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sabato 26 settembre 2009

Riflessioni sul Timeo: adamante...

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Adamante...

Un termine trovato tante volte in tanti testi antichi, tradotto talvolta con il termine "ferro", talaltre con "acciaio", ma utilizzato sempre con riferimento a qualcosa di durissimo e resistente...
Ma cosa significava in antichità, o per lo meno cosa era per Platone l'adamante ce l'ha detto lo stesso Platone in quel testo così bello, così studiato e così oscuro per certi versi, conosciuto col titolo "Timeo".
Forse un giorno affronterò l'impresa di scrivere qualcosa sul Timeo, quello che ho capito dopo averlo letto e riletto, quello che non ho ancora capito... quello che forse Platone voleva dirci, ma ancora non é il momento, per cui se volete aspettate, oppure, ed é il mio consiglio, leggete il Timeo senza farvi spaventare da ciò che non capite...

Ma torniamo dunque al significato di adamante. Platone ne parla nel capitolo XXIV, quando ci parla delle "acque fondibili" cioè di quelle sostanze che in natura non sono liquide ma che lo diventano se sottoposte al calore.
Ma sentiamo cosa ci dice Platone nella traduzione di Giuseppe Fraccaroli, pubblicata dai Fratelli Bocca nel 1906:
"Or di tutte queste, quante abbiamo chiamate acque fondibili, quella che per constare di minutissime e conformissime parti è la più densa, specie semplice, in cui si uniscono il color splendido e il biondo, ricchezza preziosissima, è l'oro, che si fa solido dopo filtrato attraverso la pietra. E il germoglio dell'oro, che per la densità sua durissimo e tinto in nero, fu chiamato adamante."

Ecco dunque cosa intende Platone per adamante, la roccia nativa dell'oro!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO