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lunedì 12 maggio 2008

Vita...

Vivere la vita istante per istante,
senza perderne niente,
consapevoli della sua brevità.

Vita densa di accadimenti,
di gioie e di dolori,
di noia da allontanare, come la morte!

Vita, unica e sola,
e perciò preziosa,
non meritevole di essere sprecata...

Vita da vivere sino in fondo,
per rispetto di chi ce l'ha data,
per donarla a chi seguirà...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Libere elezioni

Vincere, votare, partecipare
Che tentazione di fallimento
Sensazione di naufragio
Mi presto a questo silenzio
Elettorale.


Giuseppe MARCHI

Occhi...

Profondi, d'intelligenza...
verdi, di gaiezza scintillanti...
torvi, di vita amara vissuti...
tristi, seppur azzurri come il cielo...
luccicanti, di furbizia pieni...
lucidi, di lacrime gonfi...

Occhi, differenti...
ma pur sempre, dell'anima, specchio...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Sotto i ponti di Roma...

Ancora un saluto...
uno sguardo alle acque placide
che scorrono sotto i ponti di Roma.

Dall'alto osservo l'acqua scorrer via,
alla ricerca del mare lontano...

Un'anatra mi fa compagnia,
lontana dall'acqua amica osserva i suoi simili,
stupita dalla grandezza del mondo...

E io osservo lei, silenzioso, fermo,
cercando di comprendere i suoi pensieri...

I passanti osservano la scena,
senza fermarsi,
trascinati dalla frenesia
di una mattina romana che inizia...

Pochi istanti... poi il ritorno alla realtà
di una vita che scorre via
come l'acqua del Tevere,
sotto i ponti di Roma...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Salvezza?

Sensazione di stanchezza profonda,
buio dell'anima,
morte del corpo e dello spirito.

Notte profonda nel cuore...
sintomi di una vita senza senso,
buttata via in un attimo,
decine di volte...

Una piccola luce ti guida,
sarà quella giusta?
Chissà...

Alla fine della vita, forse, sapremo...
ma forse sarà tardi!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 27 aprile 2008

Oceano e Mediterraneo



Sulla piazza di fronte al mare
Quando il Tejo diventa Oceano
Qualcuno mi dice che sembra Trieste.

Ma io sulle punte per non far rumore
Attraverso la strada per non smarrire
Questo ricordo che si muta in pensiero
Sussurra la notte col vento
Si porta la voce dei navigatori
Fosse una goccia di fresca acqua
O lacrima salata di fatica e sudore


Giuseppe MARCHI

martedì 18 marzo 2008

RITORNO DAL KOSOVO (27 Agosto 1999)

Ho paura del tempo
Il vuoto interposto agli attimi
Il relativo silenzio interrotto
Dal brusio di fondo
Lontana reminescenza d’altri
Voci confuse e di notte
Bagliori di luminescenza
La nave salpata dal porto
Ha reciso qualcosa di invisibile
Ma rimane sugli avambracci
Chiusi all’aria fredda della sera
L’indelebile cicatrice delle ferite
Inferte dalla memoria.
Il ciclo delle nostre lune
ha inghiottito in un’eclissi
tutti i pensieri inespressi
le parole dette e ripetute
a noi stessi, tutto lo spazio
della lontananza.
Un’onda di chiara schiuma
Ha inabissato la vita un attimo
Prima poi domani sarà
Il sereno risveglio del ritorno.
Non avrò paura di rivederti
Del mio viso allo specchio
Del perduto tempo e di quello ritrovato
Dell’amore sopito abbandonato
In fondo allo sguardo
Nell’angolo segreto delle mani.
Domani ti abbraccerò di baci

Giuseppe MARCHI

sabato 8 marzo 2008

IL NOSTRO DESTINO (2 Agosto 1999)

Ballano le anime dei morti
Dinanzi a noi indiscreti visitatori
Caduti trucidati di questa guerra

Irta è la strada per la pace
Su queste fosse di fango
I monti incendiati vediamo
Immobile il corpo senza testa
Vacilla nelle acque tortuose

Non c’è più poesia
In quella morte
Della sua putrefazione
Immondo e gonfio
I suoi invisibili occhi
Guardano il nostro destino
Di uomini in guerra

Giuseppe MARCHI

venerdì 29 febbraio 2008

Eravamo in quattro...

Eravamo in quattro...
eravamo in quattro maschi,
a far dannare i genitori...

Eravamo in quattro,
a scorrazzare per le vie di Seui,
correndo per le stradine strette,
giocando per le campagne scoscese,
arrampicati sugli alberi di ciliege...

Eravamo in quattro,
a passeggio per le strade di Isili,
dentro i bar giocavamo a biliardo,
e l'inverno, costruivamo
il pupazzo di fronte a casa...

Eravamo in quattro,
a Gesico il fine settimana,
arrampicati all'albero del limone,
a tirare con la fionda agli uccelli sulle grondaie.

E loro solo due,
mio padre e mia madre,
a cercare di domarci...
a cercare di sopravvivere...

Erano altri tempi ma,
ora che capisco,
erano bei tempi...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO