Era appena sorto il sole e l'uomo aveva ripreso a muoversi, quasi impercettibilmente.
Era forse l'unico sopravvissuto, l'ultimo della sua razza, sterminata da una tribù di nomadi che per un caso aveva scelto la loro vallata per spostarsi appresso al proprio bestiame. Non avevano nient'altro che il bestiame e le armi e dove passavano lasciavano una scia profonda di pianti, urla e sangue.
Il suo villaggio non esisteva più, la sua capanna era un cumulo di cenere. i suoi figli erano carne insanguinata per cani randagi. E di lui non restava molto, forse qualche ora di vita, forse qualche giorno di dolore e pianto per i suoi cari.
Cominciò a strisciare, trascinandosi affannosamente sul terreno, nutrendo la terra secca col suo sangue. Si trascinò fino alla scala a chiocciola che dava accesso all'antica torre in pietra, spinto dalla forza della vita che se ne va.
La mano destra sentì il freddo del primo gradino della scala a chiocciola.
Una sensazione strana pervase il suo corpo, la sua anima ridestata.
Il freddo della pietra lo risvegliava dal suo torpore.
Senza sapere come, senza più pensare alle ferite che lo dissanguavano, si alzò in piedi e salì il primo gradino. La sua anima piangeva per la morte della famiglia, per la distruzione del villaggio, per la fine di una stirpe.
Sentì la forza rianimare il suo corpo, salì il secondo gradino quasi senza accorgersene. La striscia di sangue era dietro di lui, rossa, quasi color della seta... splendente sotto il riflesso del sole nascente.
Un debole fruscio gli ricordava la vita, una sensazione potente di vita percorreva il suo corpo freddo da tanto tempo immobile.
Il piede avanzò sul terzo gradino. Solo i sacerdoti percorrevano una volta all'anno quella scala, solo loro avevano la forza di farlo, ma i sacerdoti erano morti, tutti!
Piccole zampe, come un millepiedi, sorgevano dalla fredda pietra per afferrare il bordo del gradino, seguivano le tracce del sangue fresco, cercando di sentire l'anima morente di colui che si trascinava lungo la scala. Una forza straordinaria, carica di sentimenti, di orrore, d'amore.
Il quarto gradino, poi il quinto, il sesto, il settimo... uno dietro l'altro.
Il freddo si faceva sempre più intenso, il ricordo dei figli massacrati solo poche ore prima gli offuscava la vista e gli spezzava il cuore ancora una volta. Eppure non sentiva odio per coloro che avevano compiuto un simile massacro ma solo compassione. Compassione per uomini che erano bestie, non per colpa loro.
La scala a chiocciola sembrava animarsi di vita propria, i gradini davanti a sé lo chiamavano. Le forze gli venivano meno, il sangue scorreva dalle sue ferite ma lui proseguiva senza sosta. Ancora pochi passi.
la sua anima prendeva corpo dopo tanti secoli. Nessuno l'aveva più trascinato fino a quel punto da... quanto tempo? Non ricordava... secoli, millenni forse.
Eppure quest'uomo aveva una forza incredibile, stava morendo ma proseguiva la sua ascesa senza un pensiero negativo. La sua anima era forte e splendente.
A Bao A Qu prendeva vita,forte e splendente, ancora una volta dopo tanto tempo.
L'uomo moriva sulla scala, senza sapere perchè, felice di raggiungere i suoi cari appena scomparsi, lasciando sull'ultimo gradino un fiotto di sangue denso e il pensiero di un futuro radioso per tutta la sua Terra, sotto il sole nascente di un giorno qualunque...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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