Era
una domenica mattina e il nonno non vedeva la sua nipotina da diversi
giorni ormai. Era stato un po male in quei giorni e non aveva voluto
rischiare di contagiare l'influenza alla piccola Giulia, così a
malincuore era stato a casa sua. Quella mattina però la febbre era
passata e lui si sentiva bene così decise di recarsi immediatamente
a trovare la nipotina.
-
Nonno, nonno, finalmente! Che fine hai fatto? Io e la mamma ci siamo
preoccupati moltissimo. Poi papà mi ha detto che eri partito per
qualche giorno. Dove sei stato? Non è che sei andato sulla luna con
il tuo amico estronauta? Non te lo perdonerei mai. Voglio venire
anche io, lo sai!
-
Cara la mia piccola Giulia. Niente di così avventuroso purtroppo.
Sono stato a letto con la febbre ma ora sto bene per cui oggi, se ti
va, stiamo assieme tutto il giorno e magari cominciamo con una bella
passeggiata nel parco, ti porto a vedere gli scoiattoli, che ne dici?
-
Si, si, voglio vedere gli scogliattoli. Mamma, posso andare, posso
andare con il nonno a vedere gli scogliattoli al parco? Cominciò a
urlare Giulia e mentre urlava saltava dal divano alla poltrona senza
fermarsi un attimo.
-
Certo che puoi andare. Ma mi raccomando, fai attenzione che il nonno
non si perda in mezzo al bosco. Mi raccomando, tienilo per mano.
Disse la mamma strizzando l'occhio a suo padre.
-
Si pranza a mezzogiorno e trenta. Aggiunse proprio mentre nonno e
nipote uscivano di casa. E oggi ci sono i sofficini fatti in casa,
non tardate.
Ma
ormai i due esploratori erano già lontani
e a tutto pensavano salvo al pranzo. Sarebbero tornati per tempo?
Chissà, dipendeva da cosa avrebbero incontrato al parco, da
quali avventure avrebbero vissuto e dalle strane creature fantastiche
che si possono incontrare nel mondo.
-
Dimmi
Giulia – disse il nonno – prendendo la nipotina a cavalcioni
sulle spalle, ti sono mancato un pochino?
-
Certo che mi sei mancato! Te l'ho detto, ci siamo preoccupati tutti.
Poi papà ha provato a raccontarmi una storia sul nostro amico
estronauta ma non si ricordava neanche come si chiamava!
-
E tu invece lo ricordi? Disse il nonno ridendo sotto sotto e
aspettandosi un nuovo urlo nelle orecchie.
-
Certo. Si chiama Giovanbattistamarialorenzo.
Urlò
Giulia dritto dritto nell'orecchio destro, afferrandosi con forza ai
capelli bianchi del nonno per non cadere di lato.
-
Piccola peste che non sei altra. Lo sai che non si urla nelle
orecchie? Adesso chissà quanti giorni impiegheranno le tue parole
ventose ad uscire dalla mia testa? Ho povero me... - Disse il nonno
facendo finta di piangere. Era un attore nato e la nipotina era la
sua unica spettatrice, la gioia della sua vita.
-
Comunque siamo arrivati. Ecco il parco e già vedo i primi scoiattoli
che si nascondono tra i rami degli alberi. E' arrivata l'ora di
scendere. Indossa il casco potenziante e preparati all'inseguimento.
Non
appena Giulia posò i piedi per terra stava già volando in mezzo
all'erba. Correva, faceva capriole, girava intorno agli alberi come
una trottola e poi si lasciava cadere come se fosse stata colpita a
morta da una qualche creatura invisibile. Il suo era un mondo
fantastico, come quello di tutti i bimbi dotati di un pizzico di
fantasia. Da quando il nonno le aveva spiegato che era sufficiente
indossare il casco potenziante per vedere tutti gli esserini
fantastici che voleva lei aveva scoperto che il parco era molto più
grande di quello che appariva nel mondo normale e si popolava di
tanti simpatici amici con cui giocare, oltre ai suoi scogliattoli.
Poi, dopo essersi scatenata tornava dal nonno stanca e felice. Si
sedevano per terra sull'erba umida ed arrivava il momento di
raccontare
una
delle
sue storie.
-
Allora
Giulia – disse il nonno – che storia vuoi che ti racconti oggi?
-
Voglio sapere come è andata l'esplorazione della faccia scura della
luna. Perchè in questi giorni sicuramente Gionzo avrà proseguito la
sua esplorazione. Non è vero nonno?
-
Certamente. In questi giorni il nostro amico ha vissuto tante
fantastiche avventure. Così tante che non so proprio da dove
cominciare. Ti ricordi che l'ultima volta che ci siamo visti il
nostro amico Giovanbattistamarialorenzo
stava
parlando con Pilina, la lanternucciola lunare che un po'
maleducatamente lo aveva lasciato al buio? Ebbene, in quel momento il
nostro estronauta corse un pericolo mortale.
-
Nonno, nonno, si è salvato Gionzo? Dimmelo, su dimmelo. E mentre
parlava gli strattonava la manica del maglione che assomigliava
sempre più ad uno dei lunghi tentacoli del volpesce
lunare.
-
Si, stai tranquilla, si è salvato. Il nostro amico è molto
intelligente e inoltre la fantasia lo aiuta a risolvere ogni genere
di problema. Ma stavo dicendo che il nostro amico era in pericolo e
neppure lo sapeva infatti mentre lui non riusciva a vedere niente,
alcuni terribili pesciolpi,
i predatori del mare lunare, lo osservavano con i loro terribili
occhi azzurri. Avevano fame e sarebbero riusciti a mangiarlo con un
sol boccone se non fosse che Gionzo, muovendosi goffamente a
tentoni, ad un certo punto andò a sbattere per la seconda volta
contro il nebbiungo gigante alla fragola, ritrovandosi come per
incanto sul lato luminoso della luna. Da quella parte i pesciolpi non
potevano passare perché odiavano la luce ma soprattutto perché non
riuscivano proprio a sopportare il sapore dolciastro alla fragola del
nebbiungo gigante. In questo modo un po' fortunoso il nostro caro
amico si salvò dall'incontro con i terribili pesciolpi lunari dalle
lunghe zanne.
-
E' stato proprio fortunato! E poi?
E
poi cosa è successo?
-
Il
nostro amico capì che non sarebbe mai potuto entrare nuovamente nel
lato oscuro della luna senza uno strumento che lo aiutasse a vedere
nell'oscurità. Troppi pericoli lo attendevano e lui aveva un compito
da svolgere che nessun altro astronauta avrebbe potuto svolgere. Solo
un estronauta di provata esperienza poteva riuscire nell'esplorazione
di quel mondo sconosciuto. Così, senza perdersi d'animo, fece ciò
che aveva sempre fatto nei momenti di crisi. Si sedette per terra e
cominciò a pensare.
-
Allora fa come me! Anche io quando sono in crisi mi siedo per terra a
pensare. Disse Giulia con la sua voce squillante, felice per aver
scoperto questa somiglianza con il suo idolo.
-
Pensa che ti ripensa, ad un certo punto un'idea lo illuminò. Avrebbe
costruito un casco potenziante che indossato al posto del suo casco
normale lo avrebbe aiutato a vedere al buio.
-
Ce l'ho anche io il casco potenziante! Anche il mio casco mi aiuta a
vedere meglio. E mentre parlava sembrava essersi completamente
ripresa dalla stanchezza perché ora sembrava una molla e non
smetteva di saltare qua e la senza interruzione.
-
Piccola mia, torna qui e siediti ad ascoltare, la storia non è
ancora finita. Disse il nonno cercando di convincerla a fermarsi
prima che gli venisse un bel mal di testa.
Ma
ormai
Giulia
aveva reindossato il suo casco potenziante e non poteva fermarla
più nessuno. Correva tra gli alberi del parco in mezzo a scoiattoli
veri, elfi, fatine e streghe cattive, sicura che in ogni caso con
l'aiuto del suo casco potenziante e della fantasia avrebbe potuto
vincere ogni battaglia...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO