Era da tanto tempo che passando di fronte alla vetrina della libreria del centro osservavo "Cronache Marziane", di Ray Bradbury. Per assurdo, l'avrei comprato proprio ora che la possibilità di colonizzare il pianeta Rosso era diventata realtà.
Ancora qualche anno e i principali paesi industrializzati avrebbero infisso le loro bandiere sul terreno del pianeta.
Entrai.
- Vorrei Cronache Marziane di Bradbury. Chiesi al commesso che mi guardava da sopra i suoi occhialini da intellettuale.
- Glielo devo ordinare signore. Rispose con voce impersonale e un sorriso di circostanza che mi faceva pensare ad un uomo falso.
- Ma se ce n'è una copia proprio in vetrina, nell'angolo a destra...
- Mi scusi. E' sicuro?
- Guardi pure! Ribattei con stizza. Come si fa a non sapere cosa si espone in vetrina?
- Sa che ha ragione? Non l'avevo proprio visto. E ancora quel sorrisino stupido. - Pacco regalo?
- No grazie, non serve. Pagai e uscii dalla libreria, non vi sarei più entrato, pensai.
Cronache Marziane... l'avrei letto durante la pausa pranzo, in Ufficio. L'Ufficio Centrale per la pianificazione della Colonizzazione di Marte.
Anche se scritto nel 1950, magari avrei trovato qualcosa di utile per il mio lavoro. D'altra parte la colonizzazione di un pianeta era qualcosa di assolutamente inusuale e senza precedenti.
Bradbury scrisse che su Marte vi era una atmosfera, anche se povera di ossigeno. Noi sappiamo che non è così, l'ossigeno è solo lo 0,13%.
Scrisse di estati calde e inverni freddi. Noi sappiamo che la temperatura oscilla tra i -140 e i +20 gradi Celsius. Non proprio il massimo.
L'acqua è presente, anche se quasi sempre allo stato solido a causa delle temperature rigide.
Ma quali siano gli effetti di queste condizioni estreme sull'organismo umano e degli esseri viventi di cui avremo bisogno non possiamo dire niente perchè non sappiamo niente!
Come si poteva pianificare la Colonizzazione senza le minime informazioni necessarie?
Era stata la mia prima domanda al momento in cui mi avevano chiamato a ricoprire l'incarico appena creato.
- Non lo sappiamo! Era stata la risposta. - Per questo ci rivolgiamo a Lei, signor Reed. Lei è uno scienziato di chiara fama e... non uno stregone! Completai la frase con ironia.
Eppure, cosa avrebbero potuto fare quei burocrati?
Almeno avevo avuto la possibilità di scegliermi la squadra di lavoro. Cosa che non capita a tutti. Venti persone per iniziare. Poi diventate quaranta e avevo anche la possibilità di assumere temporaneamente chiunque avessi ritenuto necessario per la buona riuscita dell'impresa.
La colonizzazione di Marte aveva avuto la benedizione del Presidente in persona che ci aveva voluto incontrare per discutere le sue idee in proposito. Indiscutibilmente un onore non da tutti!
Il lavoro procedeva incessante e frenetico. L'industria si era buttata sullo sviluppo di nuovi materiali e dei processi di purificazione dell'aria e di produzione dell'acqua.
Ma i problemi erano altri e su questi non si facevano passi avanti.
Occorreva creare una nuova specie vegetale a crescita veloce che fosse in grado di sopravvivere con bassissime quantità di ossigeno e assorbisse molta anidride carbonica.
Eravamo partiti dalla canna da zucchero, una delle specie a crescita più rapida sulla Terra ma ci eravamo arenati subito sulla sua possibilità di adattamento alle basse temperature. Qualunque modifica si facesse al suo DNA il risultato era sempre lo stesso: nulla di fatto!
Il problema era legato alla sintesi degli zuccheri, simulando le condizioni di luminosità del pianeta e del terreno particolarmente ricco di ferro le proiezioni dei simulatori indicavano che a meno di un qualche miracolo non si sarebbe riusciti ad aumentare considerevolmente la presenza di ossigeno se non dopo almeno un millennio. E un millennio non era un lasso di tempo compatibile con i piani di colonizzazione...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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