , non vi preoccupate. prenderò poche cose e gli alberelli più giovani e partirò presto. Ora vi saluto cari amici, chissà che un giorno non ci si possa incontrare nuovamente. E con tristezza Ladone il dragone volò via lasciando il giardino nelle mani di Gionzo e di Ruggero.
- Mi raccomando, rispettate le piante... furono le sue ultime parole.
- Nonno, sono triste. Lo interruppe Giulia. - Dove andrà ora il povero Ladone? E chi si prenderà cura delle piante di pomi d'oro?
- Non ti preoccupare mia piccola principessa, vedrai che Gionzo si farà venire qualche idea ma ora è arrivato il momento di andare a dormire... buona notte e sogni d'oro.
- Notte nonno, a domani. Disse Giulia baciando il nonno sulla guancia...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
sabato 1 marzo 2014
Gionzo e i pomi d'oro (Dodicesimo episodio)
- Nonno, nonno, ben arrivato!
- Ciao Giulia, come stai mia piccola principessina?
- Sono arrabbiata - rispose Giulia con le braccia conserte e il muso lungo - Ieri mi avevi promesso di raccontarmi una storia dell'estronauta sulla Luna ma poi non me l'hai più raccontata.
- Ieri sono dovuto andare dal dottore. Purtroppo il nonno ha una certa età e l'età porta tanti piccoli acciacchi. - Si giustificò il nonno, baciando la nipotina.
- Cosa ti ha portato la vecchiaia? Non ho capito. Però oggi non devi andare dal medico quindi adesso mi racconti la mia favola - Disse Giulia, che senza attendere la risposta prese il nonno per mano e lo trascinò sul divano in salotto - siediti quì e comincia la storia - Aggiunse Giulia senza ammettere replica.
- E va bene. C'era una volta Cappuccetto Rosso...
- Ma no, quella la conosco già! Voglio una storia nuova del nostro amico Gionzo l'estronauta, uffa!
- Ha ha, ci sei cascata. Era uno scherzo piccina mia. Vieni in braccio che ora inizia la storia vera di Gionzo l'esploratore - disse il nonno sorridendo alla nipotina che intanto aveva messo su il broncio -
Mentre Giozo andava a spasso sulla luna alla ricerca delle sorgenti del fiume Ricotta, il nostro amico Ruggero il Camaleone si era allontanato per cercare un frutto lunare dal sapore squisito che si diceva fosse presente nelle valli li vicino, i pomi d'oro.
- Ma nonno, si dice pomodoro, non pomi d'oro - disse Giulia con sicurezza - li ho mangiati tante volte.
- No, non parlo dei pomodori, i pomodori non crescono sulla luna perchè sono troppo rossi e se ci fossero campi di pomodori la luna sembrerebbe la faccia di un bambino con il morbillo, riesci ad immaginarla tutta gialla con tanti puntini? Giulia la immaginava eccome, infatti stava già ridendo a crepapelle.
- Io parlo proprio dei pomi d'oro, un tipo di frutto che si trova solo sulla luna. Assomiglia alla mela ma ha la buccia verde, la polpa azzurro chiaro e sa di miele d'acacia. Una vera squisitezza.
Dicevo dunque che Ruggero camminava alla ricerca di questi fantastici pomi d'oro e fischiettava tranquillamente sicuro di non poter essere visto. Camminava senza fretta quando, tutto ad un tratto, in lontananza avvistò i pomi d'oro, pendenti da grandi alberi dalla strana forma. Però più che avvistarli li sentì. Infatti i pomi d'oro quando sono maturi cantano una bellissima musica che assomiglia al suono di un'arpa. Allora, già con l'acquolina in bocca Ruggero cominciò a correre e non si accorse che a metà strada si trovava una grande pozzanghera azzurra in cui, proprio in quel momento, si abbeverava una famiglia di cervespe assetate.
- Nonno, cosa sono le Cervespe? Sono pericolose? E perché Gionzo non è intervenuto? E poi...
- E poi così mi fai venire il mal di testa! Disse il nonno portandosi le mani alla testa e agitandola come se fosse dolorante.
- Ma io sono molto preoccupatissima! - Aggiunse Giulia con la faccia seria - Gionzo non deve lasciare solo Ruggero, è piccolo e chissà cosa può succedergli, poveretto. Spero proprio che queste Cervespe non gli facciano del male.
- Fortunatamente le cervespe feroci non sono molto grandi e poi ti ricordo che il nostro amico Ruggero può nascondersi, infatti così fece.
- Le cervespe cominciarono a saltare a destra e a sinistra (infatti assomigliano molto ai nostri cerbiatti anche se hanno due ali piccoline sulla schiena che servono solo ad agitare l'aria per rinfrescarsi) ma non riuscirono a vedere Ruggero che quando voleva era veramente bravo a mimetizzarsi.
Per levarsi d'impaccio Ruggero decise di lanciare il suo ruggito più potente così le cervespe, spaventatissime, scapparono in tutte le direzioni senza più fermarsi.
- Ruggero è proprio forte! Non avevo dubbi che ce l'avrebbe fatta. Disse Giulia felice per il suo amico.
- Adesso i pomi d'oro non avevano più speranza. Ruggero si diresse dritto dritto verso il boschetto leccandosi i baffi (che non aveva) per ciò che lo aspettava.
- E Gionzo che fine ha fatto? Chiese Giulia sempre più curiosa.
- Gionzo nel mentre, facendo un'altra strada, era già arrivato al bosco dei pomi d'oro e quando Ruggero arrivò lo trovò seduto ad aspettarlo sotto un albero con due bellissimi pomi d'oro che aspettavano solo di essere mangiati.
- Chissà che buoni i pomi d'oro. Nonno, tu li hai mai assaggiati?
- No, mai - Rispose il nonno - Ma sono sicuro che sono buonissimi. Ruggero si avvicinò a Gionzo di corsa ma, ad un certo punto, si fermò di colpo terrorizzato!
- Cos'è successo? Cosa ha visto? Gionzo è in pericolo?
- E si, Gionzo era in pericolo. Un enorme drago dalle scaglie dorate sovrastava il bosco e non sembrava avere buone intenzioni. Cosa avrebbero potuto fare i nostri amici contro questo mostro enorme?
- Nonno, nonno, devi salvare Gionzo e Ruggero. Non puoi fare qualcosa? Chiese Giulia strofinandosi gli occhi per asciugarsi le lacrime...
- Non piangere Giulia, sai bene che Gionzo è molto intelligente, vedrai che se la caverà anche questa volta.
- Giulia, papà, venite a fare merenda - Disse la mamma interrompendo la storia - Vi ho preparato una buonissima macedonia di frutta, ho messo anche i pomi d'oro che ci ha mandato Gionzo, volete assaggiarli?
La mamma non aveva ancora finito di parlare che Giulia era seduta a tavola e aveva già dimenticato le lacrime e il drago...
- Ciao Giulia, come stai mia piccola principessina?
- Sono arrabbiata - rispose Giulia con le braccia conserte e il muso lungo - Ieri mi avevi promesso di raccontarmi una storia dell'estronauta sulla Luna ma poi non me l'hai più raccontata.
- Ieri sono dovuto andare dal dottore. Purtroppo il nonno ha una certa età e l'età porta tanti piccoli acciacchi. - Si giustificò il nonno, baciando la nipotina.
- Cosa ti ha portato la vecchiaia? Non ho capito. Però oggi non devi andare dal medico quindi adesso mi racconti la mia favola - Disse Giulia, che senza attendere la risposta prese il nonno per mano e lo trascinò sul divano in salotto - siediti quì e comincia la storia - Aggiunse Giulia senza ammettere replica.
- E va bene. C'era una volta Cappuccetto Rosso...
- Ma no, quella la conosco già! Voglio una storia nuova del nostro amico Gionzo l'estronauta, uffa!
- Ha ha, ci sei cascata. Era uno scherzo piccina mia. Vieni in braccio che ora inizia la storia vera di Gionzo l'esploratore - disse il nonno sorridendo alla nipotina che intanto aveva messo su il broncio -
Mentre Giozo andava a spasso sulla luna alla ricerca delle sorgenti del fiume Ricotta, il nostro amico Ruggero il Camaleone si era allontanato per cercare un frutto lunare dal sapore squisito che si diceva fosse presente nelle valli li vicino, i pomi d'oro.
- Ma nonno, si dice pomodoro, non pomi d'oro - disse Giulia con sicurezza - li ho mangiati tante volte.
- No, non parlo dei pomodori, i pomodori non crescono sulla luna perchè sono troppo rossi e se ci fossero campi di pomodori la luna sembrerebbe la faccia di un bambino con il morbillo, riesci ad immaginarla tutta gialla con tanti puntini? Giulia la immaginava eccome, infatti stava già ridendo a crepapelle.
- Io parlo proprio dei pomi d'oro, un tipo di frutto che si trova solo sulla luna. Assomiglia alla mela ma ha la buccia verde, la polpa azzurro chiaro e sa di miele d'acacia. Una vera squisitezza.
Dicevo dunque che Ruggero camminava alla ricerca di questi fantastici pomi d'oro e fischiettava tranquillamente sicuro di non poter essere visto. Camminava senza fretta quando, tutto ad un tratto, in lontananza avvistò i pomi d'oro, pendenti da grandi alberi dalla strana forma. Però più che avvistarli li sentì. Infatti i pomi d'oro quando sono maturi cantano una bellissima musica che assomiglia al suono di un'arpa. Allora, già con l'acquolina in bocca Ruggero cominciò a correre e non si accorse che a metà strada si trovava una grande pozzanghera azzurra in cui, proprio in quel momento, si abbeverava una famiglia di cervespe assetate.
- Nonno, cosa sono le Cervespe? Sono pericolose? E perché Gionzo non è intervenuto? E poi...
- E poi così mi fai venire il mal di testa! Disse il nonno portandosi le mani alla testa e agitandola come se fosse dolorante.
- Ma io sono molto preoccupatissima! - Aggiunse Giulia con la faccia seria - Gionzo non deve lasciare solo Ruggero, è piccolo e chissà cosa può succedergli, poveretto. Spero proprio che queste Cervespe non gli facciano del male.
- Fortunatamente le cervespe feroci non sono molto grandi e poi ti ricordo che il nostro amico Ruggero può nascondersi, infatti così fece.
- Le cervespe cominciarono a saltare a destra e a sinistra (infatti assomigliano molto ai nostri cerbiatti anche se hanno due ali piccoline sulla schiena che servono solo ad agitare l'aria per rinfrescarsi) ma non riuscirono a vedere Ruggero che quando voleva era veramente bravo a mimetizzarsi.
Per levarsi d'impaccio Ruggero decise di lanciare il suo ruggito più potente così le cervespe, spaventatissime, scapparono in tutte le direzioni senza più fermarsi.
- Ruggero è proprio forte! Non avevo dubbi che ce l'avrebbe fatta. Disse Giulia felice per il suo amico.
- Adesso i pomi d'oro non avevano più speranza. Ruggero si diresse dritto dritto verso il boschetto leccandosi i baffi (che non aveva) per ciò che lo aspettava.
- E Gionzo che fine ha fatto? Chiese Giulia sempre più curiosa.
- Gionzo nel mentre, facendo un'altra strada, era già arrivato al bosco dei pomi d'oro e quando Ruggero arrivò lo trovò seduto ad aspettarlo sotto un albero con due bellissimi pomi d'oro che aspettavano solo di essere mangiati.
- Chissà che buoni i pomi d'oro. Nonno, tu li hai mai assaggiati?
- No, mai - Rispose il nonno - Ma sono sicuro che sono buonissimi. Ruggero si avvicinò a Gionzo di corsa ma, ad un certo punto, si fermò di colpo terrorizzato!
- Cos'è successo? Cosa ha visto? Gionzo è in pericolo?
- E si, Gionzo era in pericolo. Un enorme drago dalle scaglie dorate sovrastava il bosco e non sembrava avere buone intenzioni. Cosa avrebbero potuto fare i nostri amici contro questo mostro enorme?
- Nonno, nonno, devi salvare Gionzo e Ruggero. Non puoi fare qualcosa? Chiese Giulia strofinandosi gli occhi per asciugarsi le lacrime...
- Non piangere Giulia, sai bene che Gionzo è molto intelligente, vedrai che se la caverà anche questa volta.
- Giulia, papà, venite a fare merenda - Disse la mamma interrompendo la storia - Vi ho preparato una buonissima macedonia di frutta, ho messo anche i pomi d'oro che ci ha mandato Gionzo, volete assaggiarli?
La mamma non aveva ancora finito di parlare che Giulia era seduta a tavola e aveva già dimenticato le lacrime e il drago...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
giovedì 27 febbraio 2014
La leggenda del fiume Ricotta (Undicesimo episodio)
-
Ciao nonnino! - Urlò Giulia saltando addosso al nonno non appena la
porta si aprì – io e la mamma abbiamo deciso di farti una
sorpresa.
- Vedo, vedo, cosa ci fate qui a quest'ora? Non dovresti essere all'asilo signorinella? Disse il nonno con stupore.
- Ci sono anche le storie di Gionzo l'estronauta? Chiese Giulia con una strana luce negli occhi.
- Vedo, vedo, cosa ci fate qui a quest'ora? Non dovresti essere all'asilo signorinella? Disse il nonno con stupore.
-
E si – rispose la figlia – Giulia dovrebbe essere all'asilo, ma
oggi a causa della pioggia di questi giorni hanno chiuso la scuola e
io e Roberto dobbiamo andare al lavoro. Potresti tenerla con te
almeno per la mattina? Se non ti da troppo disturbo, papà. Disse la
mamma di Giulia sapendo che il padre era tanto affezionato alla
nipotina che avrebbe fatto di tutto per tenerla con se.
-
Ma naturalmente! Ma solo se Giulia vuol stare da me. Rispose il nonno
guardando negli occhi la nipotina.
-
Certissimamente si! Urlò Giulia per la contentezza.
-
Bene, allora accomodati. Stavo giusto preparandomi per andare a
prendere un bel libro in biblioteca, oggi mi accompagnerai e vedrai
che ci divertiremo un mondo.
-
Si si, ciao mamma. Ci vediamo questa sera. Aggiunse Giulia baciando
la mamma sulla guancia.
-
Si, a stasera, aggiunse il nonno.
-
Grazie papà, non so come ringraziarti. Disse la mamma di Giulia e
salì in macchina per andare a lavorare. Quando tutti e due i
genitori lavorano ogni imprevisto può diventare un guaio. Per
fortuna che ci sono i nonni vicino.
-
Allora piccola mia, sei mai stata in una biblioteca? Chiese il nonno
conoscendo già la risposta.
-
No no, cos'è una briblioteca?
-
Una biblioteca è un posto stupendo pieno pieno di libri di tutti i
tipi. Libri che parlano di avventure, di animali, di storia e anche
tanti libri per bambini.
- Ci sono anche le storie di Gionzo l'estronauta? Chiese Giulia con una strana luce negli occhi.
-
E no, il nostro amico estronauta non è così famoso. Chissà, forse
un giorno...
-
Io sono sicura che un giorno anche Gionzo avrà un posto in questa
briblioteca. Disse Giulia continuando a sbagliare la pronuncia.
-
Può darsi, ora andiamo a prendere qualche libro e poi ci sediamo al
parco a guardare gli animali, che ne pensi?
-
Va bene nonnino, come vuoi tu. Però al parco mi racconti un'altra
storia dell'estronauta, va bene?
-
Perfetto. Disse il nonno. La biblioteca era vicina al parco per cui
non dovevano fare tanta strada. Giulia si accomodò sulle spalle del
nonno e di tanto in tanto gli tirava i capelli per non cadere. Non
stava mai ferma un attimo e non smetteva mai di parlare, salvo quando
ascoltava le storie di Gionzo, allora stava in silenzio e ascoltava
registrando tutto.
-
Eccoci arrivati in biblioteca. Disse il nonno – ora devi fare
silenzio. In biblioteca ci sono tante persone che studiano e non
bisogna parlare per non disturbarli – Prima andiamo a vedere il
reparto delle storie per bambini, ci sono tante belle storie con
tanti disegni. Ecco un bel libro di fiabe, vuoi sfogliarlo? -
Aggiunse il nonno tendendo alla nipotina un libro ricco di
illustrazioni con un gattone con gli stivali disegnato nella
copertina.
-
Si si – disse Giulia prendendo il libro a testa in giù e cercando
di aprirlo – però io ancora non so leggere.
-
Al parco ti leggo una storia...
-
No no, al parco mi racconti la storia di Gionzo – disse Giulia
restituendo il libro al nonno – questo lo mettiamo a posto, io ho
già le mie favole – Aggiunse soddisfatta.
-
Come vuoi tu piccola mia. Sarà per un'altra volta. Ora andiamo un
attimo da quel signore laggiù e poi andiamo via – disse il nonno
indicando il bibliotecario. Si chiamava Carlo ed era un omone grande
e grosso con due baffi lunghissimi e tutti arruffati.
-
Buon giorno Carlo, oggi ti faccio conoscere la mia nipotina Giulia.
Vedrai che quando crescerà e imparerà a leggere sarà una tua
fedele cliente. E mentre parlava indicava la nipotina. Carlo, il
bibliotecario, si chinò per salutarla come faceva l'estronauta sulla
luna.
-
Ciao signor bribliotecario. Il nonno mi ha detto che tu custodisci
tutti i libri. Però mi ha detto che non hai le storie di Gionzo
l'estronauta. Se vuoi che io diventi una tua cliente dovrai
procurartele però. Disse Giulia con convinzione.
-
Naturalmente signorinella - Rispose Carlo il bibliotecario senza
capire troppo ma con un sorriso che era tutto un programma.
-
Ora andiamo disse il nonno prendendo il suo libro e stringendo la
mano all'amico.
-
Tornate presto. Disse Carlo mentre nonno e nipotina si allontanavano.
-
Ecco il parco, quella panchina mi sembra ottima. Vieni, siediti qui
perché ora inizia la storia di Gionzo. Se ben ricordo ieri sera
Gionzo si trovava nei pressi del mulino dei Numeri frazionari.
Ebbene, dopo aver spiegato loro come si bloccavano le forme di
formaggio di Capraspina ripartì alla scoperta delle sorgenti del
fiume di ricotta. Cammina cammina, ad un tratto si trovo in una
enorme pianura nella quale, da lontano si intravvedevano alcune
strane abitazioni.
-
Perchè erano strane? Chiese Giulia al nonno.
-
Cosa diresti tu se le case fossero a forma di torta, con tanto di
candeline sopra al posto dei comignoli? - Giulia cominciò a ridere –
e se ti dicessi che le strade erano fatte di zucchero a velo? C'era
un parco in cui gli alberi sembravano delle enormi succulente
liquirizie...
-
Ma dai nonno, non è possibile. Disse Giulia ridacchiando – le
liquirizie non sono così grandi! Aggiunse con fermezza.
-
Lo so, ma io ti racconto quello che mi ha raccontato
Giovanbattistamarialorenzo, se non ti va devi dirlo a lui. Disse il
nonno facendo finta di essere offeso.
-
Dai nonnino, stavo scherzando. Sono certa che se Gionzo ha visto
quegli alberi di liquirizia vuol dire che esistono. Non ti
arrabbiare.
-
Va bene, non mi sono offeso. Dunque dicevo che gli alberi sembravano
delle liquirizie e, lungo la strada si trovavano tanti piccoli
panettoni che servivano da panchine. Gionzo e Ruggero si avvicinarono
al paese ma non si vedeva nessuno così decisero di bussare alla
porta della prima casa. Era una torta bellissima. Volevo dire che era
una casa che assomigliava ad una torta bellissima, il tetto sembrava
fatto di pasta sfoglia e le finestre erano di cioccolato, come anche
la porta.
-
Che delizia. Disse Giulia interrompendo il nonno ancora una volta.
-
Il padrone di casa aprì la porta proprio mentre Gionzo stava per
bussare e, trovandoselo di fronte, Gionzo fece un salto indietro
dallo spavento.
-
Chi sei, - disse l'ometto– strano essere con il casco? Ti sei forse
perso? Se posso fare qualcosa devi solo chiedere – aggiunse con
cortesia dopo essersi ripreso dallo spavento constatando che non
c'era alcun pericolo.
-
Buon giorno, mi chiamo Gionzo e sono un estronauta. Dove siamo
capitati? Che strano paese è mai questo? Domandò Gionzo dopo aver
visto che il suo interlocutore sembrava un cannolo siciliano che lo
guardava con due occhietti piccoli piccoli che sembravano due uvette
passe.
-
un cannolo siciliano? Che bontà. Disse Giulia con l'acquolina in
bocca. - Nonno, mi compri un dolcetto alla bancarella? E mentre
parlava indicava la bancarella dei dolci che si trovava all'ingresso
del parco.
-
Va bene, andiamo a prendere i dolcetti allora. Ma solo una ciambella.
Tornati alla panchina con una ciambella e un pacco di caramelle, il
nonno continuò il suo racconto.
-
Accomodati pure Gionzo, tu e il tuo amico Camaleone siete i
benvenuti. Posso offrirti un the con i pasticcini? Noi Cannoli a
quest'ora prendiamo il the generalmente. A proposito, che distratto,
io mi chiamo Vito e sono un Cannolo del paese di Ricottella – e
mentre parlava faceva strada fino al salotto. Tutti si accomodarono
sulle comode poltrone simili ai panettoni e il the fu servito da
Gina, la moglie del signor Vito.
-
Grazie per l'ospitalità. - Disse Gionzo con un inchino – sono in
cerca di informazioni. Sapete dirmi il nome del fiume di ricotta e se
le sorgenti distano tanto ancora? E' ormai diversi giorni che
camminiamo ma delle sorgenti neppure l'ombra. - aggiunse Gionzo
sconsolato.
-
Le sorgenti del fiume? Purtroppo non saprei dirti. Il fiume Ricotta
(come altro avrebbe potuto chiamarsi infatti) è il fiume più grande
della luna e le sue sorgenti non sono mai state esplorate. Rispose il
signor Vito dispiaciuto – Mi dispiace non poterti aiutare in
questo. Però posso raccontarvi una leggenda che si raccontava quando
ero un piccolo cannolo e scorrazzavo per le contrade senza
preoccupazioni.
-
Sarà un piacere ascoltarvi signor Vito. Lo interruppe l'estronauta.
E complimenti per i biscotti, sono buonissimi.
-
Nonno, non mangiare le mie caramelle! Intervenne Giulia vedendo il
nonno che continuava a prendere le sue caramelle dalla busta.
-
Scusa piccola ma sono così buone. Il signor Vito iniziò il
racconto.
-
Si racconta che il fiume esista dalla notte dei tempi e che nasca in
un luogo molto lontano che si chiama paese dei Calderoni giganti. Da
uno di questi calderoni giganti proviene la ricotta che cadendo fuori
dall'orlo ha creato il fiume che avete visto anche voi.
-
Un calderone gigante? Urlò Giulia tutta felice pregustando le nuove
avventure. Nonno, andiamo nel paese dei calderoni giganti anche noi?
-
Non so se il paese esiste veramente – disse il nonno – il signor
Vito dice che si tratta solo di una leggenda.
Aggiunse
il nonno parlando ormai da solo mentre la nipotina, alzatasi dalla
panchina, correva appresso ad uno scoiattolo urlando: -
Scogliattolino bello fermati un attimo che ti do' da mangiare...
Alessandro Giovanni Paolo Rugolo
mercoledì 26 febbraio 2014
Alla ricerca delle bianche sorgenti (Decimo episodio)
-
Buona sera piccola Giulia, ti ho portato un regalo. Disse il nonno
appena varcata la soglia della porta tendendo un pacchetto con tanto
di fiocco alla sua nipotina preferita (anche perché era l'unica!).
- Grazie nonno, che cos'è? Urlò felice per la sorpresa, rigirando tra le mani il pacchetto e cominciando a tirare il fiocco in tutte le direzioni tentando di aprirlo.
- Nonno nonnino, cosa significa postandosi?
- Grazie nonno, che cos'è? Urlò felice per la sorpresa, rigirando tra le mani il pacchetto e cominciando a tirare il fiocco in tutte le direzioni tentando di aprirlo.
-
Eccoti le forbici – disse la mamma intervenendo opportunamente –
ma fai attenzione.
-
Grazie nonno! Grazie... urlò ancora una volta stringendo in mano una
statuetta che doveva rappresentare Gionzo.
-
L'ho fatta con le mie mani – aggiunse il nonno soddisfatto – ti
piace? Chiese guardando la nipotina negli occhi.
-
E' bellissima... mi devi insegnare a fare le statue un giorno o
l'altro, aggiunse la piccola Giulia.
-
Certamente tesoro. Non è difficile. Ma ora andiamo in salotto, ti
devo raccontare cosa è successo a Gionzo ieri sera.
-
Nonno, Gionzo sta bene vero? Disse Giulia con una smorfia di
preoccupazione che le oscurava il viso.
-
Stai tranquilla, non è successo niente di grave. Sta bene, però
Ruggero non si sa bene che fine abbia fatto.
-
Ho no, speriamo che non gli succeda niente di grave.
-
Ma no, stai tranquilla, ora ti racconto. Mettiti qui seduta e fai
attenzione alla statuetta, se cade si rompe. Poggiala sul caminetto
se vuoi, così anche lui ascolta la storia.
Giulia
poggiò la statuetta dell'estronauta sulla mensola del camino e si
sedette affianco al nonno attendendo che lui cominciasse a parlare.
Da quando il nonno aveva cominciato a raccontarle le avventure di
Gionzo lei aveva imparato tante cose, ma la cosa più importante tra
tutte consisteva nell'aver imparato ad ascoltare.
-
Ieri sera Giovanbattistamarialorenzo e il suo amico Ruggero il
Camaleone si trovavano nei pressi di una enorme cascata lunare. Un
fiume di una sostanza bianca e densa colava dall'alto di un burrone
cadendo proprio ai loro piedi da cui proseguiva lento e viscoso.
-
Ma nonno, l'acqua non è così. E poi cosa vuol dire biscoso? Forse
volevi dire biscotto?
-
Scusa, hai ragione. Volevo dire proprio viscoso. Viscoso significa un
po' appiccicoso, lento, che non scorre bene. E il fiume non era di
acqua ma di ricotta.
-
Ricotta? Ma la ricotta non può fare un fiume! - Disse Giulia
incredula – la ricotta è in vaschette piccoline! Aggiunse ridendo.
-
Eppure era proprio ricotta. Ruggero fu il primo a buttarsi in mezzo
al fiume e mangiarne a sazietà, poi Gionzo si avvicinò e usò il
suo casco potenziante per analizzare la sostanza prima di
assaggiarla. Le analisi erano chiarissime, si trattava di ricotta,
una ricotta ottima e di latte di capraspina. Gionzo decise
immediatamente di scoprire da dove provenisse tutta quella ricotta
così decise di risalire la cascata e seguire il flusso del fiume,
incuriosito dallo strano fenomeno.
-
Che bello un fiume di ricotta. Disse Giulia, portandosi subito le
mani alla bocca per far capire che il nonno poteva proseguire il
racconto.
-
Gionzo decise di risalire la corrente con una canoa a vento lunare
che estrasse dal suo zaino e che gonfiò immediatamente.
-
Sali a bordo – disse rivolto a Ruggero che però preferì nuotare
sulla ricotta seguendo la canoa da vicino e continuare a mangiare di
tanto in tanto uno squisito boccone.
Giulia
intanto rideva a crepapelle e si teneva la pancia cercando di non
fare troppo rumore.
-
Naviga naviga, Gionzo giunse in vista di un mulino con la ruota
immersa nel fiume di ricotta e pensando di essere arrivato alla
sorgente accostò la sua canoa alla riva e si avvicinò al mulino che
però sembrava abbandonato.
-
Numeri cari, se ci siete mostratevi, io sono un amico. Mi chiamo
Gionzo e ecco a voi un passaporto che mi ha rilasciato Zero, del
paese dei numeri Arabi. E come finì di parlare immediatamente alcuni
strani numeri apparvero di colpo alla vista.
-
Buon giorno a te - disse uno di essi rivolgendo il saluto al nuovo
arrivato - Io sono Trequarti e sono il proprietario del mulino. Come
posso esserti utile?
-
Buon giorno a te, Trequarti, io mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo,
Gionzo per gli amici, e sono un estronauta. Vengo dalla Terra e sono
qui in missione esplorativa. Ieri ho notato questo enorme fiume di
ricotta di Capraspina e incuriosito dallo strano fenomeno ho deciso
di risalire il fiume per capire da dove nasca. Mi sapete dare qualche
spiegazione?
-
Signor estronauta, noi siamo dei poveri Numeri Frazionari, ci
dispiace non poterti aiutare, il fiume è sempre stato qui e noi
cerchiamo di fare il nostro lavoro raccogliendo un po di ricotta e
trasformandola in formaggio di Capraspina, anche se purtroppo quasi
tutte le forme ci scappano non appena le produciamo. Siamo poveri e
non possiamo offrirti molto ma chiedi ciò che vuoi, sei nostro
ospite. E mentre parlava, Trequarti si chinò in segno di rispetto
verso chi aveva conosciuto Zero e Uno, i signori del paese dei Numeri
Arabi.
-
Ti ringrazio Trequarti, a me e al mio amico Ruggero non occorre
niente, però forse posso esservi io stesso d'aiuto. Mi sembra di
capire che non riuscite a guadagnare molto con il vostro lavoro
perché le forme di formaggio scappano. Ho visto che i vostri amici
del paese dei Numeri Arabi usano mettere un collare alle forme prima
di terminarle cosicché non possano scappare, se volete vi faccio
vedere come si fa, così anche voi potrete godere del vostro lavoro.
Come finì di parlare un mormorio si sollevò davanti a lui e di
colpo apparvero dal niente tanti altri numeri, sicuramente la
famiglia di Trequarti. Potevo intuire i loro nomi solo guardandoli.
C'era un grande Quattroterzi, probabilmente il nonno, una bella
bambina che si chiamava Duequinti, un piccolo vispo che doveva essere
Unterzo e tanti altri piccoli curiosi che mi dissero essere i gemelli
Undecimo. Tutti erano curiosi di vedere come si potesse mettere il
collare alle forme di formaggio di Capraspina e si avvicinarono a
Gionzo chinandosi di fronte a lui.
-
Grazie signor estronauta, te ne saremmo molto grati. Disse Trequarti
prostrandosi di fronte a Gionzo. Intanto la piccola Giulia che rideva
fino ad un istante prima, saltò in piedi apostrofando il nonno.
- Nonno nonnino, cosa significa postandosi?
-
Si dice prostrandosi – disse il nonno – e significa inchinandosi
fino a terra in segno di rispetto, ma ora torna a sedere. Dicevo
dunque che Trequarti si inchinò profondamente verso Gionzo che
decise di mostrare subito come mettere il collare alle forme di
formaggio per proseguire poi l'esplorazione senza perdere troppo
tempo.
-
Ecco, Trequarti, dovete fare come vi ho mostrato e le vostre forme
non scapperanno più. Ora però devo partire, una missione mi
attende, spero di incontrarvi in futuro e abbiate più fiducia in voi
stessi. Disse salutando i suoi nuovi amici.
-
Ti ringrazio caro amico, ci ricorderemo per sempre del tuo aiuto. In
cambio voglio offrirti un consiglio, fai attenzione al fiume di
ricotta. Abbiamo visto che viaggi su una piccola canoa ma devi sapere
che nella ricotta si possono incontrare degli animali molto
pericolosi che aggrediscono tutto ciò che gli capita a tiro. Ti
consiglio di proseguire a piedi lungo la riva sinistra. Noi non
abbiamo idea di dove si trovino le sorgenti del fiume ma se tu
seguirai il nostro consiglio forse riuscirai a raggiungerle. E con
questo consiglio si salutarono.
-
Giulia, papà, a tavola. I ravioli di ricotta sono pronti. Disse la
mamma interrompendo l'esplorazione di Gionzo e rimandandola alla
prossima volta.
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
martedì 25 febbraio 2014
L'estronauta e gli Alfabeti (Nono episodio)
Quella
mattina il nonno era arrivato presto a casa di Giulia. aveva dormito
poco la notte e si era alzato all'alba per guardare la bellezza del
sole che sorge. Poi di corsa a casa della nipotina. L'avrebbe
svegliata presto e portata a vedere il parco che si sveglia. La
rugiada e l'odore dell'erba e gli scoiattoli che Giulia amava tanto.
-
Buon giorno piccola. Disse il nonno sedendosi sul lettino circondato
dai disegni di tanti racconti.
-
Buon giorno. Rispose Giulia strofinandosi gli occhi.
-
Oggi si va al parco, se hai voglia di alzarti. A quest'ora gli
scoiattoli escono dalle loro tane e cominciano la raccolta delle
riserve di cibo per l'inverno. Ho portato una busta di noccioline per
loro. Vieni con me?
-
Si – disse Giulia saltando in piedi come un fulmine – certo che
vengo con te! - E in men che non si dica la piccola era pronta ad
uscire.
-
Prima facciamo colazione però, la tua mamma ha preparato due ottime
fette di pane con nutella lunare e il caffè latte.
-
Va bene, adoro la nutella lunare! Disse la piccola Giulia
ridacchiando e già pregustando la giornata al parco con il nonno.
Dopo
la colazione nonno e nipotina si diressero verso il parco che distava
poco più di un chilometro dalla loro casa. Il parco era molto bello,
pulito e ricco di alberi di tutti i tipi con tanto di cartellino per
ognuno di essi che descriveva la specie e gli animali che si cibavano
dei suoi frutti e vivevano nelle vicinanze. Al centro c'era un
laghetto in cui vivevano tanti pesci e diverse specie di uccelli
acquatici. Il custode del parco era un signore anziano che da sempre
se ne prendeva cura. Una volta al mese tutti gli abitanti del
quartiere si riunivano la mattina e raccoglievano tutta l'immondezza,
risistemavano gli steccati, tagliavano l'erba e i rami secchi. Il
parco era la loro gioia e tutti ci tenevano.
-
Nonno, che pianta è quella? Chiese Giulia incuriosita dalla forma
delle bacche del ricino.
-
Quella è una pianta di ricino. Mi raccomando, non mettere mai le
bacche in bocca. Sono molto pericolose.
-
Sono velenose?
-
Dipende dalla quantità. Come quasi tutte le cose, nella giusta
quantità può curare, ma se si esagera fa male. Per ora ricordati di
non mettere le bacche in bocca per nessun motivo. Disse il nonno
serio in viso.
-
Tranquillo nonno, non lo farò. Ci sediamo lì? Disse Giulia
indicando una panchina da cui si poteva osservare il laghetto e le
attività dei primi scoiattoli che indisturbati saltellavano nel
prato alla ricerca di qualche bacca da mettere da parte.
-
Si, sediamoci pure, ma prima lascia qualche nocciolina vicino agli
alberi.
-
Scogliattolini venite a mangiare. Disse Giulia correndo rumorosamente
incontro agli scoiattoli che intanto scappavano spaventati.
-
Nonno nonno, perché scappano?
-
Non devi correre, cammina lentamente, poi chinati a qualche metro da
loro e allunga la mano con una nocciolina, vedrai che se ti comporti
così uno scoiattolo si avvicinerà e ti prenderà la nocciolina
dalla mano. Disse il nonno con calma, ripetendo una spiegazione già
data tante volte.
Giulia
questa volta gli diede retta e avvicinatasi quatta quatta ad un
bellissimo scoiattolo dal pelo rossiccio, si chinò e tese la mano.
Con suo stupore lo scoiattolo la guardò fissa negli occhi e poi,
senza paura si avvicinò e raccolse la nocciolina dalle sue manine
tese per poi girarsi e correre via dopo averla guardata ancora in
faccia, come a volerla ringraziare. Tutta soddisfatta la piccola
tornò dal nonno.
-
Nonnino nonnetto, mi racconti una storia? Disse guardando il nonno
negli occhi.
-
Certamente piccola mia. Stavo proprio per chiederti se ti andava di
sentire una delle avventure di Gionzo. Sai, ieri sera ho ricevuto una
sua lunga lettera. A proposito, ti manda i sui saluti e quelli di
Ruggero.
-
Grazie! Cosa ha scritto nella lettera? Come stanno i nostri amici?
Sono riusciti ad esplorare la luna?
-
Una cosa alla volta! Stanno bene e l'esplorazione prosegue con
successo. Tra qualche giorno Giovanbattistamarialorenzo tornerà
sulla Terra dopo quasi un mese di esplorazione.
-
Torna sulla Terra? Possiamo andargli incontro? Voglio fargli tante
domande. Disse Giulia saltando in piedi per la gioia.
-
Vedremo, per ora posso solo dirti che negli ultimi giorni ha avuto
una strana avventura che voglio raccontarti ma adesso siediti qui
vicino a me e ascolta in silenzio.
-
Va bene nonno. Rispose la piccola portandosi le manine sulla bocca e
facendosi piccola piccola al suo fianco.
-
Due giorni fa Gionzo e Ruggero si trovavano in una zona della luna
che si chiama Mare della Serenità. Un grande cratere antichissimo
pieno di polvere di stelle e rocce. Aveva appena iniziato a
raccogliere alcune rocce per studiarle meglio nel suo laboratorio
quando un rumore alla sua destra attirò la sua attenzione. Si voltò
ma non vide nessuno.
-
Ruggero, hai visto qualcosa? Domandò Gionzo al suo compagno di
avventure che scosse la testa per dire di no.
-
Eppure ho sentito un rumore. Sono sicurissimo. Disse Gionzo
dirigendosi verso il punto da cui secondo lui era giunto il rumore.
Per terra si trovavano delle strane rocce piatte. Gionzo allungò una
mano e ne raccolse una. Sembrava una tavoletta di terracotta. La
ripulì dalla polvere e, sorpresa delle sorprese, la tavoletta prese
vita!
-
Ha ha... lasciami andare strano essere gigante a bolla – disse la
tavoletta - non sono buono da mangiare!
Dallo
stupore Gionzo lasciò cadere quella che aveva pensato fosse una
pietra.
-
Attento, così mi rompi! Disse la tavoletta che però aveva fatto un
salto mortale e si era rimessa in piedi all'istante e si ripuliva
dalla polvere che aveva addosso.
-
Chi sei? Chiese Gionzo con un inchino di scuse.
-
Dimmi tu chi sei, visto che ti trovi in casa mia. Rispose con calma
lo strano esserino.
-
Io sono un estronauta, mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo e vengo
dalla Terra. Rispose Gionzo con un altro inchino – io e il mio
amico Ruggero stiamo esplorando il Mare della Felicità, non
pensavamo fosse abitato e chiediamo scusa per il disturbo –
aggiunse Gionzo con un altro inchino ancora più profondo del primo.
Nel tempo infatti aveva imparato che sulla luna tutti i lunimali si
salutavano in questo modo.
-
Io sono Alfa - rispose l'esserino ricambiando l'inchino e quella che
si trova sotto il tuo piede destro è mia sorella Beta. Aggiunse
indicando un'altra tavoletta semi sepolta nella polvere.
-
Chiedo scusa – disse Gionzo spostando il piede e liberando Beta che
con un balzo si mise in piedi e cominciò a scuotersi la polvere di
dosso.
-
Non avevamo mai incontrato un estronauta Terrestre, anche se le
nostre cronache raccontano che tanti e tanti anni fa arrivò sulla
luna un popolo della Terra.
-
Di che cosa parli? Disse Gionzo molto interessato alla cosa – voi
avete delle cronache? Dei libri con la vostra storia? - Chiese
stupito Gionzo.
-
Certamente, per chi ci hai presi? Non siamo mica dei Pesciolpi
ignoranti noi! Disse Alfa offeso per l'insinuazione - Noi Alfabeti
sappiamo leggere e scrivere da decine di migliaia di anni. E, per
dirla tutta, siamo stati noi Alfabeti a insegnare ai tuoi
predecessori a scrive e leggere quando, circa seimila anni fa, sono
arrivati per la prima volta sulla luna. Aggiunse con una punta di
orgoglio lo strano esserino.
-
Perdonami, non volevo certo offenderti. Sono anzi molto interessato a
questa storia. Potrei vedere le vostre cronache? Disse Gionzo
chiedendo scusa per l'involontaria offesa.
-
Non saprei, la consultazione delle Cronache è una questione
importante e noi non possiamo certo decidere. Seguici, potrai
chiedere al nostro capostipite, il Professor Aleph.
-
Nonno, ma chi sono questi strani Alfabeti? Sai che sono proprio
curiosi? Disse Giulia sorridendo - Mi sembrano molto intelligenti e
garbati. - aggiunse con prontezza.
-
E si, gli Alfabeti sono proprio dei simpatici esserini, molto simili
agli esseri umani, e se quanto dicono fosse vero sarebbe proprio una
grande scoperta!
-
A cosa ti riferisci nonnino? Di quale scoperta parli?
-
Cara Giulia, l'invenzione dell'alfabeto si pensa sia opera di un
popolo antico, i Fenici. Sembra che siano stati loro alcuni millenni
addietro, ad inventare l'alfabeto, più o meno come lo conosciamo
oggi.
-
Nonno, nonno, mi spieghi cos'è l'alfabeto? Voglio imparare anche io
a scrivere.
-
Facciamo così, oggi finiamo di sentire la storia dei nostri nuovi
amici, domani ti spiego l'alfabeto, anche perché occorre un quaderno
ed una penna per scrivere tutte le lettere.
-
Va bene, come vuoi tu. Allora finisci la storia. Rispose Giulia tutta
soddisfatta.
-
Gionzo, Ruggero, Alfa e Beta giunsero al cospetto di Aleph. Vi furono
tanti inchini lunari e infine Aleph autorizzò i nostri amici a
consultare le Cronache e guidò il nostro estronauta all'interno di
una grotta profondissima. Raggiunto un ampio corridoio illuminato
artificialmente, gli mostrò le cronache del loro mondo. Sulla destra
c'erano tante lastre di pietra incise con uno strano alfabeto, una
lastra per ogni anno. Sulla sinistra c'erano le traduzioni in alcune
delle lingue più note dell'Universo. Infatti non era la prima volta
che degli esseri visitavano gli Alfabeti lunari.
-
Il nostro estronauta indossò il casco potenziante e riuscì a
leggere la lingua originale degli Alfabeti.
-
E che cosa dice? Chiese Giulia molto interessata alle nuove scoperte.
-
Raccontava che tanto tanto tempo prima, un popolo della Terra aveva
costruito una torre altissima, la chiamavano torre di Babele, che
arrivò fino a toccare la Luna. Un uomo scese allora dalla torre e
cominciò a visitare la luna proprio dove si trovavano gli Alfabeti.
Allora gli uomini non erano grandi studiosi e non sapevano leggere e
scrivere ma gli Alfabeti spiegarono loro come si faceva. Da allora
l'uomo imparò a leggere e scrivere.
-
Poi un giorno, altri uomini salirono sulla torre perché anch'essi
volevano raggiungere la luna. Arrivarono nella terra degli Alfabeti e
chiesero di insegnare anche a loro a leggere e scrivere. Però si
rivolsero ad un altro villaggio che usava un alfabeto diverso e così,
quando tornarono sulla terra diffusero degli altri alfabeti e dopo un
po non riuscirono più a capirsi. Quando uno diceva acqua, gli altri
capivano mamma, e quando dicevano terra gli altri capivano vela.
-
Veramente? Doveva essere una cosa molto comica. Disse Giulia
sorridendo.
-
E si, era comica però provocò anche tanti disastri. Infatti un
giorno, mentre la torre cominciava a pendere a destra, uno degli
ingegneri disse “Tirate a destra” e gli uomini capirono “attenti
alla vespa” e scapparono tutti. Così la torre crollò e da allora
gli uomini non riuscirono più a tornare sulla luna. Il problema
delle lingue esiste ancora oggi e tante persone non riescono a
capirsi le une con le altre.
-
Nonno, da grande voglio studiare tutte le lingue del mondo così
potrò parlare con tutti. Disse Giulia risoluta.
-
Brava piccola mia. - Disse il nonno – ma ora rientriamo a casa che
è tardi.
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
domenica 23 febbraio 2014
L'estronauta e i Calderoni (Ottavo episodio)
- Nonno, nonno, mi racconti com'è finita la cena con i Numeri? Disse Giulia sulla porta di casa, accogliendo il nonno a braccia aperte.
- Mi farebbe molto piacere - rispose lui sorridendo - andiamo a sederci in salotto così cerchiamo di metterci in contatto con il nostro amico estronauta e vediamo di farci raccontare il seguito delle sue avventure.
- Si nonninno, andiamo in salotto. E mentre parlava tirava il nonno per i pantaloni dirigendosi verso la sua poltrona preferita, quella in pelle scura vicino al caminetto. Il nonno si accomodò e presa in braccio la piccola Giulia cominciò a parlare.
- Il nostro amico Gionzo aveva appena finito di mangiare con gusto il suo pasticcio di Pesciolzo Brucante quando in lontananza si sentì uno strano rumore, come di una banda musicale stonata che avanza rumorosamente. All'udire quel frastuono i Numeri si allarmarono e senza dire una parola sparirono velocemente. Nel giro di qualche secondo il nostro amico Giovanbattistamarialorenzo si ritrovò solo con in mano la forchetta e il suo piatto di Pesciolzo Brucante.
- Nasconditi, presto - gli disse Uno con una vocina sottile sottile, riapparendo solo per un istante - stanno arrivando i terribili Calderoni, se ti trovano sei perduto! E detto ciò sparì alla sua vista per non tornare più.
- Ruggero, amico mio, chi sono questi Calderoni? Disse Gionzo rivolgendosi all'amico camaleone che non lo abbandonava mai.
- Ma nonno, questa domanda volevo farla io! Protestò vistosamente Giulia, incrociando le braccia e mettendo su il broncio.
- Mia cara Giulia, devi capire che anche il nostro amico estronauta ha il diritto di parlare, e visto che ora nelle nostre storie si è aggiunto anche il nostro amico Ruggero, di tanto in tanto occorre dargli la parola, altrimenti rischiamo di perdere un amico. Facciamo così, da ora in poi chi vuole porre una domanda deve prima alzare la mano e io gli concederò la parola non appena possibile. Siete tutti d'accordo? Disse il nonno rivolgendosi non solo a Giulia ma a tutti i personaggi delle sue storie.
- Va bene! Disse Giulia.
- Bene, allora visto che siamo tutti d'accordo possiamo proseguire e diamo la parola a Ruggero. E col dito indice puntò verso la posizione della luna.
- Grazie - disse Ruggero prendendo la parola - dovete sapere che i Calderoni sono dei lunimali veramente terribili. Sono rumorosi, scorbutici e famelici. Vanno in giro in gruppo e cucinano tutto ciò che trovano lungo la loro strada. Non possono farne a meno, si dice, a causa della maledizione di una strega cattiva che ogni anno arrivava sulla luna per creare delle pozioni potentissime. Un giorno i Calderoni, stufi di lavorare per la strega, si ribellarono. Strapparono le catene e cacciarono la strega. Da allora continuano a girare sulla luna senza pace.
Mentre Ruggero il camaleone parlava la piccola Giulia si strinse al nonno spaventata.
- Che succede piccola mia? Non mi dire che hai paura! - Disse il nonno con tono scherzoso - Non devi aver paura, non dimenticare che il nostro amico estronauta è molto in gamba, non si farà certo cucinare da una banda di Pentoloni...
- Calderoni! Lo corresse Giulia a cui nel frattempo era tornato il sorriso.
- Si chiamano Calderoni! Ribadì con soddisfazione.
- Ma si, hai ragione, volevo dire Calderoni naturalmente.
- Io penso che per sconfiggere i Calderoni occorre inventare un'arma potentissima - aggiunse Giulia - secondo me il nostro amico dovrebbe indossare il casco potenziante!
- Come fai a saperlo? Infatti Gionzo, si sedette all'ombra di una grande Quercella con al suo fianco il fedele Ruggero il Camaleone e indossò il casco senza indugio.
- Nonno, nonno, chi è questo Indugio? Non me ne hai mai parlato. Disse la piccola Giulia con preoccupazione.
- Ma no, cos'hai capito, senza indugio significa senza perder tempo. Io pensavo che tu mi avresti chiesto che cosa fosse una quercella.
- No no, io so cos'è una Quercella, me l'ha detto ieri la mamma - e senza attendere proseguì ridacchiando - la Quercella è l'albero della nutella, è un albero tipico della luna, si trova un po' dappertutto, soprattutto nei pressi dei cartieri...
- I cartieri? Disse il nonno stupito.
- Si, i cartieri nonno, quei buchi grandi che sono sulla luna.
- Vuoi dire i crateri, disse il nonno.
- Si dai, volevo dire i crateri.
- Come faceva la mamma a sapere delle Quercelle? Chiese il nonno incuriosito.
- Devi sapere - spiegò Giulia con pazienza - che l'altro giorno la mamma ha chiamato al telefono il nostro amico estronauta perchè io non volevo fare merenda e lui gli ha suggerito di farmi una fetta di pane con la nutella di quercelle lunari, una nutella molto più buona di quella che abbiamo noi.
- Capisco, disse il nonno ridacchiando. Ma ora proseguiamo la nostra storia. Gionzo aveva appena indossato il casco potenziante che un'idea gli si parò davanti. L'idea aveva la forma di una grossa spazzola in acciaio, di quelle che si usavano un tempo per strofinare le pentole.
- Ottima idea! Pensò, e cominciò a costruire una grossa spazzola con quello che aveva a disposizione. Così, armato dello strano spazzolone, attese senza paura l'arrivo dei Calderoni. Il povero Ruggero era spaventato e prima che arrivassero i Calderoni si allontanò tremante e si mimetizzò in mezzo alle foglie di Quercella. Visto da lontano sembrava proprio una grossa ghianda nutellifera.
- Ma così rischia di finire in pentola! Lo interruppe Giulia. E' meglio se si mimetizza da sasso.
- Si, hai ragione, ma non ci aveva pensato. Comunque sia i Calderoni si avvicinarono rumorosamente fino a quando, ormai a pochi metri da Gionzo, non videro lo spazzolone.
- Haaaa - cominciarono a urlare tutti in coro - aiuto! Si salvi chi può!
- E così, prima ancora che Gionzo potesse provare a dire una parola erano tutti scappati a gambe levate!
- Come mai sono scappati tutti nonnino caro? Chiese Giulia.
- Devi sapere - rispose il nonno con fare serio - che la strega cattiva per costringere i Calderoni a ubbidire, li minacciava di spazzolarli con una spazzola di ferro. E loro non avevano dimenticato quella antica tortura e continuavano a temere tutti i tipi di spazzole e spazzoloni. Nessuno poteva immaginare una cosa del genere ma da quel momento, grazie a Gionzo e a Ruggero, le famiglie di Numeri non avrebbero mai più temuto i Calderoni.
- Nonno, nonno, mi disegni un Calderone da appendere nella mia cameretta? Chiese Giulia tendendo una mano con un pennarello.
- Certo piccola mia, però mentre io disegno tu chiudi gli occhietti e riposa.
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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