Il
Comandante Giuseppe Sfacteria dice di sé: “Sono ligure e penso da
ligure, mi comporto da ligure. Il ligure è armato di una sola vera
arma: la concretezza.”
E
di lui non dirò altro perché chi, come me, lo conosce, non ha
bisogno di descrizioni, chi invece non lo conosce da queste poche
parole penso possa farsene un'idea.
Allora
spenderò qualche altra parola per parlare di un altro Comandante,
Giuseppe Aonzo, anch'esso ligure, Medaglia d'oro al Valore Militare
nel corso della Grande Guerra.
Del
Comandante Aonzo, Giuseppe ha fatto la voce narrante di un collage di
storie di pura fantasia. “Nelle pagine che seguono non c’è nulla
di vero, se non la descrizione, sommaria e colloquiale, dell’azione
che ha portato Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo a meritarsi la medaglia
d’oro.”
Azione
ricordata nella prefazione di Andrea Tirondola.
Il
MAS, ovvero Motobarca Armata SVAN”, dove SVAN è la sigla del
cantiere veneziano che produce queste motobarche, è il mezzo usato
da Aonzo e Rizzo per la loro impresa. MAS è anche la sigla che
D'Annunzio aveva associato alle parole Memento Audere Semper, ovvero
“ricorda di osare sempre”.
In
queste pagine, i “ricordi” del Comandante Aonzo si frammischiano
alle storie e realtà e fantasia si confondono, indistinguibili.
“Su
questa terra, per quel che mi riguarda, considero il grado una scala
di misura crescente dei doveri. So bene di essere anticonvenzionale,
ma so anche di non essere il solo a pensarla così e spero tanto che
un giorno tutti i figli di questa Patria amatissima mantengano questa
regola.”
Il
pensiero di Aonzo, è anche il mio!
Mi
vien voglia di dire a voce alta ripensando anche al sacrificio di
tanti italiani in uniforme.
Così,
il racconto prosegue sul treno che da
Ancona conduce Aonzo a casa, a Savona.
Il
nostro Aonzo racconta al piccolo Egil l'avventurosa ed eroica impresa
che lo vide coprotagonista, al comando del suo MAS 21, con il
Comandante Rizzo,dell'impresa di Premuda contro le corazzate Santo
Stefano e Teghetoff.
E
leggendo, anche io ne apprendo la storia! Non è mai troppo tardi.
Poi
è la volta dei ricordi dei commilitoni, Capo Esposito, Mulargia,
Salvi, Capo Izzico, Mistretta, veri o inventati che siano, sono
comunque soldati. Lo si capisce dalle parole che l'autore ci
presenta, lo si capisce dallo spirito cameratesco, dallo spirito di
servizio, dalla descrizione di momenti che seppure di fantasia, fanno
riferimento a fatti che ogni comandante di uomini non può, almeno
una volta nella vita, non aver vissuto.
Grazie
Giuseppe, grazie per il tuo libro. Grazie per averci dato
l'opportunità di conoscere, o ricordare, un pezzo di storia
d'Italia.
Grazie
per avermi concesso qualche ora di interessante e piacevole lettura.
E
per finire, Giuseppe, ti saluto, attendendo il Tuo prossimo libro...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO