Ogni mattina mi unisco alla valanga di pendolari che, lavorando nella capitale ed abitando in provincia a sud di Roma, sognano di andare a lavorare senza usare l’automobile. Purtroppo, i servizi pubblici ferrotranviari in periferia sono carenti, talvolta inesistenti. Quindi l’automobile è l’unico mezzo che mi porta sul posto di lavoro da una zona residenziale non direttamente servita da mezzi pubblici. Il tempo che trascorro in auto tra le 7 e le 8 di mattina, ora più ora meno non è rilevante, mi riconcilia con il mondo in uno scenario fantastico, frutto della mia accesa fantasia: posso riflettere sulla qualità della vita, sull’ingorgo che ogni mattina rinvigorisce il senso civico che si afferma non tanto sulle radici locali che mancano ai più, quanto piuttosto per un sentimento di amore e solidarietà verso il prossimo.
Il ritorno a casa dopo il lavoro avviene scegliendo l’itinerario stradale estraendo dal bussolotto la scelta tra Ardeatina, Appia, Laurentina e Pontina. Una rete di sms, una specie di isoradio tra colleghi, avverte su eventuali interruzioni sul percorso che dovrai assolutamente escludere e talvolta ti consiglia su alternative possibili per evitare gli intoppi incontrati. La mia puntualità è solo un’evento randomico, casuale, probabilistico, una eccezione. L’eccezione del ritardo che diventa regola. Quando si crea un varco libero sulla strada, ecco che si corre senza rispetto dei limiti di velocità, solo per recuperare il ritardo accumulato nella propria vita. La mia auto, una Saxo, è perdente nella corsa alla pole-position. E’ un disiel senza ripresa e la competizione non ha storia. Però, se avessi un fuoristrada gli altri automobilisti mi rispetterebbero di più. Sarà, ma anche lui è fermo davanti a me in agguato per guadagnare soltanto 3.50 metri, la distanza lunga quanto l’auto che lo precede. Magari avessi le ali per volare, fossi un onda, potessi usare la rete digitale, il telelavoro.
Questa città mi sta dominando. Mi rassegno? No, bisogna cercare un approfondimento di analisi del tessuto urbano ed extraurbano. Comincio a studiare il trend del traffico nella giornata tipica, così da individuare gli archi temporali più favorevoli, intendo quelli con minor accumulo di ritardo. Bisogna fissare appuntamenti lontani dai normali orari di lavoro. Insomma, fuori orario. Tuttavia, tutti i servizi, specie quelli pubblici, sono disponibili negli stessi miei orari di lavoro, non ricevono il sabato, né la sera dopo le 8 pomeridiane. Per l’appuntamento dal medico, dal dentista, dall’avvocato, presso gli uffici comunali, postali, al vostro primo appuntamento d’amore, insomma in caso di eventi ad alto rischio di perdita di priorità, come fare ad essere puntuali? A che ora avviarsi per minimizzare il possibile ritardo? Quali misure adottare per prevenirlo? E se avete figli da accompagnare a scuola, ad incontri sportivi e culturali, preparatevi a farvi perdonare se non arrivate in tempo. Fuori dal normale orario degli asili nidi, quasi sempre privati, devi pagare a parte, pagare ancora. Hai diritto a strutture pubbliche solo se rientri tra i primi in graduatoria. Si sa, i senza reddito hanno priorità acquisita su tutto e sono tanti, ma proprio tanti. Se lavori hai reddito ed i permessi durante l’orario di lavoro sono limitati come le ferie. E la tua responsabilità sul lavoro si tramuta in assenze continue, ritardi sulla consegna dei risultati; il capo ti riprende perché il tuo ritardo produce il suo ritardo e ha effetto domino su tutta l’organizzazione. Tutta la struttura organizzativa rallenta per il tuo ritardo. A questo aggiungi il ritardo degli altri e l’effetto è esponenziale. La sera esco tardi dall’ufficio per recuperare il lavoro, così troverò minor traffico per tornare a casa: è una soluzione per evitare le code all’uscita? Non lo è perché anche gli altri fanno tardi per recuperare i ritardi e ci si incontra tutti insieme appassionatamente sulla strada del ritorno. Che circolo vizioso, se continuo così entrerò in depressione. No, poi mi servirà anche lo psicologo. Meglio di no, altri ritardi e accumulo di stress.
Torno alle ricerca di possibili soluzioni, alla ricerca del benessere alla guida.
Le possibilità stradali per Roma sud sono principalmente due e si chiamano Laurentina e Pontina.
Preferisco la Laurentina perché è più fresca e verdeggiante in molti tratti, anche se più lenta e disagiata dell’altra essendo a due sole corsie nei due sensi di marcia. Il manto stradale è pieno di buche e gli slalom su scooter sono lo sport preferito dei motociclisti che padroneggiano sulle auto.
L’incrocio della Laurentina con la via del mare di Pomezia è un esempio di ring tra automobilisti all’ultimo sangue. I semafori sono stati installati, ma rigorosamente sempre spenti. Forse una rotonda sul mare, ops, sulla via del mare agevolerebbe il flusso e la serenità di molte famiglie.
La Pontina appare più sicura perché è a quattro corsie per i due sensi di marcia separati da gard-rail centrale. Nessuna corsia di emergenza, però. Il limite massimo consentito di 90 km/h è una velocità che a regime mi permette di arrivare a casa in soli 15 minuti. Inoltre, la Pontina comincia dove finisce la Cristoforo Colombo che raccoglie tutte le auto per la zona EUR di Roma e accumula, così, molto più traffico della Laurentina. E quando succede un benché minimo intoppo, questo diventa collo di bottiglia. La coda si allunga e in pochi secondi il flusso si blocca. L’unica voglia che hai è andar via da questo mare di auto, se ci fosse una via di fuga e una possibilità di invertire il senso di marcia. L’attesa è lunga e quindi imbastire una conversazione al telefono migliora le tue attività sociali; la radio è un utile passatempo tra radio giornali e notizie interessanti. Dopotutto il disagio stradale non capita tutti i giorni, solo a giorni alterni. E non chiedetemi di prendere l’auto il sabato e la domenica.
Marica Di Camillo