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domenica 5 luglio 2020

Mistero sulle cause dell'incidente avvenuto presso il sito nucleare di Natanz (Iran). Si tratta veramente di un attacco cyber?

Natanz site

Lo scorso venerdì 3 luglio le autorità della Repubblica islamica dell'Iran hanno ammesso che presso il sito di Natanz, posto in una zona desertica a circa 250 chilometri a sud di Teheran, il giorno precedente si era verificato un incidente che ha causato un incendio ad una infrastruttura ivi presente (ma le immagini diffuse dalle stesse autorità suggerirebbero che si sarebbe verificata anche un'esplosione), senza fortunatamente causare vittime (e fuoriuscita di materiale radioattivo, come affermato al riguardo dalla International Atomic Energy Agency). 
Le cause dell'incidente sarebbero state già individuate dagli investigatori, tuttavia non saranno rese pubbliche (almeno per il momento) per ragioni di sicurezza. 
Sembra inoltre che si tratti del terzo incidente della stessa tipologia in Iran in circa una settimana. 
Il mistero si infittisce se si considera che il sito di Natanz non è una "semplice" centrale nucleare bensì ospiterebbe una installazione in cui avverrebbe il processo di arricchimento dell'uranio, posto alla base del programma nucleare iraniano. In particolare, la citata foto ritrarrebbe la porzione superficiale di un'installazione sotterranea in cemento armato resistente ai bombardamenti aerei, che ospiterebbe le centrifughe utilizzate per realizzare il predetto processo di arricchimento. 
Se per la Repubblica dell'Iran tale programma è del tutto lecito, nell'ambito della comunità internazionale taluni paesi ritengono che abbia, in realtà, la finalità di dotare l'Iran di armi nucleari. 
Per tale ragione, non sorprende il fatto che, nel 2010, lo stesso sito abbia già subito un sabotaggio che causò una grave battuta di arresto al programma nucleare frutto di un'ardita operazione cyber e di intelligence, pianificata e condotta in cooperazione tra USA e Israele (v. articolo). 
Al riguardo, talune testate giornalistiche, citando fonti anonime iraniane, riportano che anche il nuovo incidente sarebbe stato causato da un'azione cyber condotta da Israele, in risposta all'attacco cibernetico subito dalle infrastrutture critiche locali per la distribuzione dell'acqua potabile, avvenuto qualche settimana fa e attribuito proprio all'Iran (tale attacco, fortunatamente contenuto dalle unità di cyber security israeliane, avrebbe potuto causare l'alterazione della concentrazione di cloro nell'acqua, con gravi conseguenze per la popolazione). 
Inoltre, poche ore prima che si sapesse dell'accaduto, lo sconosciuto gruppo di hacker "Cheetahs of the Homeland" (sedicente organizzazione di militari del regime iraniano dissidenti) ha rivendicato il presunto attacco cyber al sito di Natanz, comunicandolo in anticipo alla succursale in lingua persiana della BBC. 
 Realtà? Depistaggio? Propaganda? 
Sta di fatto, che il capo della difesa civile iraniana, durante un discorso in TV, ha sentito il bisogno di precisare che, nel caso fosse provato che si tratti di un attacco cyber, ci sarebbe certamente una legittima ritorsione. 
Come spesso accade in questi casi, bisognerà continuare a seguire la vicenda con attenzione, cercando di districarsi tra fonti anonime e comunicati ufficiali e tenendo a mente che, probabilmente, la verità non si saprà mai.

Natanz site
Image copyright: 
@aeoinews
P.S.: se qualche lettore è curioso o scettico sul fatto che un cyber attack possa causare un incendio o addirittura un'esplosione, tra il materiale disponibile in rete, consiglio di leggere qualcosa sul Project Aurora (Wikipedia) e di vedere il relativo video (youtube). 
Dopodiché si prenda in considerazione che stiamo parlando di un progetto risalente al "lontano" 2007 e si immagini che l'oggetto dell'esperimento sia una batteria di centrifughe per l'arricchimento dell'uranio, invece che un grosso motore diesel
Si tratta solo di fantasia? 
Evidentemente no.

Ciro Metaggiata

Fonti:








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