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martedì 28 novembre 2023

Giulia e i Marziani

- Mamma, papà, dovete sapere che Gionzo è quasi arrivato su Marte! Ho deciso: da grande voglio fare l'estronauta! Giulia urlò questa  frase mentre ancora apriva la porta della casa del nonno. Il papà e la mamma si guardarono in faccia e sorrisero in direzione del nonno, aspettandosi qualche spiegazione. 

- State tranquilli - Disse il nonno leggendo un pò di preoccupazione nei loro sguardi - Giulia, Luigi e io stiamo seguendo il nostro amico Gionzo nell'esplorazione di Marte. Dovete sapere che Gionzo ha deciso di esplorare il Sistema Solare e noi lo stiamo aiutando dalla nostra base sulla Terra - e così dicendo indicò con un ampio gesto della mano il suo salotto.

- Complimenti, mi raccomando fate attenzione - disse la mamma di Giulia strizzando l'occhio al padre - Visto che voi siete occupatissimi e data l'ora, noi ci occupiamo di preparare la cena. Luigi, naturalmente sarai nostro ospite. E senza attendere risposta, si diresse verso la cucina per preparare qualcosa per cena, seguita dal marito che portava le buste della spesa.

- Nonno, nonno, mi parli di Marte? Disse Giulia con i suoi occhioni imploranti. Quando voleva sapeva essere un angioletto.

- Certo, anzi facciamo così, sarà Luigi a parlarci di Marte e dei suoi abitanti... ti va Luigi?

- Assolutamente si. Lo faccio con molto piacere. E senza attendere oltre cominciò a descrivere dettagliatamente e un pò fantasiosamente il pianeta Rosso.

- Cara Giulia, devi sapere che il pianeta Rosso è conosciuto sin dall'alba dei tempi come un pianeta terribile, pieno di pericoli e difficile da abitare. Questo è il motivo per cui Marte è anche il nome che veniva utilizzato dagli antichi per riferirsi al dio della guerra... 

Mentre parlava, Luigi cercava di interpretare gli sguardi di Giulia. Era sempre interessata, attenta a tutto, qualche volta spaventata, rumorosa. Giulia era decisamente una bambina molto intelligente e curiosa e molto probabilmente da grande avrebbe cercato in tutti i modi di fare l'astronauta tanta era la passione con cui ascoltava le sue parole.

- ... ma oggi non è più così pericoloso, fortunatamente per Gionzo. Devi sapere che su Marte c'è più freddo che sulla Terra. Questo perchè il pianeta si trova più lontano dal Sole e i suoi raggi non riescono a riscaldarlo bene.

- Luigi - interruppe Giulia - con tutto quel freddo Gionzo rischia di prendersi un raffreddore? E senza attendere corse all'ingresso a prendere la sua sciarpetta di lana - Nonno, possiamo mandarla a Gionzo? Sono certa che gli servirà

- Stai tranquilla Giulia, sulla navetta di Gionzo il riscaldamento funziona benissimo, e poi anche lui ha la sciarpa. Disse il nonno con sollecitudine.

- Allora va bene, speriamo che nessun Accher attacchi il riscaldamento della navetta di Gionzo. Disse Giulia, che anche se non aveva capito molto di hacker e cyberspace, aveva chiaro che si trattava di un pericolo sempre presente.

- Stavamo dicendo - interruppe Luigi - che il pianeta Marte è più lontano dal Sole rispetto alla Terra e che fa freddo. I suoi abitanti, si dice, sono degli omini verdi, piccoli ma molto industriosi, capaci di costruire delle bellissime navicelle spaziali con le quali vanno in giro per la Galassia, li chiamano marziani...

- Nonno, nonno, cos'è una Galassia? E perchè gli abitanti di Marte sono verdi se il pianeta é rosso?

- La cena è pronta... - intervenne prontamente la mamma di Giulia - Tutti a tavola. Oggi spaghetti con broccoletti spaziali e pomodorini marziani...

E così il nonno passò un'altra piacevole serata, in compagnia di Giulia, la sua nipotina preferita, di Gionzo l'estronauta e del suo amico Luigi.

Durante la cena tennero la TV spenta e parlarono di tante cose. Dell'esplorazione del Sistema Solare, delle galassie, dei marziani, della scuola e della coltivazione dei broccoletti, quelli veri però!

Alessandro Rugolo

domenica 19 gennaio 2020

Giulia va in biblioteca...

Il nonno aveva insistito perché il telescopio (lungo occhio, come lo chiamava Giulia), restasse a casa sua, almeno fino a quando non avesse spiegato a Giulia il suo funzionamento e i rischi nell'utilizzarlo in modo sbagliato. Giulia aveva protestato un po', ma aveva subito capito che sarebbe stato un modo per andare a trovare il nonno ancora più frequentemente di come già faceva. Inoltre in questo modo il nonno, che aveva molto tempo perché non doveva andare a scuola, poteva controllare da vicino quello che accadeva a Gionzo così lei si sentiva più tranquilla.
Lungo Occhio era dunque diventato parte integrante dell'arredamento della casa del nonno. Nella parete, affianco alla finestra, avevano appeso assieme una mappa delle stelle e la carta da regalo in cui si vedevano tutti i pianeti. Il nonno aveva poi sistemato un tavolino basso con una sediolina per Giulia e sul tavolino aveva trovato posto un blocco da disegno, un pacco di pennarelli, una matita con la gomma incorporata e il vecchio pupazzo di Gionzo.
Giulia era rimasta affascinata, adesso aveva un suo punto d'osservazione che era anche il suo posto di lavoro, una scrivania come quella dove lavorava il suo papà. Cominciava a sentirsi grande e la cosa le faceva piacere, voleva dire che a breve, forse, sarebbe diventata estronauta...
Quella mattina non c'era scuola, era successo qualcosa nella mensa, non aveva capito bene cosa, ma doveva essere grave perché la mamma e il papà ne avevano parlato molto insistentemente la sera prima a tavola, ma a lei interessava solo sapere che, come tutte le volte che non c'era scuola, avrebbe potuto passare tutto il giorno con il suo amatissimo nonno. Per cui, senza aspettare che la mamma le dicesse cosa fare, appena alzata aveva preparato diligentemente il suo zainetto, mettendo dentro tutto quello che poteva servirle per la giornata. 
Lo zainetto era piccolo e ci stava appena il nuovo pupazzo di Gionzo ma Giulia era riuscita ad infilarci anche degli altri oggetti, tra cui due ghiande raccolte il giorno prima in giardino e un maglioncino di lana che le piaceva tanto, anche se sapeva che non lo avrebbe utilizzato perché si era in primavera inoltrata e le giornate erano già tiepide.
Mentre ancora faceva colazione arrivò il nonno per potarla con sé. I genitori di Giulia lavoravano tutto il giorno e sarebbero usciti di li a pochi minuti, per essere inghiottiti dal tran-tran quotidiano del lavoro...
- Buon giorno piccola - disse il nonno baciandola sui capelli dai riccioli d'oro - come va oggi? Sei pronta per una nuova avventura?
- Certo che si. Sono prontissimissima… e cosi dicendo alzò le braccia verso il nonno quasi rovesciando la tazza di caffellatte (di caffè non ce n'era naturalmente, lei era ancora piccola, al suo posto la mamma aggiungeva un cucchiaio di Nesquik che lo rendeva più saporito!).
- Bene, allora finisci la colazione che si parte!
Naturalmente non c'era alcun bisogno di ripeterlo perché Giulia già beveva l'ultimo sorso, senza troppa attenzione, col risultato di alzarsi da tavola con degli splendidi baffetti di schiuma sulle labbra...
- Oggi andiamo a prendere un libro in biblioteca…
- Ma nonno, dobbiamo proprio? Io pensavo che potremmo usare il lungo occhio
- Telescopio, Giulia… si chiama telescopio...
- Si nonno, il teleschioppo volevo dire… per vedere le stelle.
- Ma Giulia, guarda il cielo - disse il nonno indicando col dito un punto in alto nel cielo in cui non c'era proprio niente.
- Non vedo niente nonno…
- Appunto, è troppo presto per vedere le stelle. Adesso loro dormono, dato che stanno fuori tutta la notte (e mentre lo diceva ridacchiava come faceva sempre quando scherzava).
- Ma no nonno, le stelle sono sempre lassù, ma c'è troppa luce del Sole e quindi non le possiamo vedere, disse Giulia con la sua voce più seria che riusciva ad avere quando era con il nonno!
- Ieri abbiamo visto un documentario di Piero Angela alla Tv e hanno parlato proprio delle stelle, del Sole e anche di Alfacentaria… - aggiunse Giulia con soddisfazione.
- Brava, allora sai già tutto. Ed io che pensavo di andare in biblioteca a prendere proprio un libro che parla dei pianeti e delle stelle. Visto che sai già tutto andiamo al parco a giocare con gli scoiattoli...
- Non se ne parla popio! - disse Giulia con i pugni sui fianchi, pronta a combattere. - Andiamo in brinbrioteca a prendere un libro. Non so tutto ancora, chissà quante cose ci sono che non conosco… e per diventare estronauta dovrò studiare tantissimo. L'ha detto ieri Piero Angela...
- Ok, allora andiamo in biblioteca. - e detto ciò si incamminarono verso la vicina biblioteca. Il bibliotecario era un amico del nonno e li aiutò a trovare qualche libro adatto alla bisogna guidandoli attraverso gli scaffali pieni di libri.
Giulia si guardava attorno affascinata. Non era la prima volta che veniva in biblioteca col nonno ma adesso cominciava a capire il valore dei libri. In ogni libro infatti si nascondevano, dietro i simboli della scrittura (che lei cominciava a decifrare) tantissime storie interessanti e a lei sconosciute… ma soprattutto era interessata a tutto ciò che avrebbe potuto aiutarla a diventare estronauta.
Si fermarono  di fronte ad uno scaffale pieno di libri illustrati sull'universo e il nonno si mise a parlare con l'amico bibliotecario cercando di capire quale libro fosse più adatto allo scopo. Serviva un libro con tante belle foto a colori ma anche con un minimo di spiegazioni scritte in modo semplice.
Dopo averne sfogliato diversi finalmente si misero d'accordo su due volumi di grande formato...
- Allora buona giornata a te e alla tua piccola estronauta - disse il bibliotecario stringendogli la mano - e buono studio. Comunque segui il mio consiglio, inizia dall'inizio, ovvero dal Sole…. e con queste parole si salutarono.
- Nonno nonno, possiamo cominciare dal Sole? Io penso che sia molto importante cominciare dal Sole ed oggi c'è proprio un bel Sole grande e possiamo guardarlo con il lun... teleschioppo, non è vero?
- Si, penso che si possa iniziare proprio dal Sole, ma prima ci serva una lente particolare che dobbiamo andare a comprare. Ma facciamo subito, vedrai… così, invece che rientrare a casa nonno e nipotina si diressero verso il negozio di ottica del loro paese, alla ricerca di una lente per guardare il Sole...

Alessandro Rugolo

domenica 12 gennaio 2020

Giulia, Gionzo e il lungo occhio.

Quella sera Giulia era molto soddisfatta. Il nonno le aveva portato due regali. Il primo l'aveva scartato poco prima di cena. Si trattava di un bellissimo pupazzo di Gionzo.
Era un pupazzo di lana, morbido e profumato, bellissimo!
Giulia era seduta a tavola ma non vedeva l'ora di potersi alzare per scartare il secondo regalo. Il nonno aveva detto che si trattava di due regali di natale da parte di Gionzo ma lei sapeva bene che non era vero. Ormai era cresciuta e non era così facile ingannarla! Dove stava Gionzo, sulla sua navicella diretto verso Marte non c'era l'Ufficio Postale… Ma adesso il suo problema consisteva nel riuscire a convincere la mamma che poteva alzarsi per andare ad aprire il secondo regalo, il pacco più grande che stava poggiato sulla poltrona in pelle vicino al camino.
Chissà cosa conteneva!
Dal suo posto a tavola poteva vederlo. Si trattava di una scatola grande, un po' allungata, avvolta con la stessa carta con il disegno dei pianeti utilizzata per il suo nuovo pupazzo.
Non poteva trattarsi del telelunofono che aspettava con ansia, il pacco era troppo grande.
Ma allora di che cosa si trattava? Giulia non aveva idea… ma doveva essere qualcosa di fantastico.
- Mamma, posso alzarmi? Vorrei aprire il regalo assieme al nonno, prima di andare a letto… Giulia aveva pensato che forse la cosa più semplice era domandare il permesso. Si vede che stava crescendo. Fino a qualche mese prima avrebbe semplicemente provato ad allontanarsi e la mamma o il papà l'avrebbero costretta a stare seduta. Questa era la prima volta che chiedeva il permesso.
- Giulia, hai finito di mangiare?
- Si mamma... Rispose prontamente.
- Ed il nonno? Hai chiesto al nonno se ha finito di mangiare? Disse la mamma con tono di rimprovero...
- Si cara - rispose il nonno poggiando la forchetta - oggi non ho molta fame. Per cui, se per voi va bene, io e Giulia ci spostiamo vicino al camino per aprire il regalo.
- Certamente, potete alzarvi allora, ma consideratela un'eccezione. Disse con tono serio il papà di Giulia che fino a quel momento era stato in silenzio, e mentre parlava faceva l'occhiolino alla moglie per chiederle di lasciarli fare… per una volta le regole si possono anche violare.
- Siiii, urlò Giulia, che non credeva alle sue orecchie. Qualche istante le fu sufficiente per portarsi sopra il pacco e armeggiare, questa volta senza troppa attenzione nei confronti della carta, per aprirlo. Le ci volle però l'aiuto del nonno per estrarre una grossa scatola azzurra, sulla quale era impressa l'immagine di un piccolo telescopio, strumento che Giulia non conosceva.
- Nonno, nonno, che cos'è questo apparecchio? Disse Giulia col suo solito tono di voce - non ho mai visto una cosa del genere.
- Questo si chiama telescopio, nipotina mia, è uno strumento che serve per guardare il cielo. Le stelle, i pianeti, la Luna, Marte… e magari, se siamo fortunati, anche la piccola navicella di Gionzo!
Giulia era incredula. Gli occhi spalancati e la bocca aperta… per la prima volta nella sua vita di bambina non trovava il fiato per parlare, e per lei non era normale. L'emozione all'idea di poter vedere il suo amico Gionzo, anche se non capiva bene come fosse possibile, la costringeva ad un silenzio irreale. Poi, pian piano, la gioia prese il posto dello stupore e senza alcun preavviso finalmente riuscì a parlare… anzi, ad urlare.
E mentre urlava saltò in braccio al nonno pregandolo di spiegarle tutto di quel magico strumento che seppure aveva un nome cosi strano, e che aveva già dimenticato a favore del più semplice "Lungo Occhio", preannunciava delle splendide novità.
- Nonno, nonno, dai, fammi vedere come funziona questo lungo occhio… andiamo a vedere il nostro amico Gionzo… e mentre parlava lo tirava per i pantaloni verso la finestra.
- Un attimo piccola mia - disse il nonno - lasciami montare il cavalletto, due minuti e siamo pronti.
Giulia non stava più nella pelle e il resto della serata non stacco gli occhi dall'oculare per neanche un istante ed ogni cosa che guardava nel cielo era una concerto di "ho...", "siii…", "bellissimo..."
Guardarono prima di tutto la Luna, poi riuscirono a trovare Marte, quasi per miracolo (a causa della troppa luce non era facile vedere i pianeti). Giulia si sentiva molto più vicina al suo amico Gionzo e al Camaleone, che sapeva perduti lassù, in viaggio verso Marte.
Poi, una stella più luminosa di altre apparve nell'obiettivo...
- Vedi questa stella più luminosa? - Disse il nonno con una voce che sembrava preannunciare qualcosa di importante - Quella si chiama Alfa Centauri ed è la stella più vicina al Sole. Guarda che bella...
Giulia guardava affascinata. Quella sera le si era aperto un mondo, anzi, un Universo, di cui non aveva mai avuto veramente idea… Questo era un mondo tutto nuovo, enorme, da esplorare, magari assieme al suo amico Gionzo. Per la prima volta qualcosa le aveva fatto pensare che forse da grande avrebbe voluto esplorare il cielo… come faceva il suo amico Gionzo, su una navicella tutta sua. Anche lei, la piccola Giulia, voleva diventare una estronauta...

Alessandro Rugolo

sabato 28 dicembre 2019

Natale con l'estronauta

- Ciao Giulia, sono io…
Disse Gionzo e, senza attendere che lei rispondesse al telelunofono, aggiunse:
- Buon Natale mia carissima piccola amica! Tanti cari auguri dallo spazio!
Giulia era restata in silenzio, attendendo trepidante che Gionzo le lasciasse lo spazio per parlare. Cercando di capire, dalla voce del suo amico, come stava.
Da quando Gionzo si era perduto nel Cibbospazio (come lei lo chiamava) Giulia era sempre preoccupata.
Quest'anno neanche il Natale era riuscita a risollevarla al punto che si era dimenticata di scrivere, con l'aiuto del nonno, la letterina a Babbo Natale. Eppure avrebbe voluto chiedergli tante cose: un nuovo pupazzo di Gionzo l'estronauta e del suo amico Camaleone per prima cosa, oppure l'ultimo modello di telelunofono, quello con le antennine verdi, o ancora un bel gattino piccolino da coccolare e con cui vivere tante avventure nel giardino di casa.
- Ciao Gionzo!!! Urlò Giulia al telefono (volevo dire telelunofono naturalmente!). Come stai? Sei riuscito a risolvere i problemi col nuovo Antivrus?!? Qui siamo tutti preoccupati per te… Quando arrivi? Noi stiamo già preparando la festa per Natale e il nonno mi ha pomesso che tu sei il nostro ospite. Dimmi di si, ti prego, dimmi di si… - e Giulia avrebbe continuato così per chissà quanto tempo se Gionzo non l'avesse interrotta con la sua voce lontana.
- Cara piccola amica mia - cominciò Gionzo, e dal tono triste non lasciava dubbi - mi dispiace ma è impossibile. Giulia accettò quelle parole come se Gionzo avesse detto che stava morendo. Divenne pallida, si fermò di colpo e per un istante il telelunofono del nonno rischiò seriamente di finire in terra (e rompersi, cosa che era già accaduta diverse volte) ma questa volta Giulia si riprese subito e senza perdersi d'animo cominciò ad incoraggiare il suo amico estronauta.
- Gionzo, ma hai indossato il casco potenziante? Sai che con quello riuscirai a risolvere tutti i problemi che hai con il Accher!!!  Fancesco ti sta aiutando vero? Cosa posso fare per te? Io adesso mi metto il casco potenziante, magari così ti posso aiutare di più. - e mentre parlava si agitava alla ricerca di una soluzione ad un problema che non capiva - Nonno, devi aiutare Gionzo, altrimenti non può venire da noi per Natale...
- Giulia calmati - disse Gionzo con voce calma ma sicura - non devi preoccuparti, vedrai che riuscirò a risolvere. Ci vorrà un po più tempo di quanto pensassi ma grazie a Francesco riuscirò a risolvere tutti i problemi. Però al momento il computer di bordo della mia navicella non mi vuole più dar retta. La navicella infatti si sta dirigendo invece che verso la Terra verso il pianeta rosso...
- Gionzo, è terribile… - disse Giulia - un pianeta rosso… è pericoloso? Chi può averlo colorato così? Dove si trova questo pianeta rosso? E' molto lontano da casa? - ed ancora una volta non avrebbe più smesso di fare domande.
- Nonno, dimmi, cos'è questo pianeta rosso?
- Piccola mia, il pianeta rosso è il pianeta più vicino alla Terra, il suo nome e Marte e viene chiamato pianeta rosso perché il suo colore sembra essere il rosso quando lo si guarda con il telescopio dalla Terra. Devi sapere che Marte è un pianeta poco più piccolo della Terra che a causa della sua distanza dal Sole è molto più freddo… ma sono sicuro che se invece che fare domande provi ad ascoltare Gionzo, lui potrà spiegarti tante cose interessanti.
Come faceva sempre in questi casi, Giulia lasciò cadere il telefono (che finì sulla poltrona!) e portò le mani alla bocca per costringersi a stare zitta.
In questo modo, dopo aver raccolto nuovamente il telefono indenne, chiese a Gionzo di spiegarle qualcosa su Marte, il pianeta rosso.
- Cara Giulia - cominciò Gionzo con la sua voce rassicurante, devi sapere che la Terra non è l'unico pianeta del Sistema Solare. Tutti i pianeti si muovono attorno ad una grande stella che si chiama Sole, una stella molto grande che ci riscalda con i suoi raggi e permette a tutti gli esseri viventi sulla Terra di crescere e svilupparsi grazie proprio al suo calore. Poi c'è un piccolo pianeta, che si chiama Mercurio, talmente vicino al sole che si dice che i suoi abitanti, se ce ne fossero (perché non ne sono ancora stati trovati!), sarebbero come tanti bei polli arrosto ben rosolati, probabilmente anche troppo rosolati...
- Ma i polli arrosto non possono vivere su Meccurio… - disse Giulia ridacchiando sotto sotto… - semmai vivono nella rosticceria che c'è qui vicino a casa del nonno...
- Poi, un poco più lontano dal Sole, si trova il secondo pianeta, Venere, un bel pianeta anch'esso calduccio però. Grande quasi come la Terra, Venere è un bel pianeta che un giorno o l'altro vorrei andare a visitare.
- Il terzo pianeta del sistema solare è la Terra, il più bel pianeta di tutti, che tu conosci un pochino ma che dovresti vedere quanto è bello visto da quassù. Sembra un palloncino colorato di blu splendente!
- Dopo la Terra c'è Marte, il quarto pianeta del sistema solare...
- Ma Gionzo, - lo interruppe Giulia con voce preoccupata - ti sei dimenticato la Luna, la Luna è vicina alla Terra ...
- No piccola mia, la nostra cara Luna, che tu conosci bene grazie a tutti i racconti delle mie esplorazioni, non è un pianeta, ma un satellite della Terra. Forse un tempo anche la Luna era un pianeta del Sistema Solare ma oggi è un satellite della Terra e niente più…
- Dicevo dunque che dopo la Terra viene Marte, chiamato il pianeta rosso per il suo colore. Gli astronomi pensano che il suo colore sia dovuto alle polveri che si trovano nell'atmosfera, ma io penso piuttosto che si possa trattare di qualche fenomeno misterioso, magari dovuto ai suoi abitanti, i Marziani (anche di questi non ne sono mai stati trovati ma se ne è sempre parlato come di omini verdi!). Ma di Marte ne parleremo ancora dato che sono diretto proprio li e probabilmente tra qualche settimana sarò in vista del pianeta.
- Dopo Marte - aggiunse Gionzo senza lasciare il tempo a Giulia di interromperlo - si trova un grande pianeta che si chiama Giove. Giove è il quinto pianeta del Sistema Solare ed è il più grande di tutti. E' molto bello a vedersi, ed è conosciuto come un gigante gassoso. Diciamo pure che è un po un pallone gonfiato!
E mentre Gionzo proseguiva nella descrizione del sistema solare, i pensieri della piccola Giulia la portavano a spasso per il Sistema Solare come lei lo immaginava, uno spazio nero popolato da palloncini di tanti colori e di dimensioni diverse, in cui la navicella di Gionzo non era altro che un puntino luminoso che scompariva nello spazio… dei tre pianeti restanti non sentì altro che i nomi, Saturno, Urano, Nettuno...
Per lei era troppo per una sola giornata, così, senza dire una parola, scese dalla poltrona e avvicinatasi alla finestra del salotto, salì sulla sedia per guardar fuori. Si era fatta notte, il cielo era sereno e senza luna, tanti puntini luminosi, alcuni più grandi e altri più piccoli brillavano in lontananza.
Lassù c'era il suo amico Gionzo con il Camaleone, che si dirigeva verso il pianeta rosso per iniziare tante nuove avventure...

Alessandro Rugolo

venerdì 7 marzo 2014

L'estronauta torna a casa (Quindicesimo episodio)

- Nonno, nonno, avevi promesso di raccontarmi una storia di Gionzo! Urlò Giulia tirando il nonno per il braccio mentre ancora terminava la cena.
 
- Va bene piccola, ora arrivo. Se ben ricordo l'ultima volta Gionzo si trovava nel paese delle Idimarip ed era appena stato invitato a casa di Rasa...
 
- Si si. E poi cosa è successo? Dai su, racconta...
 
- E poi... e poi il nostro ospite Rasa gli ha spiegato il significato di tutti quei simboli disegnati nelle pareti di casa. Devi sapere, mia piccola nipotina, che la razza del paese delle Idimarip è una razza antichissima. Che inventò la scrittura molto tempo prima delle Lettere. Però la loro scrittura era composta da tanti disegni e perciò era molto difficile da capire. Solo in pochi possono interpretare...
 
- E tu nonno, sai inpepetare i loro disegni? Disse Giulia impaziente.
 
- E no, io non sono in grado di interpretare i loro disegni. Comunque sia, Rasa spiegò a Gionzo che la sua razza aveva colonizzato tutto il sistema solare e che si era trasferita su un'altra stella molto molto lontana. Lui, Rasa, era molto vecchio e non voleva abbandonare la sua casa così aveva deciso di restare sulla luna.
Di tanto in tanto i nipoti venivano a trovarlo e lui approfittava di quei momenti per raccontare loro delle storie, come faccio io con te!
 
- Perchè Rasa non voleva partire? Non voleva bene ai suoi nipotini? Chiese Giulia un po triste per i nipotini di Rasa.
 
- Ma si che gli vuole bene. Però è molto anziano e un lungo viaggio non era consigliato.
 
- Comunque c'è sempre il telelunofono. Per cui tutte le sera può vedere i nipotini e raccontargli quello che fa. Disse Giulia impossessandosi della storia del nonno.
 
- E si, hai proprio ragione. Che sbadato non ci avevo pensato!
 
- Nonno, io sarei partita comunque. Non avrei mai lasciato soli i miei nipotini. E tu cosa avresti fatto? 
 
- Anche io sarei partito. Non ti avrei mai lasciata sola!
 
- E poi cos'è successo?
 
- Gionzo e Ruggero il Camaleone visitarono la casa e la valle e furono ospiti di Rasa per una settimana fino a che non fu il momento di partire. Erano passati due mesi da quando Gionzo era arrivato sulla Luna e aveva nostalgia della famiglia così decise di tornare sulla Terra.
Però per farlo dovevano tornare alla sua navetta ed era abbastanza lontana. Rasa allora offrì loro un passaggio con la sua nave a luce.
 
- Nonno, cos'è una nave a luce?
 
- La nave a luce è una navicella spaziale molto potente che per volare usa la luce del sole. E' una navetta velocissima che in pochi minuti li portò tutti dove si trovava la navicella di Gionzo che in confronto sembrava piccolissima. Dovresti vedere quanto è bella questa navetta. sembra una gigantesca nave volante con tante vele di tutti i colori.
 
- Deve essere bellissima. Disse Giulia sempre molto curiosa.
 
- La tecnologia umana è molto meno sviluppata di quella del popolo delle Idimarip. Infatti la loro era una civiltà molto più avanzata. Da tempo avevano iniziato a viaggiare tra le stelle e per loro l'universo non ha quasi più segreti. Pensa che proprio in questi giorni i nipoti di Rasa stanno esplorando un enorme buco nero...
 
- Un buco nero? Nonno, come è fatto un buco nero? - Chiese Giulia incuriosita - e come fanno ad esplorarlo se è nero? Serve molta luce altrimenti non si vede niente. A meno che anche loro non abbiano i caschi potenzianti. Con quelli potrebbero vedere tutto...
 
- Si, proprio così. Anche loro hanno dei caschi potenzianti, molto più potenti di quello di Gionzo. Comunque Gionzo salutò Rasa e Ruggero e promise di tornare a trovarli presto. Prima di partire si scambiarono i numeri di telefono per restare in contatto. Rasa regalò l'ultimo modello di telelunofono a Gionzo, quello con le antennine verdi e il monitor da 10 pollici come il nostro tablet, e così Gionzo potè partire.
 
- Bello, lo voglio anche io un telelunofono.
 
- Magari uno di questi giorni andiamo a vedere se ce n'è qualcuno al centro commerciale.
 
- Si si. Però anche io voglio il nuovo modello con le antennine verdi! Disse Giulia ricominciando a correre per la cucina.
 
- Aspetta piccola. La storia non è finita.
 
- Invece si. - Urlò Giulia aprendo le braccia come fosse un aeroplano - Gionzo tornò a casa da sua mogli e dai suoi tredici bambini e vissero tutti felici e contenti!
 
- Tredici bambini? Disse il nonno stupito.
 
- Si si, proprio tredici. Sai, per esplorare tutto l'Universo serve una famiglia numerosa e così quando cresceranno ci saranno tantissimi estronauti.
E mentre parlava continuava a correre per la cucina...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 5 marzo 2014

L'estronauta e la valle delle Idimarip (Quattordicesimo episodio)

La domenica mattina il nonno era abituato a passarla con Giulia ma quel giorno la piccola era andata al centro commerciale con i suoi genitori e lui si sentiva solo. 
L'ora di cena non era lontana e lui si sarebbe presentato puntuale, come ormai ogni sera da quasi quattro anni a questa parte, a casa della nipotina e mentre pensava alla storia da raccontare quella sera, qualcuno bussò alla porta.

- Arrivo. Disse a voce alta alzandosi dal divano, stordito dal caldo del camino acceso.

- Chi sarà mai a quest'ora?

- Nonno, nonnino, sono io! Non ne potevo più del centro commerciale e ho convinto mamma e papà a portarmi da te! - Urlò Giulia non appena si aprì la porta – Vero che posso restare con te? Mamma e papà devono finire di fare la spesa. - Aggiunse Giulia guardando il nonno con lo sguardo da piccola peste che le veniva così spontaneo.

- Ma certo che puoi restare. Non immagini quanto sono felice di vederti. E mentre parlava la prendeva in braccio come faceva sempre.

- Ti chiedo scusa papà ma Giulia non stava più nella pelle. Spero che non ti dispiaccia...
- Ma figurati. Non vedevo l'ora di abbracciare la mia nipotina. Andate pure a fare la spesa con tutta tranquillità. Quando finite venite a mangiare a casa da me se volete.

- Grazie papà, sapevo di poter contare su di te. Disse la mamma di Giulia andando via. - A più tardi allora e non mangiate troppi dolcetti, mi raccomando. Aggiunse salendo in macchina col marito.

- E ora che si fa? Disse il nonno alla nipotina. - A cosa giochiamo oggi? Fammi pensare. Se non ricordo male in questa busta c'è qualcosa che potrebbe piacerti. - Aggiunse sornione frugando in una busta di carta dentro la vecchia credenza della cucina. - Ricordo che alla tua mamma piaceva tanto giocarci - e mentre parlava rovesciò il contenuto della busta sul tappeto di fronte al camino invitando la piccola Giulia ad inginocchiarsi di fronte ad un mucchio di mattoncini lego di tutti i colori dimensioni e forme.

- Ecco, scommetto che non hai mai giocato con le costruzioni. Vieni, avvicinati e guarda come si fa. E in men che non si dica costruì un cagnolino con le zampe rosse e il muso nero.

- Che carino! - Disse Giulia prendendo il cagnolino e abbaiando rumorosamente. - Nonno, si può costruire anche un Camaleone? Mi piacerebbe vedere come si costruisce un Camaleone e anche il nostro amico Estronauta e poi il drago Ladone, una Cervespa e poi...

- Giulia. Per costruire tutte queste cose ci vorrà una serata. Facciamo così, ora costruiamo assieme Ruggero il Camaleone e poi ti racconto una storia di Giovanbattistamarialorenzo, va bene?
- Certissimamente! - Urlò Giulia saltando sul tappeto e distruggendo il povero cagnolino che finì sotto i piedi.

Così, poco dopo nonno e nipotina avevano realizzato il più bel Camaleone di Lego che sia mai stato costruito (anche perché non ne erano mai stati costruiti altri!).
- Ma è bellissimo! - Disse Giulia tenendo il Camaleone sulle mani facendo attenzione che non si staccassero i pezzi.

- Sono contento che ti piaccia. Ora però poggialo sul tavolino e vieni a sederti vicino a me che devo raccontarti la storia di Gionzo nel paese delle Idimarip.

- Le Idimarip? Che tipo di lunimali sono nonnino caro? Disse Giulia cercando di immaginare qualche nuovo animaletto strano come faceva di solito il nonno. - Non riesco proprio a immaginarle queste Idimarip.



- Se ti siedi qui vicino a me e ascolti vedrai che capirai subito - Disse il nonno sorridendo – le Idimarip non sono dei lunimali ma delle strane costruzioni che si dice si trovino solo sulla luna, nella valle degli Er.

- E chi sono questi Er? Almeno questi sono dei lunimali? E perché...

- Giulia! - disse il nonno guardandola con severità.

- Capito! Disse la piccola Giulia portandosi le mani alla bocca per costringersi a star zitta.

- Bene. Devi sapere che la valle degli Er è una valle gigantesca che si trova lungo la sponda destra del fiume Ricotta. Abitata sin dai tempi più antichi da una strana razza di lunimali molto intelligenti e religiosissimi, oggigiorno è quasi disabitata. Gli Er sopravvissuti sono pochi e le uniche tracce della loro civiltà sono le stupende Idimarip di cui la vallata è costellata. Gionzo e Ruggero arrivarono nella valle al sorgere del sole e quello che videro li lasciò di stucco. Anche Ruggero che aveva visto tante cose strane essendo un lunimale egli stesso, di fronte ai resti di questa stupenda civiltà restò a bocca aperta lasciando intravvedere anche un dente un po cariato che si trovava in fondo in fondo.

- Nonno, che schifo!

- Scusa Giulia, ma è stato Gionzo a raccontarmi anche questo. Comunque sia, se vuoi sapere come sono le Idimarip puoi immaginare delle enormi costruzioni che assomigliano a delle piramidi ma a testa in giù o nelle posizioni più strane. Alcune solitarie, altre costruite in gruppo o l'una sull'altra, offrivano ai visitatori uno spettacolo veramente curioso.

- Belle queste Idipamip. Me ne costruisci una con le costruzioni così è più facile immaginarle?

- Va bene, ecco qua. Questa potrebbe essere una delle Idimarip, e questo un Er. E mentre parlava costruiva velocemente alcune piramidi e un mostriciattolo stranissimo che poi appoggiò a testa in giù sul tappeto.

- Bravo nonno. Urlò Giulia per la contentezza prendendo una piramide in mano con curiosità e subito lasciandola a terra per afferrare l'Er.
- Mentre Gionzo e Ruggero osservavano lo splendido spettacolo, un Er che si trovava a passare li vicino li osservava a sua volta pensieroso.

- Chi siete, stranieri, cosa volete nella terra degli Er? Disse ad un certo punto con voce cavernosa e un po incerta come di chi è da tanto tempo che non parla con nessuno.

- Gionzo e Ruggero fecero un salto all'indietro per lo stupore, infatti non avevano sentito l'Er arrivare e inoltre non avevano mai visto un Er di persona. Ruggero ne aveva sentito parlare dai suoi nonni quando era piccolino. Gionzo invece non sapeva proprio niente di questo strano popolo.

- Buon giorno e te - rispose Gionzo con tono pacato, cercando di nascondere il suo stupore – Io sono un estronauta e vengo dalla terra. Mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo e questo è il mio amico Ruggero il Camaleone. Stiamo esplorando la zona alla ricerca delle sorgenti del fiume Ricotta e ci siamo imbattuti in questa splendida vallata – disse con un profondo inchino - Puoi dirci chi sei e dove ci troviamo?

- Benvenuti stranieri, noi eravamo un popolo molto ospitale un tempo. Ma ora siamo restati in pochi. Io sono Rasa e sono uno dei pochi sopravvissuti del popolo degli Er. Disse l'anziano Er pronunciando ogni parola con grande tranquillità. Seguitemi nella mia modesta dimora. Aggiunse indicando una tra le Idimarip più grandi della valle.

Percorsero la strada lentamente e in silenzio, come in processione. Una lunga scalinata permetteva l'accesso alla Idimarip. Arrivati in cima alla scala si trovarono in un ambiente enorme, poco illuminato e ricco di disegni su tutte le pareti. Gionzo e Ruggero osservavano tutto con stupore e passarono alcuni minuti con il naso all'insù.

- Complimenti per la vostra casa – disse Gionzo al padrone di casa – è stupenda. Anche i disegni sulle pareti sono molto belli. Significano qualcosa? Disse Gionzo molto incuriosito dalle strane forme disegnate sulle pareti.

In quel momento qualcuno bussò alla porta.

- Arrivo! - Disse il nonno alzandosi per aprire la porta – Giulia, sono arrivati mamma e papà - disse il nonno dalla soglia di casa.


Giulia, temendo di dover andar via, scappò immediatamente a nascondersi sotto il letto della camera del nonno, come faceva sempre in questi casi...

- Esci fuori piccola, oggi ceniamo qui da me. Aggiunse il nonno con voce rassicurante - e dopo cena ti racconto il seguito. Sentito ciò la piccola Giulia uscì dal suo nascondiglio e cominciò a correre e saltare per la casa per la gioia.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 2 marzo 2014

L'estronauta e il drago (Tredicesimo episodio)

- Buon giorno a tutti. - Disse il nonno sedendosi a tavola con tutta la famiglia. - dov'è la mia nipotina preferita? - Aggiunse non vedendo Giulia da nessuna parte. 

- E' in camera sua. Quando ti ha visto arrivare dalla finestra è corsa in camera urlando qualcosa. Puoi andare a prenderla tu, papà? Disse la mamma di Giulia.

- Naturalmente. Vado subito. E mentre parlava si alzò e si diresse verso la camera della nipotina. - Giulia, vieni dal nonno.

- Nonno, non entrare in camera. Disse Giulia dall'altra parte della porta. - Aspetta un attimo...

- Che cosa succede? Perchè non posso entrare? Aggiunse il nonno preoccupato. 

- Ecco, arrivo. Disse Giulia aprendo la porta e tenendo le mani dietro la schiena cercando di nascondere un foglio in cui si vedeva un disegno tutto colorato.

- Cosa stai facendo, piccola mia? Perchè tutto questo mistero?

- Ti ho fatto un regalo! Disse Giulia tutta contenta, mostrandogli il disegno dell'Estronauta che aveva appena terminato di colorare.

- Ma è bellissimo! L'hai fatto tutto da sola?

- Si si, ti piace nonnino? E' il nostro amico estronauta che va a spasso con Ruggero. E li in fondo c'è anche un drago...

- E' bellissimo. Posso tenerlo? Lo appenderò in cucina questa sera.

- Certo, è tuo! Adesso possiamo andare a tavola che devo finire la mia minestrina con il formaggino. Mamma  mi ha comprato i formaggini di Capraspina, vuoi assaggiarlo? E' buonissimo!

- Ne sono sicuro. Mangialo tu che devi crescere. Io ho già cenato oggi. Sono venuto solo per vedere la mia carissima nipotina. Non è che l'hai vista?

- Ma nonno, sono io la tua nipotina! Disse Giulia quasi offesa.

- Oh, scusa. Hai ragione. Disse il nonno ridendo - perdonami, è l'età! Ma ora andiamo vicino al camino che sento freddo. Se ti va ti racconto dell'incontro tra Gionzo e il drago.

- Certo, voglio sapere cos'è successo. Dai nonno, andiamo a sederci.

- Dunque, se non ricordo male il nostro amico Ruggero mentre raggiungeva Gionzo che stava seduto ai piedi di un albero con due pomi d'oro tra le mani, vide in lontananza un enorme e terribile drago. Spaventato dalla vista del mostro si fermò come immobilizzato dal suo sguardo. 
Intanto Gionzo, vedendo l'amico paralizzato si voltò verso il bosco e quasi svenne dalla paura.

- Nonno, era così terribile questo drago? 

- E si. Era enorme. la sua testa spuntava dalle chiome degli alberi e le sue antenne rosse sembravano due torri altissime. Ogni squama che ricopriva il suo corpo era più grande di una casa e la coda era tanto lunga che nessuno era in grado di vederne la punta. E ti ho parlato solo di una delle teste perchè devi sapere che il drago di teste ne aveva cento, e forse anche di più!

- Ma allora era veramente enorme! Disse Giulia terrorizzata.

- E si, era enorme. Era tanto grande che quasi non si era accorto di Gionzo, se non fosse che Gionzo lanciò un urlo per il terrore. A quel punto il drago girò la testa verso Gionzo per vedere da vicino chi aveva urlato. Infatti devi sapere che anche lui come me aveva aveva una certa età e non ci vedeva bene.

- Speriamo che Gionzo riesca a salvarsi. Disse Giulia ancora preoccupata per il suo amico.

- Il drago, dicevo, avvicinò la testa al nostro amico e... - Buona sera disse, sei per caso Gionzo l'estronauta? Ti aspettavo...

- Bu.. buo.. buona sera. Rispose Gionzo con un fil di voce. Come fai a conoscermi? Disse riprendendo coraggio.

- Ho tanto sentito parlare di te. Sai, la mia vista è bassa, ma l'udito è buono ed è da diversi giorni che sento tanti lunimali parlare di te e del tuo compagno di viaggio, si chiama Ruggero se non sbaglio. - Aggiunse il drago con pacatezza. - Io mi chiamo Ladone, ben arrivato sulla Luna.

- Grazie. Disse Gionzo. E' un bel nome Ladone. Posso chiederti come fai ad essere così grande? Quanti anni hai e di che razza sei? Non ho mai letto niente della tua razza.

- Capisco. Rispose Ladone con un sospiro. - Devi sapere che io un tempo vivevo sul tuo stesso pianeta, la Terra. Allora ero poco più di un lucertolone ed ero il guardiano di un bellissimo giardino che si chiamava il giardino delle Esperidi. Poi un giorno un uomo molto forte di cui non ricordo il nome, venne nel giardino e rubò tutti i pomi d'oro. Io ero sconvolto, non riuscivo a sopportare questo affronto e decisi di emigrare. Presi tutte le piante che riuscii a portar via e partii per la luna. Da allora sono passati migliaia di anni. Ora il giardino è quassù. Ma penso proprio che dovrò partire nuovamente visto che voi uomini siete arrivati anche quassù! - Disse Ladone con tristezza.

- Mi dispiace tanto disse Gionzo. Non pensavo... non volevo rubarti i pomi d'oro. Ecco, sono tuoi. Ti chiedo scusa.

- Ma figurati - rispose Ladone il dragone - mangiatene pure quanti ne volete. Sono buonissimi sai? Dimmi piuttosto, quando sono partito la terra era uno splendido giardino, è ancora così?

- Purtroppo no, Ladone, la Terra è peggiorata tanto. I boschi sono sempre meno anche se le ultime generazioni hanno imparato a rispettare la natura. Sai, penso che tu abbia ragione. Nei prossimi anni sempre più uomini verranno quassù e il tuo splendido giardino sarà sempre più in pericolo. 

- Lo immaginavo . disse Ladone sconsolato - comunque ero stanco di stare sulla Luna. Avevo già pensato di spostarmi un po più lontano dal sole. Sai, ai pomi d'oro da fastidio la troppa luce.

- Se hai bisogno di aiuto noi siamo pronti ad aiutarti. Disse Gionzo mentre Ruggero annuiva con la testa.

- No grazie , non vi preoccupate. prenderò poche cose e gli alberelli più giovani e partirò presto. Ora vi saluto cari amici, chissà che un giorno non ci si possa incontrare nuovamente. E con tristezza Ladone il dragone volò via lasciando il giardino nelle mani di Gionzo e di Ruggero.

- Mi raccomando, rispettate le piante... furono le sue ultime parole.

- Nonno, sono triste. Lo interruppe Giulia. - Dove andrà ora il povero Ladone? E chi si prenderà cura delle piante di pomi d'oro?

- Non ti preoccupare mia piccola principessa, vedrai che Gionzo si farà venire qualche idea ma ora è arrivato il momento di andare a dormire... buona notte e sogni d'oro.

- Notte nonno, a domani. Disse Giulia baciando il nonno sulla guancia...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 1 marzo 2014

Gionzo e i pomi d'oro (Dodicesimo episodio)

- Nonno, nonno, ben arrivato!

- Ciao Giulia, come stai mia piccola principessina?

- Sono arrabbiata - rispose Giulia con le braccia conserte e il muso lungo - Ieri mi avevi promesso di raccontarmi una storia dell'estronauta sulla Luna ma poi non me l'hai più raccontata.

- Ieri sono dovuto andare dal dottore. Purtroppo il nonno ha una certa età e l'età porta tanti piccoli acciacchi. -  Si giustificò il nonno, baciando la nipotina.

- Cosa ti ha portato la vecchiaia? Non ho capito. Però oggi non devi andare dal medico quindi adesso mi racconti la mia favola - Disse Giulia, che senza attendere la risposta prese il nonno per mano e lo trascinò sul divano in salotto - siediti quì e comincia la storia - Aggiunse Giulia senza ammettere replica.

- E va bene. C'era una volta Cappuccetto Rosso...

- Ma no, quella la conosco già! Voglio una storia nuova del nostro amico Gionzo l'estronauta, uffa!

- Ha ha, ci sei cascata. Era uno scherzo piccina mia. Vieni in braccio che ora inizia la storia vera di Gionzo l'esploratore - disse il nonno sorridendo alla nipotina che intanto aveva messo su il broncio -
Mentre Giozo andava a spasso sulla luna alla ricerca delle sorgenti del fiume Ricotta, il nostro amico Ruggero il Camaleone si era allontanato per cercare un frutto lunare dal sapore squisito che si diceva fosse presente nelle valli li vicino, i pomi d'oro.

- Ma nonno, si dice pomodoro, non pomi d'oro - disse Giulia con sicurezza - li ho mangiati tante volte.

- No, non parlo dei pomodori, i pomodori non crescono sulla luna perchè sono troppo rossi e se ci fossero campi di pomodori la luna sembrerebbe la faccia di un bambino con il morbillo, riesci ad immaginarla tutta gialla con tanti puntini? Giulia la immaginava eccome, infatti stava già ridendo a crepapelle.

- Io parlo proprio dei pomi d'oro, un tipo di frutto che si trova solo sulla luna. Assomiglia alla mela ma ha la buccia verde, la polpa azzurro chiaro e sa di miele d'acacia. Una vera squisitezza.
Dicevo dunque che Ruggero camminava alla ricerca di questi fantastici pomi d'oro e fischiettava tranquillamente sicuro di non poter essere visto. Camminava senza fretta quando, tutto ad un tratto, in lontananza avvistò i pomi d'oro, pendenti da grandi alberi dalla strana forma. Però più che avvistarli li sentì. Infatti i pomi d'oro quando sono maturi cantano una bellissima musica che assomiglia al suono di un'arpa. Allora, già con l'acquolina in bocca Ruggero cominciò a correre e non si accorse che a metà strada si trovava una grande pozzanghera azzurra in cui, proprio in quel momento, si abbeverava una famiglia di cervespe assetate.

- Nonno, cosa sono le Cervespe? Sono pericolose? E perché Gionzo non è intervenuto? E poi...

- E poi così mi fai venire il mal di testa! Disse il nonno portandosi le mani alla testa e agitandola come se fosse dolorante.

- Ma io sono molto preoccupatissima! - Aggiunse Giulia con la faccia seria - Gionzo non deve lasciare solo Ruggero, è piccolo e chissà cosa può succedergli, poveretto. Spero proprio che queste Cervespe non gli facciano del male.

- Fortunatamente le cervespe feroci non sono molto grandi e poi ti ricordo che il nostro amico Ruggero può nascondersi, infatti così fece.

- Le cervespe cominciarono a saltare a destra e a sinistra (infatti assomigliano molto ai nostri cerbiatti anche se hanno due ali piccoline sulla schiena che servono solo ad agitare l'aria per rinfrescarsi) ma non riuscirono a vedere Ruggero che quando voleva era veramente bravo a mimetizzarsi.
Per levarsi d'impaccio Ruggero decise di lanciare il suo ruggito più potente così le cervespe, spaventatissime, scapparono in tutte le direzioni senza più fermarsi.

- Ruggero è proprio forte! Non avevo dubbi che ce l'avrebbe fatta. Disse Giulia felice per il suo amico.

- Adesso i pomi d'oro non avevano più speranza. Ruggero si diresse dritto dritto verso il boschetto leccandosi i baffi (che non aveva) per ciò che lo aspettava.

- E Gionzo che fine ha fatto? Chiese Giulia sempre più curiosa.

- Gionzo nel mentre, facendo un'altra strada, era già arrivato al bosco dei pomi d'oro e quando Ruggero arrivò lo trovò seduto ad aspettarlo sotto un albero con due bellissimi pomi d'oro che aspettavano solo di essere mangiati.

- Chissà che buoni i pomi d'oro. Nonno, tu li hai mai assaggiati?

- No, mai - Rispose il nonno - Ma sono sicuro che sono buonissimi. Ruggero si avvicinò a Gionzo di corsa ma, ad un certo punto, si fermò di colpo terrorizzato!

- Cos'è successo? Cosa ha visto? Gionzo è in pericolo?

- E si, Gionzo era in pericolo. Un enorme drago dalle scaglie dorate sovrastava il bosco e non sembrava avere buone intenzioni. Cosa avrebbero potuto fare i nostri amici contro questo mostro enorme?

- Nonno, nonno, devi salvare Gionzo e Ruggero. Non puoi fare qualcosa? Chiese Giulia strofinandosi gli occhi per asciugarsi le lacrime...

- Non piangere Giulia, sai bene che Gionzo è molto intelligente, vedrai che se la caverà anche questa volta.

- Giulia, papà, venite a fare merenda - Disse la mamma interrompendo la storia -  Vi ho preparato una buonissima macedonia di frutta, ho messo anche i pomi d'oro che ci ha mandato Gionzo, volete assaggiarli?

La mamma non aveva ancora finito di parlare che Giulia era seduta a tavola e aveva già dimenticato le lacrime e il drago...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 27 febbraio 2014

La leggenda del fiume Ricotta (Undicesimo episodio)

- Ciao nonnino! - Urlò Giulia saltando addosso al nonno non appena la porta si aprì – io e la mamma abbiamo deciso di farti una sorpresa.
- Vedo, vedo, cosa ci fate qui a quest'ora? Non dovresti essere all'asilo signorinella? Disse il nonno con stupore.

- E si – rispose la figlia – Giulia dovrebbe essere all'asilo, ma oggi a causa della pioggia di questi giorni hanno chiuso la scuola e io e Roberto dobbiamo andare al lavoro. Potresti tenerla con te almeno per la mattina? Se non ti da troppo disturbo, papà. Disse la mamma di Giulia sapendo che il padre era tanto affezionato alla nipotina che avrebbe fatto di tutto per tenerla con se.

- Ma naturalmente! Ma solo se Giulia vuol stare da me. Rispose il nonno guardando negli occhi la nipotina.

- Certissimamente si! Urlò Giulia per la contentezza.

- Bene, allora accomodati. Stavo giusto preparandomi per andare a prendere un bel libro in biblioteca, oggi mi accompagnerai e vedrai che ci divertiremo un mondo.

- Si si, ciao mamma. Ci vediamo questa sera. Aggiunse Giulia baciando la mamma sulla guancia.

- Si, a stasera, aggiunse il nonno.

- Grazie papà, non so come ringraziarti. Disse la mamma di Giulia e salì in macchina per andare a lavorare. Quando tutti e due i genitori lavorano ogni imprevisto può diventare un guaio. Per fortuna che ci sono i nonni vicino.

- Allora piccola mia, sei mai stata in una biblioteca? Chiese il nonno conoscendo già la risposta.

- No no, cos'è una briblioteca?

- Una biblioteca è un posto stupendo pieno pieno di libri di tutti i tipi. Libri che parlano di avventure, di animali, di storia e anche tanti libri per bambini.

- Ci sono anche le storie di Gionzo l'estronauta? Chiese Giulia con una strana luce negli occhi.

- E no, il nostro amico estronauta non è così famoso. Chissà, forse un giorno...

- Io sono sicura che un giorno anche Gionzo avrà un posto in questa briblioteca. Disse Giulia continuando a sbagliare la pronuncia.

- Può darsi, ora andiamo a prendere qualche libro e poi ci sediamo al parco a guardare gli animali, che ne pensi?

- Va bene nonnino, come vuoi tu. Però al parco mi racconti un'altra storia dell'estronauta, va bene?

- Perfetto. Disse il nonno. La biblioteca era vicina al parco per cui non dovevano fare tanta strada. Giulia si accomodò sulle spalle del nonno e di tanto in tanto gli tirava i capelli per non cadere. Non stava mai ferma un attimo e non smetteva mai di parlare, salvo quando ascoltava le storie di Gionzo, allora stava in silenzio e ascoltava registrando tutto.

- Eccoci arrivati in biblioteca. Disse il nonno – ora devi fare silenzio. In biblioteca ci sono tante persone che studiano e non bisogna parlare per non disturbarli – Prima andiamo a vedere il reparto delle storie per bambini, ci sono tante belle storie con tanti disegni. Ecco un bel libro di fiabe, vuoi sfogliarlo? - Aggiunse il nonno tendendo alla nipotina un libro ricco di illustrazioni con un gattone con gli stivali disegnato nella copertina.

- Si si – disse Giulia prendendo il libro a testa in giù e cercando di aprirlo – però io ancora non so leggere.

- Al parco ti leggo una storia...

- No no, al parco mi racconti la storia di Gionzo – disse Giulia restituendo il libro al nonno – questo lo mettiamo a posto, io ho già le mie favole – Aggiunse soddisfatta.

- Come vuoi tu piccola mia. Sarà per un'altra volta. Ora andiamo un attimo da quel signore laggiù e poi andiamo via – disse il nonno indicando il bibliotecario. Si chiamava Carlo ed era un omone grande e grosso con due baffi lunghissimi e tutti arruffati.

- Buon giorno Carlo, oggi ti faccio conoscere la mia nipotina Giulia. Vedrai che quando crescerà e imparerà a leggere sarà una tua fedele cliente. E mentre parlava indicava la nipotina. Carlo, il bibliotecario, si chinò per salutarla come faceva l'estronauta sulla luna.

- Ciao signor bribliotecario. Il nonno mi ha detto che tu custodisci tutti i libri. Però mi ha detto che non hai le storie di Gionzo l'estronauta. Se vuoi che io diventi una tua cliente dovrai procurartele però. Disse Giulia con convinzione.

- Naturalmente signorinella - Rispose Carlo il bibliotecario senza capire troppo ma con un sorriso che era tutto un programma.

- Ora andiamo disse il nonno prendendo il suo libro e stringendo la mano all'amico.

- Tornate presto. Disse Carlo mentre nonno e nipotina si allontanavano.

- Ecco il parco, quella panchina mi sembra ottima. Vieni, siediti qui perché ora inizia la storia di Gionzo. Se ben ricordo ieri sera Gionzo si trovava nei pressi del mulino dei Numeri frazionari. Ebbene, dopo aver spiegato loro come si bloccavano le forme di formaggio di Capraspina ripartì alla scoperta delle sorgenti del fiume di ricotta. Cammina cammina, ad un tratto si trovo in una enorme pianura nella quale, da lontano si intravvedevano alcune strane abitazioni.

- Perchè erano strane? Chiese Giulia al nonno.

- Cosa diresti tu se le case fossero a forma di torta, con tanto di candeline sopra al posto dei comignoli? - Giulia cominciò a ridere – e se ti dicessi che le strade erano fatte di zucchero a velo? C'era un parco in cui gli alberi sembravano delle enormi succulente liquirizie...

- Ma dai nonno, non è possibile. Disse Giulia ridacchiando – le liquirizie non sono così grandi! Aggiunse con fermezza.

- Lo so, ma io ti racconto quello che mi ha raccontato Giovanbattistamarialorenzo, se non ti va devi dirlo a lui. Disse il nonno facendo finta di essere offeso.

- Dai nonnino, stavo scherzando. Sono certa che se Gionzo ha visto quegli alberi di liquirizia vuol dire che esistono. Non ti arrabbiare.

- Va bene, non mi sono offeso. Dunque dicevo che gli alberi sembravano delle liquirizie e, lungo la strada si trovavano tanti piccoli panettoni che servivano da panchine. Gionzo e Ruggero si avvicinarono al paese ma non si vedeva nessuno così decisero di bussare alla porta della prima casa. Era una torta bellissima. Volevo dire che era una casa che assomigliava ad una torta bellissima, il tetto sembrava fatto di pasta sfoglia e le finestre erano di cioccolato, come anche la porta.

- Che delizia. Disse Giulia interrompendo il nonno ancora una volta.

- Il padrone di casa aprì la porta proprio mentre Gionzo stava per bussare e, trovandoselo di fronte, Gionzo fece un salto indietro dallo spavento.

- Chi sei, - disse l'ometto– strano essere con il casco? Ti sei forse perso? Se posso fare qualcosa devi solo chiedere – aggiunse con cortesia dopo essersi ripreso dallo spavento constatando che non c'era alcun pericolo.

- Buon giorno, mi chiamo Gionzo e sono un estronauta. Dove siamo capitati? Che strano paese è mai questo? Domandò Gionzo dopo aver visto che il suo interlocutore sembrava un cannolo siciliano che lo guardava con due occhietti piccoli piccoli che sembravano due uvette passe.

- un cannolo siciliano? Che bontà. Disse Giulia con l'acquolina in bocca. - Nonno, mi compri un dolcetto alla bancarella? E mentre parlava indicava la bancarella dei dolci che si trovava all'ingresso del parco.

- Va bene, andiamo a prendere i dolcetti allora. Ma solo una ciambella. Tornati alla panchina con una ciambella e un pacco di caramelle, il nonno continuò il suo racconto.

- Accomodati pure Gionzo, tu e il tuo amico Camaleone siete i benvenuti. Posso offrirti un the con i pasticcini? Noi Cannoli a quest'ora prendiamo il the generalmente. A proposito, che distratto, io mi chiamo Vito e sono un Cannolo del paese di Ricottella – e mentre parlava faceva strada fino al salotto. Tutti si accomodarono sulle comode poltrone simili ai panettoni e il the fu servito da Gina, la moglie del signor Vito.

- Grazie per l'ospitalità. - Disse Gionzo con un inchino – sono in cerca di informazioni. Sapete dirmi il nome del fiume di ricotta e se le sorgenti distano tanto ancora? E' ormai diversi giorni che camminiamo ma delle sorgenti neppure l'ombra. - aggiunse Gionzo sconsolato.

- Le sorgenti del fiume? Purtroppo non saprei dirti. Il fiume Ricotta (come altro avrebbe potuto chiamarsi infatti) è il fiume più grande della luna e le sue sorgenti non sono mai state esplorate. Rispose il signor Vito dispiaciuto – Mi dispiace non poterti aiutare in questo. Però posso raccontarvi una leggenda che si raccontava quando ero un piccolo cannolo e scorrazzavo per le contrade senza preoccupazioni.

- Sarà un piacere ascoltarvi signor Vito. Lo interruppe l'estronauta. E complimenti per i biscotti, sono buonissimi.
- Nonno, non mangiare le mie caramelle! Intervenne Giulia vedendo il nonno che continuava a prendere le sue caramelle dalla busta.
- Scusa piccola ma sono così buone. Il signor Vito iniziò il racconto.
- Si racconta che il fiume esista dalla notte dei tempi e che nasca in un luogo molto lontano che si chiama paese dei Calderoni giganti. Da uno di questi calderoni giganti proviene la ricotta che cadendo fuori dall'orlo ha creato il fiume che avete visto anche voi.
- Un calderone gigante? Urlò Giulia tutta felice pregustando le nuove avventure. Nonno, andiamo nel paese dei calderoni giganti anche noi?
- Non so se il paese esiste veramente – disse il nonno – il signor Vito dice che si tratta solo di una leggenda.

Aggiunse il nonno parlando ormai da solo mentre la nipotina, alzatasi dalla panchina, correva appresso ad uno scoiattolo urlando: - Scogliattolino bello fermati un attimo che ti do' da mangiare...

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

mercoledì 26 febbraio 2014

Alla ricerca delle bianche sorgenti (Decimo episodio)

- Buona sera piccola Giulia, ti ho portato un regalo. Disse il nonno appena varcata la soglia della porta tendendo un pacchetto con tanto di fiocco alla sua nipotina preferita (anche perché era l'unica!).

- Grazie nonno, che cos'è? Urlò felice per la sorpresa, rigirando tra le mani il pacchetto e cominciando a tirare il fiocco in tutte le direzioni tentando di aprirlo.

- Eccoti le forbici – disse la mamma intervenendo opportunamente – ma fai attenzione.

- Grazie nonno! Grazie... urlò ancora una volta stringendo in mano una statuetta che doveva rappresentare Gionzo.

- L'ho fatta con le mie mani – aggiunse il nonno soddisfatto – ti piace? Chiese guardando la nipotina negli occhi.

- E' bellissima... mi devi insegnare a fare le statue un giorno o l'altro, aggiunse la piccola Giulia.

- Certamente tesoro. Non è difficile. Ma ora andiamo in salotto, ti devo raccontare cosa è successo a Gionzo ieri sera.

- Nonno, Gionzo sta bene vero? Disse Giulia con una smorfia di preoccupazione che le oscurava il viso.

- Stai tranquilla, non è successo niente di grave. Sta bene, però Ruggero non si sa bene che fine abbia fatto.

- Ho no, speriamo che non gli succeda niente di grave.

- Ma no, stai tranquilla, ora ti racconto. Mettiti qui seduta e fai attenzione alla statuetta, se cade si rompe. Poggiala sul caminetto se vuoi, così anche lui ascolta la storia.

Giulia poggiò la statuetta dell'estronauta sulla mensola del camino e si sedette affianco al nonno attendendo che lui cominciasse a parlare. Da quando il nonno aveva cominciato a raccontarle le avventure di Gionzo lei aveva imparato tante cose, ma la cosa più importante tra tutte consisteva nell'aver imparato ad ascoltare.

- Ieri sera Giovanbattistamarialorenzo e il suo amico Ruggero il Camaleone si trovavano nei pressi di una enorme cascata lunare. Un fiume di una sostanza bianca e densa colava dall'alto di un burrone cadendo proprio ai loro piedi da cui proseguiva lento e viscoso.

- Ma nonno, l'acqua non è così. E poi cosa vuol dire biscoso? Forse volevi dire biscotto?

- Scusa, hai ragione. Volevo dire proprio viscoso. Viscoso significa un po' appiccicoso, lento, che non scorre bene. E il fiume non era di acqua ma di ricotta.

- Ricotta? Ma la ricotta non può fare un fiume! - Disse Giulia incredula – la ricotta è in vaschette piccoline! Aggiunse ridendo.

- Eppure era proprio ricotta. Ruggero fu il primo a buttarsi in mezzo al fiume e mangiarne a sazietà, poi Gionzo si avvicinò e usò il suo casco potenziante per analizzare la sostanza prima di assaggiarla. Le analisi erano chiarissime, si trattava di ricotta, una ricotta ottima e di latte di capraspina. Gionzo decise immediatamente di scoprire da dove provenisse tutta quella ricotta così decise di risalire la cascata e seguire il flusso del fiume, incuriosito dallo strano fenomeno.

- Che bello un fiume di ricotta. Disse Giulia, portandosi subito le mani alla bocca per far capire che il nonno poteva proseguire il racconto.

- Gionzo decise di risalire la corrente con una canoa a vento lunare che estrasse dal suo zaino e che gonfiò immediatamente.

- Sali a bordo – disse rivolto a Ruggero che però preferì nuotare sulla ricotta seguendo la canoa da vicino e continuare a mangiare di tanto in tanto uno squisito boccone.

Giulia intanto rideva a crepapelle e si teneva la pancia cercando di non fare troppo rumore.

- Naviga naviga, Gionzo giunse in vista di un mulino con la ruota immersa nel fiume di ricotta e pensando di essere arrivato alla sorgente accostò la sua canoa alla riva e si avvicinò al mulino che però sembrava abbandonato.

- Numeri cari, se ci siete mostratevi, io sono un amico. Mi chiamo Gionzo e ecco a voi un passaporto che mi ha rilasciato Zero, del paese dei numeri Arabi. E come finì di parlare immediatamente alcuni strani numeri apparvero di colpo alla vista.

- Buon giorno a te - disse uno di essi rivolgendo il saluto al nuovo arrivato - Io sono Trequarti e sono il proprietario del mulino. Come posso esserti utile?


- Buon giorno a te, Trequarti, io mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici, e sono un estronauta. Vengo dalla Terra e sono qui in missione esplorativa. Ieri ho notato questo enorme fiume di ricotta di Capraspina e incuriosito dallo strano fenomeno ho deciso di risalire il fiume per capire da dove nasca. Mi sapete dare qualche spiegazione?

- Signor estronauta, noi siamo dei poveri Numeri Frazionari, ci dispiace non poterti aiutare, il fiume è sempre stato qui e noi cerchiamo di fare il nostro lavoro raccogliendo un po di ricotta e trasformandola in formaggio di Capraspina, anche se purtroppo quasi tutte le forme ci scappano non appena le produciamo. Siamo poveri e non possiamo offrirti molto ma chiedi ciò che vuoi, sei nostro ospite. E mentre parlava, Trequarti si chinò in segno di rispetto verso chi aveva conosciuto Zero e Uno, i signori del paese dei Numeri Arabi.

- Ti ringrazio Trequarti, a me e al mio amico Ruggero non occorre niente, però forse posso esservi io stesso d'aiuto. Mi sembra di capire che non riuscite a guadagnare molto con il vostro lavoro perché le forme di formaggio scappano. Ho visto che i vostri amici del paese dei Numeri Arabi usano mettere un collare alle forme prima di terminarle cosicché non possano scappare, se volete vi faccio vedere come si fa, così anche voi potrete godere del vostro lavoro. Come finì di parlare un mormorio si sollevò davanti a lui e di colpo apparvero dal niente tanti altri numeri, sicuramente la famiglia di Trequarti. Potevo intuire i loro nomi solo guardandoli. C'era un grande Quattroterzi, probabilmente il nonno, una bella bambina che si chiamava Duequinti, un piccolo vispo che doveva essere Unterzo e tanti altri piccoli curiosi che mi dissero essere i gemelli Undecimo. Tutti erano curiosi di vedere come si potesse mettere il collare alle forme di formaggio di Capraspina e si avvicinarono a Gionzo chinandosi di fronte a lui.

- Grazie signor estronauta, te ne saremmo molto grati. Disse Trequarti prostrandosi di fronte a Gionzo. Intanto la piccola Giulia che rideva fino ad un istante prima, saltò in piedi apostrofando il nonno.

- Nonno nonnino, cosa significa postandosi?

- Si dice prostrandosi – disse il nonno – e significa inchinandosi fino a terra in segno di rispetto, ma ora torna a sedere. Dicevo dunque che Trequarti si inchinò profondamente verso Gionzo che decise di mostrare subito come mettere il collare alle forme di formaggio per proseguire poi l'esplorazione senza perdere troppo tempo.

- Ecco, Trequarti, dovete fare come vi ho mostrato e le vostre forme non scapperanno più. Ora però devo partire, una missione mi attende, spero di incontrarvi in futuro e abbiate più fiducia in voi stessi. Disse salutando i suoi nuovi amici.

- Ti ringrazio caro amico, ci ricorderemo per sempre del tuo aiuto. In cambio voglio offrirti un consiglio, fai attenzione al fiume di ricotta. Abbiamo visto che viaggi su una piccola canoa ma devi sapere che nella ricotta si possono incontrare degli animali molto pericolosi che aggrediscono tutto ciò che gli capita a tiro. Ti consiglio di proseguire a piedi lungo la riva sinistra. Noi non abbiamo idea di dove si trovino le sorgenti del fiume ma se tu seguirai il nostro consiglio forse riuscirai a raggiungerle. E con questo consiglio si salutarono.

- Giulia, papà, a tavola. I ravioli di ricotta sono pronti. Disse la mamma interrompendo l'esplorazione di Gionzo e rimandandola alla prossima volta.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 25 febbraio 2014

L'estronauta e gli Alfabeti (Nono episodio)

Quella mattina il nonno era arrivato presto a casa di Giulia. aveva dormito poco la notte e si era alzato all'alba per guardare la bellezza del sole che sorge. Poi di corsa a casa della nipotina. L'avrebbe svegliata presto e portata a vedere il parco che si sveglia. La rugiada e l'odore dell'erba e gli scoiattoli che Giulia amava tanto.

- Buon giorno piccola. Disse il nonno sedendosi sul lettino circondato dai disegni di tanti racconti.

- Buon giorno. Rispose Giulia strofinandosi gli occhi.

- Oggi si va al parco, se hai voglia di alzarti. A quest'ora gli scoiattoli escono dalle loro tane e cominciano la raccolta delle riserve di cibo per l'inverno. Ho portato una busta di noccioline per loro. Vieni con me?

- Si – disse Giulia saltando in piedi come un fulmine – certo che vengo con te! - E in men che non si dica la piccola era pronta ad uscire.

- Prima facciamo colazione però, la tua mamma ha preparato due ottime fette di pane con nutella lunare e il caffè latte.

- Va bene, adoro la nutella lunare! Disse la piccola Giulia ridacchiando e già pregustando la giornata al parco con il nonno.

Dopo la colazione nonno e nipotina si diressero verso il parco che distava poco più di un chilometro dalla loro casa. Il parco era molto bello, pulito e ricco di alberi di tutti i tipi con tanto di cartellino per ognuno di essi che descriveva la specie e gli animali che si cibavano dei suoi frutti e vivevano nelle vicinanze. Al centro c'era un laghetto in cui vivevano tanti pesci e diverse specie di uccelli acquatici. Il custode del parco era un signore anziano che da sempre se ne prendeva cura. Una volta al mese tutti gli abitanti del quartiere si riunivano la mattina e raccoglievano tutta l'immondezza, risistemavano gli steccati, tagliavano l'erba e i rami secchi. Il parco era la loro gioia e tutti ci tenevano.

- Nonno, che pianta è quella? Chiese Giulia incuriosita dalla forma delle bacche del ricino.

- Quella è una pianta di ricino. Mi raccomando, non mettere mai le bacche in bocca. Sono molto pericolose.

- Sono velenose?

- Dipende dalla quantità. Come quasi tutte le cose, nella giusta quantità può curare, ma se si esagera fa male. Per ora ricordati di non mettere le bacche in bocca per nessun motivo. Disse il nonno serio in viso.

- Tranquillo nonno, non lo farò. Ci sediamo lì? Disse Giulia indicando una panchina da cui si poteva osservare il laghetto e le attività dei primi scoiattoli che indisturbati saltellavano nel prato alla ricerca di qualche bacca da mettere da parte.

- Si, sediamoci pure, ma prima lascia qualche nocciolina vicino agli alberi.

- Scogliattolini venite a mangiare. Disse Giulia correndo rumorosamente incontro agli scoiattoli che intanto scappavano spaventati.

- Nonno nonno, perché scappano?

- Non devi correre, cammina lentamente, poi chinati a qualche metro da loro e allunga la mano con una nocciolina, vedrai che se ti comporti così uno scoiattolo si avvicinerà e ti prenderà la nocciolina dalla mano. Disse il nonno con calma, ripetendo una spiegazione già data tante volte.

Giulia questa volta gli diede retta e avvicinatasi quatta quatta ad un bellissimo scoiattolo dal pelo rossiccio, si chinò e tese la mano. Con suo stupore lo scoiattolo la guardò fissa negli occhi e poi, senza paura si avvicinò e raccolse la nocciolina dalle sue manine tese per poi girarsi e correre via dopo averla guardata ancora in faccia, come a volerla ringraziare. Tutta soddisfatta la piccola tornò dal nonno.

- Nonnino nonnetto, mi racconti una storia? Disse guardando il nonno negli occhi.

- Certamente piccola mia. Stavo proprio per chiederti se ti andava di sentire una delle avventure di Gionzo. Sai, ieri sera ho ricevuto una sua lunga lettera. A proposito, ti manda i sui saluti e quelli di Ruggero.

- Grazie! Cosa ha scritto nella lettera? Come stanno i nostri amici? Sono riusciti ad esplorare la luna?

- Una cosa alla volta! Stanno bene e l'esplorazione prosegue con successo. Tra qualche giorno Giovanbattistamarialorenzo tornerà sulla Terra dopo quasi un mese di esplorazione.

- Torna sulla Terra? Possiamo andargli incontro? Voglio fargli tante domande. Disse Giulia saltando in piedi per la gioia.

- Vedremo, per ora posso solo dirti che negli ultimi giorni ha avuto una strana avventura che voglio raccontarti ma adesso siediti qui vicino a me e ascolta in silenzio.

- Va bene nonno. Rispose la piccola portandosi le manine sulla bocca e facendosi piccola piccola al suo fianco.

- Due giorni fa Gionzo e Ruggero si trovavano in una zona della luna che si chiama Mare della Serenità. Un grande cratere antichissimo pieno di polvere di stelle e rocce. Aveva appena iniziato a raccogliere alcune rocce per studiarle meglio nel suo laboratorio quando un rumore alla sua destra attirò la sua attenzione. Si voltò ma non vide nessuno.

- Ruggero, hai visto qualcosa? Domandò Gionzo al suo compagno di avventure che scosse la testa per dire di no.

- Eppure ho sentito un rumore. Sono sicurissimo. Disse Gionzo dirigendosi verso il punto da cui secondo lui era giunto il rumore. Per terra si trovavano delle strane rocce piatte. Gionzo allungò una mano e ne raccolse una. Sembrava una tavoletta di terracotta. La ripulì dalla polvere e, sorpresa delle sorprese, la tavoletta prese vita!

- Ha ha... lasciami andare strano essere gigante a bolla – disse la tavoletta - non sono buono da mangiare!

Dallo stupore Gionzo lasciò cadere quella che aveva pensato fosse una pietra.

- Attento, così mi rompi! Disse la tavoletta che però aveva fatto un salto mortale e si era rimessa in piedi all'istante e si ripuliva dalla polvere che aveva addosso.

- Chi sei? Chiese Gionzo con un inchino di scuse.

- Dimmi tu chi sei, visto che ti trovi in casa mia. Rispose con calma lo strano esserino.

- Io sono un estronauta, mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo e vengo dalla Terra. Rispose Gionzo con un altro inchino – io e il mio amico Ruggero stiamo esplorando il Mare della Felicità, non pensavamo fosse abitato e chiediamo scusa per il disturbo – aggiunse Gionzo con un altro inchino ancora più profondo del primo. Nel tempo infatti aveva imparato che sulla luna tutti i lunimali si salutavano in questo modo.

- Io sono Alfa - rispose l'esserino ricambiando l'inchino e quella che si trova sotto il tuo piede destro è mia sorella Beta. Aggiunse indicando un'altra tavoletta semi sepolta nella polvere.

- Chiedo scusa – disse Gionzo spostando il piede e liberando Beta che con un balzo si mise in piedi e cominciò a scuotersi la polvere di dosso.

- Non avevamo mai incontrato un estronauta Terrestre, anche se le nostre cronache raccontano che tanti e tanti anni fa arrivò sulla luna un popolo della Terra.

- Di che cosa parli? Disse Gionzo molto interessato alla cosa – voi avete delle cronache? Dei libri con la vostra storia? - Chiese stupito Gionzo.

- Certamente, per chi ci hai presi? Non siamo mica dei Pesciolpi ignoranti noi! Disse Alfa offeso per l'insinuazione - Noi Alfabeti sappiamo leggere e scrivere da decine di migliaia di anni. E, per dirla tutta, siamo stati noi Alfabeti a insegnare ai tuoi predecessori a scrive e leggere quando, circa seimila anni fa, sono arrivati per la prima volta sulla luna. Aggiunse con una punta di orgoglio lo strano esserino.

- Perdonami, non volevo certo offenderti. Sono anzi molto interessato a questa storia. Potrei vedere le vostre cronache? Disse Gionzo chiedendo scusa per l'involontaria offesa.

- Non saprei, la consultazione delle Cronache è una questione importante e noi non possiamo certo decidere. Seguici, potrai chiedere al nostro capostipite, il Professor Aleph.

- Nonno, ma chi sono questi strani Alfabeti? Sai che sono proprio curiosi? Disse Giulia sorridendo - Mi sembrano molto intelligenti e garbati. - aggiunse con prontezza.

- E si, gli Alfabeti sono proprio dei simpatici esserini, molto simili agli esseri umani, e se quanto dicono fosse vero sarebbe proprio una grande scoperta!

- A cosa ti riferisci nonnino? Di quale scoperta parli?

- Cara Giulia, l'invenzione dell'alfabeto si pensa sia opera di un popolo antico, i Fenici. Sembra che siano stati loro alcuni millenni addietro, ad inventare l'alfabeto, più o meno come lo conosciamo oggi.

- Nonno, nonno, mi spieghi cos'è l'alfabeto? Voglio imparare anche io a scrivere.

- Facciamo così, oggi finiamo di sentire la storia dei nostri nuovi amici, domani ti spiego l'alfabeto, anche perché occorre un quaderno ed una penna per scrivere tutte le lettere.

- Va bene, come vuoi tu. Allora finisci la storia. Rispose Giulia tutta soddisfatta.

- Gionzo, Ruggero, Alfa e Beta giunsero al cospetto di Aleph. Vi furono tanti inchini lunari e infine Aleph autorizzò i nostri amici a consultare le Cronache e guidò il nostro estronauta all'interno di una grotta profondissima. Raggiunto un ampio corridoio illuminato artificialmente, gli mostrò le cronache del loro mondo. Sulla destra c'erano tante lastre di pietra incise con uno strano alfabeto, una lastra per ogni anno. Sulla sinistra c'erano le traduzioni in alcune delle lingue più note dell'Universo. Infatti non era la prima volta che degli esseri visitavano gli Alfabeti lunari.

- Il nostro estronauta indossò il casco potenziante e riuscì a leggere la lingua originale degli Alfabeti.

- E che cosa dice? Chiese Giulia molto interessata alle nuove scoperte.

- Raccontava che tanto tanto tempo prima, un popolo della Terra aveva costruito una torre altissima, la chiamavano torre di Babele, che arrivò fino a toccare la Luna. Un uomo scese allora dalla torre e cominciò a visitare la luna proprio dove si trovavano gli Alfabeti. Allora gli uomini non erano grandi studiosi e non sapevano leggere e scrivere ma gli Alfabeti spiegarono loro come si faceva. Da allora l'uomo imparò a leggere e scrivere.

- Poi un giorno, altri uomini salirono sulla torre perché anch'essi volevano raggiungere la luna. Arrivarono nella terra degli Alfabeti e chiesero di insegnare anche a loro a leggere e scrivere. Però si rivolsero ad un altro villaggio che usava un alfabeto diverso e così, quando tornarono sulla terra diffusero degli altri alfabeti e dopo un po non riuscirono più a capirsi. Quando uno diceva acqua, gli altri capivano mamma, e quando dicevano terra gli altri capivano vela.

- Veramente? Doveva essere una cosa molto comica. Disse Giulia sorridendo.

- E si, era comica però provocò anche tanti disastri. Infatti un giorno, mentre la torre cominciava a pendere a destra, uno degli ingegneri disse “Tirate a destra” e gli uomini capirono “attenti alla vespa” e scapparono tutti. Così la torre crollò e da allora gli uomini non riuscirono più a tornare sulla luna. Il problema delle lingue esiste ancora oggi e tante persone non riescono a capirsi le une con le altre.

- Nonno, da grande voglio studiare tutte le lingue del mondo così potrò parlare con tutti. Disse Giulia risoluta.

- Brava piccola mia. - Disse il nonno – ma ora rientriamo a casa che è tardi.


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO